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Autore: Zackneifan    13/11/2010    8 recensioni
Il vento si insinuava nelle strettoie e nelle gallerie, annegando i monti nelle sue urla strazianti.
L’uomo non si scompose; sapeva che avrebbe trovato riparo dalla furia degli elementi, in quel gelido abbraccio che lo attendeva dalla nascita.

La verità definitiva su Final Fantasy VII, esposta in una breve pagina. Un pairing che da tempo sognavo di trattare, davvero.
-Demenziale travestita da Drammatica-
Genere: Demenziale, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Jenova
Note: Lime, Nonsense, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Disclaimer: non tentate di trovare un senso in questa storia, e soprattutto non cercate di inserirla nella timeline canon... Sarebbe solo uno spreco di tempo.

The Icy taste of truth
 
Aveva atteso quel momento per lunghi anni, celando le sue morbose speranze sotto l’apparenza di una vita normale. Aveva preso moglie, aveva messo al mondo dei figli. Fingendo di amare la propria sposa, aveva trattenuto il vomito durante ogni singola notte. Aveva allevato la sua prole da dietro la maschera di un buon padre, si era costretto a negare il proprio disgusto fino all’ultimo istante di agonia.
 
Si asciugò la fronte, scostando le bionde ciocche impregnate di sudore che gli coprivano la vista. Fissando l’oscurità davanti al proprio viso, sorrise impercettibilmente. Non era il caso di pensare al passato, oggi. 
Ormai quell’epoca di torture e di dolore era finita. In questo giorno glorioso, si preparava finalmente ad abbandonare il ricordo di quei mesi ripugnanti.
Il tempo dei rimorsi aveva lasciato spazio ad una nuova era: un’era in grado di appagarela sua lussuria da tempo sepolta.
 
Il vento si insinuava nelle strettoie e nelle gallerie, annegando i monti nelle sue urla strazianti.
L’uomo non si scompose; sapeva che avrebbe trovato riparo dalla furia degli elementi, in quel gelido abbraccio che lo attendeva dalla nascita.
 
Si fece strada nel buio con difficoltà, attraversando i corridoi metallici scavati nella pietra della montagna.
I macchinari, inutilizzati da anni, giacevano sotto un manto irregolare di ruggine e polvere; alcune pozze di umidità condensata coprivano il pavimento contorto e opaco, riflettendo vagamente il volto di quell’ospite tanto atteso. Chiunque avrebbe pensato di trovare solo morte, tra quelle macerie immobili.
 
Finalmente, una porta d’acciaio temprato interruppe il cammino del giovane uomo. Il suo sorriso si allargò, mentre con le dita sfiorava i flutti di vapore freddo filtrati dai cardini instabili.
I battenti si dischiusero senza alcuna resistenza, nonostante un tempo fossero sigillati. Anni di umidità avevano corroso i meccanismi interni, e quella porta dalla tecnologia avanzatissima si apriva ormai con una banale spinta.
 
Seguendo la lieve luminescenza emanata dal corpo livido, Cloud si diresse con passo sicuro verso la capsula.
“Madre...”
Lacrime calde scorsero sulle sue guance, mentre toccava finalmente il suo unico amore. Con gli occhi appannati dal pianto, prese a baciare quel corpo alieno in ogni sua parte.
Il desiderio sarebbe stato finalmente soddisfatto, dopo anni di repressione e di sofferenza.
Era esattamente come aveva immaginato che fosse... No, era molto meglio.
Mentre la stringeva a sè, preparandosi finalmente a possederla, iniziò a sentire tra le dita qualcosa di strano. La pelle di Jenova si stava increspando, come se il tempo avesse finalmente avuto la meglio su di lei. La gioia di Cloud si mutò in dolore, ma le sue lacrime non smisero di cadere sul corpo dell’amata.
Continuò a stringere e a baciare quella pelle fredda, mentre la carne si decomponeva ad ogni suo tocco.
 
Poi rimase lì, immobile, senza riuscire nemmeno a pensare. Il suo unico sogno si era infranto.
Erano bastati pochi istanti, e la donna era svanita, lasciando dietro solamente ossa consunte.
Si rannicchiò sul pavimento, tremando, e lentamente la sua coscienza cadde nelle tenebre.
Nell’ultimo istante di vita, si odiò con tutto sè stesso.
Avrebbe dovuto capirlo fin dall’inizio, da quando aveva visitato il reattore di Nibelheim per la prima volta:
se la temperatura di quella stanza era tenuta costantemente sotto lo zero, un motivo DOVEVA esserci.
  
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