Piccola Shot facente parte della serie “Errori”. Questa e le altre fic di questa serie partecipano alla “The One Hundred Prompt Project” rimandabile al banner posto qua sotto.
Spero vi piaccia
Prima di iniziare volevo fare un enorme RINGRAZIAMENTO a Crocchetta che si è offerta volontariamente di betarmi anche questa cosa chiamata shot.
Simphony
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Raccolta n.° 3 – Errori 04
Prompt 81 Addio
(P.O.V. Esterno)
Merlin si trovava lì, immobile, con i piedi nell'acqua gelida del lago. Non si muoveva. Aveva da minuti interminabili la corda della tomba di Arthur fra le mani.
Non ci riusciva.
Lasciare la presa voleva dire dirgli per sempre addio.
E lui ancora non si sentiva pronto. Ancora non riusciva a rendersene conto.
Se ci ripensava, non trovava normale che tutto si fosse svolto cosi rapidamente. Troppo, troppo, troppo rapidamente.
E non capiva. Davvero, non capiva che cosa era successo.
Perché. Anche quello non capiva.
Perché era successo. Perché era successo proprio in quel momento. Perché era successo proprio a lui.
E
le mani, già ormai bianche dallo sforzo di trattenere la
corda,
tremavano con troppa violenza e sobbalzavano al ritmo dei suoi
singhiozzi.
Le
lacrime gli bagnavano le guance e gocciolavano nell'acqua.
Davvero.
Non riusciva a muovere un solo passo. E se qualcuno si fosse
intromesso, avrebbero dovuto amputargli le mani.
Era una cosa che riguardava lui.
Anzi, no.
Era una cosa che riguardava loro.
Dovevano ancora dirsi tante cose. Dovevano ancora fare tante cose.
Dovevano semplicemente rimanere ancora insieme.
E non gli importava che avessero passato insieme molte estati. Era sempre troppo, troppo poco.
Ancora per qualche minuto. Ancora solo per qualche istante, solo per guardare un'ultima volta il suo volto, solo per accarezzare un'ultima volta i suoi capelli, solo per potergli stringere un'ultima volta la mano.
«Addio. » sussurrò Merlin appoggiando la fronte sul petto del defunto Re «Addio Arthur. »
Lentamente si allontanò dalla tomba.
Lentamente si allontanò dall'uomo che amava.
La corda scivolò dalle sue mani, cadendo con un tonfo sordo, affondando nel lago.
Merlin sfiorò la tomba di legno per l'ultima volta, mentre i singhiozzi continuano a scuotere il suo corpo ormai non più giovane.
I ricordi lo assalirono come una frana improvvisa.
Mentre
la barca si allontanava, lenta e inesorabile come la disperazione che
lo attanagliava, Merlin scivolò in ginocchio, incurante del
gelo che
lo stava assalendo.
«Addio Arthur» sussurrò «Addio amore mio. »
Le nebbie inghiottirono la bara galleggiante, insieme a tutto ciò che Merlin e il Re avevano costruito.
«Addio. » sussurrò prima di alzarsi.
Con fatica Merlin diede le spalle al lago e si allontanò.
Senza dire altro, senza dire nulla, senza pensare a niente.
Merlin sapeva che il loro non era un addio definitivo.
Sapeva,
con certezza, che il loro destino era talmente indissolubile che un
giorno loro due si sarebbero incontrati di nuovo.
Ma era tutto così difficile. Anche accettare che, forse, un giorno si sarebbero incontrati e avrebbero potuto vivere un'altra vita. Era tutto troppo difficile. Troppo da sopportare. Troppa poca la certezza di incontrarsi.
Ma in quel momento sarebbero tornati insieme.
Lui e Arthur.
Merlin e il suo Re.
Quello, forse, non era un addio.
Era
solo un arrivederci.
Fine