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Autore: Imaginary82    21/11/2010    9 recensioni
La adoravo con lo sguardo, beandomi dei suoi sorrisi e delle buffe smorfie che faceva; con l'udito, riempiendomi delle sue risate cristalline, della sua voce a tratti morbida e a tratti infantile; la adoravo con l'olfatto, godendo del profumo che il suo corpo emanava o del suo fiato, quando, troppo vicina, mi sussurrava qualcosa.
Vorrei adorarti Alice...con il tatto, percorrendo il tuo corpo con le dita, stringendolo tra le mani mentre ti dico che ti amo. E con il gusto Alice...poggiando le mie labbra sulle tue e sentendoti scorrere dentro di me.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Shadow Zones... Of love and passion'
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Per Lei Per Lei


Per lei mi ero allontanato da Maria, anche se alla fine la scelta si era rivelata giusta per me.
Per lei avevo rinunciato al sapore denso e corposo del sangue umano...
...il solo pensiero mi inondava la bocca di veleno e mi costringeva a deglutire.
Ma anche questa volta, la decisione si era rivelata giusta per me.
Per lei girovagavo senza meta, alla ricerca di questi fantomatici Cullen.
“Saranno la nostra famiglia” diceva e sorrideva ed io mi sentivo umano...di nuovo.
Non mi avrebbe stupito, in futuro, ammettere che, anche in quel caso, sarebbe stato perfetto per me.
Quando sorgeva il sole e la sua pelle scintillava, rendendola più incantevole di quanto non lo fosse di notte, per lei sopprimevo i miei istinti. Per lei non assecondavo le pulsioni del mio corpo indegno. Per lei mi allontanavo talvolta con la scusa della caccia.
Ma questa non era assolutamente la scelta giusta per me, che stavo sfiorando la pazzia.
Quello che provavo per la mia creatrice non era amore, lo avevo creduto, mi ci ero aggrappato con tutte le forze, ma mi sbagliavo.
Un vampiro può amare?
La risposta era una sola: no.
Ma era un'altra probabilmente la domanda che in quel momento dovevo pormi.

Si può non amare Alice?

E la risposta, anche in questo caso era solo una: no.
Appena ho incrociato i suoi occhi dorati, l'ho amata per quello che rappresentava: una speranza, un'alternativa, la possibilità di non essere un mostro. Quando mi strinse la mano pensai che per questo l'avrei amata per sempre. Le avrei permesso di mostrarmi la strada e, quando avesse voluto, l'avrei lasciata andare.
Col passare del tempo cominciai ad amarla per come mi faceva sentire: diverso. Vedeva quando stavo per perdere il controllo e con pazienza cercava di farmi ritornare padrone di me stesso. Non era facile, ma per lei mi impegnavo e spesso riuscivo.

“Siamo simili” diceva.
“Non ci può essere nulla e nessuno simile a te” rispondevo.

Anni passati a dover gestire la paura, il terrore, la sottomissione mia e degli altri. Ma per lei, grazie a lei, potevo capire cosa voleva dire gioia, euforia, imbarazzo, timore...eccitazione.
E così cominciai ad amarla per ciò che era.
Se non avessi saputo con certezza che fosse una vampira, non avrei esitato a crederla una fata.

Quante volte ho desiderato essere una compagnia migliore per lei. Me ne stavo lì a guardarla, ad ascoltarla e annuire.
La adoravo con lo sguardo, beandomi dei suoi sorrisi e delle buffe smorfie che faceva; con l'udito, riempiendomi delle sue risate cristalline, della sua voce a tratti morbida e a tratti infantile; la adoravo con l'olfatto, godendo del profumo che il suo corpo emanava o del suo fiato, quando, troppo vicina, mi sussurrava qualcosa.

Vorrei adorarti Alice...con il tatto, percorrendo il tuo corpo con le dita, stringendolo tra le mani mentre ti dico che ti amo. E con il gusto Alice...poggiando le mie labbra sulle tue e sentendoti scorrere dentro di me.

Spesso ho avuto paura che potesse vedere qualcosa e che potesse fuggire inorridita di fronte ai miei pensieri, ai miei desideri.
Ma il suo potere, oltre ad essere la mia salvezza, era vedere il momento della decisione, un momento che per me non era ancora arrivato.
Eppure qualche volta ce l'avevo fatta. Ero riuscito ad avvicinarmi a quel confine immaginario che proprio non riuscivo a superare.

Perché vederla triste è la cosa che odio di più al mondo. Quando tu sei triste, angelo mio, il cielo si incupisce ed il sole smette di splendere. La natura perde le sue brillanti sfumature e tutti i suoni che mi circondano diventano echi lontani e sommessi.

Quando la notte, dopo la caccia, ci concedevamo una passeggiata tra le strade deserte della città, sorridevo a vedere come riuscisse a fermarsi davanti ad ogni vetrina e ad avere un commento per ogni cosa.
Finché quella volta....
D'improvviso diventò seria, il sorriso si spense e bruscamente slacciò la sua mano dal mio braccio.
Sentivo tristezza...e paura.
Immobile non come una vampira, ma come una semplice ragazza scioccata, se ne stava lì ferma con gli occhi sbarrati.
Guardai la merce esposta: fermagli.
Passasti le dita tra i capelli e scossa da tremiti cominciasti a sussurrare ripetutamente “perché?”

Non potevo immaginare...non potevo sapere...e neanche tu.

“Perché Jasper?” mi chiese rivolgendosi a me, senza guardarmi veramente.
“Cosa Alice? Dimmi...parla” la implorai scuotendola.
E per la prima volta le mie mani si riempirono di lei, facendomi sentire...impotente.
“Perché i miei capelli sono così? Perché non sono lunghi come quelli delle altre ragazze? Perché?”
E perché questo ti terrorizza Alice?
Avrei voluto chiederglielo, ma non lo feci.
La abbracciai forte e lei si fece abbracciare, posando il viso sul mio petto e stringendo gli occhi.
Anche in quel momento era perfetta. Perfetta per me, perfetta contro di me.
Affondai le labbra in quel soffice cespuglio nero e intrecciai le dita nei suoi capelli, massaggiandole dolcemente il capo.
“Ssshh...i tuoi capelli sono bellissimi, tu sei bellissima”
Mi uscì fuori prepotentemente, mi accorsi di ciò che avevo detto solo dopo averlo sentito con le mie orecchie e, istintivamente, la strinsi più forte per evitare che si allontanasse. Feci finta di niente ma li vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa e richiudersi piano.

Solo molto dopo avrei capito perché. Perché i tuoi capelli erano così. E il perché del terrore che ogni tanto si impossessava di te. E ti amai, se possibile, ancora di più.

Da quel giorno qualcosa cambiò. Sentivo provenire da lei una sorta di timore, di vergogna. Abbassava sovente lo sguardo e cominciammo a cacciare separatamente.
Cosa era cambiata dalla prima volta?
Senza vergogna, quella volta, mi intimò di togliere la camicia. Avevo un modo di nutrirmi un po' più selvaggio del suo e non potevo sporcarmi, non potevo rovinarla “era un capo costoso e mi stava a pennello”. Sorrisi a quel ricordo, scuotendo la testa.
Vedevo chiaramente come spesso il suo sguardo indugiasse sul mio petto, sperando, illudendomi forse, che anche lei fosse attratta da me.
Perché io lo ero da lei, molto...troppo. E la distanza che stava mettendo tra noi mi distruggeva.
Sentivo che presto sarebbe arrivato quel momento, che lei se ne sarebbe andata, lasciandomi solo, facendomi morire per la seconda volta.
Ero convinto però, che il dolore sarebbe stato più straziante, che non il fuoco, ma il gelo si sarebbe impossessato del mio corpo, annientandomi.

Non potevo permetterlo.

Non l'avrei permesso.

E arrivò la decisione.

E lei ovviamente la vide.

Tornai dalla caccia determinato. Non avrei lasciato passare un minuto in più senza che lei sapesse, o meglio, senza che lei se lo sentisse dire da me.
Arrivai nel punto in cui c'eravamo separati ma non la trovai. Cominciai a correre alla cieca, facendomi largo selvaggiamente tra le fronde, ero preda dell'angoscia più profonda e ciò mi impediva di ragionare lucidamente.
Quando finalmente incrociai la sua scia mi maledissi mentalmente. Mi fermai e chiusi gli occhi.
Era così facile percepirla, era così intenso e riconoscibile il suo odore.
E sentivo...sentivo attesa?
Quando la raggiunsi era in piedi, immobile, teneva il viso basso e si torturava le mani. Era preda di emozioni, se possibile, più indefinite e forti delle mie.
“Alice io...”
“Jasper...”
“No Alice, fammi parlare ti prego.”
“Ma”
“No, aspetta un momento” la interruppi.
Non riuscivo a guardarla, tenevo anche io gli occhi bassi, o non avrei mai trovato il coraggio.
“Se non lo faccio adesso non credo che ci riuscirò in futuro. E poi tu...tu ti stai allontanando da me e sono sicuro che te ne andrai. E lo capisco Alice, capisco quanto sia stato difficile per te stare vicino ad uno come me. Ma prima che tu vada, prima che tu...mi lasci, io vorrei dirti...io vorrei farti capire che...”
“Jasper...”
“No Alice te lo devo dire. So che già lo sai, ma te lo devo dire...”
“Jasper?”
“Capisco che l'idea ti faccia orrore, che solo il pensiero di stare con me ti faccia orrore ma...”
“JASPER!”
E fu allora che mi fermai...ed alzai gli occhi scontrandomi col suo sorriso
“Anch'io ti amo Jasper”

...e con il suo amore.


Per la prima volta il mio corpo si riempì davvero di lei. Le sue braccia si allacciarono al mio collo e le mie si strinsero attorno alla sua vita, sollevandola e portando i nostri visi alla stessa altezza. La guardai negli occhi, quegli occhi che per la seconda volta mi stavano salvando e glielo dissi e fu come se esistessi solo per fare quello:
“Ti amo Alice...ti amo...ti amo ti amo”
E lei non resse all'emozione che le esplodeva dentro, stringendosi più forte a me e nascondendo il viso nell'incavo del mio collo. Continuavo a sussurrarle quelle parole, tante volte...per ogni volta che avrei voluto dirglielo e non l'avevo fatto.
Dolcemente lasciai che posasse i piedi a terra e mi staccai un attimo da lei solo per capire se quella fosse la realtà o un sogno.
Un sogno, decisamente.
Ci guardammo per un momento lungo una vita. Le circondai il viso con le mani, sentendo per la prima volta quanto fosse liscia la sua pelle e gioendo del modo in cui ogni parte di lei trovasse un incastro perfetto con me.
Non riuscendo più a contenere i miei sentimenti, finalmente, la baciai...
Alice smise di sorridere nell'esatto momento in cui capì cosa stessi per fare.

E fu il paradiso...

Labbra che avevano imprecato, labbra che avevano squartato, ucciso, profanato...labbra che ora amavano posandosi lievi, timorose sulle sue.

Percepivo perfettamente come la piccola bocca si adattasse alla mia naturalmente.
Ne sentivo la morbidezza, la delicatezza, il sapore...
Premetti un po' di più, spinto dalla voglia che avevo sempre avuto di lei, dalla voglia di imprimerla su di me, sulla mia pelle, dentro di me...nell'anima.
Con una mano dietro la nuca le sorreggevo il capo, impedendole di allontanarsi anche per un attimo. E quando schiuse le labbra per riprendere fiato, un fiato che non le serviva, ma che mi consentì di riempirmi del suo dolce respiro, la ribaciai, stavolta con ardore, con passione, intrappolando la sua bocca nella mia, assaporandone ogni millimetro. Intervallando ogni bacio con un “ti amo”. Le mie mani cominciarono a vagare lungo la sua schiena, ad indugiare sui suoi fianchi.
La strinsi a me, forte...troppo forte...e la sentii irrigidirsi.

Mortificazione...

“Jasper io...scusami”

Senso di colpa...

“No Alice, scusami tu...io...io sono imperdonabile. È che ti amo Alice e ti desidero, tanto...da tanto, troppo tempo”
“No, non scusarti . Io...lo capisco”
“Saprò aspettarti amore mio, ti ho aspettata per tutta la vita. Sarai tu a dirmi quando sarai pronta. Oppure se non vuoi, non fa niente, non è importante...”
“NO! Io voglio...è che non mi sembra...giusto
Disse l'ultima parola con un filo di voce e allora capii.
La adorai ancora di più e feci quello che in tutto questo tempo non avevo mai fatto: le parlai...

“Ascoltami Alice” le dissi prendendo le sue piccole mani “questo bacio...questo bacio te l'ho dato ogni giorno del nostro cammino. Ogni giorno ti ho aspettata. Ho aspettato di guardare il tuo viso e dirti cosa provassi. Ma non lo facevo. Non potevo farlo”.

Mi fermai un attimo per riordinare le idee. Non era facile dannazione! Non era affatto facile.

“Avevo paura che mi vedessi dentro...nel mio, nel mio come lo vuoi chiamare? Spirito? Anche ora è di questo che ho paura. Sono stato messo sotto terra, usato...credevo di aver perduto il buono che c'era in me, di aver ucciso la tenerezza, di aver perso la capacità di amare. Come potevo dichiararmi a te dopo tutto quello che avevo visto, dopo quello che avevo fatto?”

Lei si avvicinò a me, sorridendo dolcemente.

“Il buono che c'è in te io l'ho visto, ogni giorno. E la tenerezza è nei tuoi occhi e nei tuoi gesti. Ho amato il tuo viso dal primo momento che l'ho intravisto nei miei pensieri.”
“Alice...” dissi stringendola a me “perché non me l'hai detto? Se solo lo avessi saputo da prima...”
“Io vedevo la tua indecisione. Eri confuso e non volevo che scappassi via da me. Quando quella notte mi hai detto che ero bellissima, io ho pensato che lo avessi fatto per pietà. E non potevo sopportarlo. Non riuscivo a starti vicino. Avevo il terrore che ti accorgessi di ciò che provavo e che mi rifiutassi...”
“Piccolo folletto” sussurrai posandole un bacio sul naso “ non ho mai neanche lontanamente provato pietà per te. Gratitudine, all'inizio. Ammirazione e poi amore...e attrazione, non lo posso negare. Ti amo, ti amo e ti amerò per l'eternità. Avrei continuato ad amarti anche se tu avessi deciso di lasciarmi. Continuerò ad amarti Alice, sempre, nel modo che vuoi tu, nel modo di cui tu hai bisogno, come un amico, come un fratello o un alleato, come un compagno...come vuoi tu amore mio.”

“Anche io ti amo Jasper e so quello che dico quando affermo che ti amerò per sempre. Mi sembra così facile...così giusto stare accanto a te. Io mi sono sentita completa solo quando mi hai accolta tra le tue braccia. Non ricordo nulla di chi fossi da umana, ma so chi sono da quando ti ho incontrato e voglio stare con te in tutti i modi che tu hai elencato. ” e nel dire ciò nascose il viso tra le mani, privandomi, per un attimo, della luce.

“Guardami Alice” dissi seriamente e aspettai di avere i suoi occhi fissi nei miei “essere ciò che siamo ha privato di senso tante cose...la prospettiva di un matrimonio ad esempio...io voglio sposarti piccola mia, se tu...mi vuoi...”

“Ti voglio Jasper, ti voglio” esclamò abbracciandomi e cominciando a posare piccoli baci sulle mia bocca, sulle guance, sul naso, sugli occhi “non esiste una religione in cui è sufficiente dire io ti sposo...tre volte, per essere marito e moglie?”

A quelle parole la bloccai, le fermai le mani che mi accarezzavano il viso, stringendole i piccoli polsi con le mie e, convinto come mai ero stato prima, le dissi:

“Io ti sposo. Io ti sposo. Io ti sposo”

“Oh Jasper...io ti sposo. Io ti sposo. Io ti sposo...io ti sposo, io...”

E la baciai, suggellando con quel gesto una tacita promessa.

Continuai a baciarla, ad adorarla finalmente, come avrei voluto fare da tanto tempo. Sfiorai il suo collo con le dita sentendola sussultare per la sorpresa, per l'emozione. Le sue mani timorose esploravano il mio petto da sopra la camicia eppure sentivo addosso scie di fuoco, che percorrevano inarrestabili la mia pelle. Schiusi le labbra e lasciai che fosse lei a voler proseguire, ad approfondire il bacio. E quando sentii la sua lingua morbida, vellutata, calda, accarezzare la mia, persi ogni contatto con la realtà.
Il modo in cui mi baciava, il modo in cui dolcemente esplorava la mia bocca, accarezzava il mio palato, succhiava le mie labbra, mi eccitava come non mi era mai successo prima.
Mi sentivo agitato, nervoso, come se fosse la prima volta. Non potevo paragonare quello che stava succedendo, con ciò che avevo vissuto con Maria: amplessi selvaggi, consumati senza la minima attenzione l'uno per l'altra.
Era la prima volta che amavo. Ed era la prima volta che emozioni così intense mi avvolgevano.
Alice era così...così...appassionata, dolce. Sussurrava il mio nome e sospirava come se le mancasse davvero il respiro. Volevo sentire il suo corpo, conoscere ogni sua curva, tracciare una mappa dettagliata della sua pelle e baciare ogni singolo neo.
Cominciai a sbottonarle la giacca e, quando la aprii, le accarezzai il ventre con le dita. La seta della camicetta non mi impediva di sentirla e anche lei dovette sentirmi, dal modo in cui mi catturò un labbro tra i denti, mordendo con forza.
Era così sensuale...ed era mia.
Le tirai fuori dalla gonna i lembi della camicia, senza smettere di baciarla, senza smettere di far vagare le mie mani sul suo corpo.
Le sue, posate ancora sul mio petto, fecero forza, allontanandomi da lei.
“Aspetta.”
Per un attimo ebbi il terrore di non aver capito, di avere frainteso le sue intenzioni, di aver fatto qualcosa di sbagliato
“Io...mi vergogno”
Spalancai gli occhi incredulo. Come poteva vergognarsi, lei! Il mio corpo era una distesa interminabile di cicatrici, un promemoria dell'orrore che avevo subito, dell'orrore che avevo causato e lei...l'incarnazione della bellezza, della perfezione, della sensualità...si vergognava?
“V-vorrei che ti girassi...per favore”
Ero certo che se avesse avuto ancora il sangue nelle vene, il suo viso si sarebbe infuocato per la vergogna rendendola deliziosa. Ma, per me, lo era anche così. Con il pallore luminoso che le ricopriva le gote.
Avrei fatto di tutto per lei, pensai voltandomi. Ma...
“No!” esclamai tornando a guardarla “da questo momento in poi, io non smetterò mai di guardarti. E guardandoti non smetterò mai di vedere quella che sei”. Non le diedi nemmeno il tempo di formulare la domanda. Riempii la distanza che lei aveva messo tra noi e afferrai i lembi del fiocco che aveva sul petto tirando. “Meravigliosa” dissi baciandole il lobo dell'orecchio e slacciando il fiocco. Bastò intravedere quel piccolo lembo di pelle del suo petto per riaccendere il desiderio che avevo di lei. “Bellissima” continuai sbottonando i piccoli bottoni di madreperla. “Delicata” e le sfilai contemporaneamente la camicia e la giacca. Lei era immobile davanti a me, inerme, preda del mio amore, oggetto della mia venerazione. Le accarezzai il collo scendendo con le dita sulle spalle e posando piccoli baci laddove l'avevo sfiorata. Proseguii tracciando il contorno di quel delizioso avvallamento alla base del collo, dove le clavicole si uniscono allo sterno e quando lei buttò indietro la testa, mi chinai a baciarlo per poi tracciarne nuovamente il contorno con la lingua.
“Sei perfetta Alice, perfetta” abbassai le sottili spalline della sottoveste, scoprendole piano piano il petto.
Lei si coprì incrociando le braccia e si voltò dandomi la schiena.

Anche quella adoravo di lei.

Le spalle sottili, le scapole sporgenti. Seguii ogni sua curva con la lingua, baciando e leccando ogni piccola perla della colonna vertebrale. Incontrai il bordo alto della gonna e abbassai la lampo facendo scorrere lentamente l'indumento sui suoi piccoli fianchi. Quando cadde per terra, fu lei ad alzare prima un piede e poi l'altro per liberarsi completamente di esso. Vidi le sue braccia abbassarsi e le sue mani afferrare il bordo della sottoveste e tirare verso l'alto.
I miei occhi non potevano credere a quello che stavano vedendo. Ero talmente ipnotizzato dal suo gesto che rimasi a fissare quel piccolo pezzo di seta che giaceva per terra, accorgendomi solo dopo che non aveva ancora finito.
“Alice”
Deglutii rumorosamente, senza smettere di guardare il percorso che compivano le sue dita. Slacciò i gancetti del reggicalze, arrotolando il sottile strato di nylon fino alle caviglie, per poi sfilarlo.
Dai piedi il mio sguardo risalì, osservando due gambe sottili, dritte, slanciate...nude.
Si privò del resto della biancheria e, se avessi avuto un cuore, sono sicuro che si sarebbe fermato in quel momento.
Per la prima volta ringraziai di essere immortale.
Con più irruenza e con molta meno titubanza mi liberai dei miei vestiti, rimanendo completamente nudo dietro di lei.

Nudo e pazzo di lei.

Nudo ed eccitato per lei.

Fu senza vergogna che mi avvicinai abbracciandola, avvolgendo il suo esile corpo col mio, facendo aderire la sua schiena al mio petto e facendole sentire quanto la desiderassi e l'effetto che aveva su di me, il potere che aveva su di me, prima ancora che potesse sfiorarmi. Passò qualche minuto prima di sentire le sue spalle rilassarsi e, più forte del timore, più forte della vergogna, in lei si fece largo l'eccitazione. La presi per le spalle e la voltai, allontanandomi leggermente per ammirarla.
“Un'opera d'arte” dissi, facendola sorridere.
E lo era...Dio se lo era!
Feci scorrere i palmi lungo le spalle, per poi proseguire sul petto. Per quante volte avessi fantasticato sul suo seno, non avrei mai potuto minimamente immaginare qualcosa di così bello. Era piccolo, ma non troppo, tondo e sodo, con le punte che svettavano verso l'alto. Spostai le mani lateralmente seguendo il contorno di quelle dolci colline senza toccarle davvero. Sfiorai la pelle, che in quel punto si faceva ancora più liscia, ancora più morbida e, con la punta delle dita risalii fino ai capezzoli. Sentire il suo corpo reagire al mio tocco mi eccitava oltremisura e mi lusingava anche. Non sapevo di essere capace di tali delicatezze. Il mio corpo avrebbe voluto avventarsi su di lei, affondare in lei, ma la mia mente, il mio cuore, mi mostravano la strada giusta, quella che stavamo percorrendo insieme.
Quando anche lei mi toccò, per un attimo pensai di non essere più in grado di controllarmi. Mise le mani sui miei fianchi, solleticandoli con le dita, seguendo la trama intricata formata dalle cicatrici.
La scossa fu talmente forte, che senza rendermene conto avvolsi entrambi i seni con le mani.
“Aaah..Jasper...”
Sconvolto da quel gemito che le era uscito così selvaggiamente, presi a baciarla senza smettere di sfiorare ogni centimetro del suo corpo. Lei rispose con trasporto, gemendo e sussurrando il mio nome quando poteva, quando lasciavo la sua bocca per adorare il suo corpo con la mia. Senza sapere come, ci ritrovammo distesi per terra, le sue mani che accarezzavano la mia schiena, affondando di tanto in tanto i polpastrelli nella pelle.
Quando scesi con le labbra sul suo seno, lambendone la punta con la lingua, sentii le dita affondare nei miei capelli e stringere ed il corpo inarcarsi, facendo in modo che la mia eccitazione andasse a scontrarsi con la sua coscia.
Un ruggito mi sfuggì, riecheggiando nel bosco. Ero al limite. Non avevo mai provato nulla del genere. Non avrei mai pensato che lei potesse essere così...non c'era aggettivo per definirla. Era Alice.
Continuai a leccare, succhiare e baciare i suoi seni, scendendo sul ventre piatto, raggiungendo l'ombelico e spostandomi suoi fianchi, nel punto in cui le ossa del bacino sporgevano lievemente. Più scendevo, più la sentivo ansimare.
Il suo profumo mi avvolgeva provocandomi un senso di stordimento: era la fragranza più deliziosa che avessi mai sentito e si faceva più intensa man mano che mi avvicinavo...
Le accarezzai un fianco, seguendone la curva, fino a raggiungere i suoi glutei. Strinsi una natica con la mano scendendo fino a raggiungere il retro del ginocchio e sollevarle la gamba, per portarla sulla mia spalla. Lei smise di respirare e spalancò gli occhi, realizzando il modo in cui si offriva al mio sguardo.

Rosea, pulsante, pronta...per me.

“Ti amo Alice” non potei fare a meno di dire prima di posare le mie labbra tra le sue gambe. La sentii sollevarsi sui gomiti e quando alzai lo sguardo, due occhi neri sbarrati mi fissavano increduli. E fu proprio sotto il suo sguardo che continuai ad amarla, godendo del suo sapore così dolce, lasciando che fluisse dentro di me, nutrendomi come niente era riuscito a fare fino ad allora.
La bocca dischiusa, la lingua che inumidiva le labbra ripetutamente, un viso che era un misto di innocenza e malizia, di amore e desiderio...
Se fossi in grado di dormire, penserei che fosse un sogno.
Ma era la realtà vederla lì, in balia delle emozioni che io le stavo procurando. Era la realtà quando dischiudeva maggiormente le gambe e sollevava il bacino per sentirmi di più.
Era la realtà, forse, quando con voce supplichevole e rotta dal desiderio mi disse:
“Jasper...io...io non ce la faccio più...ti prego...”
Ma fu davvero un sogno quando lentamente mi sistemai tra le sue gambe e con dolcezza, senza impazienza cominciai ad entrare in lei.
“Alice...questo è...questo è troppo. Tu sei troppo...”
Sapevo che non avrebbe sentito dolore eppure mi sentivo in dovere di usarle lo stesso riguardo che avrei avuto se fosse stata viva.
Aspettai un suo cenno per cominciare a muovermi e lo feci solo quando sentii i suoi muscoli sciogliersi ed il suo bacino farsi avanti per venirmi incontro. Posai la testa sulla sua spalla e di nuovo lei intrecciò le dita con i miei capelli. Ci muovevamo insieme, lentamente, in una coreografia perfetta, in un incastro perfetto.
“Jasper...oh Jasper sì...” urlò quasi, tirando i capelli con più forza.
“Alice...io...non ho mai desiderato nessuno in questo modo. Non ho mai...mai..provato...quello che mi stai facendo...provare tu...adesso”
Portai le mani dietro la sua schiena, scendendo sui glutei e sollevandola da terra. Scivolai in lei più in profondità ed urlammo...insieme. I movimenti divennero più rapidi e sentivo le ondate di piacere cominciare a scuoterci entrambi.
“Jasper io...io sento..aaah...io...io...”
“Lasciati andare amore mio...godi per me, godi con me. Ti amo Alice, ti amo” le sussurrai all'orecchio un attimo primo di lasciarmi andare. “Ti...amo...anch'io...” mi rispose con la voce tremula a causa dell'orgasmo che la stava investendo.
“Sei la mia vita. La mia vita...sei tutta la mia vita adesso” dissi stringendola a me e abbandonandomi su di lei.

Quando aprii gli occhi, mi spostai al suo fianco e guardai il suo viso: fu come vederla per la prima volta.

“Mia moglie...”

Lei sorrise, prendendomi la mano e portandosela alla bocca per baciarne il dorso, il palmo, le dita.

“Mio marito...”

E ci baciammo...finalmente mia, finalmente tuo, finalmente nostri.







OS nata per caso, scritta di getto.
Non dico nient'altro, se non che è il mio primo tentativo con questo genere di cose. Spero di non essere stata pessima. Ci sono due citazioni, frammenti di dialoghi di due film che mi sono piaciuti molto: Ritorno a Cold Mountain e Sex & The City.
Graziee.
Miki.

   
 
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