Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Lucenera88    02/11/2010    0 recensioni
Questa fanfiction è stata scritta anni fa, per cui ad affiancare Ash saranno Misty e Brock.
Anche in merito ai Pokémon, stesso discorso: non seguo l'anime dell'ultima serie, per cui vi prego di essere clementi.
Tratta di una strana disavventura accaduta a Fire City, quando Ash e i suoi amici sono coinvolti negli oscuri accadimenti che si celano dietro un combattimento con il capo-palestra della città.
La storia comprende tutti i personaggi, ma in particolare si incentra su Jessie e James.
Spero che vi piaccia, sebbene la storia sia un po' datata.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brock, James, Jessie | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 8 – il disonore di chiamarsi Thomps

Non c’erano pedoni per le strade della Old Fire City, il centro storico. Solo automobili nervose, imbottigliate nel traffico di un pomeriggio lavorativo, chiassose con i loro clacson il cui suono era attutito dall’incessante pioggia di fine novembre. I lampioni erano già accesi, pur essendo solamente le tre; a causa di un sole scomparso dietro pesanti nuvole grigie.
Anche Cross Road, l’arteria principale, era incupita dal maltempo. Si chiamava così per una ragione ovvia: costituiva il cardine massimo assieme al decumano maggiore, le due strade principali che incrociandosi perpendicolarmente originavano la piazza centrale della città. In epoche remote, parte del decumano e del cardine era andato perduto, e ciò che restava all’epoca era solo Cross Square – la piazza centrale, notevolmente ridimensionata rispetto a com’era in antichità – con Cross Road locata immediatamente a sud, e una parte del decumano ovest detto Charizard Road. La conformazione della città era divenuta molto simile a quella delle capitali imperiali, con la sede del governo a Cross Square e la pianificazione urbana che si stendeva immediatamente a sud, tra vie antiche miste a strade costruite in epoche più recenti. A nord e a est, oramai, vi si trovavano solamente poche rovine protette e pineti; in lontananza, le montagne da cui si dice fossero nati i Charmender.
Cross Square era la piazza degli organi di governo, della città alta, e del generale Gottfried Edward Thomps IV.
Primo Consigliere dell’amministrazione comunale della città di Fire City, uno dei senatori del consiglio della regione di Kanto, e rappresentante di altre cariche più o meno derivanti dalla sua stirpe aristocratica, il generale Thomps era un uomo calcolatore come lo erano stati tutti i membri della sua famiglia, ma anche brutale.
Non aveva mostrato scrupoli dinanzi a niente, eliminando i suoi avversari reali o solo potenziali in qualunque modo, legale o illegale che fosse. E la sua sicurezza sussisteva nel mantenimento del controllo effettivo sul sindaco e su tutta la giunta comunale, fungendo quasi come un reggente imperiale dal quale dipendevano le sorti di tutta la popolazione.
A Cross Square esisteva anche la secolare residenza ufficiale Thomps. Non era grande quanto quella di altre famiglie ugualmente influenti nel Kanto, e ciò era dovuto in parte all’età dell’edificio, in parte alla sua collocazione urbana che impediva grandi opere di ampliamento. Una decina di anni prima il generale era riuscito a sfrattare gli inquilini di una casa/negozio di orologi ad est e a guadagnare spazio antistante, così da abbattere ciò che vi era presente per poter aggiungere un’ala alla casa ed edificare un portico con giardino.
Sulla porta della cancellata di ferro battuto erano appesi due fiocchi di raso rosa; fiocchi che ricomparivano, grandi e decorati nel dettaglio, sulla porta del palazzo, affiancati da pupazzi a forma di Jigglypuff dagli occhi di zaffiro e smeraldo.
Nel soggiorno dell’ala est due bambine di poche settimane giacevano in un’enorme culla placcata di porcellana finemente lavorata, quasi fosse stata una grossa bomboniera bianca. Un velo rosato fungeva da protezione per quelle due creature. Entrambe erano vestite con abitini sul rosa e cuffiette sulle testoline dai pochi capelli rossi.
Una donna, alta ed ossuta di costituzione, era seduta a capo chino su una poltrona di pelle bianca. I capelli ribelli e color melanzana stavano a malapena fermi nelle due code in cui erano legati.
Dopo aver fatto un giro a vuoto per la stanza, il generale Thomps colpì violentemente con un pugno il pianoforte facendogli emettere note stonate.
“Jessiebell! Jessica Isabel Seconda e Terza! Sarà questo il nome di entrambe le bambine! Mia madre si chiamava così e così voglio che siano chiamate tutte e due le mie figlie!”
La sua voce era doppia e in qualche modo terrificante. Gottfried Thomps era un uomo alto e imponente dagli occhi d’un verdastro profondo, la capigliatura tendente al blu – indice di sangue nobile - tirata all’indietro. Non era affatto un uomo da disdegnare, né fisicamente né intellettualmente, e tantomeno per il suo capitale. Certo che i genitori di Morgan avevano chiuso un affare estremamente vantaggioso, sacrificando solo una dote ragionevole oltre che la loro unica figlia.
Morgan Thomps era originaria delle terre di Sinnoh, e durante la sua adolescenza era stata abituata ad una vita completamente diversa da quella a cui era costretta ora, sposata con uno degli uomini più influenti del Kanto. Sradicata letteralmente dal suo luogo d’origine, aveva dovuto imparare a confrontarsi con usanze diverse, Pokémon che non aveva mai visto in vita sua, e soprattutto con un marito da un’intelligenza ed una violenza superiore alle aspettative. Era figlia di una ricchissima famiglia semi-nobile, e certamente il fatto che un Thomps avesse accettato di maritarsi con una mezzosangue poteva dirsi un colpo di fortuna. Lei stessa, infatti, da fidanzata si pregustava i mille vantaggi che avrebbe potuto trarre spremendo come un limone quel fiacco riccone cresciuto nella bambagia della bambagia, inoltre era rimasta piacevolmente affascinata dal suo aspetto e dai modi da vero gentiluomo.
Tuttavia, subito dopo la nascita delle gemelle e la presa di coscienza che non si trattava di primogeniti maschi, il suo carattere era progressivamente peggiorato fino a porla sullo stesso livello della servitù: una donna di camera utile solamente per sfornare figli, possibilmente maschi.
Ma lui ugualmente non conosceva Morgan.
“Io non ho intenzione di crescere due bambine chiamate allo stesso modo!” ribatté la donna, alzandosi di scatto dal giaciglio in cui era stata relegata. “Sto cercando di rassegnarmi e di mandare avanti questo matrimonio, ma tu mi rendi le cose così…”si fermò un attimo, per combattere contro le lacrime che odiava far scendere.
“…Difficili…”
Voltò la testa. Odiava mostrarsi debole, odiava mostrare questa sua debolezza al marito. Sapeva che ne avrebbe approfittato per sferrarle l’attacco mortale. E odiava la stupida etichetta della nobiltà di quelle parti che diceva che la donna doveva nascondere le emozioni dietro un ventaglio ricamato.
Il marito sbuffò, tirandola per un braccio. “Jessica è un nome troppo plebeo, se lasciato solo”. La fissò dritto negli occhi azzurri e bagnati, incontrando nuovamente quello sguardo spaventato, ma dotato di una pericolosa luce di indomabilità.
“L’onore più grande è ricevere il nome della propria nonna! E visto che qui sono io che comando, le bambine si chiameranno così!”

Morgan Thomps non era credente. Non era nemmeno cattolica di educazione.
E questa era stata un’altra grande crepa nel matrimonio con Gottfried, proveniente da una famiglia la cui rispettabilità dipendeva non solo dal giusto culto di Amida e delle divinità scintoiste – culto legato maggiormente, peraltro, alla tradizione più che alla fede – ma anche da una corretta pratica della religione cattolica.
Altra scenata quando Morgan, di ritorno da una gita organizzata dal marito verso le montagne dei Charmender, si era ritrovata nel bel mezzo di una cerimonia formale di battesimo. Sì, le bambine erano state battezzate: non c’era, ormai, più nulla da fare.
Il carattere indomito di Morgan la spinse più in là di quanto le fosse consentito, insultando il marito pubblicamente.
“Non accetterò mai i tuoi ordini, non accetterò mai la tua religione, e tantomeno accetterò di essere schiacciata da un mostro come te!”
Si rimediò uno della serie di ceffoni che avrebbero costellato quella breve e complicata convivenza.
Miriam Franklek aveva più volte assistito a scene del genere quando lavorava come damigella di casa presso i Thomps. Ma Morgan non piangeva mai di fronte agli altri: dietro la porta di un bagno, sotto il portico, quando credeva che occhi indiscreti non potessero vederla. E sapeva anche che lei era molto affezionata ad un Glameow che si era portata dietro dalla sua casa natale.
Quello che Morgan non immaginava era il grado di efferatezza di suo marito. Riuscì, in men che non si dica, ad inimicarle tutte le persone con cui potesse essere a contatto; per qualche strana ragione che lei non riusciva a comprendere, anche il suo Glameow ne era influenzato, attaccandola più di una volta con il solo scopo di ucciderla, e pianse lacrime amare quando fu soppresso proprio per questo motivo. Forse l’obiettivo di Gottfried era spingerla alla pazzia, o alla completa sottomissione.
Ma lei non era il tipo da sottomettersi o impazzire.
Dopo diversi mesi, le bambine erano iscritte al municipio, e addirittura legate con accordi prematrimoniali a pargoletti ugualmente in fasce. La situazione era divenuta insostenibile, e per di più c’era qualcosa in quella casa – in quell’uomo – di cui nessuno era a conoscenza e che lei riteneva oltremodo spaventoso.
Così agì.
Fuggì; ma nella colluttazione con Gottfried riuscì a portare con sé solo una delle gemelle. Morgan aveva successivamente cercato e trovato l’aiuto di una potente organizzazione, al cui apice una donna - madre come lei - avrebbe senz’altro saputo come agire, sebbene senza perdere di vista un tornaconto personale. Anche quella donna era ricca, ma di una ricchezza non derivata dall’ereditarietà.
Si premurò di analizzare la situazione e le fece comprendere che sarebbe stato impossibile cercare di avere l’altra bambina: oramai era persa, per sempre. L’unica speranza che aveva era di poter restare nell’ombra quanto più possibile, assieme alla creatura che aveva salvato.
Grazie al Team Rocket e a Madame Boss, quindi, fu inscenato un suicidio a regola d’arte di Morgan che, preda di attacchi depressivi, aveva portato con sé anche l’innocente bambina. A Gottfried questa soluzione piacque: nessun divorzio, nessuno scandalo. Solo una tragedia che avrebbe saputo giocare a suo vantaggio. E molto probabilmente – anche se non era stato del tutto provato – madame Boss aveva anche scambiato due chiacchiere con lo stesso generale Thomps.
Gottfried, infatti, aveva installato una sicurezza ventiquattro ore su ventiquattro per l’altra bimba; e pare che avesse contattato i genitori di Morgan per ottenere da loro un potere triplicato rispetto a quello della dote, e il loro appoggio incondizionato in qualunque situazione politica. In più occasioni l’uomo si sarebbe rivolto a loro per acquisire possedimenti, soldi, ricevere favori.

“La percentuale più alta già classificata dell’elezione è del 4% per me? Ma sono cose da pazzi! Quindi, come stanno le cose, sono praticamente escluso dal Consiglio per i prossimi cinque anni?”
Quando i cittadini ed il sindaco lo espulsero dalla giuria comunale, il generale Thomps montò su tutte le furie. Aveva fatto raccogliere sondaggi tra i cittadini, e non ne era emerso che il quadro negativo di un uomo avido e interessato solo a fare il proprio gioco, anche a costo di danneggiare la situazione politico-economica di Fire City. Un’inchiesta era stata inoltre avviata nei suoi confronti, per verificare un giro di tangenti che sarebbe stata riconducibile direttamente a lui.
Il generale fu però tanto scaltro quanto pazzo.
Un giorno ordinario, senza avvisare né prendere accordi con alcuno ad eccezione del suo maggiordomo di fiducia, fece preparare un aereo privato per sé e per sua figlia Jessica Isabel - detta Jessiebell Rumika - diretto a Sinnoh, dove avrebbero stabilito la residenza su uno dei terreni acquisiti precedentemente dai consuoceri. Da lì sarebbe poi ripartito, forte delle sue alleanze politiche a livello internazionale, delle quali una particolarmente vantaggiosa era costituita dagli accordi prematrimoniali della sua erede con il figlio unico di Joseph McGrannigham.
Miriam Franklek, servetta adolescente, stava lavando a mano i preziosi abitini di lady Jessiebell affiancata dal suo inseparabile Vulpix. Lei strofinava bene le parti da lavare di quelle stoffe troppo delicate da poter essere messe in lavatrice, mentre la cucciola di Vulpix trotterellava per la lavanderia aperta sul retro del giardino, usando getti di aria calda per asciugare gli strofinacci e i panni stesi al sole umido d’estate. Alla servitù di basso livello come lei non era permesso usare la lavatrice.
Ad un certo punto, la terra sembrò tremare. Ed in quel momento, ancora non aveva capito che era la fine.

I Thomps erano dotati di un potere strano. Un potere che compariva raramente, e solo in pochi elementi del ramo familiare. Chi lo possedeva veniva considerato un grande leader, capace di comandare e di porsi al di sopra degli altri. Testi antichi parlavano di intere battaglie capitanate da un antenato Thomps e orde di Pokémon, pronti ad uccidere.
Un tale potere, però, poteva diventare controproducente. Se utilizzato in maniera sbagliata, avrebbe potuto offuscare la mente. Se si era incapaci di controllarlo, le conseguenze sarebbero state imprevedibili. Solitamente, coloro che nutrivano un forte sentimento riuscivano a tirarlo fuori, ma era proprio la natura del sentimento che a sua volta poteva ribaltare gli effetti del potere.
Si trattava di un potere psichico, di forte sintonia con la mente dei Pokémon. Gottfried era in grado di influenzare, e quindi di manipolare a suo piacimento i pensieri dei Pokémon, spingendoli a compiere qualunque azione. E così fece.
Prima di partire era riuscito, tramite speciali apparecchiature, a diffondere il suo ordine telepatico alla stragrande maggioranza dei Pokémon di Fire City. Unico obiettivo: distruggere, distruggere fino alla morte. Gli attacchi di un Pokémon, per quanto forti, non creano gravi danni, a meno che il desiderio del Pokémon sia tanto forte da superare la linea tra la vita e la morte: una scarica elettrica di un Pikachu è effettivamente pericolosa solo se questi è intenzionato ad uccidere.
Ed in questo modo misterioso, che per sempre avrebbe segnato le pagine nere di Fire City, la zona sud e sud-est della città fu completamente rasa al suolo da Pokémon di ogni razza e dimensione, ipnotizzati, che si macchiarono del sangue di innocenti prima di cadere morti a loro volta, allo stremo delle forze.
Miriam si era salvata; ma la sua Vulpix, in qualche modo immune dall’incantesimo, le era praticamente morta davanti agli occhi, schiacciata da un furioso Geodude.
Miriam, però, sapeva chi era il responsabile: lei stessa aveva spiato il generale, mentre insegnava a sua figlia di soli cinque anni come controllare quella forza spaventosa.

“Mi sono arruolata per mettere a galla la faccenda ed ottenere così il caso. Ormai sono anni che perseguito ed osservo ogni mossa del caro babbo, che proprio poco fa ha tirato le cuoia. Deve pagare per avermi ucciso Vulpix! Per aver distrutto la vita e quella di molte altre persone!” Si rivolse verso la nobildonna, seduta ancora sulla poltroncina con aria annoiata. “E questo è il momento migliore per farlo! Jessiebell!”gridò.
“Quindi la parte di poliziotta Jenny era solo una copertura” disse Brock.
Miriam lo guardò accennando un sorriso di sconfitta.
“Bravo: te ne sei accorto, alla fine. Di travestimenti ne ho fatti tanti, e così ho anche regalato un bel po’ di giorni di vacanza alla poliziotta. Ho occupato il suo posto da quando mi è giunta voce che tutti voi stavate dirigendovi qui”. Guardò Ash, poi James e Jessie ed infine Meowth, che la fissavano sbalorditi. “So ogni cosa su voi. Aspettavo da tempo la mossa falsa di quella figlia d’un cane, che ha seguito stupidamente le orme del padre”.
“Ma cosa ne è stato di Morgan e dell’altra gemella?” irruppe Misty.
Il tono di Miriam si addolcì.
“Trovarono rifugio a Stone Town. Qualche anno dopo, la piccola fu mandata in un orfanotrofio a causa della scomparsa di sua madre, la famigerata Morgan Miyamoto, membro brillante del Team Rocket dei tempi d’oro. Sicuramente ne avrete sentito parlare” lanciò uno sguardo verso il Team Rocket, ammiccando. “La sua famiglia non seppe mai dove fosse poiché la piccola fu sempre chiamata Jessica, mentre il generale non volle riconoscerla, pur sapendo dove si trovava. Che razza di gente”.
“Ora è ancora lì?” chiese Ash.
Miriam rise a squarciagola ed infine si girò verso di lui.
“Non dirmi che non ci sei ancora arrivato!”
“A…a che cosa?”
Sul viso di Miriam si allargò un sorriso sornione.
“Perché credi che Jessie Morgan, ovvero Musashi Miyamoto Thomps del Team Rocket, e Jessiebell siano tanto uguali?”
Sussultarono tutti.
“…S-sta dicendo la verità, Jessie?” James si voltò a lato, ma si accorse che Jessie non le era affianco.
Girarono tutti le spalle e video Jessie indietreggiare verso una finestra, tremando da capo a piedi. James e Meowth avanzarono verso di lei, ma Jessie si fece scudo con il suo Arbok minaccioso.
“Non…non muovetevi, altrimenti ve lo mando contro!”gridò, cercando invano di mantenere la calma.
Woooobbuffet!

“E STA’ ZITTO!” strillò paonazza, riuscendo ad intimorire il Pokémon che fu immediatamente rimesso nella sfera.
I suoi compagni di squadra le leggevano chiaramente l’agitazione in faccia, e non sapevano come comportarsi.
“Jessie, che ti prende?…” disse Meowth.
“Che cosa abbiamo fatto?”chiese James.
“E’ uno scherzo di cattivo gusto, quello che mi state facendo!” strillò tremolante, oramai incapace di controllare la sua voce. Non poteva ammettere che si stesse parlando in quel modo della sua defunta madre.
“Non si tratta di uno scherzo” intervenne Jessiebell dalla cima delle scale, con aria leggera. L’attenzione si rivolse nuovamente a lei, che si era elegantemente alzata dal suo posto agitando i tre Evee.
“Mio padre mi aveva molto parlato di te. Mi aveva detto che avevi il mio stesso nome, e che secondo lui era stato un errore fare accordi con nostra nonna e con la Silph spa: avrebbe dovuto riportarti indietro, tanto sapeva dov’eri - con tutto quello che aveva pagato per ottenere informazioni. Ma non lo fece mai… in fondo, non era così forte come si credeva”. Fece una pausa, per gustarsi l’effetto sulle facce di tutti. Ben e Sukie sembravano essere quelli che avevano compreso di meno la situazione, ma Phil – che era abbastanza vecchio da ricordarlo - era pietrificato dall’orrore.
“Il giorno in cui hai cercato di far sposare James per prenderti l’eredità, mi venne un colpo: una ragazza identica a me che si chiama come me e che ha la mia stessa età. Ho fatto controllare ed è risultato che eri effettivamente tu”. Si fermò e sogghignò, godendosi l’espressione di Jessie mentre la fissava negli occhi.
“Devo darti una cattiva notizia: il ragazzo con cui esci, non è altro che una spia ai miei ordini e penso non provi nulla per te… adesso sta godendosi la sua meritata ricompensa con la fidanzata”.
Jessie sbiancò più di quanto non lo fosse già, e stava tremava come se fosse stata bagnata fradicia.
Nessuno aveva il potere di parlare.
“Il fatto che sei mia sorella minore comporta vari problemi come rinunciare a parte del patrimonio, e molte altre cose tra le quali questa è la meno grave. Per questo, ogni volta che nostro padre accennava a te, cercavo ed ottenevo tranquillamente di cambiare discorso. In più, sussiste il fatto che James ha calpestato senza ritegno i suoi doveri, e gli anni stanno trascorrendo inesorabili per me che sono ancora senza fede al dito…”
“Ma andiamo! Se non hai nemmeno ventun anni!” gridò di rimando James, nervoso e stufo.
“Il che è già troppo” lo interruppe nuovamente lei. “James caro, che succederebbe se fosse mia sorella a maritarsi per prima?” sorrise. “Che succederebbe se si maritasse con qualcuno abbastanza ricco da sfilarmi il patrimonio da sotto il naso?”
Lo guardò negli occhi, ghignando in maniera terrificante.
“Sta’ tranquilla, questi due si evitano come la peste!” si intromise Meowth, il che fu sufficiente per far capire a Jessie e James l’allusione di Jessiebell.
“Ma che ti salta in mente, babbeo di un Pokémon!” gridò James stringendo il collo di Meowth, poi lo lasciò andare: “Jessiebell, se è questo che credi sei totalmente fuori strada! Diglielo anche tu, Jessie!”
Jessie tacque un attimo, sconvolta, poi si rianimò:
“Io non sono la sorella di quella…befana, avete compreso il messaggio?” insistette.
“Io sono sempre dell’opinione che prevenire è meglio ce curare” disse poi Jessiebell. “L’agente dei servizi segreti, mio malgrado, ha ragione: c’era un altro motivo per volervi eliminare…”
Ci furono secondi di silenzio tombale, in cui nemmeno i Pokémon osarono fiatare.
“Bene, adesso, se volete scusarmi, è giunta l’ora della vostra fine” annunciò Jessiebell con una falsa cortesia.
“E sceglierò la fine più spaventosa che meritiate”.

 

 
JESSICA ISABEL RUMIKA  MORGAN  MIYAMOTO THOMPS II

   .                                                   .                                                              .

   .                                                   .                                                              .

   .                                                   .                                                              .

JESSICA ISABEL MUSASHI MORGAN MIYAMOTO THOMPS III

 

Note:

  1. Morgan è un nome di fantasia, ma Myamoto esiste realmente: è la madre di Jessie, membro del Team Rocket. Scomparsa durante una missione per catturare Mew. Consapevole che non poteva prendersi cura di lei, Miyamoto pose Jessie in adozione, mentre lei le inviava periodicamente dei soldi.  (fonte: http://bulbapedia.bulbagarden.net/wiki/Miyamoto) La stessa Madame Boss è la madre di Giovanni, e Miyamoto prende ordini direttamente da lei. (fonte:http://bulbapedia.bulbagarden.net/wiki/Madame_Boss) Questi personaggi sono comparsi nel Pokémon CD Drama, trasmesso solo in Giappone e disponibile solo in giapponese.
  2. Rumika è il nome giapponese di Jessiebell, così come Musashi è quello di Jessie. In passato, vidi che Jessiebell si scriveva senza la “e” finale, ma ora non ne sono più sicura. Ad ogni modo, ho conservato l’uso di omettere la “e”, che avrebbe reso più facile la fusione tra “Jessica” e “Isabel”
  3. Effettivamente esistono differenze fisiche tra Jessiebell e Jessie: per tutte le stagioni e quindi per i due episodi in due compare[Holy Matrimony! - Matrimonio in vista E The treasure is all mine! - il tesoro è tutto mio!], Jessiebell mantiene i capelli di colore rosso, mentre Jessie cambia colore da rosso a magenta (più sul rosa) con il passaggio alla colorazione in digitale. Jessiebell ha gli occhi verdi, mentre Jessie ha gli occhi azzurri.
  4. Ci troviamo nella regione di Kanto, quindi la maggior parte dei Pokémon che compaiono è delle prime tre stagioni. Questo spiega perché a Fire City vi siano Charmender e Vulpix. Morgan invece, originaria di Sinnoh nella FF, non è abituata a questi Pokémon ma a quelli più familiari alla serie TV in cui compare Lucinda.
  5. Nella mia FF e in quelle successive sui Pokémon, i personaggi crescono: è oltremodo assurdo che in tredici anni Ash mantenga 10 anni e Jessie e James 17.
  6. La Silph Spa è una sorta di copertura del Team Rocket. Compare più volte nel videogioco, e in alcune occasioni anche nell’anime. (fonte: http://bulbapedia.bulbagarden.net/wiki/Silph )
  7. Questa FF è stata scritta per la prima volta un qualcosa come 10 anni fa e più volte ripresa. Anche in questa revisione, sto mettendo tutte le mie forze per ottenere qualcosa di accettabile, e questo significa che  da questo capitolo in poi ho dovuto e dovrò praticamente riscrivere quasi tutto. Mi sto documentando il più possibile – anche perché molto dell’anime avevo smesso di seguirlo – quindi spero di non deludere le aspettative. A presto!

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Lucenera88