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Autore: becky    02/11/2010    5 recensioni
Quel letto doveva avere davvero qualcosa di speciale se era riuscito a tenerli legati per così tanto tempo. Aveva assistito, silenzioso e malleabile, ad ogni loro incontro, e aveva seguito con attenzione l’evolversi della loro storia. Tra le sue lenzuola c’erano state sfuriate memorabili, notti piene di giochi e passioni, e anche qualche pianto.
Ma lui non si era mosso. Era rimasto lì, perfettamente immobile, come unico e indissolubile centro del loro piccolo mondo.
- Legata a "L'appartamento Spagnolo" -
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'appartamento spagnolo'
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Capitolo 4

 

 

Romano spostò la valigia ormai piena in un angolo e si sedette ai piedi del letto per allacciarsi una scarpa. Antonio incrociò le braccia al petto e lo scrutò con attenzione facendo schioccare fastidiosamente la lingua.

- Sei stato qui una settimana intera e non hai sentito neppure una volta tuo fratello- osservò piatto.

- Lo so- confermò l’altro.

- Pensi di dirmi perché?-.

- No, non credo-.

Lo spagnolo sbuffò esasperato e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.

Era stata una gran bella settima, doveva ammetterlo. Praticamente non erano mai scesi dal letto, fatta eccezione per un paio di puntatine in cucina, dove Antonio si era preoccupato di farlo piegare a novanta sul tavolo e sprecare un po’ di miele per altri scopi. Per il resto erano usciti solo una volta da casa, per fare due passi nelle strada caotiche di Barcellona e comprare qualche cosa da mettere nello stomaco. Ma anche in quell’occasione Romano si era tenuto ben alla larga dall’appartamento di suo fratello e dei ragazzi.

Avevano fatto tanto, tantissimo sesso, e per una volta Romano aveva accettato, senza protestare troppo, le tenerezze dello spagnolo.

L’unico grande, insormontabile problema che Antonio ancora si poneva riguardava il perché di tutto quello. Gli sarebbe piaciuto illudersi e credere che Romano fosse lì unicamente per passare un po’ di tempo assieme, ma sapeva che non era così. Stava scappando, da se stesso o da qualcun altro ancora non lo sapeva.

Il suo appartamento per Romano era una specie di rifugio, un posto sicuro, e di questo Antonio ne era ben contento. Semplicemente si chiedeva cosa lo avesse portato lì senza preavviso e senza una spiegazione.

Lentamente, facendo il minimo rumore possibile, si inginocchiò tra le sue gambe e gli sfiorò con i polpastrelli le guance morbide e prive di barba, facendolo sussultare.

- Romano, per una volta non fare il bambino...spiegami cosa ti sta succedendo!-.

Gli occhi del ragazzo si indurirono e cercò di allontanarsi – Proprio niente, te l’ho già detto! Perché non mi lasci in pace? Ho il volo tra poco!-.

Antonio rimase immobile, granitico, e lo rimise a sedere sul bordo del letto.

- Si tratta di Feliciano,vero? È per Ludwig? Sei geloso?-.

Era l’unica cosa che gli fosse venuta in mente, l’unica spiegazione plausibile. Suo fratello aveva letteralmente perso la testa per il tedesco, e tutti quanti sapevano quanto Romano fosse possessivo nei confronti del minore. Per questo Antonio credeva davvero di aver colto nel segno. Invece l’espressione dura e fredda dell’italiano fece vacillare la sua convinzione.

Romano si alzò di scatto, facendo rotolare lo spagnolo a terra, e gridò – Perché diavolo pensate tutti che sia per quel tedesco di merda? Non me ne frega assolutamente niente di lui! Non è lui il problema!-.

- E allora qual'è?- incalzò Antonio cogliendo lo sfogo del compagno e sfruttandolo.

- Feliciano! È sempre e solo Feliciano!-.

- Scusa ma davvero non ti capisco- rifletté ad alta voce Antonio sedendosi meglio sul legno del pavimento e tirandosi le gambe al petto – Cosa ha fatto Feliciano questa volta?-.

Romano, rosso in viso, si muoveva nella camera come una pantera in gabbia. Sinuoso, nervoso e affascinante come una grande pantera dagli occhi chiari e i denti pronti a squarciare. 

Si morse le labbra e sbottò aspramente – Se ne sta andando, sta prendendo le distanze da me, e l’unica cosa che ha da dirmi è “Sai? Credo proprio di essermi innamorato di Lud! Per te non è un problema, vero?”. Non me ne frega nulla di Lud, dannazione! È Feliciano quello che si sta allontanando-. Ormai Romano era un fiume in piena, camminava e gesticolava più infuriato che mai. E intanto Antonio cercava di decifrare le frasi senza nessi e senza senso che uscivano da quella bocca infernale.

- Con calma, piccolo – gli disse dopo averlo visto tirare un calcio al letto – Parlami, ma con calma-.

- Non c’è affatto da stare calmi- ribatté l’italiano frustrato – Non lo vedi anche tu? Feliciano mi sta abbandonando. Sta prendendo la sua strada, si sta costruendo la sua vita, e tutto questo senza di me. Ci sono volte in cui sembra che io non esista neppure! Non gli interessa più niente di me, di quello che faccio, di dove sono. Il tedesco è solo l’ultima goccia, ma non è lui il nocciolo della questione -. Era un discorso amaro ma che covava dentro da lungo tempo, propagandosi e distruggendo come un cancro.

Romano si lasciò cadere sul materasso e si coprì gli occhi umidi con un braccio. Lo spagnolo restò in silenzio, immaginandosi cosa passasse nella sua testa. Non voleva che lui lo vedesse piangere un’altra volta, e non a causa di suo fratello. L’ultima volta che era successo era stato due anni prima, quando si erano appena conosciuti. Ma ora le cose erano diverse, e anche Romano le vedeva in modo differente.

- Feliciano si sta lasciando tutto, compreso me, alle spalle. E io non ci posso fare niente. L’hai notato, vero? Da quando ha iniziato a studiare qui, lontano da casa, è cambiato. Qui ha la sua vita, i suoi amici, i suoi studi, la sua carriera, e ora il suo ragazzo. Cosa lo tiene ancora legato a casa? A me?-.

Antonio avrebbe voluto dire qualcosa, ma non trovava le parole. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era al modo strano, quasi impersonale e sarcastico, con cui Romano pronunciava “casa”. Era la stessa parola che pronunciava lui, ma avevano due significati diversi, decisamente lontani.

 

* * *

 

Quando Antonio uscì, ancora gocciolante, dal bagno, trovò Romano intento a curiosare in giro e ad osservare con attenzione le tante fotografie appese alle pareti, apparentemente in ordine sparso.

Gli si avvicinò di soppiatto, sfiorandogli con le dita umide i fianchi sottili. Romano sussultò ma non si allontanò. Al contrario prese una fotografia in mano e se la portò davanti agli occhi.

- Questi chi sono?- domandò piano passando l’indice sul vetro della fotografia.

Antonio la osservò distrattamente e sorrise. – I miei genitori-. Indicò la bella donna dai lunghi capelli corvini – Questa è mia madre, Isabella Fernandez, e lui è mio padre, Ferdinando Carriedo*-. L’uomo nella foto assomigliava in modo impressionante ad Antonio, ed era più che evidente la parentela che correva tra di loro. Romano pensò subito che fosse una cosa molto bella e carica d’affetto tenere una loro foto accanto a tutte le altre, vicino a quelle degli amici più cari.

- Non li ho mai visti...- mormorò assorto, cercando di ricordare i loro volti tra i clienti abituali del bar.

- Perché non vivono qui- confermò lo spagnolo sedendosi sul divano – Hanno una tenuta poco più a Nord di Barcellona, dove coltivano pomodori. È lì che sono nato e dove ho sempre vissuto, finché non sono diventato abbastanza grande da potermi trasferire qui -.

Romano annuì mordendosi l’interno della guancia e non si mosse.

- Lo so, lo so, scommetto che dal punto di vista la mia vita è sciatta e monotona – ridacchiò Antonio. Lo disse con ironia, scherzando, ma Romano lo fulminò con lo sguardo.

- Tutto il contrario- mormorò alla fine il minore – Sottovaluti la bellezza di una famiglia normale, di una casa, di un infanzia serena-. I loro occhi si incontrarono in uno sguardo leggermente malinconico.

Antonio era convinto che Romano non avrebbe aggiunto una sola parola sull’argomento evidentemente scottante, invece il ragazzo si lasciò cadere sul divano accanto a lui e chiuse gli occhi stancamente. Con un sospiro sussurrò – Io e Feliciano siamo cresciuti solo con nostro nonno. Lui era sempre in viaggio per affari e quando era in casa si dedicava solo a feste e incontri galanti. Appena siamo stati abbastanza grandi da potercela cavare da soli  ci ha mandato in collegio, forse perché pensava che così avremmo avuto un’ottima educazione, o forse perché così si toglieva un peso. Io sono stato mandato a Madrid, in un collegio cattolico, mentre Feliciano in Austria-.

Aveva le labbra che tremavano di una rabbia antica e mai sopita. Era più che evidente che non dovevano essere stati anni piacevoli quelli trascorsi da solo in un collegio straniero.

- Ci ha diviso, capito? Io e mio fratello siamo stati divisi senza remore, come se fosse una cosa naturale. Ma non è così. Io e Feliciano non possiamo, non dobbiamo, venir separati. Siamo una cosa sola!-.

Romano aprì lentamente le palpebre e il suo sguardo determinato e fiero si perse chissà dove.

- Feliciano è il mio unico fratello, e dobbiamo prenderci cura l’uno dell’altro. Hai idea di quanto sia stato doloroso venir separato da lui? Quanto è stato difficile sopravvivere distanti?-.

Antonio poteva solo immaginarlo, perciò si limitò a passargli un braccio attorno alle spalle e ad accarezzargli dolcemente la nuca.

- Io e Feli non abbiamo un posto che consideriamo veramente “casa” nostra. La villa del nonno? È solo un posto dove stare, dove ritrovarci per le vacanze. La verità è che siamo l’uno la casa dell’altro, siamo tutto ciò che abbiamo-.

 

 

La paura di Romano era una paura antica, che nasceva dalla loro infanzia turbolenta. Come poteva, ora, Antonio dirgli di non preoccuparsi? Che tutto sarebbe tornato a posto? Sarebbe stata una bugia. Anche lui vedeva che ogni giorno che passava Feliciano stava prendendo la sua strada, sempre più lontana da quella del fratello maggiore. Era inutile che Romano cercasse di inseguirlo, di riportarlo sui suoi passi, di tenerlo legato a se.

Quello che inconsciamente Romano voleva era un rapporto al limite del morboso, dove esistessero sempre e solo loro due. Ma se un tempo, durante l’adolescenza, questo era vagamente possibile, ormai non era più così.

Ad Antonio si strinse il cuore pensando che non c’era proprio nulla da fare, se non lasciar andare Feliciano e cercare di guardare avanti. Era tempo che Romano si distaccasse da lui e che iniziasse a vivere la sua vita, proprio come faceva il minore.

- Romano, tuo fratello non è più un bambino – sussurrò lo spagnolo sollevandogli la mano dagli occhi e accarezzandola –è giusto che abbia la sua vita, anche se questo comporta tenerti lontano da lui-.

- Non è giusto. Lo odio- mormorò infantile il ragazzo, facendo sorridere lo spagnolo.

- Devi lasciarlo andare. E anche tu, dovresti vivere a modo tuo, finalmente. Impara ad agire non in base a quello che fa lui, ma come vuoi tu. Non stare sempre a guardare tuo fratello!-.

Romano strinse i denti e ringhiò, ma nei suoi occhi c’era una certa rassegnazione che Antonio colse immediatamente. Ci sarebbe voluto del tempo, lo sapeva, ma Romano era molto meno debole di quanto sembrasse, e se la sarebbe cavata anche quella volta. Aveva solo bisogno di una spinta, più o meno dolce e comprensiva.

- In piedi, adesso! Sbaglio o avevi un volo da prendere? Muoviti!-.

 

 

Antonio accostò l’auto al marciapiede accanto all’entrata dell’aeroporto e aiutò l’italiano a scaricare il suo bagaglio. Lo osservò mentre controllava di aver chiuso tutto e poi cercare un modo poco imbarazzante per salutarsi.

Antonio gli sorrise e gli sistemò con discrezione un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.

- Sono stato contento che tu sia venuto. È stata una settimana...fantastica-. Il suo sorriso malizioso e privo di censura parlava praticamente da solo, mentre davanti agli occhi gli scorrevano le immagine delle piacevoli attività di quei giorni.

Romano arrossì e abbassò lo sguardo – Sì, beh, non male. Grazie del passaggio, bastardo-.

Sospirò e si voltò, trascinandosi dietro il trolley. Antonio lo lasciò allontanare di qualche passo per poi richiamarlo, questa volta con un’espressione più seria.

- Ehi, Romano!-.

L’italiano si voltò ed ebbe un leggero sussulto al petto nel vedere lo sguardo deciso del ragazzo.

- Dovresti davvero parlare con Feliciano. Dovete chiarire questa cosa, perché non puoi scappare e nasconderti da lui per sempre. Anche se si sta facendo una sua vita, rimane pur sempre tuo fratello, e ha diritto di sapere cosa pensi di lui-.

Romano rimase per qualche secondo interdetto, lo sguardo fisso sugli occhi verdi dello spagnolo, mentre tra loro passavano turisti e viaggiatori trafelati.

- E poi dovresti prendere davvero una decisione per quanto riguarda la tua vita. Farne qualcosa, seriamente. Sei giovane, hai talento e iniziativa. Non limitarti a vivere da mantenuto alle spalle di tuo nonno, piccolo. Puoi davvero fare grandi cose, se lo vuoi-.

Un attimo di silenzio, poi concluse tornando al sorriso consueto – è per questo che mi piaci Romano. Ricordi? Tu sei il tipo di persona che non si lascia mettere freni da nessuno. Non limitarti da solo!-.

Romano aprì la bocca per rispondere, ma ci ripensò e la richiuse. Gli lanciò un cenno di saluto col capo ed entrò nell’edificio, più titubante di quando era sceso dalla macchina dello spagnolo.

Se Romano prese davvero quell’aereo oppure no, Antonio non lo seppe mai. In fondo quelle erano questioni che i due fratelli Vargas dovevano risolvere tra loro, e lui forse aveva già detto troppo. Ovviamente quando osservò distrattamente l’aereo decollare, non poteva saperlo, ma le sue parole, dette per spronare il ragazzo e incoraggiarlo, gli si sarebbero ritorte contro.

 

 

 

* Ovviamente mi riferisco a Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona!

 

 

 NdB: sorry per il ritardo, ma ero al Lucca Comics e non ho potuto aggiornare prima. Scommetto che anche un sacco di voi c’era, perché ho visto tantissimi cos play di Hetalia, e ne sono rimasta estasiata! Io volevo vestirmi da Bielorussia ma il mio “accompagnatore” non mi ha lasciato! Ma non divaghiamo. Questo è il penultimo capitolo, dopo la fatica de L’appartamento spagnolo non riesco ad andare oltre i cinque capitoli! Spero di non deludervi proprio al fotofinish e grazie ancora per continuare a seguire e commentare! In particolare grazie a Monikochan e a Lunatica91!

 

 

Kurohime: allora, per la gita come procede? Incrocio le dita per te affinché andiate a Barcellona, sai? Purtroppo anche questa storia sta per finire, ma presto entrerà in scena il piccolo Axel, promesso! A presto!

Aerith1992: grazie mille! Eh, mi rendo conto che le mie “frasi finali” sono sempre un po’ ambigue, ma il tutto è voluto per creare un minimo di suspence! E anche per far capire che in fondo è tutto collegato, ad ogni azione corrisponde una reazione! A presto!

Veralya: eh, il buon Romano sa come farsi perdonare e come farsi volere bene, no? Xd Comunque Francis è sopravvissuto intatto, almeno per questa volta. Alla fine Antonio gli vuole troppo bene per fargli davvero del male! Alla prossima!

Miristar: lo so, ormai è un po’ una topos come cosa, ma l’idea mi era venuta vedendo una fan art fantastica e non ho proprio potuto trattenermi! Sono contenta che tu abbia notato che sto cercando (a grandi linee, ovvio) di ripercorrere il manga! A presto!

Erichan : Anche a me Antonio arrabbiato intriga tantissimo! Solo che poi mi dispiace vederlo pentito! Sono una donna piena di problemi, lo so. Bene, per sapere come si risolverà l’atteggiamento di Romano, ti rinvio al prossimo capitolo! Alla prossima!

Maleficent: ti ringrazio di cuore! Ti confesso che scrivere di Romano per me non è affatto semplice, ho sempre paura di sfociare nell’OOC o renderlo esagerato, ma se ti piace così allora sono contenta! E ti annuncio che presto arriverà qualcosa su Axel!

Vale GilBird: Grazie! L’IC per me è il problema principale, perché è una cosa a cui tengo tantissimo e ho sempre paura (soprattutto per quanto riguarda Romano) di sfociare in qualcosa di terribilmente diverso! E poi Antonio…beh, Antonio possessivo per me è il massimo. Rotolo al solo pensiero! A presto!

FullmetalParody: Scusa per il ritardo, ma alla fine eccolo qua il nuovo capitolo! Il prossimo sarà l’ultimo, ma ti anticipo che arriverà ancora qualcosa legato a l’appartamento spagnolo! Alla prossima, allora!

  
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