Dare ~ you are my medicine
when you’re close to me
Ci ha
provato: sul serio, ci ha provato. Ha fatto di tutto per mantenersi impassibile.
Ha cercato di sbattersene bellamente come fa in genere Russel
{cosa vuoi che me ne importi, bimba}. Ha pensato anche di ricorrere alle risposte di
circostanza di Murdoc {tutto quello che vuoi, dolcezza}. Ma il fatto è che lui non
è né Russel né Murdoc. E Noodle questo lo sa
benissimo.
«Allora,
2-D? Allora? Come sto? Ti piace?»
Sembra
quasi che goda intimamente nel continuare a svolazzargli intorno, nell’arrivare
così vicina da sfiorarlo per poi ritrarsi con una graziosa piroetta –
una di quelle che, se non le prendi per il verso giusto, possono trasformarsi
in un calcio rotante e spedirti in ospedale con gravi contusioni in parti del
corpo su cui è meglio non soffermarsi a discutere. Sembra sogghignare, gli occhi nascosti dai
capelli [quand’è che sono cresciuti
tanto?]
le gambe affusolate che s’indovinano tra stivali e minigonna [una minigonna troppo mini] e quel continuo
richiedere il suo parere come se niente al mondo contasse di più –
vuole sapere se gli piace, vuole sapere se va bene per il videoclip.
E lui se ne sta lì imbambolato a cercare di mettere in fila due parole intelligenti
ma non compromettenti per farle capire che, oh sì cavolo, va benissimo per il videoclip e per qualsiasi
cosa voglia fare con lui in quel minuscolo ripostiglio in cui è venuta a
cercarlo.
Qualche
volta è felice di avere due pozzi neri al posto degli occhi. Così
è più facile dissimulare certi pensieri. In teoria, almeno.
«2-D?»
2-D
non è né Russel né Murdoc, e in
più non può fare a meno di fare la figura dell’idiota:
nel caso specifico, di parlare senza pensare. Dev’essere
il suo DNA a costringerlo ogni volta in quella fottutissima direzione.
«Stai
benissimo, Noodle.»
Ma
non ha neppure il tempo di mordersi la lingua a sangue [non compromettenti cazzo non compromettenti dovevano essere], perché la
vista del sorriso radioso della ragazza lo distrae subito dai suoi pensieri. Gli
si getta addosso, lo abbraccia, lo circonda del suo profumo esotico – ogni
cosa, in Noodle, ha il fascino dell’Oriente:
certo gli zombie non saranno mai alla sua altezza – e quella sua bocca
incurvata all’insù si fa un po’ troppo vicina.
«Grazie,
Stu!»
E
poi se ne va leggera, veloce com’è apparsa, non senza avergli
lasciato un po’ di quel suo profumo addosso, e stavolta non gli dà
neanche il tempo di arrossire.
Ci
mette un po’ di tempo a ricordarsi della tastiera che era venuto a cercare.
Si sa, il suo cervello non è esattamente dei più veloci. Quando Noodle è già sparita oltre la porta ancora
aperta, si volta e torna – più o meno – presente a se
stesso. E intanto si chiede se, per caso, Murdoc e Russel non si siano ancora accorti di quanto Noodle sia diventata grande; uh, stava forse pensando bella?
Uhm.
Gli serve qualcosa per il mal di testa.
E
comunque quella minigonna era davvero troppo mini.
Ho conosciuto i Gorillaz
molti anni fa, ma solo recentemente (ehm, ieri? xD)
ho capito di adorarli. Questa cosa
non so neppure da dove sia uscita. Ma mi andava di fangirlare
un po’ su 2-D, e questo è ciò che ne è venuto fuori.
Mah. Probabilmente le pillole per il mal di testa servono a me xD
Giusti e immancabili credits:
il titolo è tratto in parte da Dare
e in parte da On melancholy
hill; e l’idea mi è venuta proprio guardando
il video di quest’ultima canzone, dove si vede che Noodle,
da cosino giapponese qual era all’inizio, si è evoluta in una
figura enigmatica dai tratti asiatici che, tra i tre elementi maschili, a mio
avviso non può passare indifferente.
Spero che questa stupidata possa piacere a qualcuno
^^
Aya ~