Eccomi
di nuovo qui, dopo tutti questi mesi. Non posso
promettere che da qui in poi la pubblicazione si farà
più regolare, ma ho
passato una lunga fase di crisi di scrittura, dalla quale inizio a
riprendermi
solo ora, e chiedo scusa: ieri l’aver visto due nuove
recensioni a un capitolo
così vecchio mi ha fatto molto piacere e mi ha dato lo
stimolo per questo nuovo
capitolo, scritto durante le sei ore di lezione di oggi ^^
Ringraziamenti:
Amaerize:
grazie per il tuo sostegno continuo Elly!! E
per i complimenti. Un bacio!
Arwins:
mi manca moltissimo la lettura in traduzione
integrale dell’Iliade, risalente alla mia quarta
ginnasio…leggerla al liceo non
è la stessa cosa, purtroppo. Ho amato tantissimo il poema e
questa non è la
prima opera che scrivo al riguardo, ma sono contenta che ti piaccia! E
come
vedi ho aggiornato presto rispetto alla tua recensione. Spero che
continuerai a
seguirmi!
Elessary:
beh, eccoti un capitolo sui “veri” eroi alle
prese cogli insegnanti…e non solo! Sono felice che il mio
racconto ti piaccia,
spero che questo capitolo non ti deluda!
Un
saluto poi a tutti quelli che continuano a seguire.
Buon capitolo, e scusate ancora per l’attesa!
Canto
VI-
Il duello e l’onore dell’Atride.
Suonò
la ricreazione e, quando il suono
della campanella si spense, i nostri eroi erano già
schierati gi uni contro gli
altri come al suono della tromba di battaglia, senza sapere
perché, per
abitudine. Solo Elena si era arrampicata sull’armadio, come
sulla rocca, per
non restare coinvolta nella lotta.
In
quel momento la porta si spalancò ed
entrò Kakos, il fidanzato di Antos, che si gettò
su Menelao esclamando: -
Principessa!
Sentendosi
afferrare tanto
appassionatamente per i fianchi da un perfetto sconosciuto, e
soprattutto
sentendosi chiamare “principessa”, Menelao
sgranò gli occhi e reagì colpendo
con lo scudo il ragazzo nella pancia. – Figlio di tigre
ircana, Troiana e non
Troiano! Principessa sarai tu!
Ma
poiché il povero fanciullo era abituato
a essere maltrattato dalla sua principessa, non demorse, e afferrato
l’Atride
per le spalle lo coinvolse in un bacio appassionato…
Nell’aula
calò un silenzio di tomba. Dieci
secondi dopo, quando Menelao si fu staccato dalle labbra del ragazzo e
gli eroi
si furono ripresi dallo sconvolgimento, Agamennone avanzò
con la spada
sguainata e la puntò al petto del giovane, esclamando: - Tu!
Come osi attentare
all’onore dell’Atride Menelao?
Va
detto che quello era il primissimo caso
in cui qualcuno “attentava all’onore” di
un comandante dell’esercito e non, che
ne so, di una bella schiava.
-
Oddio,
si vede che avete appena finito l’ora di greco!-
commentò il giovane, senza per
questo lasciar andare la vita della sua ragaz…di Menelao.
– Ehi, principessa,
riprenditi!
-
Ma
buttati ai corvi!- replicò poco dignitosamente Menelao
spingendolo via.
-
Antos,
ma che ti ho fatto stavolta? Stavo solo scherzando!- sbottò
Kakos; e
d’improvviso, illuminandosi: - Ah, certo, ho capito!
-
Davvero?-
chiese Menelao speranzoso.
-
Stai
facendo l’offesa per farti fare le coccole! Vieni qui,
principessa!- e
afferrato il braccio dell’ormai stravolto Menelao, lo
trascinò fuori della
classe…e cominciò a tempestargli il collo di baci.
-
Ci
si figuri a questo punto la reazione degli altri eroi, increduli e
sconvolti.
Riportiamo solo quella di Agamennone, il quale avanzò a
grandi passi e,
afferrato Kakos per le spalle, lo strattonò allontanandolo
dal fratello.
-
Ehi,
se sei invidiosa trovati un uomo anche te!- replicò il
ragazzo barcollando. A
queste parole Agamennone avvampò per la rabbia e, ripresa la
spada, la puntò di
nuovo al petto di Kakos e gridò: - Figlio d’un
cane, solo d’insulti è capace il
tuo cuore, non d’atti. Forza, vesti corazza e scendi in -
battaglia! Io ti
sfido, ché me l’ha messo in cuore la dea Atena,
per difendere l’onore di mio
fratello!
-
Ma
cosa stai…- balbettò confuso il ragazzo senza
capire…questo, prima che Diomede,
il quale per la prima volt si trovava pienamente d’accordo
con Agamennone, lo
afferrasse a sua volta e lo trascinasse dentro
Intervenne
a questo punto
Nestore, con i sandali carbonizzati in mano, dicendo rivolto ad
Agamennone: -
Atride, signore di genti, è giusto che tu difenda
l’onore di tuo fratello,
sebbene questa sia la prima volta che vedo accadere qualcosa del
genere. Ma
osserva il ragazzo, com’è disarmato: gli venga
prestata un’armatura e le armi,
perché non si dica che tu hai combattuto contro un inerme!
E
senza che avesse modo di
opporsi , nel tempo di dieci minuti Kakos si ritrovò vestito
dell’armatura di
Pilarte, il soldato semplice di cui aveva preso il posto
Ghiuné, e collocato al
centro dell’aula sgombra dei banchi con la spada in mano.
Subito
Agamennone gli si
buttò addosso menando grandi fendenti con la spada e a
stento Kakos riuscì a
difendersi con lo scudo. Come tradurre in parole lo stupore di quel
povero,
innocente fidanzato che si trovava aggredito tanto barbaramente da
un’amica
della sua fidanzata, e soltanto per aver baciato la suddetta fidanzata?
-
Margherites, ma che
cazzo fai?!- sbottò riparandosi dietro lo scudo, mentre
arretrava
inesorabilmente sotto i colpi incessanti dell’Atride.
-
E io non mi chiamo
Margherites!- gemette Agamennone disperato, mentre la sua spada
s’infrangeva
contro lo scudo del ragazzo.
In
quel momento preciso
suonò di nuovo la campanella, segnalando il termine
dell’intervallo, ma
stavolta, tutti presi dal combattimento, nessuno si degnò di
disporsi in
posizione di battaglia. E fu d’altro canto un bene che
suonasse la campanella,
in quanto subito dopo entrò la professoressa Esthes,
insegnate di italiano, con
in mano un volume dei Promessi Sposi.
-
Bambini! Ma cosa state
facendo? Che sta succedendo?- esclamò stravolta la povera
donna, poiché era
questa la scena che si presentava ai suoi occhi: Margherites,
l’alunna più
tranquilla e sobria, che presa da un raptus di follia aggrediva, spada
in mano,
il fidanzato di una sua compagna di classe che si difendeva con uno
scudo
gigantesco comparso chissà da dove.
Immediatamente
tutti si
volsero verso la porta, e videro una donna di piccole proporzioni che
indossava
una gonna fucsia, una maglia nera, scarpe zeppate fucsia, un foulard
rosa e una
borsa di paglia con decorazioni fucsia.
-
Donna strane vesti,
ascolta le nostre parole: noi non sappiamo chi tu sia, se donna o
mortale, ma
quest’uomo ha attentato all’onore
dell’Atride Menelao, sire di Sparta, e ora
sconta la sua pena con la spada!- proclamò Agamennone
indicando Kakos steso per
terra sotto lo scudo gigantesco.
-
O mio Dio! Quando la
professoressa Oftalmos mi ha parlato non pensavo che fosse
così grave!-
balbettò l’Esthes avvicinandosi cautamente alla
cattedra.
Chiunque
potrebbe pensare
che una donna tanto stravolta a questa scena, una donna dedita solo
allo studio
del latino, del greco e dell’italiano, avrebbe desistito
facilmente all’idea di
confrontarsi con una classe tanto pazza. Ma prima di pensarlo,
bisognerebbe
conoscere bene l’indole di questa donna tanto
risoluta…
-
Niente che un buon libro
non possa risolvere!- proclamò la donna tirando fuori i
Promessi Sposi. –
Esistono libri sulle malattie mentali che possono risolvere i vostri
problemi!
Ed esistono terapie a base di letture!
Era
una di quelle persone
che pensano che un libro sia la soluzione a qualunque cosa, comprese le
malattie veneree, la fame nel mondo, la borsa in calo.
-
Tornate a posto e tirate
fuori i Promessi Sposi! Normalmente vi dovrei denunciare al preside per
aver
picchiato uno studente…ma essendo uno studente del liceo
scientifico, posso
chiudere un occhio. Fila!- soggiunse aspramente rivolta a
Kakos…il quale,
stravolto, colse l’occasione e prese la via della fuga.
E
così iniziò una
tranquilla, pallosa lezione di italiano, che si sostituì
nelle menti degli
eroi, loro malgrado, alla tenzone e alla questione dell’onore
di Menelao…