Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: FairyCleo    13/12/2010    6 recensioni
Aveva continuato a picchiarlo fino a ridurre le sue nocche ad un ammasso di ossa fratturate e sangue gocciolante.
Castiel avrebbe potuto smaterializzarsi o gli sarebbe bastato semplicemente sfiorare Dean per fargli perdere i sensi, ma non riusciva a farlo.
Era come pietrificato.
"E' mio fratello Castiel... è mio fratello..." – e poi, il cacciatore aveva mollato la presa, lasciando che l'angelo sporco del suo sangue si inginocchiasse al suolo.
"Devi dirmi di cosa si tratta Castiel".
Ma quest' ultimo continuava a fissarlo in silenzio.
"Tu non riesci a capire, non è vero? Nonostante il tempo che hai passato qui con noi, non sei in grado di capire cosa significhi amare e darsi completamente a qualcuno. Non ti invidio per niente, lo sai? Sei solo un burattino che finge di avere un cuore... sei vuoto, proprio come lo è Sam adesso. Anzi, sei anche peggio".
Castiel aveva chinato il capo per nascondere a Dean il dolore che quelle parole avevano causato in lui.
"Come devo farti capire che per mio fratello farei qualsiasi cosa? Come posso farti capire che per riavere mio fratello venderei persino mio padre?".
Quella frase... quella frase pronunciata con tanta convinzione, era stata l' epilogo di una lotta impari.
Genere: Angst, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.

 

                                              The Choice


La notte era appena calata su Detroit.
Il cielo era limpido, illuminato da una luna sferica e candida che rifletteva la propria immagine sulle lucide carrozzerie delle auto.
Dean Winchester sedeva sul cofano della sua Impala del '67 a bere birra mentre cercava di farsi una vaga idea di dove potesse essersi cacciato suo fratello Sam.
Il ragazzo non faceva altro che sparire da un po' di tempo ormai, e Dean si sentiva totalmente impotente accanto a quello che fino a poco tempo fa era stato un pezzo del suo cuore e che ora non riconosceva più.

Per Dean, i giorni trascorrevano tutti uguali. Da quando Sam era tornato dall' Inferno senza la sua anima, tutto era diventato difficile. Si sentiva terribilmente solo.
Certo, quel ragazzo altissimo che aveva di fronte era pur sempre suo fratello, ma non era il suo Sammy.
Non era il fratellino che aveva cresciuto; non era il fratellino per cui si era venduto l' anima e per cui aveva trascorso quarant'anni all'Inferno. Non era il fratellino che era riuscito ad intrappolare Lucifer in persona, sacrificando la propria vita e la propria libertà per salvare il mondo, ma soprattutto per salvare lui.
Davanti a se aveva un fantoccio di carne, un essere che non si fermava mai, una sorta di robot inesauribile senza un briciolo di sentimento insito nel suo cuore... un cuore che si limitava solo a pompare sangue.

Dean Winchester non riusciva ad accettare di lavorare per un demone pur di riavere indietro l'anima di Sam, ma non aveva molta scelta. Il suo caro nonnino, Samuel, insieme a quel bastardo di Crowley li aveva incastrati, e loro non avevano neppure provato a ribellarsi, perché sapevano che sarebbe stato tutto vano.
E al nostro cacciatore sembrava che fosse più interessato lui a far uscire l' anima di Sam dalla gabbia che Sam stesso. Ma non si rassegnava. Era deciso a riavere suo fratello, e niente lo avrebbe fermato.

"Non dovresti riposare, Dean?".
Castiel, l'angelo del Signore, era apparso all'improvviso accanto ad un Dean talmente abituato a trovarselo davanti senza preavviso da non farci quasi più caso.
"E tu non dovresti trovarti in Paradiso a prenderti a calci in culo con i tuoi adorati fratellini?".

Dean ce l'aveva a morte con Castiel: l'angelo era stato praticamente inutile per loro nell’ ultimo periodo.
Sembrava che non avesse neanche provato a dargli una mano e, dopo tutto quello che avevano fatto per lui, era convinto che non meritassero affatto quel trattamento.

La creatura celeste lo osservava, in silenzio.
Riusciva a percepire la rabbia e la delusione alberganti nel cuore dell'uomo che aveva salvato dalla perdizione.
Conosceva bene Dean Winchester. Sapeva che per aiutare il fratello avrebbe fatto qualunque cosa. L'aveva dimostrato più volte. E, forse, era proprio questa la cosa che più lo terrorizzava.

"Non credo che tu sia venuto qui per ammirare la mia infinita bellezza. Che cosa vuoi, Castiel?".
Il tono del cacciatore era gelido. L'angelo aveva chinato il capo. Non sapeva neanche lui cosa voleva, in realtà.
"Vorrei fare la cosa giusta, Dean".
Il ragazzo l'aveva fissato con scetticismo prima di fare un sorrisetto sarcastico.
"La cosa giusta Castiel? Vuoi davvero fare la cosa giusta?".
L'angelo lo ascoltava in silenzio.
Dean aveva smesso di chiamarlo ' Cass ' da tempo, ormai, e sentire il suo nome pronunciato per intero era la dimostrazione più tangibile che tra loro si fosse rotto qualcosa che sembrava impossibile ricostruire.
"Occupati di Sam".

Lo sapeva, Cass sapeva che Dean gli avrebbe fatto quella richiesta ancora una volta.
Quante? Quante volte gli aveva spiegato che lui non era in grado di liberare l' anima di Sam dalla gabbia? Che, in ogni caso, avrebbe rischiato di far uscire Michael e Lucifer e scatenare di nuovo l'Apocalisse?
Perché per lui era tanto difficile da capire che non era abbastanza forte?
Era stremato.
Da più di un anno si era scatenata una terribile guerra civile in Paradiso, e Dean non aveva la benché minima idea di quello che lui stesse passando.
Ma era una sua scelta: Cass non se la sentiva di affliggere l'amico con i suoi problemi. Quel ragazzo ne aveva già abbastanza per scaricargliene addosso degli altri.
Ma non aveva altri amici o fratelli... non aveva nessuno oltre Sam e Dean, nonostante non fossero più quelli di un tempo. Sam era diventato quello che era, insensibile e crudele. Dean era isterico e iperprotettivo nei confronti del fratello e, soprattutto, lo odiava a morte.
I suoi fratelli angeli schieratisi dalla sua parte avevano perso la fiducia in lui e, un po' per volta, lo avevano abbandonato.
Castiel era rimasto completamente solo a cercare di combattere una guerra in cui ormai credeva solo lui.
Una guerra che era stata persa in partenza.
Il suo unico vantaggio consisteva nel fatto che gli angeli a lui avversi non avevano ancora trovato un modo per aprire la gabbia e liberare Michael e Lucifer e, fino a quando quel momento non fosse arrivato, poteva proteggere i suoi unici amici fino alla morte. Sì: fino alla morte.

"Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?".
Castiel guardava il ragazzo con l'aria di un cucciolo smarrito.  
"Oh no! Non provare a farmi pietà! Non pensarci nemmeno Castiel!".
"Dean... io non...".
"Tu ' non..' che cosa? CHE COSA? Tu non puoi fare niente? Tu non sei abbastanza forte? Tu non servi a niente, Castiel".
Dean ribolliva di rabbia: sarebbe esploso da un momento all' altro.
L'angelo era sul punto di piangere, ma davvero non poteva permetterselo.
"Devi ascoltarmi...".
"IO NON HO PIU' VOGLIA DI ASCOLTARE LE TUE SCUSE DA PUTTANELLA PENTITA!!!".

Dean aveva lanciato con violenza la bottiglia che si era infranta sull'asfalto diversi metri più avanti, e si era avvicinato all'angelo, ponendosi proprio davanti a lui.

"Guardati! Sei un fallito! Combatti una battaglia persa in partenza! Sei rimasto solo! E resterai solo per il resto dell'eternità!".
Non riusciva a credere a quelle parole: Dean, Dean Winchester non poteva avercela con lui fino al punto di maledirlo.
"Tu... tu non capisci...".
"No, io capisco perfettamente. Tu sei inutile".
Così dicendo, si era girato, allontanandosi a grandi passi dall'angelo.
"Dean, io voglio aiutarti".

Ma non sapeva che quello era veramente troppo.
"Vuoi aiutarmi, Castiel?!? VUOI AIUTARMI??" - lo guardava con odio. Il viso rosso come il sangue.
L'angelo, di rimando, non aveva mai smesso di guardarlo dritto negli occhi, in maniera così intensa e colpevole da aver quasi svelato il suo più intimo segreto.

"Tu sai qualcosa" - quella di Dean non era una domanda. Si avvicinava a Castiel con maggiore velocità ad ogni passo, sempre più convinto di ciò che sosteneva - "Tu sai qualcosa!".

Castiel era rimasto di sasso. Non avrebbe mai voluto che quel momento arrivasse.
Solitamente, riusciva a mascherare le sue emozioni, ma con Dean era diventato impossibile farlo: tremava di fronte a quel cacciatore che l'aveva afferrato per le spalle, scuotendolo con tutta la forza che aveva in corpo.
"Castiel, se sai come liberare l'anima di Sam devi dirmelo! Devi dirmelo!".
Era in attesa di una risposta.

"Dean, ascoltami... non so se sia la cosa giusta da fare...".
Il ragazzo aveva afferrato il colletto dell'impermeabile dell'angelo talmente forte che le sue nocche erano diventate bianche.
"La cosa giusta? Ma stai dicendo sul serio brutto figlio di puttana?"- così dicendo, gli aveva dato un pugno in pieno viso - "Si tratta di mio fratello! Se c'è una sola, minima, piccolissima possibilità di far ritornare Sam com'era prima di tutta questa storia in cui tu e i tuoi fratelli ci avete coinvolto, io ho intenzione di coglierla al volo! Sono stato chiaro bastardo?".

Aveva continuato a picchiarlo fino a ridurre le sue nocche ad un ammasso di ossa fratturate e sangue gocciolante.
Castiel avrebbe potuto smaterializzarsi o gli sarebbe bastato semplicemente sfiorare Dean per fargli perdere i sensi, ma non riusciva a farlo.
Era come pietrificato.
"E' mio fratello Castiel... è mio fratello..." – e poi, il cacciatore aveva mollato la presa, lasciando che l'angelo sporco del suo sangue si inginocchiasse al suolo.
"Devi dirmi di cosa si tratta Castiel".
Ma quest'ultimo continuava a fissarlo in silenzio.
"Tu non riesci a capire, non è vero? Nonostante il tempo che hai passato qui con noi, non sei in grado di capire cosa significhi amare e darsi completamente a qualcuno. Non ti invidio per niente, lo sai? Sei solo un burattino che finge di avere un cuore... sei vuoto, proprio come lo è Sam adesso. Anzi, sei anche peggio".
Castiel aveva chinato il capo per nascondere a Dean il dolore che quelle parole avevano causato in lui.
"Come devo farti capire che per mio fratello farei qualsiasi cosa? Come posso farti capire che per riavere mio fratello venderei persino mio padre?".

Quella frase... quella frase pronunciata con tanta convinzione, era stata l'epilogo di una lotta impari.
All'improvviso, così come era apparso, Castiel si era dissolto nel nulla.
"Bastardo...te ne vai, eh? BASTARDO!!!!".
Dean Winchester era rimasto solo nella notte, con la sola compagnia della luna, che sembrava quasi prenderlo in giro, osservandolo silenziosa e fiera dall'alto del suo cielo stellato.

                                                                                 *


Castiel era apparso in un vicolo buio e maleodorante.
Nonostante questo sembrasse a dir poco impossibile, il suo viso era stato ferito in più punti dalla violenza dei pugni di Dean, e il loro sangue si stava mischiando, creando un unico denso liquido scuro e appiccicoso. Cercava di pulirsi le ferite con la manica sgualcita del trench, ma non erano queste ultime a fargli male. Era il cuore a dolergli, perché era stato ridotto in mille pezzi.

' Tu non riesci a capire, vero? '.
Quelle parole continuavano a rimbombargli nella mente, e ogni volta erano più crudeli di una coltellata.
Ma non ce l'aveva con Dean. Dopotutto, gli aveva dato solo la conferma a ciò che sapeva sin dall'inizio.
Non aveva mentito quando aveva detto al suo protetto che tra loro c'era un legame speciale, un legame profondo. Ma per il ragazzo era impossibile da concepire.
Una lacrima scendeva lungo la guancia coperta di barba dell'angelo. La decisione era stata presa.

"Ci sto! Hai capito? Io sono qui, e ci sto! Sono qui... sono qui".

Così dicendo, si era lasciato scivolare lungo la parete fino a sedersi al suolo.
Non riusciva a credere a ciò che aveva intenzione di fare, ma ormai era troppo tardi per avere ripensamenti.
Ed ecco che il lampione che illuminava la strada aveva iniziato a spegnersi e riaccendersi ad intermittenze regolari, e si era alzato uno strano vento gelido.
Un istante dopo, Crowley era apparso di fronte a Castiel.

"Mi cercavi, splendore?".

*


Crowley, con indosso uno splendido completo gessato confezionato in Italia, guardava l'angelo con aria compiaciuta.
"Oh... ma cosa ti è successo? Il tuo viso meraviglioso non può essersi deturpato da solo in questo modo... è un abominio!".
Così dicendo, con un semplice schiocco delle dita era riuscito a guarire il volto di Castiel.
L'angelo lo guardava con un misto di tristezza e rabbia.

"Mi fa piacere sapere che hai deciso di accettare la mia offerta, alla fine".
Pian piano, il demone, il Re dell'Inferno, gli si era avvicinato. Castiel era ancora seduto al suolo, immobile, incapace di reagire, impossibilitato a reagire per la scelta che aveva fatto.

"Sai, non credevo che l'avresti fatto..." - aveva iniziato ad accarezzargli i capelli e Castiel, inorridito da quel gesto, si era appiattito ancora di più contro la parete - "Oh no... non fare così... non voglio che tu provi ribrezzo... non avrebbe senso..." - Crowley si era accovacciato accanto a lui - "Non devi avere paura di me".

Castiel non capiva più niente. La testa era diventata pesante e non riusciva neanche più a pensare.
Il suo cuore batteva all'impazzata.
Voleva solo che quello strazio finisse prima che il suo cuore si infrangesse in mille piccoli pezzi.
Il Re dell'Inferno gli aveva teso la mano per aiutarlo al alzarsi, ma l'angelo aveva rifiutato, ergendosi da solo sulle proprie gambe.
"Si... ribellati finché puoi...".
Crowley gli era talmente vicino che Castiel riusciva a sentire il calore del suo respiro.
"Ci divertiremo insieme, angioletto mio... ci divertiremo da matti".
Solo allora, Cass aveva capito che la libertà per lui sarebbe stata solo un'utopia.

                                                                                       *

Ormai era mattina inoltrata.
Dean aveva riposato male essendosi addormentato vestito (e con addosso ancora le scarpe) sul letto della squallida camera del motel che aveva affittato.
Era rimasto sveglio per quasi tutta la notte ad aspettare suo fratello che ancora non era tornato.

"Dove cazzo sei, Sammy?" – aveva urlato, sobbalzando un attimo dopo.
Sembrava che qualcuno lo avesse ascoltato, perché Sam Winchester era entrato nella camera spalancando la porta con violenza.
"Ehi, ma che ti prende??".
Il ragazzo guardava suo fratello quasi con le lacrime agli occhi. Ma che gli era preso?
"Sono io Dean" – aveva risposto, tremante.
Dean non riusciva a credere a ciò che aveva sentito.
"Sono io... sono proprio io".
Il dubbio era svanito nell'istante in cui Dean l'aveva guardato negli occhi: quell'espressione era inconfondibile.
Suo fratello... Sammy, il suo Sammy, era tornato.
"Sam...".
Solo dopo essersi stretti in un abbraccio si erano sentiti di nuovo a casa.

                                                                                               *

"Ma come hai fatto a uscire da lì??".
I due erano in un bar a festeggiare. Dopo aver chiamato Bobby e averlo informato del ' lieto evento ', avevano deciso di uscire e fare baldoria.
Era incredibile: Sammy era tornato! E, per di più, sembrava non aver riportato il minimo danno. Dunque, le previsioni di Castiel e Crowley si erano rivelate errate.
"Non chiedermelo Dean, perché non ne ho la più pallida idea! Un istante prima ero nella gabbia, e subito dopo ero fuori. Di nuovo libero".

"Ricordi qualcosa di quei giorni?".
Dean sapeva che era troppo presto per fargli quella domanda, ma non aveva resistito, ma Sam non sembrava aver voglia di rispondere.
"Lascia perdere! Non mi importa nulla di quello che è stato. L'importante è che tu sia tornato quello di sempre: il fratellino saccente e rompipalle con cui ho passato tutta la vita!".
I due avevano brindato a quella battuta di Dean.

"Dean...hai avvertito Castiel?".

Il fratello si era scurito in volto improvvisamente, e nel sentir pronunciare il nome del loro angelo di fiducia.
Una lunga pausa di silenzio aveva seguito quella domanda.

"Io e Castiel abbiamo litigato, Sammy".
"Perché?.
"Perché non era in grado di aiutarti. Per mesi abbiamo avuto discussioni a riguardo, e ieri notte viene a dirmi che ' voleva fare la cosa giusta '. Sapeva qualcosa, ma quel bastardo voleva lasciarti laggiù. Ne sono sicuro".
"Dean, io non ci credo. Secondo me potrebbe essere stato proprio lui ad aiutarmi, invece".
"Non credo. E' troppo codardo per fare qualunque cosa. Non voglio sentir parlare di lui per un bel po' di tempo".
Nonostante non fosse d'accordo, Sam non aveva osato contraddire il fratello.

                                                                                          *

Il gelo aveva accolto Castiel al suo risveglio.
L'angelo si trovava nel letto dalle lenzuola di seta nera di una stanza illuminata a stento da alcune candele.
Aveva perso i sensi per lo sforzo di tenere stretta a sé la propria Grazia. Si sentiva sporco e pesante.
Gli occhi gli bruciavano a causa del pianto.
Non pensava che sarebbe stato così difficile andare fino in fondo.
Aveva solo due cose che gli permettevano di non cedere definitivamente: la sua Grazia, la sua vera essenza, era lì con lui, come la consapevolezza che Dean, il suo unico amico, ora era di nuovo felice.

"Vedo che hai aperto gli occhi...".
Crowley era nella stanza, seduto su di una poltrona di velluto rosso accanto ad un camino spento, con in mano un bicchiere del suo liquore preferito.
 "Spero che il tuo sia stato un dolce risveglio...".
Il demone gli si era avvicinato sorseggiando dal bicchiere, sedendosi sul letto accanto a lui.
Lo guardava con un misto di soddisfazione e crudeltà.
"Come ci si sente Castiel? Come ci si sente dopo aver fatto quello che hai fatto?".
In quell' istante, l'unica cosa desiderata dall'angelo era morire.
"Ho fatto la cosa giusta".
Crowley sorrideva maligno.
"Sai, credo che ti piacerà stare qui con me...".
Castiel si era tirato indietro un istante prima che quel demonio lo sfiorasse.
"Non c'è fretta... ti abituerai... Ed io e te staremo insieme per sempre".

                                                                                    *

Erano passati molti mesi da quando Sam aveva avuto indietro la propria anima, e non c'erano tracce né di Castiel né di quel bastardo di Crowley - non che l'assenza di quest'ultimo dispiacesse a qualcuno, in realtà.
Credevano che almeno il re dell’Inferno si sarebbe fatto vivo per dare o per chiedere spiegazioni, ma così non era stato.

Dean non voleva neanche sentir nominare Castiel, nonostante le sue preoccupazioni a riguardo fossero talmente evidenti. Non era capace di dissimulare.

"Sarà troppo impegnato a prendersi a botte con i fratellini per darti il benvenuto!".

Erano quelle le parole che Sam si sentiva ripetere ogni volta che provava a parlare a Dean di lui.
Così, di notte, quando il fratello si addormentava, spesso usciva fuori dalla stanza e pregava l'angelo di rispondergli, di fargli sapere dov'era e se stava bene.
Aveva provato centinaia di volte a chiamarlo persino sul cellulare, che purtroppo squillava a vuoto.

"Dove sei, Castiel?" era il messaggio che lasciava sempre in segreteria.
Ma Sam non sapeva che Dean lo osservava ogni volta che usciva per pregare, e soprattutto non aveva idea che il fratello facesse la stessa identica cosa.

                                                                                     *

"Che ne pensi di queste sparizioni, Dean?".
"Non lo so Sam, ma credo che ormai siamo liberi da questa storia degli Alfa: possiamo tranquillamente andare a controllare".
Proprio mentre i due fratelli stavano terminando di fare le valigie, qualcuno era apparso alle loro spalle, facendoli tremare dallo spavento.

"COME AVETE POTUTO FARLO?".

Meg era venuta fuori dal nulla e si era scagliata con tutte le sue forze contro Dean, nel tentativo di ucciderlo, ma Sam l'aveva bloccata prima che potesse farlo, puntandole alla gola il coltello che un tempo apparteneva a Ruby.

"Che cazzo ti prende brutta puttana??".
Dean le aveva dato un pugno nello stomaco.
Il demone era furioso, continuava a dimenarsi dalla morsa in cui la stringeva Sam.
"Voi...voi... come avete potuto?? Non vi credevo capaci di un gesto tanto ignobile!".
I due fratelli non riuscivano a capire.
"Senti un po', si può sapere perché ce l'hai tanto con noi? Che cosa avremmo fatto di tanto spregevole? E poi senti da che pulpito viene la predica!".
Lei li guardava con odio.
"Non fingere di non capire..." - sembrava quasi che lei fosse sul punto di piangere - "Lui... lui posso anche capirlo, Dean..."- aveva detto, riferendosi a Sam - "Ma tu... come hai potuto?".
Sam l'aveva lasciata andare, e lei si era accasciata al suolo, in lacrime.

"Ma di che diavolo stai parlando?".
Il demone singhiozzava. Un demone stava piangendo, e non uno qualunque, ma Meg in persona, la regina delle torture.

"Ma che bel quadretto".
La voce beffarda di Crowley aveva preceduto la sua apparizione.
Erano davvero sorpresi di vederlo.

"Che cosa vuoi, bastardo?".
"Io, Dean? Per prima cosa, far sparire lei".
Con un gesto, Crowley aveva fatto sparire Meg nel nulla.
I due fratelli erano sull'attenti. Poteva fare qualsiasi cosa.

"Bene, ora che siamo rimasti soli, credo che sia arrivato il momento di ' mettere i puntini sulle i '...".
"Smettila di prenderci in giro e dicci cosa vuoi, bastardo".
"Sai Dean, dovresti essere più gentile con me... dopotutto, ho restituito l'anima a Sam senza chiedervi nulla in cambio. Merito più gentilezza".
Il Re dell' Inferno li guardava con un ghigno malefico stampato in volto.
I fratelli erano visibilmente preoccupati: se Crowley aveva restituito l'anima a Sam, doveva aver ottenuto qualcosa in cambio. Ma cosa?

"Perché?".
"Perché cosa, Sam?".
"Perché mi hai restituito l'anima? Cosa ti ha fatto cambiare idea?".
Il demone si guardava intorno, cercando un posto lindo dove potersi sedere senza rovinare il suo costosissimo completo.
"La tua domanda è interessante, Sam...ma va riformulata... non ' cosa '... ma ' chi ' mi ha fatto cambiare idea".
Nel frattempo, aveva preso posto sul divano.
"Hai stretto un altro patto con Bobby??".
A Dean non era venuto in mente altro, e se davvero si trattava di una cosa simile avrebbe spedito Bobby all'Inferno prima del tempo.
"Bobby Singer? Vuoi scherzare? Credi che io possa fare un patto simile per così poco?".
"E allora chi?".
Crowley li guardava compiaciuto.
"E' talmente tragico questo epilogo, Dean....Si è condannato all'Inferno per renderti felice, e tu non sai neanche di chi io stia parlando".
Dean lo guardava con ira.
"Adesso basta brutto figlio di puttana. Dimmi chi è".
Crowley aveva sorriso prima di rispondere.
"Credo che vedere sia meglio che sentire".
Né Dean né Sam riuscivano a credere a ciò che avevano davanti agli occhi.

                                                                                     *

Castiel era lì, davanti a loro, con addosso un completo nero. Persino in trench che indossava era di quel colore.
Ma l'angelo non aveva la sua solita espressione fiera sul viso: i suoi grandi occhi azzurri lasciavano trasparire una profonda tristezza, ed erano lo specchio della sofferenza e della paura.

"Non può essere... non ci credo... non puoi averlo fatto...".

Dean non riusciva a farsene una ragione, Sam non era riuscito a dire neanche una parola, e l'angelo continuava a rimanere in silenzio.
Crowley gli si era avvicinato, poggiandogli una mano sulla spalla.

"Sai Dean, sono così fiero della decisione che ha preso... E' stata una piacevolissima sorpresa".
"Castiel, perché?".
Ma neanche questa volta Dean aveva avuto risposta.
"Proprio non riesci a capire, Winchester?".
Dean guardava Crowley con gli occhi sgranati.
"Era solo... solo e disperato... e aveva solo te... ma tu eri troppo impegnato a fare qualcosa per l'anima di Sammy per renderti conto di quello che veramente stava passando.
Anzi, gliel'hai addirittura sbattuto in faccia come se fosse una sua colpa.
Hai picchiato a sangue l unico che per te avrebbe fatto qualunque cosa... persino vendersi a me! E mi chiedo davvero come tu abbia fatto, visto che era più potente di quando ti ha salvato dall’Inferno".

I due fratelli ascoltavano il resoconto del demone in silenzio.
"E' così Dean. E' colpa tua. E' solo colpa tua se si è scatenata l'Apocalisse. E' colpa tua se Sam è finito nella gabbia con Michael e Lucifer. Ed è colpa tua se ora Castiel, l'angelo del Signore resterà con me per sempre".

Era troppo. Era davvero troppo.
"SMETTILA!!STA ZITTO! CHIUDI IL BECCO MALEDETTO BASTARDO".
Dean, imprecando, si era gettato su Crowley dopo aver sottratto a Sam il coltello, ma era stato Castiel a fermarlo.
Il ragazzo lo guardava sconvolto e incredulo.

"Cosa credevi di fare, stupido essere umano? Castiel è qui con me apposta per proteggermi. Tu non puoi neanche avvicinarti a me".
I due si guardavano negli occhi.
"Castiel... non puoi... ti prego Cass...".
A quelle parole, a sentir pronunciare quel nome, Castiel aveva stretto ancora più forte Dean per le spalle.
L'aveva chiamato di nuovo Cass dopo tanto, troppo tempo. Perché aveva aspettato tutto quel tempo?
"Si che può farlo Dean... lui deve farlo".
"Cass...".
Una lacrima rigava la bellissima guancia dell'angelo.
"Se non faccio ciò che mi ordina, sarà stato tutto vano".
Dean lo guardava con aria interrogativa.
"Si... se non fa ciò che gli dico, l'anima di Sam tornerà nella gabbia. E sta volta ci rimarrà per sempre".
Un profondo silenzio aveva invaso prepotentemente la stanza.

"Se è questo il prezzo, riprenditi la mia anima!".
Sam era deciso a liberare l'angelo da quella assurda prigionia. Era una creatura celeste, una creatura buona: non poteva finire come Lucifer.

"Bel tentativo, Sammy. Ma credi davvero che la tua sciocca, lurida anima sia solo lontanamente paragonabile al possedere come proprio schiavo un angelo?".
"Sei un bastardo...".
"No. Sono bravo negli affari. Ora, Castiel, anzi no, ' Cass ' , credo che sia arrivato il momento di porre fine a questo show. Uccidi Dean Winchester".

Non era vero. Non poteva averlo detto. Non poteva aver pronunciato davvero quelle parole.

"Cosa stai aspettando? Uccidi Dean Winchester!".
Castiel, che aveva stretto Dean per tutto il tempo, aveva iniziato a tremare.
"Per favore... Padrone, non chiedetemi questo...".
"O lui o Sam. Sarai tu a decidere".

Dean tratteneva a stento le lacrime. Le sue erano lacrime di rabbia, lacrime di dolore, di sgomento, di tristezza.
Castiel era stato piegato in due da quel demonio senza scrupoli. Ma non poteva finire in quel modo.
"Va tutto bene Cass... va tutto bene... è stata colpa mia... è giusto che sia io a pagare".
"Io... non posso... non posso farlo...".

"Castiel. Sto aspettando".

Come poteva farlo?
Aveva previsto che quel bastardo a cui si era venduto gli avrebbe chiesto di fare qualcosa di ignobile, ma questo... non aveva senso.
Tutto quello che aveva fatto per rendere Dean felice non aveva più senso.
"Io volevo solo restituirti Sam... Io volevo solo fare felici le persone che mi avevano accolto tra loro.
Gli unici che considero davvero i miei fratelli. E invece...".

Dean non aveva mia visto Castiel in quello stato. Nessuno aveva mai visto Castiel in quello stato.
Per lui ogni emozione umana era una novità ma, in quei tragici momenti, era pervaso da un turbinio di sensazioni talmente contrastanti tra loro da farlo star male.

Il cacciatore aveva cercato di tirarlo su quando l'aveva visto soffrire per la presunta morte del Padre.
L'aveva visto terrorizzato quella volta che l'aveva condotto in un night club nel tentativo di farlo "divertire" un po'.
L'aveva visto smarrito quando aveva perso tutti i suoi poteri da angelo ed era diventato umano.
Ma questo era più di quanto potesse immaginare.
Non riusciva a credere che Cass avesse fatto tutto quello solo per renderlo felice, ed era impossibile credere che tutto fosse stato vano. Si sentiva un mostro per tutte le cattiverie che gli aveva detto. Ma putroppo, questo non avrebbe cambiato le cose.
Con le lacrime agli occhi e il cuore in pace, aveva abbracciato forte l' angelo che un tempo gli aveva ridato la vita.
"Mi dispiace di averti detto tutte quelle cose Cass... Sono stato... un vero stronzo... perdonami, se puoi" – gli aveva detto, aggrappandosi a lui, inspirando il suo odore per non dimenticarlo mai più.

Crowley cominciava a perdere la pazienza.

"Finiamola con questa specie di remake di Via col Vento! Uccidi questo figlio di puttana! L'hai sentito anche tu! Avrebbe venduto anche suo padre pur di riavere Sam, figurati se può importargli qualcosa di te! Distruggi Dean, ADESSO!".

Sam era allibito: non riusciva a credere che suo fratello avesse potuto dire quelle cose orribili su suo padre.
Si sentiva terribilmente in colpa.
“Dean… tu… papà… come hai potuto?”  - aveva balbettato il minore dei Winchester.
"E' stata la disperazione a farmi parlare troppo… Non pensavo davvero quello che ho detto… Cass! Sam! Dovete credermi!".

Ormai al limite, con un gesto della mano, Crowley aveva scaraventato Dean dall' altra parte della stanza, facendolo sbattere violentemente contro la parete e, un istante dopo, era di nuovo al fianco dell'angelo che era rimasto impotente ad osservare la scena.
Sam, invece, era stato bloccato in un angolo da un incantesimo scagliatogli contro da Crowley.

"Ho avuto fin troppa pazienza Castiel. A lui non importa niente di te. Gli hai ridato suo fratello e lui cos'ha fatto? Non ti ha neanche ringraziato".

Cass era sempre più confuso.

"Non gli importava sapere se stavi bene o no. Che cosa ti ha dato in cambio del tuo nobile gesto? Solo odio e disprezzo. Io invece cosa ti ho dato? Potere, ricchezza, rispetto. Hai tutto ciò che vuoi" – e gli aveva preso il viso tra le mani – “Hai me… Ed è tutto quello che conta”.
L'angelo non riusciva a muovere un muscolo. Era ipnotizzato dalle parole di quel mostro, dagli occhi che erano diventati neri come la pece e lo stavano stregando. Ricordava ciò che era successo fra di loro la scorsa notte, e temeva che potesse capitare ancora, ma non riusciva davvero ad evitarlo.
"Tu sai che ho ragione Castiel. Uccidi Dean Winchester. Fallo per me e sarai il mio principe. Fallo per me. Fallo adesso".

Così, col capo chino e il cuore distrutto, aveva estratto il pugnale, pronto ad eseguire l'ordine impartitogli dal suo padrone.

"Castiel! Non farlo! Ti prego! Che si riprenda la mia anima! Non mi importa!".
Ma le suppliche di Sam sembravano inascoltate. L'angelo avanzava lentamente verso Dean, pronto a colpire da un momento all'altro.
"Fallo Castiel! Non lasciarti imbambolare da loro. Uccidi Dean e dopo niente potrà più ferirti!".
Dean era a terra, in attesa che la sua vita fosse spezzata dalla lama del pugnale dell' angelo che qualche anno addietro l'aveva salvato dall'Inferno.
Era tardi ormai.
Dean sapeva che Castiel non avrebbe mai fatto del male a Sam pur di non ferirlo.
Castiel aveva capito che preferiva morire al posto del fratello e lui, per Dean e anche per Sam, avrebbe fatto qualunque cosa, anche quello che stava per fare.
Il maggiore dei Winchester lo guardava attentamente, sapendo che quello era l'ultimo viso che avrebbe visto prima di morire.
"Si Castiel... un colpo... un unico colpo al cuore e tutto sarà finito... un unico colpo al cuore e smetterai di soffrire per sempre".
Ormai era a pochi passi da Dean.
I due amici si erano guardati per un lungo istante prima che Castiel sollevasse il braccio per sferrare la coltellata mortale e, in quel frangente, l'angelo aveva rivisto ogni istante passato insieme ai suoi amici, sorridendo sereno. Finalmente, sapeva cosa fare.

"NOOOO!".

Castiel, allora, si era girato verso Crowley, e senza esitazione aveva piantato il pugnale all'interno del proprio ventre.

"NO CASS! NO!".
Dean l'aveva preso tra le braccia qualche istante prima che cadesse al suolo. Respirava a fatica, e la profonda ferita si era ingrandita di colpo, lasciando uscire sia sangue che luce. Rivoli di liquido scarlatto colavano dalle sue labbra inclinate in uno strano sorriso.

"D-Dean... mi... dispiace...".
"Perché Castiel... perché?".
Il cacciatore piangeva, noncurante che quello avrebbe rovinato per sempre la sua carriera da duro incallito.

"Mi ha disobbedito... TU MI HA DISOBBEDITO!".

Crowley era furioso. Non pensava che l'angelo sarebbe arrivato fino a quel punto.
"Che cosa ci hai guadagnato, RISPONDI?".
Aveva strappato il corpo morente di Castiel dalle braccia di Dean senza che quest'ultimo fosse in grado di fermarlo.
Sam era rimasto pietrificato: la sua lucidità sembrava averlo completamente abbandonato.

Crowley aveva imposto all'angelo di guardarlo in viso. Ormai era prossimo alla morte, e non aveva le forze per ribellarsi.

"Lascialo stare! Crowley, ti prego! Lascialo stare!".
Dean non era stato in grado di fare altro che pronunciare quelle parole che probabilmente sarebbero state inascoltate. Che poteva fare per fermare tutto quello?

"Sentito? Ora lui prova pietà per te... Tu poni fine alla tua esistenza, e lui non cerca neanche di fermarti. Perché l'hai fatto Castiel? Perché?  Avevi un grande futuro al mio fianco... saresti stato il migliore tra tutti coloro che mi servono... ti avrei donato tutto ciò che volevi... avrei fatto di te un nuovo Lucifer, un principe dei nuovi territori che avremmo conquistato... Perché?".
Il Re dell'Inferno aveva sussurrato quelle parole all'orecchio dell' angelo, che respirava sempre con maggiore fatica.
"Mi hai tradito... ed ora stai morendo...e nessuno piangerà per la tua morte... nessuno... povero piccolo bastardo...Aveva ragione Dean: la tua esistenza è stata inut...".
Ma Crowley non avrebbe mai finito di pronunciare quella frase: Castiel aveva estratto il pugnale dal proprio corpo, e con quello aveva trafitto il suo padrone dritto nel petto.
"Tu...".
"Io... non ti permetterò di far del male alle persone che amo..." - così dicendo, con le ultime forze rimastegli in corpo, aveva spinto la lama ancora più in profondità tra le carni del corpo che ospitava Crowley - "Non te lo permetterò, né adesso, né mai".

E, contrariamente ad ogni previsione, il demone aveva iniziato a ridere, nonostante stesse per esalare l'ultimo respiro.
"Tu non hai idea di quello che ti aspetta, povero piccolo sciocco...".
Il silenzio era calato tra loro.
"Invece si".

Crowley era morto, e si era accasciato pesantemente sul corpo devastato del bellissimo angelo che giaceva inerme sotto di lui.

"CASTIEL!".

Contemporaneamente, Dean e Sam, finalmente liberi, si erano precipitati ad aiutare il loro amico.
Dean aveva spostato il cadavere di Crowley, liberando così Castiel da quella morsa che gli impediva di respirare la pochissima aria che i suoi polmoni erano in grado di trattenere.
"Perché lo hai fatto?".
Sam non riusciva a smettere di piangere.
"Per i... per i propri fratelli si fa qualunque cosa... non è vero?".
Dean gli aveva stretto forte la mano.
Cass sorrideva a fatica, mentre calde lacrime sgorgavano dai suoi grandi occhi azzurri. Era felice di averlo fatto. Era felice di averli aiutati, di aver aiutato Dean. Ora, lui e Sam sarebbero potuti stare insieme. Che gioia più grande poteva esserci se non quella di godere della gioia altrui?

"CASTIEL!".
Meg era riapparsa nella stanza del motel, e si era gettata al fianco di Castiel dopo aver constato che Crowley fosse morto.
Dean e Sam la guardavano sorpresi: credevano che quel demone provasse solo una forte attrazione fisica per l'angelo, e invece, sembrava che stesse soffrendo quasi come una donna innamorata.
"M-Meg...".
CasS sembrava sollevato all'idea che l'unico essere che avesse mai baciato in vita sua stesse bene.
"Stanno arrivando. Dovete portarlo via da qui".
I cacciatori la guardavano con aria interrogativa.
"Dovete sbrigarvi! Non c'è tempo per spiegare!".
"E' troppo tardi ormai".

Castiel aveva interrotto il filo dei loro pensieri e, appoggiandosi a Dean, si era rimesso in piedi.
"Ma cosa stai facendo Cass?".
Sembrava impossibile che nelle sue condizioni fosse riuscito ad alzarsi.
"Ora voi dovete andare".
I tre lo guardavano allibiti.
"Non sai quello che dici!"- Meg era terrorizzata. Doveva essere impazzito.
"Si, invece".
Era la seconda volta che lo ripeteva. Non l'avevano mai visto così determinato.
Castiel si era avvicinato alla demone e le aveva accarezzato il capo, serio, prima di parlare con la voce rotta dal dolore fisico.
"Non avrei mai pensato di baciare un demone. Non avrei mai pensato di servirne uno.
Non avrei mai pensato di fare tutto quello che ho fatto, e devo solo ringraziare voi due. Se non fosse stato per voi, non avrei mai capito il significato dell'amore e della totale dedizione per qualcuno anche se essa non viene ricambiata. Ora non agisco più per inerzia, Dean. Ora so quello che voglio, perché so cosa il mondo ha da offrirmi. Io non ho più paura" – e si era avvicinato al cacciatore, stringendolo in un forte abbraccio e dandogli un casto bacio sulla fronte, lasciandolo privo di proferire parola.

Qualche istante dopo, una luce accecante aveva invaso la stanza, e in quel chiarore Castiel era scomparso così come l’acqua che evapora al sole.

                                                                                       *

"Che cosa è successo Meg?".
Dean era seduto al suolo, con le spalle al muro. Accanto a lui, c'era suo fratello Sam, ancora scosso per l’accaduto.
Il demone fissava il vuoto, in silenzio.
"Meg...?".
"L' hanno portato via... non lo rivedremo mai più".
I due fratelli non riuscivano a capire.
"Gli angeli Dean... Castiel ha tradito... e deve essere punito".
Il cacciatore, che fino a qualche istante prima era rimasto troppo scosso dal gesto inaspettato dell’angelo, era balzato in piedi, furioso.
"No! No! NO! Non è giusto cazzo!! Lui non si è strappato la Grazia dal petto! Non è caduto! L'ha fatto solo per aiutare Sammy! L'ha fatto solo per aiutare me!".
Meg sorrideva beffarda.
"Credi davvero che per loro faccia differenza? Castiel è condannato. Non possiamo fare niente per lui".
Così dicendo, dopo aver emesso quella sentenza senza possibilità di appello, era sparita nel nulla, lasciando un amaro in bocca che non sarebbe stato facile mandare via.

"Dean...".
Sam aveva abbracciato forte suo fratello.
"Non è giusto Sammy...".
"Lo so... Ma non possiamo fare nulla, oltre che pregare per lui".
Dean non riusciva trattenere le lacrime. Era troppo scosso per pensare razionalmente.
"Credi che servirà a qualcosa?".
"Credo che ovunque lui si trovi, possa sentirci, sempre. Quindi noi gli parleremo, e gli faremo sapere in ogni momento che, anche se non possiamo vederlo né sentirlo, noi siamo sempre con lui.
E' nostro fratello, e ha bisogno di sapere che gli vogliamo bene e che non ci dimenticheremo mai di lui. Glielo dobbiamo, Dean”.

Sembrava rincuorato dalle parole di Sam, e anche se a fatica, era riuscito a frenare le lacrime.

"Si... ovunque tu sia, Castiel, noi saremo sempre con te".

Il cacciatore aveva rivolto quelle parole al cielo con la consapevolezza che il suo adorato angelo dal trench sgualcito le avesse sentite, dovunque si trovasse. Perché Cass sapeva quale posto avesse nel suo cuore. Cass sapeva che, nonostante tutto, quel cuore era suo.

                                                                                        *

Era solo, chiuso in una fredda prigione, in attesa che il tribunale emettesse la sentenza che sarebbe stata sicuramente a suo sfavore. Era stato torturato per ore, ma non aveva neanche provato a spiegare agli altri angeli le ragioni che lo avevano spinto a tradire. Sapeva perfettamente che non avrebbero capito.
Il suo crimine era stato il più grave, ed era stato graziato già una volta da suo Padre.
Era praticamente impossibile che un evento simile potesse ripetersi.
Ma mai come quella volta si era sentito meno solo.
Le preghiere dei suoi amici, dei suoi fratelli, le preghiere di Dean, lo avevano raggiunto anche in quel luogo angusto, e gli avevano riempito il cuore di speranza.

"Non so cosa ti renda così tanto felice, sai?".
Raphael lo osservava da dietro le sbarre, sgomento. Non riusciva proprio a capire perché avesse rinunciato a tutto ciò che aveva per quelle due stupide scimmie senza peli.
Castiel non si era neanche scomodato a rispondergli.
"Ancora non hai idea di quello che ti attenderà. Se fossi in te, inizierei a pregare".
Castiel, nonostante il dolore delle ferite ancora sanguinanti, sorrideva felice all'Arcangelo che lo aveva condannato.
"Io sto pregando, Raphael... è solo che tu non riesci a sentirmi".
"Credi davvero che le loro stupide parole possano salvarti?".
"Magari non potranno salvarmi dal mio destino, ma sapere che loro sono lì a pregare per me mi aiuta ad affrontarlo con serenità, Raphael. Io non voglio fuggire. Ho una ragione per esistere, e ho una ragione per andare via per sempre. Dimmi: tu ce l'hai, Raphael?".
 

                                                                                                      *

Dean aveva smesso di contare i giorni che erano trascorsi dalla scomparsa di Castiel.
Ciò che l'angelo, il suo secondo fratello, aveva fatto per lui e per Sammy, aveva reso i due Winchester ancora più uniti. Si, a volte litigavano, ma un istante dopo, tutto era finito.
E poi, non riusciva a smettere di pensare a quel bacio che gli aveva dato. Qualunque cosa fosse passata nella sua testa in quel frangente, era stata la più spontanea che avesse mai fatto in vita sua.

Quella notte, Sammy era uscito con una ragazza conosciuta la mattina in un bar, e lui si era trovato solo nell'ennesima camera di motel presa in affitto.
Come ogni sera, aveva rivolto il suo sguardo al cielo, e dopo averlo osservato nella sua immensità incorniciata di stelle, aveva chiuso gli occhi, rivolgendo la sua preghiera prima a Dio, e poi al suo Castiel.

"Fammi sapere se stai bene Cass"  - aveva detto alla fine, dirigendosi poi verso il bagno.

Ma qualcosa aveva attirato la sua attenzione, facendolo desistere: una luce bianca he sembrava fosse emanata dal cuscino del letto su cui dormiva. Con curiosità e un pizzico di timore, si era avvicinato.
Grandissima era stata la sorpresa nello scoprire di cosa si trattasse: una piuma.
Una candida piuma leggera splendeva nella penombra della stanza, rischiarando e riscaldando quel luogo privo di qualunque calore.

Delicatamente, Dean aveva allungato la mano, prendendola tra le dita.
Aveva avuto quasi paura di distruggerla nel sollevarla, ma si era reso conto che quella piuma così fragile all' apparenza in realtà era solida come una roccia, perché lui sapeva a chi poteva appartenere. E per un attimo, per un brevissimo attimo, gli era parso di sentire la voce, quella voce che mai avrebbe potuto confondere con un' altra, in questo, o in qualsiasi altro mondo.

' Sono qui, Dean '.

"Cass...".

Era Cass. Era davvero la voce di Cass.
Dean aveva stretto la piuma con forza, portandosela al petto.
Ora, finalmente, riusciva a percepirlo a sua volta: Cass ascoltava le sue preghiere e, nonostante il dolore e le sofferenze, non aveva mai smesso di lottare. Non aveva smesso per loro, e per se stesso.

Così, Dean si era sdraiato sul letto, con le labbra inclinate in un timido sorriso e la piuma stretta nella mano destra.
Sarebbe stata una notte diversa, quella. Sarebbe stata una notte senza incubi, perché sapeva che Castiel, il suo Cass, suo fratello, il suo cuore stesso, ovunque fosse, vegliava su di lui e su Sammy.
E niente e nessuno avrebbe mai potuto impedirglielo.

Fine

______________________________________________________________________________________________________

Angolo autrice

Salve a tutti!
Questa storia è stata scritta molto, molto tempo fa. Credo sia stata la mia prima One Shot, pubblicata con fretta, e con l’ansia di chi vuole avere un parere altrui al più presto.
Per la precisione, è stata pubblicata il 13/12/2010, in un periodo in cui mi ero appena approcciata alla scrittura e non avevo idea se quello che pensavo fosse lecito oppure no. La verità è che sono una slasher, anche se non disdegno nessun tipo di coppia, e lo sa chiunque abbia letto altre mie storie!
Ma per non destare scalpore o chissà quant’altro pensava la mia testolina, in questa storia avevo deciso di lasciar vedere a voi ciò che volevate vedere, mettendo addirittura un casto bacio fra Cass e Meg, quando la scena del telefilm mi ha fatto solo odiare di più lei e tutta la sua razza di demoni infernali (sia ben chiaro: non sono una di quelle che demonizza i rapporti etero visto che sono etero! XD Solo che mi sembrava di fare ‘ qualcosa di male ‘, non capendo che invece volevo e dovevo solo esprimermi).
Ed ora, a quasi due anni di distanza, mi sono ritrovata a rileggerla e a capire finalmente e sempre con maggiore forza che così non poteva andare, perché Dean è di Cass e Cass è di Dean, e nessuno potrà mai cambiare questo.
E’ un pre-slash, perché non volevo ‘ sconvolgere ‘ chi l’aveva letta quando volevo solo lasciar intendere qualcosa, ma credo che così vada molto, molto meglio. E’ più vera, più sentita, più vicina a quello che io penso di quei due matti che si ucciderebbero l’uno per l’altro.
Spero di cuore di non avervi spaventato, o annoiato, e di non aver offeso nessuno!
E’ una storia che parla di sacrifici, una storia che parla di fratelli, una storia che parla d’amore, e mi auguro che leggerla vi abbia emozionato proprio come io mi sono emozionata a scriverla.
Vi mando un grande bacio e un abbraccio.
Sempre vostra
Cleo
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: FairyCleo