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Autore: Afaneia    26/10/2010    3 recensioni
Cantami o diva di quella classe che un giorno, per motivi a lei ignoti, si trovò nella Troade, nel campo di battaglia dove da dieci anni Achei e Troiani si scambiavano ferite, furiosi, per gli occhi di Elena bella cintura; e canta anche di quegli eroi che, dalla Troade, si trovarono nello stesso giorno in un'aula nella quale bisognava lottare per sopravvivere...
Genere: Parodia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui, dopo tutti questi mesi. Non posso promettere che da qui in poi la pubblicazione si farà più regolare, ma ho passato una lunga fase di crisi di scrittura, dalla quale inizio a riprendermi solo ora, e chiedo scusa: ieri l’aver visto due nuove recensioni a un capitolo così vecchio mi ha fatto molto piacere e mi ha dato lo stimolo per questo nuovo capitolo, scritto durante le sei ore di lezione di oggi ^^

Ringraziamenti:

Amaerize: grazie per il tuo sostegno continuo Elly!! E per i complimenti. Un bacio!

Arwins: mi manca moltissimo la lettura in traduzione integrale dell’Iliade, risalente alla mia quarta ginnasio…leggerla al liceo non è la stessa cosa, purtroppo. Ho amato tantissimo il poema e questa non è la prima opera che scrivo al riguardo, ma sono contenta che ti piaccia! E come vedi ho aggiornato presto rispetto alla tua recensione. Spero che continuerai a seguirmi!

Elessary: beh, eccoti un capitolo sui “veri” eroi alle prese cogli insegnanti…e non solo! Sono felice che il mio racconto ti piaccia, spero che questo capitolo non ti deluda!

Un saluto poi a tutti quelli che continuano a seguire. Buon capitolo, e scusate ancora per l’attesa!

 

Canto VI-  Il duello e l’onore dell’Atride.

Suonò la ricreazione e, quando il suono della campanella si spense, i nostri eroi erano già schierati gi uni contro gli altri come al suono della tromba di battaglia, senza sapere perché, per abitudine. Solo Elena si era arrampicata sull’armadio, come sulla rocca, per non restare coinvolta nella lotta.

In quel momento la porta si spalancò ed entrò Kakos, il fidanzato di Antos, che si gettò su Menelao esclamando: - Principessa!

Sentendosi afferrare tanto appassionatamente per i fianchi da un perfetto sconosciuto, e soprattutto sentendosi chiamare “principessa”, Menelao sgranò gli occhi e reagì colpendo con lo scudo il ragazzo nella pancia. – Figlio di tigre ircana, Troiana e non Troiano! Principessa sarai tu!

Ma poiché il povero fanciullo era abituato a essere maltrattato dalla sua principessa, non demorse, e afferrato l’Atride per le spalle lo coinvolse in un bacio appassionato…

Nell’aula calò un silenzio di tomba. Dieci secondi dopo, quando Menelao si fu staccato dalle labbra del ragazzo e gli eroi si furono ripresi dallo sconvolgimento, Agamennone avanzò con la spada sguainata e la puntò al petto del giovane, esclamando: - Tu! Come osi attentare all’onore dell’Atride Menelao?

Va detto che quello era il primissimo caso in cui qualcuno “attentava all’onore” di un comandante dell’esercito e non, che ne so, di una bella schiava.

-      Oddio, si vede che avete appena finito l’ora di greco!- commentò il giovane, senza per questo lasciar andare la vita della sua ragaz…di Menelao. – Ehi, principessa, riprenditi!

-      Ma buttati ai corvi!- replicò poco dignitosamente Menelao spingendolo via.

-      Antos, ma che ti ho fatto stavolta? Stavo solo scherzando!- sbottò Kakos; e d’improvviso, illuminandosi: - Ah, certo, ho capito!

-      Davvero?- chiese Menelao speranzoso.

-      Stai facendo l’offesa per farti fare le coccole! Vieni qui, principessa!- e afferrato il braccio dell’ormai stravolto Menelao, lo trascinò fuori della classe…e cominciò a tempestargli il collo di baci.

-      Ci si figuri a questo punto la reazione degli altri eroi, increduli e sconvolti. Riportiamo solo quella di Agamennone, il quale avanzò a grandi passi e, afferrato Kakos per le spalle, lo strattonò allontanandolo dal fratello.

-      Ehi, se sei invidiosa trovati un uomo anche te!- replicò il ragazzo barcollando. A queste parole Agamennone avvampò per la rabbia e, ripresa la spada, la puntò di nuovo al petto di Kakos e gridò: - Figlio d’un cane, solo d’insulti è capace il tuo cuore, non d’atti. Forza, vesti corazza e scendi in - battaglia! Io ti sfido, ché me l’ha messo in cuore la dea Atena, per difendere l’onore di mio fratello!

-      Ma cosa stai…- balbettò confuso il ragazzo senza capire…questo, prima che Diomede, il quale per la prima volt si trovava pienamente d’accordo con Agamennone, lo afferrasse a sua volta e lo trascinasse dentro

Intervenne a questo punto Nestore, con i sandali carbonizzati in mano, dicendo rivolto ad Agamennone: - Atride, signore di genti, è giusto che tu difenda l’onore di tuo fratello, sebbene questa sia la prima volta che vedo accadere qualcosa del genere. Ma osserva il ragazzo, com’è disarmato: gli venga prestata un’armatura e le armi, perché non si dica che tu hai combattuto contro un inerme!

E senza che avesse modo di opporsi , nel tempo di dieci minuti Kakos si ritrovò vestito dell’armatura di Pilarte, il soldato semplice di cui aveva preso il posto Ghiuné, e collocato al centro dell’aula sgombra dei banchi con la spada in mano.

Subito Agamennone gli si buttò addosso menando grandi fendenti con la spada e a stento Kakos riuscì a difendersi con lo scudo. Come tradurre in parole lo stupore di quel povero, innocente fidanzato che si trovava aggredito tanto barbaramente da un’amica della sua fidanzata, e soltanto per aver baciato la suddetta fidanzata?

- Margherites, ma che cazzo fai?!- sbottò riparandosi dietro lo scudo, mentre arretrava inesorabilmente sotto i colpi incessanti dell’Atride.

- E io non mi chiamo Margherites!- gemette Agamennone disperato, mentre la sua spada s’infrangeva contro lo scudo del ragazzo.

In quel momento preciso suonò di nuovo la campanella, segnalando il termine dell’intervallo, ma stavolta, tutti presi dal combattimento, nessuno si degnò di disporsi in posizione di battaglia. E fu d’altro canto un bene che suonasse la campanella, in quanto subito dopo entrò la professoressa Esthes, insegnate di italiano, con in mano un volume dei Promessi Sposi.

- Bambini! Ma cosa state facendo? Che sta succedendo?- esclamò stravolta la povera donna, poiché era questa la scena che si presentava ai suoi occhi: Margherites, l’alunna più tranquilla e sobria, che presa da un raptus di follia aggrediva, spada in mano, il fidanzato di una sua compagna di classe che si difendeva con uno scudo gigantesco comparso chissà da dove.

Immediatamente tutti si volsero verso la porta, e videro una donna di piccole proporzioni che indossava una gonna fucsia, una maglia nera, scarpe zeppate fucsia, un foulard rosa e una borsa di paglia con decorazioni fucsia.

- Donna strane vesti, ascolta le nostre parole: noi non sappiamo chi tu sia, se donna o mortale, ma quest’uomo ha attentato all’onore dell’Atride Menelao, sire di Sparta, e ora sconta la sua pena con la spada!- proclamò Agamennone indicando Kakos steso per terra sotto lo scudo gigantesco.

- O mio Dio! Quando la professoressa Oftalmos mi ha parlato non pensavo che fosse così grave!- balbettò l’Esthes avvicinandosi cautamente alla cattedra.

Chiunque potrebbe pensare che una donna tanto stravolta a questa scena, una donna dedita solo allo studio del latino, del greco e dell’italiano, avrebbe desistito facilmente all’idea di confrontarsi con una classe tanto pazza. Ma prima di pensarlo, bisognerebbe conoscere bene l’indole di questa donna tanto risoluta…

- Niente che un buon libro non possa risolvere!- proclamò la donna tirando fuori i Promessi Sposi. – Esistono libri sulle malattie mentali che possono risolvere i vostri problemi! Ed esistono terapie a base di letture!

Era una di quelle persone che pensano che un libro sia la soluzione a qualunque cosa, comprese le malattie veneree, la fame nel mondo, la borsa in calo.

- Tornate a posto e tirate fuori i Promessi Sposi! Normalmente vi dovrei denunciare al preside per aver picchiato uno studente…ma essendo uno studente del liceo scientifico, posso chiudere un occhio. Fila!- soggiunse aspramente rivolta a Kakos…il quale, stravolto, colse l’occasione e prese la via della fuga.

E così iniziò una tranquilla, pallosa lezione di italiano, che si sostituì nelle menti degli eroi, loro malgrado, alla tenzone e alla questione dell’onore di Menelao…

   
 
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