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Autore: LuluXI    10/11/2010    2 recensioni
Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma di Masami Kurumada
Trama: E' una corsa contro il tempo quella di Tetis, che deve salvare Julian, la reincarnazione di Poseidone. Per lei è anche dolorosa, ma necessaria, perchè ha un debito da saldare. Una corsa contro il tempo ma soprattutto una corsa contro la furia del mare, che evoca in lei ricordi dolorosi. E insieme ai ricordi, affiorano quelle domande alle quali non ha ancora risposto.
Altro: E' la mia prima fanfiction, e spero piaccia. Ciò che dice Julian da bambino e il suo dialogo con Sorrento sono presi diretamente dal manga.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Tetis,la guerriera sirena stava correndo con Julian Solo sulle spalle. Correva e piangeva.
“Perché piangi Testis?” domandava a se stessa mentre correva, senza trovare il coraggio di guardarsi alle spalle, dove aveva lasciato Atena e i suoi cavalieri. Atena, la Dea della Giustizia. La Dea che dopo aver rinchiuso lo spirito di Poseidone nel vaso all’interno del quale riposava dall’epoca dei miti, si era preoccupata per la sorte di Julian.
 
Julian Solo, la reincarnazione di Poseidone, lo stesso ragazzo che lei ora portava sulle spalle, mentre correva.
“Perché piangi Tetis? Forse per i guerrieri Marines che sono morti in battaglia? Piangi coloro che hanno perso la vita a causa dell’ inganno escogitato da un comune mortale?”
Non aveva tempo per rimanere a pensare: doveva portare Julian in salvo, ora che anche la Main Bread-Winner era stata abbattuta,e le acque degli Oceani stavano distruggendo il tempio di Podeidone.
 
Il leggero suono delle note di un flauto raggiunse le sue orecchie e istintivamente si voltò verso destra. Lì, in piedi su una roccia Sorrento di Siren suonava osservandola in silenzio. Non una parola verso di lui,non un cenno da parte della ragazza. Si limitò a continuare a correre, sistemandosi meglio il corpo di Julian sulle spalle.
“Perché piangi Tetis?” Questa era la domanda che leggeva negli occhi di Sorrento, questa era la domanda che la assillava.
 
“Perché piangi, guerriera sirena, se non piangi per i tuoi alleati,morti in battaglia? Perché piangi Tetis, se non piangi per la sconfitta del tuo Dio?”
Mentre si interrogava, giunse al luogo adatto per nuotare fino in superficie, per riportare Julian in salvo,sulla stessa scogliera dove gli aveva consegnato il tridente del dio dei mari, il giorno del suo sedicesimo compleanno.
 
“Il tuo Dio ha perso una battaglia che non voleva combattere, non è per questo che piangi. Le lacrime rigano il tuo viso perché sai che questi sono gli ultimi attimi che hai. Questi respiri sono gli ultimi che esalerai, perché la furia delle onde non avrà pietà neanche di te, che tra le onde sei nata.”
 
Per questo motivo piangeva la guerriera sirena, mentre si lasciava trasportare dalle forti correnti,nuotando in direzione differente solamente se si allontanava dalla sua meta.
Nuotava veloce per portare in salvo quel ragazzo che non aveva nessuna colpa. Consumava le sue ultime energie per portarlo al sicuro sulla stessa spiaggia dove lei stessa era rimasta in fin di vita, salvata solo dalla bontà di un bambino.
 
E mentre lottava contro la furia delle onde che erano sempre state sue amiche e compagne, Tetis lasciava riaffiorare i ricordi. Ricordava perfettamente il giorno in cui era rimasta impigliata nell’amo di un pescatore,e la corrente la aveva abbandonata sulla spiaggia.
Non era altro che un pesce colorato, rinchiuso in quella trappola escogitata dagli umani. Un piccolo pesce indifeso, agonizzante sula spiaggia. Poi un bambino che correva sul bagnasciuga, era rimasto abbagliato dalla bellezza di quel pesce.
 
“Hai un bel colore…Non avevo mai visto prima un pesce così bello…Ora torna a casa, e stai attento a non toccare più gli ami”. Lei ricordava ancora le parole di quel bimbo che le aveva permesso di tornare a nuotare nel mare,quando ormai pensava di non avere più speranze.
“Può darsi che la sirena di cui ho letto in una favola sia di quel colore.”
Si,anche questo aveva detto Julian, e ora Tetis lo ricordava perfettamente. E mentre nuotava tra le onde, era rimasta colpita dalla bontà di quel bambino. Ed era rimasta stupita nell’apprendere che conosceva il segreto delle sirene, che quando volevano potevano mutare in piccoli pesci variopinti.
 
Ripensava a tutto questo la guerriera sirena, mentre con le ultime forse trascinava Julian fino alla spiaggia, nonostante fosse sospinta dalla furia delle onde contro gli scogli.
Lo lasciò lì, sul bagnasciuga, stendendosi accanto a lui, ed osservandolo. Piangeva ancora, anche se ormai era senza forze, esausta dopo la lunga lotta contro la furia dei flutti.
 
“Ecco perché piangi Tetis, perché ormai  è troppo tardi per parlare. Le lacrime bagnano il tuo viso perché avresti voluto dire tante cose a quel ragazzo,che giace svenuto accanto a te sulla spiaggia. Ma non ne hai avuto il tempo perché una guerra ha risvegliato il tuo Dio, che ha celato al mondo il ragazzo che hai portato in salvo. Avresti voluto dirgli che lo amavi. Invece hai potuto soltanto saldare il tuo debito.”
 
La tempesta era finita, e Julian Solo camminava per l’ultima volta lungo la spiaggia sulla quale era cresciuto. Accanto a lui,camminava Sorrento, lo studente della facoltà di musica che lo avrebbe accompagnato nel suo viaggio intorno al mondo per consolare i bambini ai quali la tempesta aveva tolto i genitori. E mentre camminava, fu allora che Julian lo vide: un pesce dai colori sgargianti, fermo sulla sabbia dorata.
 
“Oh, che bel pesce”, affermò in un sussurro.
“Ha ragione, ma è pieno di ferite: forse ha sbattuto contro gli scogli… Sembra che sia morto qualche giorno fa” rispose Sorrento.
“Mi sembra di aver già visto questo bel pesce. Ora torna nel mare. Tu devi vivere nel mare: non salire mai più sulla terra.” Concluse Julian,rimettendolo nell’acqua.
 
E fu così che piangendo Julian Solo disse addio a Tetis, la sirena che lo aveva amato, e che pur di saldare il suo debito, aveva deciso di perder la vita.
   
 
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