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Autore: Ryta Holmes    27/10/2010    12 recensioni
Raccolta di storielle comiche, nate da assurde conversazioni in chat.
.1. La fan lo stregone e l'armadio: cosa succede quando Merlin incontra una fan di Merlin.
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Hola! Da quanto non ci si sente? ^^ Ho deciso di ritornare sul fandom dopo che sono sparita per i miei impegni lavorativi estivi e dopo un rientro particolarmente traumatico -__- non entro nei dettagli ma diciamo che è già strano che io abbia deciso di tornare a scrivere e soprattutto qualcosa di semi-comico, considerato che di allegro in questo periodo c'è ben poco... ma vabbè.

L'ispirazione in qualche modo è tornata. Dovrebbe tornare anche per concludere ciò che ho lasciato in sospeso, quindi non disperate. Già il fatto che abbia ripreso in mano la tastiera è un bel passo in avanti ;)

Tolte le mie chiacchiere inutili, un piccolo avviso. Questa roba è una cazzata.  Una enorme e colossale cazzata. Non ha niente a che vedere con ciò che scrivo di solito. Ma è il risultato di assurde elucubrazioni mentali fatte in chat a maggio, prima di partire. Elucubrazioni che avevo iniziato a scrivere e che ho concluso oggi, così. Improvvisamente.

E' una raccolta di cazzate. Questa è solo la prima. Forse saranno autoconclusive, forse no... chi lo sa. Però è una raccolta. Che aggiornerò ogni tanto, quando usciranno fuori altre cazzate ^^

E adesso basta con le premesse e buona lettura!

Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti! Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!
 

LE CRONACHE DI MERLIN

Tra passato e presente

 

.1.        La fan, lo stregone e l’armadio.

 

Quello che sto per scrivere, potrebbero essere le mie memorie. Ho deciso di farlo finché credo di avere ancora un po’ di lucidità, perché ho la sensazione di essere impazzita, quando ripenso a quello che è successo un po’ di tempo fa…

Dunque, da dove iniziare? Beh sì… da quella sera…

Lo schermo del pc era l’unica fonte di luce nella mia camera da letto. Mangiavo pop-corn seduta comodamente sulla mia sedia girevole e niente avrebbe potuto disturbare la mia attenzione. Di tanto in tanto sorseggiavo coca-cola dalla lattina ma quasi non me ne accorgevo, perché tutta l’attenzione era rivolta verso l’ultimo episodio di Merlin. O meglio verso l’ultimo dei dieci episodi di Merlin che vedevo in due giorni.

“Eddai, scemo! Usa la magia! Che la tieni a fare?” lo ammetto, parlavo da sola al pc, non con la speranza che mi rispondesse certo… ma che almeno mi ascoltasse. Sullo schermo Merlino percorreva una buia galleria nelle profondità del castello e non si accorgeva del pericolo alle sue spalle. Era ovvio che mi istigasse.

“Ma sei minchiaaaaa!”

Solo dopo che venne colpito, miracolosamente Merlino si rese conto che il cattivo di turno lo stava inseguendo. Lo vidi fuggire verso il corridoio che si faceva sempre buio… sempre di più… finché non si vide più niente.

Rimasi a fissare lo schermo in religioso silenzio, pronta ad una scena da miglior film horror; insomma, tutto quel buio doveva nascosto qualcosa! Perciò mi aggrappai alla busta dei pop-corn e trattenni il respiro…

“…….beh?” dopo diversi istanti, pensai che il salvaschermo si fosse attivato, allora imprecai agitando il mouse ma senza risultato. Mi piegai in avanti, come se avessi potuto infilare la testa nel pc….

Ripensandoci adesso non ero per niente pronta a ciò che accadde dopo. Come si può essere preparati? Suvvia, è impossibile che possa essere successo!

“Uhaaaa!!” sobbalzai di colpo quando un tonfo sordo mi spaventò. Dapprima pensai fosse un problema della casse, ma queste ronzavano sinistramente e lo schermo continuava ad essere nero.

Poi mi resi conto che il rumore non proveniva dal pc. Mi voltai alla mia sinistra e finalmente capì: qualcosa si agitava nell’armadio.

Mi alzai velocemente, recuperando al volo l’attaccapanni e impugnandolo a mo’ di arma.

Ora, se fossi stata un po’ più intelligente, probabilmente avrei chiamato il vicino di casa e chiesto a lui di controllare… invece feci la cosa più stupida, degna del deficiente di turno che muore per primo nei film horror: andai ad aprire l’armadio.

Convinta di trovarci un feroce assassino – o nella peggiore delle ipotesi un vampiro testimonial della Swarovski – chinai lo sguardo per vedere cosa fosse a causare  tutto quel rumore.

Beh… inutile dire che dopo dieci secondi richiusi l’anta, appoggiai contro il muro l’attaccapanni e tornai sulla sedia.

“Forse ne ho visti troppi…” fu il mio naturale commento e mi apprestai a chiudere megavideo prima che i miei neuroni si facessero del male ancora di più. Ripensai per un attimo a ciò che avevo visto e allora feci anche per chiudere Efp e le fan fiction che avevo lasciato in sospeso, perché veramente forse avevo esagerato.

“Ma sìììì!! La mente fa brutti scherzi! Non ti piace fare la maratona ogni volta? Finisce che non capisci più niente!” parlavo da sola come una decerebrata. A casa ero in solitudine e meno male, perché qualcun altro avrebbe potuto dubitare della mia sanità mentale e io poi non avrei saputo come spiegare i fatti dell’armadio.

“E va bene! Facciamo qualcosa di serio… studiamo!”

“Ehm… è permesso…?”

Ora… capisco che la parola “studiamo” implichi un seguito di cori angelici che intonino l’Alleluia di Mozart o in alternativa un temporale che farebbe concorrenza a quello del castello dei Dracula… ma sentire le voci no. Non era consentito. Non dopo aver avuto anche le allucinazioni.

Mi gelai quando mi resi conto che la voce proveniva sempre dall’armadio e molto lentamente mi voltai per scorgere la mia allucinazione che sbucava dall’anta e che mi mostrava un sorrisetto spaventato e imbarazzato assieme.

Tornai a studiarlo con perplessità, perché insomma… la mia allucinazione era perfetta.

Capelli scuri, occhi azzurri. Vestito come un barbone. Fazzoletto al collo come il cane della zia. E orecchie che avrebbero potuto sintonizzarsi su Sky senza bisogno del decoder.

“Chi diavolo sei?!” inutile dire che balzai in piedi blaterando senza ritegno e indicandolo. Probabilmente lo spaventai, perché lo vidi farsi indietro con uno scatto e tirare una testata contro il piano superiore del guardaroba. Si massaggiò la testa con aria un po’ stupida non sapendo se muoversi in avanti o tornare indietro, perché in entrambi i casi poteva essere in pericolo. “Ehm… Merlino!” biascicò. Era proprio ciò che non volevo sentirmi dire.

Chiusi gli occhi, mentre un lampo di lucidità mi sfiorò il cervello.

“Ok, va bene… dov’è lo scherzo? Forza?” controllai sotto il letto e dietro la porta ma non trovai nessuno. Sperai, con tutto il cuore di trovare qualcuno ma veramente mi accorsi di essere sola. E di avere Mago Merlino davanti.

Mago Merlino.

Mi rifiutai.

“Sei un ladro!” Lo accusai, recuperando l’attaccapanni e agitandolo minacciosamente contro la mia allucinazione.

Lo vidi agitare le braccia e di nuovo dare una testata contro il mobile. “Ma porc- nooo!” aveva le lacrime agli occhi ma non sapevo se per il dolore dei bernoccoli o per la paura.

Io avevo più paura di lui e intanto un altro lampo di lucidità – o forse più sicuramente di stupidità – mi riattraversò il cervello.

“Oddio, mi vuoi violentare! Ma non mi avrai!” agitai di nuovo l’attaccapanni con l’unico risultato di distruggere metà di quello che avevo su una mensola e lanciando il resto contro l’intruso, che – a pensarci adesso, povero – diede una terza craniata contro il mobile per evitare che un fermalibro di ceramica lo colpisse in fronte.

Gridammo contemporaneamente, solo che io balzai all’indietro, mentre la mia allucinazione arrivò alla conclusione che qualsiasi pericolo ci fosse ancora in quel tunnel buio, doveva essere meno terribile di me e della mia isteria.

“Fatemi tornare a casaaaa!” lo vidi aprire l’armadio e tentare di cacciarsi dentro a forza, dimenandosi tra maglioni e cappotti per qualche minuto; aveva un che di ridicolo mentre continuava a dare testate verso il legno interno dell’armadio come se cercasse un buco da cui fuggire e nel frattempo scivolava selvaggiamente sui miei maglioni. Finì col rotolare per terra, portandosi dietro un vortice di vestiti e solo allora sospirò tristemente e mi guardò con aria di supplica.

Non potevo essere crudele con Mago Merlino.

Mentre ancora riflettevo su come mai avrei pensato di pronunciare tale frase, l’allucinazione mi parlò disperata e leggermente seccata. No, forse anche un po’ più di leggermente.

“Sentite… non voglio farvi del male! Sono solo finito… qui. E non so il perché! Stavo solo camminando per un corridoio buio e mi sono ritrovato qui dentro…”

“Più che camminando, stavi scappando.” Puntualizzai senza riflettere. L’allucinazione mi studiò sospettoso e guardò per un attimo dentro l’armadio ancora non sicuro di quale fosse il pericolo maggiore.

“Ma sei davvero… Merlino? Quel Merlino?” ignorai quello sguardo e cercai di capirci meglio. Più lo guardavo e più non mi capacitavo di come fosse possibile. Era uguale a quello che poco prima avevo visto in video… persino il fazzoletto era dello stesso colore!

“Dipende… da quale intendete voi.”

Giusta osservazione. Peccato che io non ero in grado al momento, di apprezzarla.

“Merlino…. Il mago?” non avrei mai pensato di chiedere una cosa del genere ad una persona. Non sai mai cosa aspettarti dalla vita.

Infatti non mi aspettavo nemmeno la sua reazione. Scattò in piedi, preoccupatissimo e nel farlo scivolò sui miei maglioni rischiando di cadere. Mentre io cercavo di non scoppiargli a ridere in faccia, lui si teneva all’anta dell’armadio e diede un calcio agli abiti.

“Allora siete una strega! Confessate!”

“Io?”

“Certo! Come fate a conoscere la mia natura?”

“Perché fino ad un attimo fa ti stavo guardando davanti ad uno schermo! Tu dovresti essere un attore!”

“Un che? Badate milady, che so difendermi bene!”

“Non ci provare! O ti tiro in testa qualcos’altro!” minacciai la mia allucinazione rendendomi conto di quanto fosse assurda. Se non era vera, come avrebbe potuto farmi del male?

“E che cos’è quella cosa? E’ forse un oggetto incantato?” domandò poi lui, indicandomi il pc. “Adesso lo distruggerò e….”

“No senti!” la mia pazienza aveva un limite. Lo acchiappai per le spalle e lo costrinsi a sedersi bruscamente sul mio letto. Evitai di chiedermi come potessi toccare la mia allucinazione, preferì sedermi alla sedia e sospirare stancamente.

“Ora mi ascolti. Non sono una strega, sono una comune mortale che viveva felice finché non sei arrivato tu! Non ho intenzione di farti del male, basta che mi spieghi come hai fatto ad uscire dal video e soprattutto dal mio armadio!”

Il Mago Merlino – cieloooo – mi fissò indignato da tanto ardire. Probabilmente non aveva mai incontrato una donna tanto intraprendente, pensai con orgoglio.

Sbuffai di nuovo, felice di aver ottenuto il silenzio. “Allora… andiamo con ordine…” ripresi subito dopo massaggiandomi le tempie. “Chi sei?”

Mago Merlino – ripeterlo non mi aiuterà a rendere meno incredibile la faccenda? – aggrottò la fronte per quella domanda a cui credeva di aver già risposto, ma non obiettò.

“Merlino… figlio di Balinor.”

“Da dove vieni?”

“Camelot. Sono il servo del principe Artù.”

“In che anno?”

“Come?”

“In che anno vivi?”

“…non lo so….”

Dapprima pensai che la versione della mia mente, dovesse essere più stupida di come era nella serie, ma poi ricordai che il calendario nel Medioevo non era conosciuto come adesso.

“Ma saprai almeno in che secolo vivi…”

“Ah sì! Questo lo so!” esclamò lui saltando da seduto sul materasso. “Il sesto secolo! O il settimo… qualcosa del genere…”

Ok, forse la versione immaginaria era effettivamente più stupida di quella televisiva.

“Ma… Milady, adesso in che anno siamo?” un guizzo di intelligenza, finalmente!

“Circa 1300 anni dopo la tua nascita.”

Dopo di ciò trascorsero alcuni lunghi minuti, nei quali vidi quel volto farsi sempre più bianco, fino a tendere leggermente al blu quando si portò una mano sulla faccia, stropicciandola.

“Oh…. Credo di non sentirmi troppo bene…”

Mi resi conto che la mia allucinazione sarebbe svenuta – o peggio avrebbe rimesso sul tappeto – quando barcollò visibilmente. Mi allarmai.

“Ehi, aspetta aspetta! Non esiste che mi svieni qui!” balzai in piedi per soccorrerlo e poi mi venne una geniale idea.

“Ti prendo un bicchier d’acqua!”

Troppo tardi. L’allucinazione di Mago Merlino con la faccia di un attore inglese giaceva priva di sensi sul mio letto. La guardai e mi chiesi se svenuta non lo fossi anch’io.

Quando Mago Merlino – forse dovrei smetterla di chiamarlo così… per la mia sanità mentale, almeno… – si risvegliò passammo l’ora successiva a cercare di comprenderci. Ripresosi dallo shock iniziale iniziò a tempestarmi di domande  a cui io risposi rendendomi conto che veramente questo tizio veniva da un’altra epoca.

“Ma davvero sono così famoso?”

“Già…”

“E hanno scritto per secoli su di me e su Artù?”

“Così pare…”

“E voi, Milady, mi conoscete perché mi avete visto in quell’oggetto incantato che mostra il passato?”

“Sì, per l’ennesima volta, sì! E smettila di chiamarmi milady! Io sono Ryta… e dammi del tu, non sono mica una principessa!”

“Certo certo, scusi… cioè… scusami. Ma cosa siete allor-ehm… cosa sei?”

“Un… essere umano?”

“Sì, ma siete la serva di qualcuno? O una contadina?”

“Sono un’universitaria.” Mi venne da rispondere… prima di ricordarmi che lui non poteva sapere cosa fosse. Mi guardò infatti con aria ebete.

“Una studiosa. Nel nostro tempo, la maggior parte dei giovani sono studiosi. Ah! E la servitù non esiste, ovviamente! E’ stata abolita decenni fa!”

La mia allucinazione – che sempre meno mi sembrava tale – sgranò gli occhi. “Quindi vorreste-sti! Vorresti dire che se vivessi in questo mondo, potrei usare tutti questi oggetti magici, potrei studiare e non essere costretto ad essere il servo di un babbeo?!”

“Ehm… ami proprio il tuo principe…”

“Artù? Certo che sì!” sollevai un sopracciglio. “Come tutto il popolo!” il sopracciglio tornò al suo posto.

“Ma ha ancora molta strada da fare prima che diventi intelligente. E visto quello che mi hai detto, credo che ne debba fare parecchia ancora!”

“Oh bene… inizio a pensare che davvero il pc, sia incantato. Pure Artù è tale e quale…”

“E in questo piccì… potrei vedere anche qualcos’altro?”

“Credo che tu non abbia capito bene a cosa serve…” se prima di allora avevo trovato seccante cercare di spiegare a mia madre le funzioni di un personal computer, mi resi conto che rispetto a quello che stavo facendo, era una bazzecola.

“Questo p…c… non è incantato. E’ solo un aggeggio che l’uomo si è inventato in mancanza della magia. E non mostra il passato. Mostra cose… inventate. E ci permette di comunicare con il resto del mondo.”

Mago Merlino mi guardava con interesse, seguendo anche la mia mano che muoveva il mouse e apriva finestre a caso. Dopo vari minuti di spiegazione, rimase in silenzio a ponderare tutte quelle informazioni e infine mi guardò.

“Pensi sia in grado di riportarmi indietro?”

Avrei voluto strozzarlo. Non aveva capito niente.

“Ma nel Medioevo siete tutti come il tuo principe oppure qualcuno si salva?”

Quello mi sorrise sfrontato. “Beh… il mio tutore dice sempre che sono una persona sveglia!”

Lo guardai fisso per alcuni istanti, senza parlare. La sua espressione “sveglia”, come si era definito mi illuminò gli occhi, accecandomi.

“Vado a prendere qualcosa da bere…” possibilmente alcolico, aggiunsi mentalmente. Lui scrollò le spalle come se nulla fosse.

“Oh sì certo… faccia-fa’ pure.”

Lasciai la stanza e andai davvero a prendermi un bicchiere d’acqua. Ma non perché ne sentissi il bisogno, quanto perché dovevo allontanarmi dalla mia allucinazione.

Innanzitutto perché istigava alla violenza in un modo che non avrei mai creduto. E poi perché forse cambiando aria avrei visto le cose con più lucidità.

“Ok…” sussurrai, posando il bicchiere ormai vuoto sul tavolo della cucina. “Posso farcela.” Presi un grosso respiro. “Ora magari torno e lui non c’è…”

La mia voce venne inghiottita da un urlo. Sgranai gli occhi spaventata e in un attimo tornai nella mia stanza, preoccupata da cosa fosse accaduto in mia assenza.

Trovai Mago Merlino in piedi davanti la mia scrivania, bianco come un cencio. Indicava indignato il mio caro computer e balbettava parole senza senso.

Cosa mai aveva potuto vedere?

Mi avvicinai al video per controllare e trattenni il fiato. Una pagina del fandom su Merlin di Efp, troneggiava sullo schermo, mostrando parole indecenti.

“Oh porc-“

“Cos’èèèèèèèèèèè?!” un lamento sottoforma di domanda interruppe quello stato di sorpresa nella mia allucinazione. Io mi voltai con aria colpevole e mossi il mouse per cancellare la pagina.

“No no, ferma! Fammi vedere!”

“Non è niente ti dico!”

Mago Merlino si aggrappò ad una mia spalla per osservare meglio e mi arrestò la mano che voleva eliminare le prove.

“Quelli… quelli… quello è…”

Mi agitai quando mi resi conto che la mia allucinazione aveva compreso perfettamente ciò che aveva visto.

“Noooo!! Ti dico di no! Non è lui! Non siete voi! E’ solo-“

Merlino era improvvisamente diventato coraggioso. Mi spinse da un lato e si sedette sulla sedia girevole per leggere e per guardare l’immagine che in grande troneggiava sull’ultima fanfic che avevo letto.

<< Le mani del principe scivolarono frenetiche sulla pelle ormai accaldata del servo. Merlin gemette ad un suo morso e si fece più vicino a lui, quasi volesse entrargli nell’anima. Artù accolse quel gesto con piacere e lo dimostrò tornando a baciargli le labbra tumide con una passione che solo quel giovane dalle mille sorprese sapeva scatenargli…>>

Merlino deglutì il vuoto, mentre vidi il suo volto cambiare colore e passare dal bianco sudaticcio al rosso imbarazzato.

Soffermò lo sguardo sull’immagine in cui lui e Artù amoreggiavano selvaggiamente su un tappeto erboso. Una fan art.

Quando tutto quello mi sembrò troppo, chiusi la pagina con un colpo deciso di mouse.

“Ti giuro che niente di ciò che hai visto è vero.” Esordì preoccupata.

Merlino mi guardò sconvolto.

“E’… il mio futuro?”

“Ma certo che no!” mi affrettai a replicare. Vedevo il terrore nei suoi occhi.

“Era solo una storia, credimi! Una versione dei fatti inventata! Ti assicuro che nella storia Artù non ha mai osato attentare al tuo… ehm… sì insomma…..”

“Per tutti gli dei, rischio la decapitazione! Come…come…”

Non ne potevo più. E il mio cervello ormai chiedeva pietà.

Fu il mio turno di andare verso l’armadio e di riaprirlo disperata. “Ma cosa ho fatto di male?!” lo guardai minacciosamente e scorsi un poco di paura in quegli occhi. Ero sicura gli incutessi timore perciò ne approfittai sadicamente.

“Entra.”

“M-ma…!”

“Sei solo un’allucinazione! Entra nell’armadio e non uscire più!”

Mi chiedo ancora il perché mi abbia ascoltato. Forse era ancora convinto che avrei usato il mio piccì come arma impropria… e a pensarci bene, forse avrei potuto anche tirarglielo in fronte.

Rientrò silenziosamente nel guardaroba e io chiusi le ante sbattendole. “Oh! E non ne parliamo più!”

Tornai alla sedia e sbuffai. Era un gesto stupido ma vista la situazione irreale, non avrebbe cambiato nulla, usare l’astuzia. Tanto più che la mia allucinazione non avrebbe nemmeno potuto apprezzarla.

Rimasi qualche istante in silenzio, cercando di percepire rumori dall’armadio… che non avvennero.

Fissai il legno a lungo, guardinga ma alla fine non resistetti e andai a riaprirlo.

Mi venne da piangere… per la gioia.

Non c’era assolutamente niente. I maglioni erano ancora aggrovigliati sul fondo ma a parte i miei indumenti, lì dentro non c’era nessuna allucinazione.

Tornai a sedermi soddisfatta come Teseo dopo aver ucciso il Minotauro. Avevo compiuto la mia fatica. Avevo vinto la mia follia mandando a quel paese una stupida versione immaginaria di uno dei miei telefilm preferiti. Ero la donna più felice del mondo.

Almeno finché quella voce non stridette ancora nel mio cervello.

“Ehm… scusi-sa. Scusa! Sai che ho scoperto? Il passaggio c’è ancora e posso tornare indietro quando voglio! E’ proprio una bella notizia, non credi?”

E’ da allora che sono iniziate le mie avventure…

-----------------------

La stanza dell’erede al trono versava in un leggero disordine, dopo che il principe era tornato dall’allenamento quotidiano, completamente sporco di fango.

La pioggia non era stata clemente e Artù non aveva voluto saperne di interrompere le esercitazioni, in vista di un importante torneo.

Perciò, quando Merlino se l’era visto piombare nella stanza così sporco e malconcio, gli aveva indicato la tinozza dell’acqua calda e accogliente e Artù aveva rivolto un sorriso grato. Non al servo, ovviamente. Ma alla tinozza. Aveva benedetto l’inventore dell’acqua calda – come se esistesse un’assurdità simile, ma Merlino se n’era ben guardato dal farglielo notare – e si era spogliato in fretta e in furia gettando i suoi nobili abiti e i pezzi dell’armatura, dove capitava.

Ora, mentre il principe si rilassava nella vasca, il povero mago era impegnato nel raccogliere tutti i panni.

“Merlino…”

Il giovane aveva risposto con un “Sì?” senza degnarlo di uno sguardo; con la scusa del disordine, evitava di osservare il suo signore che faceva il bagno completamente nudo. Ciò che gli era accaduto solo poche ore prima, ronzava nella sua testa in maniera inquietante e gli causava un’insolita ansia all’altezza dello stomaco.

Non voleva morire decapitato.

“Verresti a lavarmi la schiena?”

“Cos-“ Merlino per poco non crollò sul pavimento di pietra. Lasciò cadere i panni però, al suo posto, lanciando uno sguardo allarmato al principe. E arrossì.

Artù, che aveva rivolto quella richiesta semplicemente per farsi lavare la schiena visto che non aveva nessuna voglia di muoversi da quella posizione così comoda, sgranò gli occhi nel notare il turbamento del servo.

“Che diavolo ti prende?”

“Eh? Io? Niente!!” si affrettò a rispondere il mago, avvicinandosi alla tinozza. Nel farlo mise un piede su una pozza d’acqua e finì per pattinare fino alla vasca a braccia aperte stile Titanic e poi si aggrappò al bordo per non cadere.

Artù continuava a guardarlo perplesso.

“Sei impazzito?”

“N-nooo! Ovvio che no!” esclamò in risposta Merlino. Artù fece spallucce e tornò a rilassarsi contro il legno della tinozza.

“E’ vero sei il solito idiota. Avanti, lavami questa schiena.”

Merlino annuì inutilmente visto che ormai Artù era di spalle e afferrò lo spazzolone per passarlo sulle spalle dell’erede al trono.

Non voleva essere decapitato.

E doveva dimenticare quello che aveva visto.

Sarebbe tornato in quello strano mondo, di quello era sicuro.

Ma quella brutta notizia doveva essere cancellata!

E sì! La schiena del principe era solo la schiena di un idiota! Non c’era niente di eccitante con in quella…

“Merlino! Mi stai grattugiando la pelle, mi fai male!”

**********

Ve lo avevo detto... è una cazzata. Ma chissà se sono riuscita a strappare qualche sorriso ^^

Ovviamente, sia ben chiaro che per quanto ami i personaggi di Merlin, li strapazzerò un pochino. Non ve ne abbiate a male u_u

Ringrazio tutti quelli che la leggeranno (o che oseranno commentarla XD) e vi do l'arrivederci!

A presto, promesso ;)

Baciiiii

   
 
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