Erano trascorse
quasi
due ore, da quando avevano riavviato i portatili e la ragazza aveva
controllato
che il software, che appariva ingegnosamente mascherato come un normale
videogame, girasse correttamente e fosse connesso alla rete LAN del
castello.
Aveva persino verificato che alle postazioni fossero collegati i guanti
e i
visori 3D, sebbene Mónika non ne comprendesse il motivo.
“La
terza postazione
per chi diavolo sarebbe?” aveva domandato nervosa,
“E’ la tua?”
“Non
si sa mai che Ian
e Daniel abbiano fatto qualche amicizia nel passato e desiderino
farcela
conoscere!”, aveva scherzato Jodie, con un sorriso tirato.
“Le
tue battute
iniziano a darmi sui nervi”, aveva sibilato
Mónika, fissandola da dietro gli
occhi grigio-verdi socchiusi minacciosamente, “basta giocare,
ora rispondi alla
mia domanda”.
“Quando
Ian e Daniel
sono partiti, le postazioni accese erano tre, voglio solo riprodurre
con
precisione le stesse condizioni di allora”, cercò
di schermirsi.
Mónika
lesse negli
occhi di Jodie la menzogna, chiedendosi chi o cosa stesse ancora
cercando di
proteggere.
Ora che si
avvicinavano
al momento della verità, si faceva strada dentro di lei
l’angoscia crescente di
essere stata giocata da quella ragazzina. L’ansia le faceva
dubitare di tutto,
a cominciare da come l’hardware insignificante di quei
portatili, potesse
celare al proprio interno le risposte alle teorie di Lloyd.
Infine,
senza alcun preavviso, accadde ciò che
cambiò per sempre la sua vita.
I suoi occhi la
sorpresero, mostrandole ciò che era inimmaginabile e
impossibile.
All’impazienza
e
all’irritazione subentrò una paura ghiacciata. Un
istante prima non c’erano e
poi erano lì. Apparvero, irragionevolmente, proprio dove
prima c’era soltanto
il vuoto, il nulla.
Ian,
Daniel e Isabeau.
Jodie si
precipitò
verso Daniel, facendolo quasi ribaltare dalla sedia, mentre gridava il
suo nome
e gli gettava le braccia al collo.
John
incrociò lo
sguardo di Ian e dopo qualche secondo di sconcerto, i loro occhi
crepitarono di
minacciosi lampi elettrici.
Mónika
posò la sua
attenzione sulla figura femminile che non doveva esserci, una ragazza
dalla
perfezione quasi aliena, che maneggiava atterrita guanti e visore.
E
tu, chi diavolo sei? Non appartieni a questo mondo, vero?
LeClercq
udì le grida e
gli strani rumori che giunsero inaspettatamente dalla stanza alla sua
sinistra.
Emerse con cautela dall’angolo di buio dov’era
nascosto e tese ogni suo nervo
all’ascolto.
Sta
succedendo qualcosa. Qualcosa che avevo previsto. Un sorriso
storto gli contorse le
labbra, mentre assaporava il trionfo e la vendetta. Ian Maayrkas si
trovava lì,
a pochi passi da lui.
***