Il re ed io
Dov’è adesso la tua
saggezza, Ginevra?
Un bacio e scompare,
relegata al fondo della tua coscienza. I suoi occhi azzurri mi guardano e mi
sento spaventata, confusa. Poi mi bacia ancora e tutto scompare.
-Artù…- non sussurro il suo
nome per fermarlo. Dio sa che dovrei farlo, ma come posso? Chi aprirebbe gli
occhi, consapevole che facendolo interromperebbe un sogno perfetto?
Cerca
di nuovo le mie labbra, ma le sfiora solo per un istante: i suoi occhi cercano
i miei, desiderosi di un consenso che non sono in grado di negargli.
Mi stringe a sé e sento il
suo petto contro il mio corpo, sostegno solido e sicuro: so che le mie gambe
cederebbero se lui mi lasciasse. Posso sentire il suo cuore: batte
veloce, velocissimo… o forse è il mio?
-Ginevra…- la sua voce è
roca, il respiro caldo sui miei capelli: sono legati, ma lui li scioglie e
inspira profondamente mentre ricadono sulle mie spalle.
Mi bacia il collo. Le sue
labbra bruciano, accendono i miei sensi più nascosti. Non apro gli occhi: e se
fosse un sogno? Non voglio svegliarmi, non posso rischiare…
Mi
sento scivolare nel vuoto e atterro seduta su un materasso morbido, tra
lenzuola fresche. Apro gli occhi non appena capisco di non essere più stretta
al suo corpo.
Ti prego, fa che non sia
solo un sogno.
Sospiro di sollievo: Artù è
davanti a me, in piedi. Si inginocchia, le mani sulle mie gambe, ma subito
stringe le dita in due pugni serrati e un’ombra attraversa il suo bel volto
-Non dovremmo.-
La sua frase è una pugnalata
al petto, ma so che ha ragione… eppure non mi importa.
-Lo so.- mormoro, ma i miei
occhi parlano e lui capisce ciò che desidero davvero. Non ha bisogno di altro e
con una spinta leggera mi fa scivolare distesa sul letto. Il desiderio che
leggo nei suoi occhi riempie ogni mio pensiero mentre il materasso sprofonda
sotto il peso dei nostri corpi. Le sue mani sono sul mio corpo, le mie dita tra
i suoi capelli biondi. Occhi, labbra, mani… ogni cosa si confonde, ogni tocco è
più intimo del precedente.
Dal fondo della mia mente la
saggezza cerca di farsi sentire: Soffrirai, Ginevra…
Ma è un suono lontano, una
voce subito sopraffatta dai gemiti e dai sospiri di Artù che scivolano sulle
mie labbra, sul mio corpo. È una sincronia perfetta, una melodia mai suonata,
due corpi uniti in un unico, estatico istante.
Non riesco a respirare, a
stento mi rendo conto di averne bisogno. È Artù: mi avvolge, mi completa, e non
ho bisogno di altro.
Geme tra i miei capelli, io
mi stringo a lui. Raggiungiamo le vette più alte, superiamo il sole, arriviamo
alle isole più remote. Le lacrime mi scorrono lungo le guance, ma non è un
pianto di tristezza: non sono mai stata così felice, non mi sono mai sentita
così completa.
Artù mi bacia le lacrime e
le labbra, mi stringe di più a sé.
Un re non può amare una
serva… non può, eppure sento il suo fiato caldo sul mio collo mentre le parole
gli sfuggono dalle labbra –Ti amo, Ginevra… sei l’unica che mai amerò.-
E io ci credo: ci credo, anche se la regione mi dice di non farlo. Le sagge grida dell’intelletto non possono nulla contro i dolci sussurri del mio cuore e io so che amo Artù: sono una serva, eppure ho donato il mio cuore al più grande dei re.