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Autore: beat    02/12/2010    3 recensioni
Ascoltava la pioggia cadere, facendosi cullare, cercando di annegare i sensi nella pioggia e perdersi in quel sonno che riusciva ad obliare persino il dolore.
[…]
"… pensi davvero che ne valesse la pena in confronto a tutto quello che hai perso?”

{Terza classificata al terzo e conclusivo girone del Tears Arena Contest, indetto da Red Diablo}
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Autore: beat
Titolo: Tears like rain
Genere: Generale, Introspettivo, Drammatico
Rating: Verde
Personaggi: Sasuke Uchiha, Hinata Hyuuga
Uso beta reading: No
Immagine scelta: Naruto n°3
Avvertimenti: One-shot
Introduzione: Ascoltava la pioggia cadere, facendosi cullare, cercando di annegare i sensi nella pioggia e perdersi in quel sonno che riusciva ad obliare persino il dolore.
Note dell'Autore: Ho cercato di riprodurre fedelmente quella che era l'immagine di riferimento. Cercare di mettere insieme quei due in una situazione plausibile è stato difficile. Non ce li vedo per nulla come pairing, quindi mi sono orientata verso una – banale in effetti – situazione post battaglia in cui Sasuke e Hinata si trovano loro malgrado a dover interagire. L'inquadramento temporale è alquanto vago, in quanto non è davvero rilevante ai fini della storia. Si è comunque nella seria Shippunden e, in ogni caso, prima della morte di Itachi.


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Tears like rain


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Stava riprendendo conoscenza.
Lentamente, come a non volersi davvero svegliare.
Non si mosse, Sasuke, lasciò che la coscienza rifluisse pian piano dentro il suo corpo. Poco per volta, una cellula dopo l'altra, senza fretta. Mosse piano le dita dei piedi, sentendole intorpidite. Fece lo stesso con quelle delle mani, ottenendo le stesse confuse sensazioni. Le sue percezioni erano come ovattate. Nelle orecchie aveva il rumore della pioggia, ma era distante, sfumato. Anche il possente rombo dei tuoni gli arrivava attutito.
Non trovò la forza necessaria per aprire gli occhi e così, lentamente come si era svegliato, altrettanto lentamente scivolò di nuovo nel torpore del sogno.


Quando riprese di nuovo conoscenza, non riuscì a rendersi conto di quanto tempo era passato. Ore, minuti, giorni? Non lo sapeva, non lo riusciva a capire. Sapeva solo che a svegliarlo era stato un rumore fortissimo. Sentiva un martellare frenetico nelle orecchie, e dovette concentrarsi fino a ridestarsi completamente per rendersi infine conto che altro non era se non il battito del suo stesso cuore.
Stava sognando, un sogno confuso e caotico, pieno di fumo, grida, dolore e angoscia.
Stava sognando l'ultima battaglia che avevano combattuto.
Ricordi recenti eppure sbiaditi, visioni che si intrecciavano le une alle altre in un intricato arabesco di colpi, ferite, decisioni rapide e riflessi ancor più veloci.
Non riusciva a ricordare con esattezza che cosa fosse accaduto alla fine dello scontro. Non ricordava il momento in cui aveva perso di vista i suoi compagni, e non avrebbe saputo dire se le ferite più gravi erano state prima o dopo l'arrivo di rinforzi di non sapeva bene che fazione.
L'unica cosa che ricordava con chiarezza era stato il grido dell'Inuzuka, sbucato  all'improvviso alla sua sinistra. L'arrivo di Kiba lo aveva distratto quel tanto che era bastato al ninja della Pioggia, che Sasuke stava fronteggiando, per ferirlo alla gamba.
Era riuscito ad ucciderlo, quel ninja, ma la ferita si era rivelata ben più grave di quanto all'inizio avesse creduto. In qualche modo però Sasuke era riuscito a defilarsi da quella battaglia che non gli interessava e cui si era trovato coinvolto suo malgrado. Non aveva atteso che arrivassero altri rinforzi, o quell'idiota di Naruto a sbraitargli contro. Aveva preso la via degli alberi, passando sopra le teste di chi ancora combatteva.
Poi si ricordava solo le palpebre sempre più pesanti, la gamba ormai insensibile che si limitava a formicolare fastidiosamente, e infine l'odore pungente del fango quando era caduto a terra, presumibilmente svenuto.
Sasuke ci mise qualche minuto per rimettere insieme, e con una parvenza d'ordine, tutti quegli avvenimenti. Quando finalmente riebbe la sua sicurezza, provò ad alzarsi. Fece leva con attenzione sugli avambracci e dopo qualche difficoltà riuscì a mettersi completamente seduto. Lo avevano adagiato su di un vecchio futon, e vide che non era il solo nella stanza. Nella penombra scorse almeno altre quattro persone, tutte ferite, in quello che adesso gli sembrava sempre di più un improvvisato ospedale da campo.
Scostò la coperta leggera che gli avevano messo addosso, per poter controllare la gamba. Non faceva male, ma anche a tastarla leggermente con la punta delle dita non sentiva quasi nulla. Le bendature sembravano appena fatte, per cui ne dedusse che l'arto era ancora insensibile per l'anestesia. Di certo lo sperava.
Non provò ad alzarsi, anche se avrebbe voluto farlo. Anche a volerci a tutti i costi provare, era più che sicuro che sarebbe caduto a terra.
Si limitò dunque a rialzare la testa per cominciare a studiare con occhio attento la stanza dove l'avevano portato.
Era piccola, pulita, e nonostante fosse decisamente affollata per i suoi gusti era molto ordinata. Le attrezzature non erano di certo le più moderne, ma quello era senza ombra di dubbio un ambulatorio medico.
A conferma di quella constatazione, pochi minuti dopo Sasuke vide entrare nella stanza quello che doveva essere un dottore.
Era robusto, il fisico temprato nonostante l'età, con la faccia ricoperta da una fitta rete di sottilissime rughe. Passò in rassegna i pazienti – tutti addormentati a parte Sasuke – e quando alla fine si accorse che il ragazzo era sveglio si avvicinò quanto più possibile prima di parlare, per non dover alzare la voce e rischiare così di disturbare gli altri.
“Bensvegliato. Hai dormito per due giorni filati.”
“Uhm.”
“La tua ferita era abbastanza grave, ma in un altro paio di giorni dovresti essere in grado di rimetterti completamente. Anche se per camminare e correre ci vorrà un po' più di pazienza.”
Sasuke non disse nulla, ma dal suo sguardo si poteva chiaramente intendere quello che realmente stava pensando.
E al vecchio non sfuggì l'occhiata di disprezzo malcelato che si era lasciato sfuggire.
“Mi spiace ragazzo, ma di meglio non posso fare. Non sono un ninja-medico, ma solo un dottore di campagna.”
Sasuke si guardò di nuovo attorno, per poi studiare con attenzione il suo interlocutore. Intanto il medico si era messo a controllare le condizioni di Sasuke, sistemando la fasciatura e prendendogli i valori vitali.
“Dove siamo?”
“Kuromi. Probabilmente non lo conosci, è un villaggio molto piccolo e non siamo certo un granché. Stiamo sul confine, una terra di nessuno, e nessuna delle grandi terre ninja ci tiene particolarmente ad annetterci.”
“Non ci sono ninja qui?”
“Al momento gli unici ninja nel villaggio sono i cinque in questa stanza. Una ragazza e un uomo della Foglia, due della Pioggia, e te. Non ho trovato il tuo coprifronte, ragazzo.”
Sasuke emise un leggero sbuffo, quello che avrebbe potuto essere considerato una risata, con un po' di fantasia.
“Non importa.”
“Capisco” rispose il vecchio, l'aria di chi la sa lunga.
Sasuke lo squadrò, dalla testa ai piedi, per capire che cosa gli passava per la mente, e il perché di quel “capisco” così condiscendente.
“Ragazzo, vedi di non innervosirti. Non mi interessa né chi sei né con chi stai. Te l'ho detto, qui è terra di nessuno. E io sono un medico, curo tutti quelli che ne hanno bisogno. Per questo, ti sarei molto grato se non mi piantassi casini di nessun genere. L'ho già detto anche agli altri, spero che anche tu riesca a mantenere la testa sulle spalle!”
Sasuke lo guardò senza particolari espressioni sul volto. Il medico scosse leggermente la testa, come un nonno che guarda sconsolato il nipotino pestifero. Finito di controllare la ferita di Sasuke, si alzò, facendo le ultime raccomandazioni al paziente, prima di uscire silenziosamente dalla stanza.
Si fermò solo un attimo a controllare il paziente a due futon di distanza da Sasuke, che si era svegliato sentendoli parlare. Il medico si accovacciò lì vicino, passandogli un pezza bagnata sulla fronte e sussurrandogli qualcosa che Sasuke non riuscì a sentire.
Rimase seduto ancora un po' dopo che il dottore se ne fu andato. Poi la stanchezza prese di nuovo il sopravvento sui suoi sensi. Si sdraiò, chiudendo gli occhi, lasciandosi cullare dal suono ritmico della pioggia battente.


La pioggia continua imperterrita a cadere dal cielo scuro. Talmente scuro da rendere difficile persino stabilire se fosse giorno oppure notte. Quel rumore ritmico e costante non smettava, nemmeno per un secondo. Poteva subire delle lievi variazioni per intensità e volume, ma non si fermava mai.
Hinata, sdraiata su di un fianco sul futon, non poteva far altro che stare ad ascoltare quella liquida melodia. La ferita alla schiena bruciava nonostante gli antidolorifici e lei non poteva far altro che stare ferma il più possibile, concentrando tutta la sua attenzione su qualunque cosa l'aiutasse a non pensare a quel dolore atroce.
Per questo ascoltava la pioggia cadere, facendosi cullare, cercando di annegare i sensi nella pioggia e perdersi in quel sonno che riusciva ad obliare persino il dolore.


Hinata si svegliò per l'intenso odore di spezie che aveva pervaso l'aria. Un profumo sfuggente, di cui non riusciva a capire la composizione, prepotente e piacevole al tempo stesso. Aprì gli occhi e sollevò leggermente la testa – quel tanto che il suo corpo le permetteva prima di cominciare a protestare pesantemente – e vide che la moglie del dottore stava passando tra i futon con ciotole piene di quella densa zuppa il cui profumo l'aveva svegliata.
Sentì lo stomacò borbottare indispettito – da quant'era che non mangiava? - e con molta attenzione cercò di mettersi seduta. Non si era levata che di pochi centimetri che subito il dottore le si era avvicinato prontamente, aiutandola a mettersi seduta prima che il corpo subisse altri danni.
“Fa' attenzione signorina, non devi muoverti da sola.”
“Mi scusi.”
“Non ti scusare, cerca solo di fare attenzione. Fame?”
Hinata arrossì lievemente, lo stomaco aveva brontolato di nuovo.
“Sì, in effetti sì.”
“Ce la fai a rimanere seduta da sola?” il dottore, che non le aveva tolto le mani dalle spalle per sostenerla, allentò la presa quel tanto che bastava perché la ragazza potesse stabilire se riusciva a reggersi con le sue sole forze. Hinata prese un respiro profondo e si concentrò sul rumore della pioggia, tentando nuovamente di escludere il dolore fisico. Quando il medico appurò che la ragazza ce la faceva si allontanò per prenderle da mangiare. Tornò pochi attimi dopo con una delle ciotole e un cucchiaio.
“Tieni. Mangia con calma, non c'è fretta.”
“Grazie!”
L'uomo annuì, dandole una leggera pacca sulla testa. Non proprio il massimo dell'educazione, se ne rendeva conto, ma era un'abitudine quando aveva a che fare con ragazzi dell'età dei suoi nipoti.
Hinata strinse tra le dita gelate il piatto caldo, godendosi il tepore che ne passava attraverso. Attese qualche minuto prima di cominciare a mangiare, mentre la zuppa si raffreddava. Con cautela nei movimenti si guardò attorno. I due ninja della Pioggia stavano parlottando tra loro a bassa voce, nell'angolo opposto della stanza. Erano entrambi parecchio ammaccati, ma non si risparmiarono un'occhiata di disprezzo nei suoi confronti. Hinata non raccolse la sfida e si limitò solamente a far scorrere lo sguardo latteo sul resto della stanza. Il medico stava controllando le ferite dell'altro ninja di Konoha. Nel complesso era quello che se l'era cavata meglio tra tutti loro, ma il dottore aveva dovuto bendargli gli occhi per bloccare sul nascere un'infezione, per cui era anche lui immobilizzato a letto. Hinata non lo conosceva personalmente ma l'aveva già visto parecchie volte e gli doveva la vita per averla salvata nel corso dell'ultima battaglia.
Poi Hinata notò il ragazzo sdraiato nel futon accanto al suo, quello proprio sotto la finestra. Non ci aveva fatto caso fino a quel momento, visto che fino a pochi minuti prima gli aveva sempre dato le spalle. Sasuke era ancora addormentato, il sonno pesante di chi è sotto anestetici.
Lo guardò a lungo Hinata, sfiorandolo silenziosamente con gli occhi. Non lo vedeva da molto, e anche se apparentemente sembrava lo stesso di sempre, la ragazza non poté non notare i lievi dettagli che sottolineavano l'inesorabile trascorrere del tempo: i capelli più lunghi, e parecchio più scompigliati; l'espressione che non riusciva ad addolcirsi nemmeno con quel sonno così profondo; invisibili rughe di immane stanchezza intorno agli occhi cerchiati. Era indubbiamente invecchiato.
Hinata si concesse di indirizzare all'Uchiha un sorriso triste, per poi soffiare sulla zuppa calda e cominciare a mangiarla.


Sasuke si svegliò di nuovo che era notte fonda. Il cielo era ancora più buio di quanto non ricordasse e la stanza era illuminata fiocamente solo da una lampada, o una candela, di cui però non riusciva ad individuare l'esatta posizione.
Si sentiva molto più in forma del giorno precedente, ma in compenso l'anestetico aveva perso del tutto la sua efficacia e ora la gamba gli doleva parecchio. Decise dunque di non alzarsi, restò sdraiato a letto. Come anche il giorno precedente l'unico rumore che si sentiva era quello della pioggia. Non aveva mai smesso, e non sembrava averne proprio intenzione: anzi, ora pioveva con sempre maggior violenza. A pensarci in quel momento, a Sasuke la pioggia non era mai dispiaciuta. In effetti non aveva preferenze per quanto riguardava il clima. Si adattava bene ad ogni situazione – come dovrebbe essere per ogni buon ninja – e per quanto in effetti era sempre meglio allenarsi o combattere in situazioni climatiche più asciutte, ma non aveva mai trovato seri problemi a svolgere questi compiti anche sotto il più violento temporale.
Ma in quel momento, quando altro non poteva fare se non rimanere sdraiato ad aspettare, in quel momento trovò la pioggia estremamente irritante. Il continuo ticchettare delle gocce d'acqua, instancabili e irrefrenabili, lo rendeva nervoso.
La sua irritazione era quasi allo stesso livello di quando gli toccava assistere ad uno dei soliti litigi di Karin e Suigetsu.
Stranamente, in un impeto di inaspettata nostalgia, Sasuke si trovò a pensare ai suoi compagni. Suigetsu l'aveva perso di vista quasi subito all'inizio della battaglia; Juugo e Karin invece erano spariti in una coltre di fumo che li aveva separati. Sasuke si chiese che fine avessero fatto, una piccola parte della sua mente preoccupata per il fatto che Karin non si fosse ancora presentata da lui piangendo per la felicità di averlo ritrovato, invocando il suo nome con grida al settimo cielo. Il motivo per cui non l'aveva ancora rintracciato probabilmente era perché nemmeno lei era in grado di muoversi, e nemmeno poteva dare indicazioni agli altri su come trovarlo.
Prima che potesse rendersi conto che la cosa lo infastidiva più di quanto avrebbe consentito a se stesso, Sasuke fu distratto da quei pensieri da un rumore sommesso che però la pioggia a malapena riusciva a coprire.
Erano singulti, sofferenti singhiozzi trattenuti a stento. E provenivano dal futon subito accanto al suo. Sasuke si alzò un poco sugli avambracci, in modo da poter dare un'occhiata.
Sdraiata sul fianco destro – dandogli completamente le spalle – c'era Hinata Hyuuga. Sasuke fino a quel momento non l'aveva notata, ma in effetti ora ne riconosceva il timbro della voce e la fisionomia del corpo. Il lunghi capelli scuri erano raccolti in una treccia fatta alla meno peggio, tenuta ferma alla testa da un fermaglio scolorito.
La coperta le arrivava poco sopra la vita, e la schiena e le spalle erano completamente fasciate da strette bendature. Si teneva le braccia strette al petto, ed era scossa da violenti tremiti e i singhiozzi andavano di pari passo con il tremore che le scuoteva il corpo.
Sasuke sospirò, lievemente, ma per quanto impercettibile quel sospiro venne sentito anche da Hinata.
“Sasuke…?” la ragazza era riuscita a bloccare per un attimo i singhiozzi, e Sasuke poté rendersi conto dalla voce che in realtà Hinata non stava piangendo – come aveva inizialmente pensato – bensì quei singhiozzi erano gemiti di dolore che non riusciva a tenere sotto controllo.
“Ti sei svegliato…” continuò Hinata, non sentendo risposte provenire dal ragazzo.
“C'era troppo rumore” rispose infine, rendendosi conto solo dopo aver parlato che quella frase sembrava solo un maleducatissimo rimprovero nei confronti di Hinata, invece che della pioggia.
La ragazza sorrise appena – anche se Sasuke non poteva vederla da quella posizione – e rispose con un troppo garbato “Mi dispiace”.
Sasuke non rispose, se non con uno dei suoi soliti e polivalenti “Tsk!”
Rimasero poi in silenzio per lungo tempo, Sasuke perso nei suoi pensieri e Hinata che si sforzava ancor più di prima di trattenere la voce.
Sasuke però tornò a fissarla dopo poco: non tanto per vero interesse ma quanto in mancanza d'altro che in qualche modo potesse attirare la sua attenzione.
“Cosa ti è successo?” chiese, il tono disinteressato di chi si trova costretto a dover fare conversazione. Purtroppo non aveva nemmeno sonno, e in quel modo sperava di poter in qualche maniera alleviare la noia che l'aveva irrimediabilmente catturato nella sua rete.
“Una bomba-carta… non l'ho evitata…”
Sasuke si lasciò scappare un cattivissimo sogghigno. Che un Hyuuga si facesse prendere così facilmente alle spalle era una cosa parecchio ironica.
“Stai pensando che sono un'incapace, vero Sasuke?”
Il tono di Hinata era stanco, ma come sempre dolce; tuttavia venato di una sorta di irritazione che Sasuke non mancò di notare.
“Sì” rispose schietto. Non doveva nulla ad Hinata, nemmeno la gentilezza di una bugia. “Trovo tremendamente disonorevole per un ninja farsi colpire alle spalle. Per un Hyuuga poi, penso che la cosa sia anche peggiore.”
Hinata non rispose subito, si prese del tempo per meditare come dare la sua risposta. Ma era davvero esausta e il dolore minacciava ogni istante di soverchiare la calma della sua mente. Per cui, anche nei giorni a venire, non si rammaricò troppo della risposta poco gentile che diede a Sasuke Uchiha.
“Questa ferita alla schiena non è un disonore per me, Sasuke. Non ho evitato quella bomba-carta perché se l'avessi fatto avrebbe colpito Kiba, che non se ne era accorto. Questa ferita fa male, davvero male, ma sono felice che sia solo la schiena a dolermi. Per me nessun dolore fisico sarebbe altrettanto terribile da sopportare, in confronto alla sofferenza di vedere morire uno dei miei compagni.”
“Sciocchezze” soffiò infastidito Sasuke.
“Per te potranno anche esserlo, ma per me non lo sono. Preferisco avere il corpo devastato piuttosto che perdere i miei amici… Ma capisco che questo per te deve essere un concetto incomprensibile…!”
“Che hai detto?”
“Hai tradito Sasuke. Il tuo villaggio, la tua casa, i tuoi amici. Nessuna di queste cose doveva essere importate se è stato così facile per te abbandonare tutto. Quindi non puoi capire come mi sent…”
Le parole successive morirono in gola ad Hinata, colpita da un tremito più violento dei precedenti, tanto intenso da mozzarle il fiato. Il dolore la lasciò boccheggiante per qualche momento, mentre le lacrime che fino a quel momento era riuscita a trattenere cominciarono a sgorgarle copiose dagli occhi.
Sasuke non disse nulla e non mosse un solo muscolo. Rimase in silenzio ad osservare il corpo rannicchiato di Hinata contorcersi dal dolore sotto il suo sguardo impassibile, cercando di concentrarsi sul sottile piacere che avrebbe potuto provare nel guardare quella ragazzina petulante zittita dagli spasmi. Si concentrò su quello, solo su quello, per non dare spazio ad altri pensieri, ad altre spiacevoli sensazioni.
Non si sarebbe irritato. Non voleva irritarsi. Non avrebbe permesso a se stesso di cadere vittima del disagio per le parole di quella sciocca e sognatrice ragazzina!
“Sa… Sasuke…” un pigolio, poco più di un sussurro, la voce arrochita dallo sforzo di contenere il dolore.
“Che c'è?” domandò in risposta Sasuke, scandendo lentamente quelle due parole.
L'attimo successivo fu di intenso silenzio, come se la pioggia avesse finalmente smesso di cadere dal cielo, come se tutto, all'infuori di loro due, fosse sparito nell'oscurità.
Poi un lampo di luce, intenso e abbacinante, squarciò il buio della notte, mentre un rombo fragoroso e cupo sovrastò tutti i rumori.

“Pensi che il marchio sulla tua schiena, che sfoggi con tanto orgoglio… pensi davvero che ne valesse la pena in confronto a tutto quello che hai perso?”





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Angolo dell'Autrice:

Buondì! *__*
Questa storia che avete appena letto si è classificata terza al terzo girone del 
Tears Arena Contest indetto da Red Diablo.
Dopo più di un anno finalmente il contest si è concluso. Sono arrivata seconda di soli 0,2 punti, ma visto l'avversario che avevo nella fase finale sono più che soddisfatta del risultato ottenuto. *abbraccia Rota*
Per quanto riguarda la storia in sé, non ho molto altro da aggiungere. L'immagine che mi era capitata mi ha messa molto in difficoltà all'inizio, ma devo dire che alla fine sono molto contenta di come sia uscita la fiction! =D


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


   
 
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