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Autore: xlairef    08/12/2010    1 recensioni
Cosa succederebbe se nella vita di Harui entrasse uno strano anello? E se per sbarazzarsene fosse costretta da Mei a intraprendere un viaggio assurdo assieme all'Host Club al completo? Tentando di rispondere a questi amletici interrogativi è nata questa storia: è la prima, per cui spero di non aver sbagliato nulla...e di non annoiarvi troppo! ^_^
Genere: Commedia, Parodia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E voi che ci fate qui?”
Hikaru e Kaoru si ritrovarono con il naso a terra, causa l’essersi schiantati contro un non meglio identificato qualcosa,  avente la stessa consistenza dei tronchi di pino.
Quando i gemelli riuscirono a sputare il terriccio ingoiato nella caduta e ad alzare la testa:
“Bossanova?”
“Casanova?”
“Che cavolo ci fai tu qui?” domandarono in coro, saltellando alle spalle dell’erede della migliore tradizione della yakuza giapponese.
Lo sguardo da killer assetato di sangue di Kasanoda si fissò sulla coppia di salami sogghignanti: immediatamente i gemelli si dettero un contegno più appropriato, del tipo passavo-di-qui-per-caso…
Poi le palpebre di Kasanoda si abbassarono: “Sapete, dato che Fujiyoka l’ultimo giorno di scuola ha detto di non poter permettersi d’estate di mangiare cocomeri di bosco coltivati biologicamente senza pesticidi” disse mentre gli occhi gli si inumidivano “… ho pensato di sfruttare questo terreno, che la mia famiglia ha –ehm- recentemente acquisito, per poter regalare a Fujiyoka tutti  i cocomeri che vorrà…!” e dicendo questo assunse una posa virile, alzando al cielo gli occhi infuocati.
“Molto bello” commentò Hikaru con una singolare mancanza di entusiasmo.
“Molto nobile” rincarò Kaoru sullo stesso tono.
“Ma ora non è che potresti toglierci queste corde?” chiesero i due, porgendo al sognante Kosanoda i polsi.
Kosanoda si riebbe: “Eh? Cosa vi è successo? Avete incontrato i miei uomini di guardia?” li interrogò sciogliendo rapidamente le corde che legavano i due fratelli.
“Non esattamente…ehi, Hikaru, dove sono finite le tre arpie?” Kaoru si girò su se stesso, ma dello Zuka club della Lobelia Academy non c’era più traccia.
“Non avete ancora spiegato perché vi trovate qui, e come avete fatto a superare le mie guardie scelte…” Kasanoda era lievemente infastidito…. “Questi  cocomeri non sopportano la luce diretta del sole, né lo smog della città… Se intendete rubarli per Fujiyoka sappiate” e dai suoi occhi due katane di ghiaccio volarono a colpire il cuore degli Hitachiin Bros. “che non avrò pietà!”
“Non agitarti, Casanova” Hikaru lo prese per un braccio.
“Siamo solo venuti per una visita di cortesia” disse Kaoru, “E infatti ora ce ne and…” ma si bloccò.
Da un cespuglio proveniva uno scintillio pericolosamente folle  e minaccioso (anzi, tre paia di scintillii).
“Ripensandoci…”  e agguantò Kasanoda per l’altro braccio “Bossanova, già che siamo qui, dove si trovano questi cocomeri?”
 
 
Una strana compagnia si aggirava quel giorno in paese (tre case e un negozio di alimentari in tutto). Il vecchio seduto a meditare sulla soglia della sua casa vecchia di generazioni scrutò pensieroso i tre ragazzi e il fagotto che si dimenava sulle spalle del più alto di loro.
“Kyo! Renge continua a scalciare sulla schiena di Mori…”
“Cercate di non dare nell’occhio, per favore… Honey, posa immediatamente quel bastone” rispose Kyoya, gli occhi fissi sulla sua calcolatrice, senza nemmeno voltarsi.
Honey eseguì, ma continuò a camminare con una luce strana nelle pupille.
Finalmente il terzetto giunse davanti alla soglia del negozio di alimentari: “Mori: rimani qui assieme a Renge, e che non le capiti niente di troppo irrimediabile…Honey, tu vieni con me.”
“Ma io voglio rimanere a fare compagnia a Mori… potrebbe succedergli qualcosa…” piagnucolò lui, stringendo a sé l’inseparabile coniglietto.
“Proprio perché non voglio che succeda nulla ti porto dentro con me…” Kyoya guardò Honey da sopra gli occhiali: per un istante una nube oscurò il sole.
Infine Honey alzò le spalle ed entrò entusiasticamente nel negozio assieme a Kyoya.
Quasi subito Kyoya si rese conto dell’errore: il negozio vendeva alimentari plebei, certo, ma sembrava specializzato in…dolci! Honey iniziò a volteggiare come una trottola, mandando gridolini di gioia.
“Ohhhh!! Guarda, Kyo, ci sono le liquirizie, i panini dolci alla marmellata di azuki, i marshmallows, le mentine, le gelatine, i muffin in scatola, le caramelle gommose…” e cominciò a gettare tra le braccia dell’amico tutto quello che gli capitava a tiro. “Assaggia queste, non sono deliziose?”
Kyoya si ritrovò a chiedersi se la vita di Renge valeva tutto questo.
“Tu! Anche qui? Otori, confessa, mi stai spiando per i tuoi loschi obiettivi!” Un forte aroma di arance si propagò per l’ambiente ristretto del negozio.
La proprietaria, moglie dell’anziano signore intento a meditare sulla veranda della casa a lato, essendo mezza sorda non era in grado di seguire appropriatamente la scena che si stava svolgendo al di là del bancone: inforcando gli occhiali scorse un gruppo di ragazzi alti e muscolosi, sporchi di fango e accigliati, guidati dal più accigliato di tutti, il quale addentava con furore un’enorme arancia, o qualcosa di simile (la vista della vecchia signora non era più quella di un tempo, nonostante le lenti spesse come fondi di bottiglia).
La nonnina riuscì a percepire “allenamento”, “furgone rovesciato” “maledetto contrattempo”, “opera tua ovvio” e altre cose prive di significato. Disinteressandosi della faccenda, decise di tornare alla sua precedente occupazione, e con una luce assassina dietro agli occhiali impugnò la scopa,  strisciando di soppiatto alle spalle del coniglio che stava dando fondo alle sue preziose provviste di dolci.
Non era assolutamente preparata ad affrontare la tempesta che in quell’istante irruppe nel negozio.
 
“Kuze, le tue argomentazioni sono infantili, sei un fastidio inutile…”
“Otori! Tu e la tua dannata calcolatrice sai dove potete andare a….”
Sbamm.
La porta si aprì con violenza.
Controluce, una sagoma imponente ( grazie alle mega zeppe di venti cm) posò i suoi occhi minacciosi sul gruppo di fronte a sé.
Nessuno le badò.
“Non ti facevo così volgare Kuze…forse il club di football non è un club adatto a rappresentare la nostra scuola ai campionati nazionali…”
“Non dire idiozie!”
“…Per questo il furgone si è rotto…”
“EHI VOI!” La figura ritrovò la voce. “NON ACCETTO DI ESSERE IGNORATA IN QUESTO MODO!”
Mei si scagliò contro il club di football, facendo volare qualche giocatore fuori dalla finestra, dirigendosi come una locomotiva verso il suo obiettivo. Il suo braccio si stese e il suo indice si puntò minacciosamente contro di lui.
“Tu! Come avete osato abbandonarmi in quel bosco schifoso, razza di maniaco della tecnologia?”
Kyoya continuò a smanettare tranquillamente con la sua calcolatrice.
Mei prese la suddetta calcolatrice e le fece seguire i giocatori del club di football.
“Ehi, signorina, cosa…?” provò ad intromettersi Kuze, prima di essere incendiato da un’occhiata assassina di Mei.
Lo sguardo gelido di Kyoya avrebbe ghiacciato un iceberg.  “Ora valla a riprendere” le intimò il maniaco della tecnologia.
“Col cavolo!” Le fiamme degli occhi di Mei sfavillavano come non mai. “Ora ascoltami bene: uno! Non osate mai più lasciarmi indietro! Due! Venendo qui ho visto alcuni elicotteri della polizia: dobbiamo andarcene immediatamente! Tre!...”
“Tre: ora tu vai a riprendere la mia calcolatrice subito.”
Qualcosa nell’inflessione di quella voce ebbe il potere di raffreddare i bollenti spiriti di Mei.
La ragazza bofonchiò qualcosa.
“Per quanto riguarda i punti uno e due: sarai accontentata, nei limiti del possibile.”
Mei uscì a cercare la calcolatrice.
“Kyo! Qui c’è un telefono, guarda!” Kyoya si girò, in tempo per vedere il sorriso angelico di Honey e il telefono anni venti appeso al bancone.
“Non c’è nulla di meglio? Dov’è la vecchia donna che stava al bancone?” domandò il moro.
“Quale vecchia signora?” chiese Honey, stringendo a sé Coniglietto.
Ma Kyoya non ebbe tempo di indagare oltre: “Gli sbirri!!!” Mei entrò di corsa, seguita  da Mori con il fagotto di Renge ancora sulle spalle, da Kuze e dagli altri, e gettata sul bancone la calcolatrice, iniziò ad accumulare gli scaffali del negozio davanti alla porta. “Sono qui! E hanno i cani! Io odio i cani!!!”
“Mei: calmati...”
“Come faccio a calmarmi, brutta specie di…!!!”
“Kuze, tu e i tuoi potete essere utili, una volta tanto…”
“Kyoya io ti…” Kuze fu trattenuto dai compagni.
“Mori: molla Renge e occupati della difesa…”
Mori lasciò cadere Renge (“Ahia!!!”) e iniziò a preparare la sua katana.
“Honey:…”
“Si, Kyo?”
“…non fare nulla di irreparabile…”
 
 
Eccomi di nuovo! Scusate l’assenza, ma i mesi sono volati… Ad ogni modo, qst è il risultato delle mie meditazioni…spero che non sia venuto troppo male! Grazie a chi a letto, ha chi ha seguito, ha chi ha messo qst storia tra i preferiti e sopratt a chi ha aspettato!!!^^
  

  
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