Futile diverbio

Capitolo 1

Era un meravigliosa giornata di sole, calda per la consueta temperatura stagionale, gli uccellini cinguettavano e il vento faceva frusciare le chiome degli alberi. Non c'era una nuvola in cielo. Rukia ed Ichigo però erano in casa, più precisamente in camera del ragazzo.

Lei era seduta alla scrivania con una matita in mano e un foglio sotto gli occhi, si stava facendo trasportare dalla fantasia. Il suo sguardo era impegnato e al contempo i suoi occhi brillavano.

Kon, come al solito, era impegnato e contemplare la sua onii-sama da sopra la scrivania blaterando di cose senza senso che nessuno ascoltava. Ogni due per tre tentava di saltarle in testa intento ad abbracciarla e puntualmente lei lo picchiava scaraventandogli contro ogni tipo di oggetto pesante.

Lui era sbragato sul letto che imprecava contro la plystation.

“Ma ci stai un po' zitto che sto cercando di impegnarmi?!” esclamò lei irritata

lui non ci fece caso e continuò imperterrito ad insultare i videogiocatori online contro i quali continuava a crepare. Ogni tanto però lo sguardo gli cadeva su quella piccola schiena leggermente incurvata nella posizione più consona all'arte della pittura.

Imprecando per l'ultima volta spense il videogioco.

“Che fai?” le chiese

“Che ti frega, continua a giocare con quell'affare!” rispose lei con una punta di arroganza nella voce, anche se nel tono si poteva intuire stesse sorridendo.

Ichigo si alzò dal letto e si avvicinò alle spalle della ragazza cercando di affacciarsi sul capolavoro in costruzione. Lei se ne accorse e, prontamente, si alzò cercando di ostruire la visuale del ragazzo dai capelli arancioni.

“Non ho ancora finito. Tra un po', forse, ti permetterò di vedere. Ora vattene!”

“Sì, vattene pel di carota” la incalzò il pupazzo.

“Eddai Rukia, tanto se me lo fai vedere adesso o tra 10 minuti non sarà cambiato molto. Sarà comunque una schifezza!” Le disse ichigo con un fare saccente ed arrogante. Lo fulminò con lo sguardo. Se c'era una cosa che la faceva incazzare pesantemente era quando i suoi disegni venivano ridicolizzati. Sbraitando cerchò di spingerlo via.

“Ma pensa te questo!? Se ti fanno così schifo le mie opere d'arte allora non rompere le palle sul fatto che non te le lascio vedere!” Il ragazzo si mise a ridere di gusto, divertito dallo scatto d'ira di Rukia che riteneva decisamente illogico. Più lui rideva, più a lei montava il nervoso. Più lei si infuriava, più lui si sganasciava dalle risate.

“Cosa cazzo ridi maledetto stolto?!”Gli urlò lei furiosa.

“Muahahahahah... sei buffa quando ti arrabbi così! Ti prego non smettere, altro che film comico... muahahhaha!”Rispose lui con le lacrime agli occhi.

Kon si scagliò furioso contro Ichigo e gli si arrampicò sul viso con il fine di urlargli nelle orecchie, ma fù prontamente fermato e lanciato contro l'armadio.

Dopo essersi stancata di farsi prendere in giro da uno stolto come lui, la ragazza dagli occhi di ghiaccio, tirò fuori dalla tasca il Gikongai, estrasse una pillola e la ingerì. Il ragazzo osservò la scena con ancora una smorfia divertita sul viso e domandò

“Dove vai? Ci sono degli Hollow?”

Lei non gli sispose, salì sul davanzale della finestra ed aprì il portale che l'avrebbe condotta alla Soul Society. Sparì, così, nel vuoto.

Ichigo la guardò impotente.

“Non posso credere che sia così permalosa.” Si voltò e gli occhi gli caddero sul disegno ancora incompleto. Lo osservò con attenzione esclamando:

“In fin dei conti questa volta non è così brutto!” Sorrise.

“Maledetto hai fatto arrabbiare onii-sama... l'hai fatta andare andare via! La pagherai!”Borbottò Kon, ancora mezzo stordito dal colpo preso contro la'armadio.

“Domani andrò a chiederle scusa.”

Il ragazzo non sapeva che Domani sarebbe stato già troppo tardi.