Buon Natale, Sherlock
Era fermo davanti all’albero, cercando un modo soddisfacente di abbellirlo –
John l’aveva costretto, pena invito a cena per Mycroft -, quando udì aprirsi la
porta principale.
Riconobbe i passi sulle scale: John.
Appese la pallina che aveva in mano e si voltò con un sorriso soddisfatto,
calcolando perfettamente i tempi e ritrovandosi John sulla soglia della stanza.
“Sherlock.” Gli sorrise. “Ho un regalo per te.”
Arcuò le sopracciglia.
“Nonostante il tuo cervello relativamente piccolo e sottosfruttato, John,
perfino tu dovresti sapere che manca una settimana a Natale.”
L’altro ignorò la frecciatina, ormai ci era abituato.
“Lo so perfettamente, grazie, ma non potevo impacchettarlo ed aspettare il
venticinque.”
Continuò a sorridere, anche se Sherlock notò che era più un mezzo ghigno
sadico. Per una volta aveva paura di ciò che lo aspettava.
Vide John voltarsi lentamente.
“Gladstone!”
Un cucciolo di bulldog di qualche mese trotterellò fino a lui, sbucando dall’ombra.
Sherlock era sbigottito.
Un cane.
In casa sua.
John gli sorrise a trecentocinquanta denti – anche se l’impressione che ghignasse
gli rimase.
“Buon Natale, Sherlock.”
2
anni e una settimana dopo
La parte destra del letto si mosse; un uomo si allungò
ad afferrare la sveglia sul comodino.
Tirò una gomitata all’altro uomo, abbarbicato alla sua schiena.
“Sherlock?”
“Mmmh?”
“E’ ora di portare fuori Gladstone.”
Nessuna reazione.
“Tocca a te oggi.”
Ancora nulla.
Si voltò nell’abbraccio, ritrovandosi faccia a faccia con il suo mento, e gli
pizzicò un fianco.
“Alzati, o convincerò il cane a fare la pipì sulla tua poltrona.”
Sherlock sbuffò contrariato e si mosse.
Non poteva rischiare la sua poltrona.
Spalancò gli occhi e si fece quasi del male fisico per costringersi ad
abbandonare la sua nicchia calda addosso a John e vestirsi nel gelo della
mattina inglese.
Quando infilò il cappotto, John si alzò a sedere, porgendogli il collare.
“Che seccatura.”
Incredibile, la prima frase di senso compiuto.
John lo tirò per la sciarpa, facendolo abbassare alla sua altezza.
Gli lasciò un bacio all’angolo della bocca, sorridendo.
“Anche le menti più geniali devono raccogliere cacca, rassegnati.”
Sherlock gli lanciò un’occhiataccia, per poi abbassarsi accanto al letto ed
agganciare il collare di Gladstone.
“Andiamo, sacco di pulci.”
Uscì dalla stanza, tirandosi dietro il cane.
“Sbrigati, hai un paio di regali da scartare, quando torni. E devi telefonare a
Mycroft per fargli gli auguri.”
Non udì perfettamente quello che seguì, ma rise di gusto quando afferrò le
imprecazioni tra i denti di Sherlock, impegnato a brontolare qualcosa riguardo
Mycroft, i cani e i coinquilini fin troppo fantasiosi quando si trattava di
regali.
Spazio autrice:
L’avevo cominciata qualche tempo fa, ma solo oggi l’ho ultimata, nell’ora buca
di arte.
Bè, volevo colmare quel “vuoto” che c’è nella serie, che sarebbe la presenza di
Gladstone, perciò l’ho pensato come regalo di Natale da John per Sherlock xDD
Regalo abbastanza sadico, dire, visto che non mi sembra che a Sherlock i cani
piacciano particolarmente xDD
E’ la prima ff che pubblico in questo fandom e ci tenevo abbastanza, anche se,
come solito, la storia non mi piace per niente ._.
Non è giusto, perché non riesco mai a scrivere quello che mi immagino? DD:
Bene, mi sono lamentata abbastanza, ora posso anche andarmene e lasciarvi in
pace ù_ù
Bè, a presto ^^
- J