In Memoriam
Si sedette nella penombra del regno dove le foglie degli alberi oscillavano al vento leggero con fare malinconico e triste.
Sorrise perché era tutto perfetto, perché in quel momento sembrava che ogni cosa, dal sole che scottava sulla sua pelle bruciandola, dal silenzio carico di commozione che regnava, stesse piangendo silenziosamente per la morte di Leslie, che riaffiorava lentamente da quell’ombra in cui Jess aveva cercato di racchiuderla, dentro un’urna d’oro.
Aveva pensato molto spesso a come sarebbe stato sapere che in quello stesso giorno ma un anno prima, lei si trovava lì ed era viva e unica e nessuno avrebbe mai pensato che se ne sarebbe andata.
Aveva pensato che avrebbe pianto, quasi sperandolo, ma adesso non aveva la forza di fare riemergere quel dolore di cui aveva cercato di negare l’evidenza.
E poi, quando meno se l’aspettava, tutto venne da solo. Non l’aveva previsto e non sapeva ciò che sarebbe successo, ma riuscì a tornare indietro, a quel primo giovedì dopo pasqua del 1977, il primo giorno di sole, dopo una settimana intera di pioggia scrosciante, in cui la sua amica gli aveva detto addio, senza disturbarlo, ma allontanandosi silenziosamente, come se non volesse attirare l’attenzione su di sé.
Pensò che anche il sole ne sentiva la mancanza, perché l’aveva salutata per l’ultima vola, brillando come non mai, incendiando la pelle e graffiando gli occhi, come per dirle che non l’avrebbe dimenticata e che quella luce dorata era solo per lei, il suo regalo. Anche il vento aveva pianto senza fare rumore e da allora sussurrava le sue parole dolci nell’aria sperando di trovare qualcuno pronto ad accoglierle.
Ora era il suo momento perché a volte tocca a noi essere forti anche se abbiamo paura e tutto è difficile. Sorrise, mentre una sola lacrima silenziosa gli scivolò lungo la guancia.
Era un po’ quello che gli aveva insegnato lei.
E sapeva che non l’avrebbe mai dimenticato. Sarebbe stato difficile, a volte, andare avanti e allora avrebbe cercato un posto dove nascondersi, dove poter chiudere gli occhi e fare finta che tutto andasse bene, ma poi, all’improvviso, nel silenzio rotto solo dallo scorrere della matita sul foglio, lei sarebbe comparsa, per un solo istante forse, facendogli un cenno con la mano di seguirla e sarebbe bastato a ricordarsi che nulla può sconfiggere i reali di Terabithia.
E allora avrebbe attraversato quel ponte, e solo alla fine, si sarebbe reso conto di avere tenuto gli occhi chiusi tutto il tempo.
Ma la mente, quella era finalmente aperta, giusto Leslie?
Giusto.