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Autore: Wren    06/11/2010    2 recensioni
["Swordspoint" - di Ellen Kushener]
Richard, come era nella sua natura straordinariamente semplice, finiva per lasciarsi coinvolgere dai particolari che chiunque altro avrebbe trovato ridicoli e trascurabili.
"Se non ti disturbo troppo dal tuo passatempo, posso chiederti cosa diavolo stai facendo?" gli domandò Alec con un tono infastidito -- eppure le sue spalle tremavano lievemente in un modo che ricordava un tutt'altro genere di sensazione.

[Richard St.Vier/Alec]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Breve introduzione del fandom o potresti non capire una fava lessa della fanfic... Spero che questo non ti scoraggi, già che sei stato un lettore coraggioso e hai aperto questa storia... XD
Swordspoint è uno di quei casi in cui qualcosa di meraviglioso resta sconosciuto alle masse... Ammetto che parte della motivazione dietro al pubblicare questa risibile fic senz'arte nè parte sta nel desiderio di incuriosire almeno qualcuno su questa storia strepitosa, che tristemente però non vanta alcuna traduzione italiana... "Swordspoint" di Ellen Kushner, racconta di una città divisa in due. Da una parte la nobiltà architetta i propri giochi di potere mantenendo una facciata di sfarzoso decoro e ufficiosa affabilità nelle pubbliche occasioni. Dall'altra c'è Riverside, un quartiere di palazzi abbandonati e ripopolati da quelli considerati i rifiuti della società: malviventi, accattoni, delinquenti, prostitute, poveracci... e spadaccini. Gli spadaccini sono l'unico motivo per cui ai nobili ancora interessa Riverside, perchè per risolvere i loro screzi o le loro faide, hanno preso il costume nei secoli di assoldare uomini di spada per professione e godersi i loro duelli senza sporcarsi le mani. Nella Città Alta si sta per eleggere la nuova guida politica, qualcuno vorrebbe proteggere il miglior partito, qualcuno cerca il proprio tornaconto nella faccenda, qualcuno bada alle proprie sordide bramosie e se ne disinteressa e qualcuno muove i suoi giovani passi verso qualcosa di più del piccolo mondo dorato che ha conosciuto finora. Tutti si aspettano qualcosa da Richard St. Vier, il miglior spadaccino di Riverside (forse il migliore di tutti i tempi). Nonostante la sua fama, Richard è però una persona semplice, senza grandi pretese e ligio al suo senso dell'onore. L'unico attaccamento che sembra avere è per Alec, uno strano ragazzo dal passato misterioso, dalla parlantina sagace e tagliente e con fin troppa fascinazione all'idea di finire ammazzato in maniera... eclettica. Pur essendo una coppia apparentemente male assortita e piuttosto disfunzionale, la loro relazione finirà per essere il vero risolutore della vicenda, a dispetto dei piani di tutti quanti.
Insomma, questo era per dare l'idea, il romanzo è così ricco, ben congeniato e ben scritto che qualsiasi riassunto non gli rende giustizia. Il mio invito è di leggerlo, perchè ne vale decisamente la pena. Uno tra i migliori libri che abbia mai letto!


Insomma, in definitiva, se non ti ho fatto scappare coi miei blablabla, spero che questa fic post-romanzo ma spoiler-free possa piacerti, incuriosirti e farti venir voglia di saperne di più!









La Normalità è una creatura inconsistente e ha le mani leggere da borseggiatore. "Normale" non è che un titolo passeggero, può essere sfilato via sotto al nostro naso e noi resteremmo spaesati dal cambiamento solo il tempo che ci vorrebbe per scoprire al collo di quale situazione ora pende la sua insegna. E' normale trovare tra le strade di Riverside prostitute dall'aria malsana, canaglie disposte a qualunque lavoretto per pochi spiccioli e un coltello nella propria schiena, se non si fa abbastanza attenzione, eppure, tolto lo sporco degli ultimi decenni, Riverside non era che un quartiere di palazzi abbastanza sontuosi da essere la normale residenza della nobilità più esigente.
Dopo il processo, dopo tutto quel contorto intrigo che aveva fatto desiderare a Richard di non avere più a che fare coi gentiluomini e donne della Città Alta per lungo e lungo tempo se solo non fosse dipesa da loro la quantità di cibo con cui poteva riempire il suo stomaco, la vita era tornata, per così dire, alla normalità. Ma non di certo a quello che era prima.
Non era tanto il conoscere quanto Alec aveva cercato di annegare in alcol, droghe e fantasie suicide sempre più colorite, non gli era importato di sapere nulla prima, non gli dava alcun peso nemmeno ora che ne era stato praticamente travolto. Richard, come era nella sua natura straordinariamente semplice, finiva per lasciarsi coinvolgere dai particolari che chiunque altro avrebbe trovato ridicoli e trascurabili.
Alec era seduto sul pavimento davanti al camino spento -- una delle sue molte manie era quella di pensare che quel punto fosse il più caldo anche se non c'era alcun fuoco acceso -- tutto curvo su un libro appoggiato sul groviglio delle sue gambe e della stoffa nera che le copriva sempre. Non doveva essersi alzato molto prima di lui, oppure aveva semplicemente deciso di non preoccuparsi del propri vestiario per quel giorno, notò Richard. Da come la veste dell'Università gli cadeva addosso e da quegli sprazzi di pelle che lasciava scoperti, Alec sembrava non indossare nient'altro sotto. I capelli corti arrivavano a malapena ad infastidirgli le guance, anche se lui non sembrava propenso a dar loro più attenzione di quella riservata al suo attuale abbigliamento. Così com'era, il suo collo dava bella mostra dei propri spigoli ossuti prima di sparire oltre la veste. Da quell'angolo privilegiato della casa era impossibile per lo spadaccino non seguire un pensiero che si era fatto insistente da quando Alec era tornato. Richard si avvicinò senza prestare attenzione a non farsi sentire, ma ottenne lo stesso di raggiungerlo inosservato grazie alla distrazione dell'altro. Si accovacciò dietro di lui e gli accarezzò il collo con la punta delle dita.
Alec, essendo Alec, ebbe una reazione piuttosto disordinata. Prima sussultò violentemente, poi la consapevolezza di chi fosse il proprietario di quel tocco lo fece sciogliere felinamente contro la carezza. Poi Alec tornò sè stesso, si irrigidì e si voltò verso di lui con uno sguardo acuminato.
"Richard," constatò. "Ti sei svegliato."
Richard non rispose, dato che non ce n'era alcun bisogno, continuò ad osservare le sue dita che disegnavano la linea del collo di Alec. Lui lo osservava con la stessa ostile curiosità con cui accoglieva qualsiasi cosa non suscitasse il suo divertimento, ma lasciò nondimeno che la mano dello spadaccino stesse dov'era. Strano. Incoraggiante.
"Se non ti disturbo troppo dal tuo passatempo, posso chiederti cosa diavolo stai facendo?" gli domandò lui con un tono infastidito -- eppure le sue spalle tremavano lievemente in un modo che ricordava un tutt'altro genere di sensazione.
"La tua nuca." Le parole di Richard suonavano attutite alle proprie orecchie a causa della curiosa concentrazione che guidava i suoi occhi e la sua mano. "Non l'avevo mai vista." La cascata di capelli disordinati che Alec si era portato via dall'Università era sempre piaciuta allo spadaccino, era sempre stata lì, aveva imparato a considerarla una parte stessa del ragazzo, come una sua mano o la sua voce. Fino ad ora.
Alec inarcò le sopracciglia e lo guardò come lo guardava ogni volta che lui diceva qualcosa di eccezionalmente stupido. "Che favolosa scoperta! Dovresti piantarci una bandiera e darle un nome prima che lo faccia qualcun altro!" lo prese in giro.
"E' una parte nuova di te," insistette pacatamente Richard, ormai abituato ai modi sarcastici dell'altro. Le sue dita non avevano cessato un attimo la loro cauta esplorazione. Le ossa della spina dorsale si facevano più pronunciate là dove cominciava la schiena. Era un concetto che il suo senso del tatto conosceva, ma per i suoi occhi rappresentava un'affascinante novità.
"Ci sono tante parti di me che non conosci," ribattà cautamente Alec. Si strinse nelle spalle, fingendo disinteresse per l'argomento e tornando a voltargli la schiena -- offrendo a Richard un miglior accesso alla sua nuca, ma se fosse o meno voluto, questo era impossibile a dirsi. "O che non conoscevi..." aggiunse con una punta di genuino fastidio, più rivolto ai recenti trascorsi che all'altro ragazzo.
Il modo di parlare di Alec non faceva che procurargli guai in qualsiasi bettola di Riverside, non gli serviva a nulla per difendersi dagli stupidi che ancora non sapevano sotto la protozione di chi fosse quello studente così facile all'insulto, ma Richard aveva avuto modo di vederlo confrontarsi coi suoi simili -- anche se nessuno davvero poteva dirsi simile ad Alec -- e aveva visto come con le parole si potesse persino combattere, proprio come lui faceva con la spada. I modi sfrontati e taglienti di Alec l'avevano attratto fin dal primo istante e ora capiva per chè. Non usava una spada, ma Alec sapeva duellare con grande maestria e a Richard questo riscaldava una piacevole sensazione di desiderio sul fondo dello stomaco.
"Al momento mi interessa questa." Con un movimento rapido le sue labbra sostituirono le dita sul collo. Lo spadaccino non sapeva resistere ad un avversario di valore.
"Ah!" Alec chiuse gli occhi. Anche se Richard non poteva vederlo, sentì che li chiudeva. "Penso di cominciare, ah! ...a trovare qualche ragione a favore di... di questo tuo nuovo... particolare... interesse..."
Richard si ritrovò contro il petto la schiena inarcata di Alec e si spinse a sua volta contro il corpo dell'altro sorprendentemente entusiasta, considerato che era pieno giorno e si trovavano sul pavimento. Alec era di una specie felina piuttosto suscettibile, per quanto desiderasse la sua compagnia, non si lasciava toccare al di fuori del buio della camera da letto. Il pavimento e la luce del sole erano una rarità, quasi un'occasione speciale.
Gli circondò la vita con le braccia, attirandolo a sè, e affondò le mani sotto la veste. Non c'era davvero altro indumento sotto. Alec si lasciò scappare una risata affannata. "Non si può dire che tu sia a corto di argomenti... Nonostante io debba ancora una volta farti notare che i tuoi... oh... i tuoi metodi retorici siano ancora... così poco elaborati... decisamente primitivi..."
Richard non aveva smesso per un istante di esplorare la sua nuca con le labbra, nè sentì il bisogno di allontanarle da quella pelle tesa e pallida per rispondere. "Il metodo semplice e diretto è sempre il migliore."
"Povero me!" sospirò Alec, la cui predisposizione alla teatralità riusciva a far suonare la sua voce studiatamente melodrammatica anche quando era fosca di eccitazione. "Con che razza di sepliciotto mi sono ritrovato! Ti prego di -- ah -- di non farlo sapere in giro oppre ci farò una pessima figura!"
"Non ho mai avuto l'impressione che ti importasse molto dell'opinione comune," gli ribattè Richard rimarcando la sua stoccata con la stretta sul suo corpo e col graffio dei denti sulla spina dorsale.
"Non dei viventi, no... Ma--" Annaspò per un istante quando Richard raggiunse un punto più sensibile. "--i posteri? Non voglio che dicano di quanto tu fossi sepliciotto nelle ballate che scriveranno su di noi." Si interruppe solo il tempo di accomodarsi meglio tra le sue braccia. "Non potrò essere lì per riderne o a lamentarmi."
"Ci troveresti qualcosa di cui ridere o lamentarti in ogni caso, che differenza fa?" Approfittando della docilità dei suoi movimenti, Richard spinse i loro corpi in avanti, accompagnandoli verso il pavimento con lentezza, quasi a non distrarre Alec dal suo discorso.
Alec però sembrava piuttosto incline a lasciarsi distrarre, aprì bocca soltanto per ansimare, cercando con una mano il corpo alle sue spalle, mentre l'altra tentava di trovate un appiglio sul pavimento liscio. A Richard in quel momento non serviva altro, non desiderava altro, solo di sentire Alec fremere tra le mani e di continuare a raggiungere con le labbra la sua nuca per il semplice fatto che poteva. Alla fine si abbandonarono insieme sul pavimento, abbracciati, scomposti, Alec gli dava ancora le spalle. Forse tra un istante Richard avrebbe pensato anche al proprio corpo, non subito.
"Hai avuto ciò che desideravi?" gli domandò invece Alec e dal suo tono Richard comprese che era troppo tardi, che invece di rilassarsi, il ragazzo si era perso nei suoi pensieri e ciò che ne aveva estratto aveva incrinato quel momento, irreparabilmente.
"Credevo lo desiderassi anche tu," replicò Richard con calma, ma con fermezza, perchè poteva stare al suo gioco, ma non gli andava di essere accusato di prendersi qualcosa senza consenso.
Alec si voltò di scatto, bloccandolo a terra ed incombendo su di lui, una familiare scintilla di rabbia folle gli attraversò per un attimo gli occhi.
"Sai cosa desidero io?" Gli carezzò un ciuffo di capelli che si erano appiccicati al viso con un gesto quasi devoto, non fosse stato per il rancore che gli induriva il viso. "Desidero vederti coi capelli bianchi. E le rughe su tutta la faccia." Le dita seguirono quei segni immaginari sulla sua fronte e lungo la guancia. "Così tante rughe che non riuscirei nemmeno a contarle. Però alla fin fine sei sempre tu ad averla vinta, tu ottieni tutto, ma non farai mai niente perchè io possa avere ciò che desidero."
"Nessun uomo di spada arriva ad avere i capelli bianchi... Non a Riverside." Non che Richard non capisse Alec. Voleva solo che si abituasse all'idea che le cose non potevano andare diversamente.
"Vedi? E' esattamente questo di cui parlavo!" Lo abbandonò per terra e se ne andò dalla stanza. Richard sperava solo che avesse il buon senso di prendere dei vestiti dalla lavanderia di Marie prima di uscire in strada, ma non si preoccupò più di tanto perchè i suoi sbalzi d'umore erano tanto intensi quanto effimeri e presto sarebbe rientrato in casa come se nulla fosse accaduto.
Si sarebbe dovuto alzare, per allora. Avrebbe dovuto partecipare all'inganno perchè quello era l'unico modo che avevano di superare quella discussione, dato che nessuno dei due sembrava in grado di far cambiare idea all'altro. Richard l'avrebbe assecondato, proprio perchè sapeva che non sarebbe potuto essere il migliore ancora per molto e che prima o poi qualcuno l'avrebbe sconfitto in duello, mettendo fine alla sua carriera e alla sua vita. Non valeva la pena di indispettire Alec ricordandoglielo ancora.
Non subito, però. Non si doveva alzare subito.
Lo spadaccino rimase per un poco dov'era stato lasciato, il suo corpo ancora sentiva con intensità la mancanza del calore dell'altro.
Non subito. Tra poco tutto sarebbe andato meglio. Tutto avrebbe funzionato, in qualche modo.



(Not Yet) The End



Leggi "Swordspoint" di Ellen Kushner! Per qualsiasi altra informazione o curiosità a riguardo, ti invito a scrivermi direttamente, sono una promoter piuttosto entusiasta di questo romanzo.. XD


...e puoi venire a trovarmi su The Fangirl Within!
  
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