Note
dell’autrice: ecco un’altra song-fiction per la mia serie. Devo ringraziare per
l’idea ISI e Bellis che hanno indetto il concorso per il quale è nata questa
storia. Spero che vi piaccia e che non sia troppo malinconica.
Non
so se sia nostalgia dei vecchi tempi o semplice bisogno di avere ancora la
sensazione della penna che, stretta tra le mie dita, sparge parole su un foglio
di carta. Fatto sta che, nonostante la stanchezza ed il dolore alla schiena,
conseguenze del mio viaggio nel Sussex, eccomi qui, seduto alla mia scrivania, a
quest’ora tarda, a redigere un resoconto dei miei ultimi giorni prima che la
memoria si offuschi.
Ti
starai chiedendo, caro lettore, perché un sessantenne, con forti problemi di
reumatismi e dolori cronici abbia intrapreso un simile tragitto. Se hai letto le
mie opere, in cui narro le avventure vissute con il mio più caro amico, non
necessiti certo di una risposta.
Proprio
Sherlock Holmes, oramai ritiratosi a vita privata nella amena campagna inglese,
mi aveva inviato una missiva che qui riporto fedelmente:
18 luglio 1913
Mio
caro Watson,
spero
che siate in buona salute mentre leggete queste parole. E’ mio desiderio
invitarvi, ovviamente senza alcun obbligo, a trascorrere il prossimo
finesettimana nella mia residenza nel Sussex. Vorrei affidarvi un documento che
ho scritto di recente su un’avventura a cui mi è capitato di prendere
parte.
Spero che questa informazione vi convinca ad
accettare.
Sherlock Holmes
Potevo
forse rifiutare una simile richiesta? La curiosità, il desiderio di sapere in
quale strambo caso si fosse imbattuto il mio amico potevano essere dei motivi
più che sufficienti per farmi lasciare la tranquillità della mia casa. Tuttavia,
è stata soprattutto la voglia di rivedere il mio ex coinquilino ciò che mi ha
spinto a prendere armi, bagagli e reumatismi e a partire alla volta della
campagna.
Durante
il tragitto, mentre la vettura avanzava in mezzo al verde, ricordo di aver
guardato la strada davanti a me: era lunga e piena di
curve.
The long and winding road
that leads to your door,
Will never
disappear,
I've
seen that road before
It always leads me here,
leads me to your
door.
Sarà
stata la mia indole di scrittore
‘eccessivamente romantico’ (come ama definirmi una persona che ben conosco), o
forse solo la debolezza di un vecchio, comunque mi sono ritrovato a pensare
quanto quella via, che mi stava conducendo dal mio grande amico, somigliasse a
quella che ci aveva fatti incontrare per la prima volta. Uscivo da un percorso
tortuoso, durante il quale avevo conosciuto la nostalgia, la sofferenza, la
morte. Il giorno in cui ho incontrato Sherlock Holmes pensavo che, finalmente,
avrei trovato un po’ di pace.
Quanto mi sbagliavo!
Da
quel momento si sono succedute continue avventure.
The wild and windy night
the rain washed away,
Has left a pool
of tears
crying for the day.
Why leave me standing here,
let me know
the way
E’
ancora fresco il ricordo delle notti spese ad indagare, ad attendere, ad
inseguire qualcuno, anche sotto la pioggia, con l’adrenalina che correva nelle
vene, come acqua in un torrente di montagna. Già, la montagna, un’altra pietra miliare della nostra amicizia. Come
dimenticare l’orrido abisso delle cascate di Reichenbach? Come
dimenticare il pauroso mugghiare delle acque, vagamente simile a quello prodotto
dalla pioggia che scroscia in una notte di tempesta?
Non
stupirti di questo accostamento, caro lettore. Più di una volta, infatti, mi è
capitato di svegliarmi di soprassalto, durante una bufera notturna, con gli
occhi ed il volto bagnati di lacrime per aver visto il mio amico morire nel
corso di un incubo. Non gli ero stato accanto, non l’avevo seguito e la mia
strada era diventata tristemente diritta ma, soprattutto, separata da quella del
mio più caro amico. La maggior causa della mia tristezza e della mia
disperazione, però, era il fatto che non sapevo come ricongiungermi a quella
via.
Many times I've been alone
and many times I've cried
Anyway
you'll never know
the many ways I've tried,
But still they lead me
back
to the long and winding road
Ho
passato tre anni monotoni, bui, ma non ho mai perso la voglia di combattere e di
vendicare, in qualche modo, il mio amico. Mi sono così buttato a capofitto in
alcune indagini di polizia, affiancando Lestrade e cercando di emulare, seppur
con scarsissimi risultati, il grande detective scomparso. Forse, inconsciamente,
credevo così di avvicinarmi di più a quella strada che avevo perduto.
Alla
fine, come tutti ben sapete, ci siamo ricongiunti e la mia via è tornata quella
di sempre. Avventurosa, terrificante, ma terribilmente ed innegabilmente
meravigliosa.
You left me standing here
a long, long time ago
Don't leave me
waiting here,
lead me to your door
Non
mi sono liberato molto in fretta del senso di inquietudine che mi assaliva,
ogniqualvolta attendevo la chiamata del mio amico per prendere parte ad un caso
mirabolante. Anche ora mi viene da ridere se penso all’incredibile tempismo che
lui dimostrava, venendomi a svegliare, o comunque a ‘disturbare’, esattamente un
attimo dopo che la convinzione che avrei passato una giornata o una nottata
tranquilla aveva preso posto stabile nella mia mente.
Non
posso dire che non me le andassi a cercare le avventure al suo fianco. Più di
una volta, dopo due o tre mesi di silenzio, mi trovavo a recarmi di mia sponte a
Baker Street, nella speranza di trovare qualche novità, qualche caso a cui
prendere parte con il mio amico.
The long and winding road
that leads to your door,
You left me
standing here
a long, long time ago
Don't leave me waiting here,
lead
me to your door
lead me to your door
Ti
chiederai allora, caro lettore, perché alla fine ci siamo divisi. Penso che la
risposta stia nella parola vecchiaia, benché né io, né tantomeno il grande
Sherlock Holmes riusciremo mai ad ammetterlo. Londra era diventata un nido di
criminalucci che, non possedendo la mente diabolica di Moriarty, stavano
mettendo a dura prova la pazienza del mio grande amico. L’unica cosa che
sembravano possedere era una grande energia nelle gambe e, più di una volta, sia
io che lui abbiamo rischiato di farci veramente del male durante un
inseguimento, mentre tentavamo di dare un orgoglioso quanto stupido sfoggio
della prestanza che, però, andava svanendo nei nostri corpi. Inoltre continuiamo
a rimanere in contatto. Ogni tanto ci scriviamo e, finalmente, Holmes ha
acconsentito a far installare un apparecchio telefonico nella sua casa. Che
genio quel signor Bell – anche se ho sentito dire che ha soffiato l’invenzione
ad un italiano, Maucci, Meucci, non ricordo.
Non
voglio suscitare la tua pietà e la tua compassione, caro lettore. Sto solo
esponendo i fatti così come sono. Per Giove! Sembro quasi il mio amico quando
faccio certi discorsi. Purtroppo temo che, alla fine, abbia davvero fatto
breccia nella mia mente e che non ci sia più via di
scampo.
Ho
paura, però, di essermi dilungato troppo sui miei ricordi e di aver abbandonato
il filo del discorso principale. Questo non è frutto dell’influenza di Sherlock
Holmes, quanto dell’età che avanza.
Dunque,
dopo un viaggio di quasi sei ore – tragitto in treno compreso – sono giunto
finalmente a destinazione. Il mio amico mi aspettava davanti al cancello della
sua proprietà, un delizioso cottage vicino alla costa, con un grande giardino.
Mi ha stretto calorosamente la mano e mi ha invitato ad entrare.
La
casa era molto semplice, arredata con gusto, perfetta per ospitare un uomo solo,
l’unica cameriera e, eventualmente, un paio di ospiti.
Abbiamo
chiacchierato del più e del meno e, subito dopo cena, mentre fumavamo seduti in
veranda sul retro della casa, ad ammirare il paesaggio dipinto con i colori del
sole morente, mi ha consegnato il resoconto che lui stesso aveva intitolato La criniera del
leone.
Ho
dato immediatamente una rapida scorsa alle pagine ed ho scoperto così l’abilità
di nuotatore di Holmes. Lui si è messo a ridere, non appena gliel’ho fatto
notare, e mi ha detto che l’uomo è capace di ogni cosa, quando è in preda alla
noia.
Una
volta che l’ultimo raggio di sole è sparito dietro l’orizzonte, ci siamo
ritirati per la notte.
Il
mattino seguente, dopo aver consumato la nostra colazione, siamo andati a fare
una passeggiata lungo la costa. Holmes mi ha mostrato i luoghi in cui si era
svolto il caso, il cui resoconto avevo ricevuto la sera prima. Mi ha fatto anche
vedere il percorso che seguiva ogni mattina nelle sue nuotate.
Forse
era l’aria del Sussex, ma mi sembrava di vederlo molto più disteso, molto più
incline a parlare e a scherzare di quando dividevamo gli alloggi a Baker Street.
Mi sembrava cambiato, forse maturato, forse semplicemente più aperto verso il
mondo.
Figuratevi
il mio stupore quando, mentre ancora camminavamo sulla spiaggia, lui si è
fermato di colpo e si è sbattuto una mano sulla fronte.
“Che
sciocco che sono, Watson!” ha esclamato “non vi ho ancora presentato le mie
amiche.”
Non
so che faccia avessi in quel momento, ma, di certo, era non attonita, di più.
Holmes, il grande detective misogino, aveva delle amiche?
Ho
resistito alla tentazione di pizzicarmi il braccio per vedere se stessi
dormendo.
L’ho
seguito mentre, a passo svelto, tornava verso il cottage. Mi ha detto di
aspettare fuori ed è entrato nell’abitazione, riuscendo a confondermi ancora di
più: c’erano delle signorine in casa ed io non me n’ero accorto? O stavo
perdendo colpi come ammiratore del gentil sesso o stavo veramente dormendo.
Lui
è tornato fuori dopo qualche minuto con quelle che sembravano delle tute. Me ne
ha offerta una e subito sono scoppiato a ridere, vedendo che era da apicoltore:
mi ero scordato delle sue api. Lui mi ha sorriso di rimando, ovviamente aveva
capito ogni mio pensiero come al solito. Ci siamo infilati le tute e lui mi ha
portato a vedere le sue arnie, mostrandomi la sua tecnica di allevamento e
facendomi un po’ di miele appena raccolto. Era davvero
ottimo.
Mentre
tornavamo al cottage, è riuscito a sorprendermi ancora una
volta.
“Comunque,
caro amico, i vostri pensieri non erano poi così errati. Ho trovato delle amiche
tra le varie signore e signorine che abitano nei
dintorni.”
L’ho
guardato, convinto che quella volta mi stesse davvero prendendo in giro.
“Lei
con le donne?” ho chiesto “No, non vi ci vedo proprio.”
“Caro
Watson, lei dovrebbe conoscere la differenza tra ammirare ed essere ammirati. La
mia reputazione mi ha preceduto e, non appena si è sparsa la notizia del mio
arrivo qui, quelle sono piombate in casa mia come le api piombano su un prato
fiorito a primavera. In giuste dosi, comunque, trovo la loro compagnia
abbastanza sopportabile. A proposito, la mia governante – eccellente nel suo
mestiere, ma poco dotata nel tenere il becco chiuso – ha sparso la voce del suo
arrivo e sono stato costretto ad invitare alcune famiglie per la cena di
stasera. Spero che non vi dispiaccia.”
“Assolutamente
no” ho risposto felice “forse potrò finalmente scoprire cosa ci trovano in lei
di così ammirevole.”
Holmes
è scoppiato a ridere, ma non mi ha risposto. Evidentemente non lo sapeva nemmeno
lui.
La
cena di quella sera è stata molto piacevole, la tavola era piena di gioia e di
allegria e, solo allora, caro lettore, ho capito qual era uno dei motivi per cui
quelle persone amavano la compagnia del mio amico. E’ stato un ottimo anfitrione
e, per quanto ho potuto sperimentare, anche un bravo cuoco, il pollo al curry,
che lui stesso aveva preparato per l’occasione, era veramente ottimo.
Sembrava
quasi che non avesse difficoltà a dimostrarsi un buon intrattenitore anche se, a
cena ultimata e quando gli ospiti se ne erano già andati, mi ha rivelato che
faceva ancora un po’ di fatica ad avere tanta gente intorno e, soprattutto a
parlare del più e del meno senza aspettarsi particolare dimostrazioni di logica
e intelligenza dai suoi interlocutori.
Alla
fine della mia breve vacanza, ci siamo salutati con vigore e con la promessa di
rivederci presto. Lui ha anche lasciato intendere che presto avrà di nuovo
bisogno di me come suo assistente in un caso. Qualcosa di grosso si sta
lentamente smuovendo in Europa ed il ministro inglese ha già richiesto il suo
aiuto.
Sarà
solo suggestione, ma io sento già l’adrenalina che scorre di nuovo nelle vene
come ai vecchi tempi e, già da ora, nonostante la stanchezza, mi riesce
difficile andare a coricarmi.
Tutti
sappiamo che la vita è come una strada lunga e tortuosa, vero, caro lettore?
L’importante è non perderla mai e soprattutto, aver qualcuno con cui
percorrerla, che ci sostenga e che ci sia possibile
sostenere.
Grazie
a Dio, io ho trovato questa persona in Sherlock Holmes. Freddo, distaccato,
petulante anche, eppure sempre presente e sempre pronto ad appoggiarmi. Un vero
amico. Di questo, bada bene, non ho mai dubitato, ma è stato comunque bello
averne la conferma durante la conclusione del tremendo caso della famiglia
Garrideb.
Mi
ritiro, sperando di prendere sonno. Mi ritiro, sperando che arrivi, puntuale, la
chiamata del mio amico. Mi ritiro, ringraziando il cielo per avermi concesso
l’onore di conoscere il più grande detective di tutti i tempi e la possibilità
di percorrere con lui la lunga e tortuosa strada della
vita.
FINE
Beh,
non è esattamente quel che si dice un granché, vero? Ho buttato dentro un sacco
di idee che mi venivano man mano che scrivevo.
Grazie
per aver letto.
Bebbe5