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Autore: Afaneia    19/12/2010    3 recensioni
I pensieri di Rukawa a New York, mentre la neve blocca i voli dal Giappone all'America...
Eppure gli piaceva tanto la neve, solo un anno fa, al tuo amore. Vorresti proprio sapere cosa ne pensa ora, non è vero, Kaede?, ora che proprio a causa della neve non vi potete vedere.
[...]Così una sera, senza preavviso, e forse senza alcun motivo reale, hai preso una sua foto e te la sei messa sul cuscino. Non pensavi che questo avrebbe avuto conseguenze, era solo una stupida foto. Al mattino l’avresti tolta di lì, nascosta o anche buttata via (perché di certo non ti sarebbe più servita, dopo quella notte. No?) e nessuno avrebbe saputo che ci avevi dormito, perché niente accade veramente se non la dici a nessuno. Insomma, non sarebbe successo veramente, e tu non ci avresti mai più pensato, e non avrebbe significato niente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Guarda amore…! Nevica!”

“Mh.”

“Ma come ‘mh’? Sta nevicando amore!”

“Mh.”

Eppure gli piaceva tanto la neve, solo un anno fa, al tuo amore. Vorresti proprio sapere cosa ne pensa ora, non è vero, Kaede?, ora che proprio a causa della neve non vi potete vedere.

Te ne stai seduto sul davanzale interno della finestra, su un cuscino, con una coperta di pile sulle ginocchia e una tazza di cioccolata calda in mano, guardando con sguardo truce la neve che ricopre spettralmente la Grande Mela. Eppure è assurdo, ti dici con rabbia. È il ventunesimo secolo –ventunesimo, cazzo!- e la neve impedisce i trasporti come nel diciannovesimo.

“Amore, ascolta, c’è un problema. Sono in aeroporto…”

“Amore, dimmi. Tra quanto t’imbarchi?”

“Amore…io non m’imbarco.”

 

E’ da ore che ti ripeti che non è colpa di nessuno, che sarebbe un suicidio per gli aerei volare con questa neve. Stamattina Micheal, il tuo compagno di squadra che condivide con te l’appartamento a New York, ti ha detto con stizza, vedendoti ancora più imbronciato del solito: “Smettila di fare il viziato, e pensa a quei piloti che per i tuoi capricci dovrebbero volare tutta la notte nella neve. Non credi che anche a loro piacerebbe starsene a casa al sicuro con la loro ragazza?”

È vero, Micheal ha ragione, continui a ripeterti da stamattina. Eppure hai pianto ugualmente in silenzio per tutto il giorno, nascondendoti e facendo finta di nulla, perché ti vergogni della tua debolezza e della tua fragilità, e anche, forse, del tuo sentirti così viziato e impotente in questo momento.

Viziato, perché davvero è da stupidi fare bizze e capricci alla tua età e inalberarsi contro la neve come una ragazzina. Impotente, perché comunque contro quella neve non puoi fare niente se non piagnucolare inutilmente, e continui a farlo, sebbene tu sappia che  è una cosa vergognosa e umiliante e che Hana ti picchierebbe se ti vedesse ridotto in questo stato. Ti chiederebbe: ehi amore, ma cosa ti è successo? Non t’ho mai visto così giù (E intanto lo saprebbe di mentire, perché lui ti ha visto nei tuoi momenti peggiori, ti ha visto vomitare con la testa nel water per l’angoscia della partenza o di una partita.)

Ti direbbe: amore, ma ti si è scongelato il cuore?

 

“Non puoi dire ‘mh’ e alzare le spalle davanti alla neve amore! E’ uno spettacolo bellissimo.”

“Posso eccome. Amore, la neve porta un mucchio di disagi.”

“Ma quali disagi. Secondo me fa del bene invece. Uno anziché andare in giro, sta in casa al calduccio…a fare le coccole al proprio amore.”

“La vita non può fermarsi per un po’ di neve amore, non è giusto.”

“Ma hai proprio un cuore di ghiaccio, per non farti piacere una cosa simile!”

 

Hana ti parlava sempre del tuo cuore di ghiaccio quand’eri in Giappone, te lo rinfacciava continuamente. E quando finalmente, a forza di coccole, di baci e di carezze, riusciva a scaldarti un po’ e a farti sorridere, soddisfatto diceva che a poco a poco ci stava riuscendo, a riscaldarti un poco quel tuo cuore di ghiaccio, e che prima o poi l’avrebbe sciolto completamente e l’avrebbe avuto tutto per sé, caldo e palpitante d’amore come dev’essere un cuore umano. (Sì, era un tipo molto romantico, ti dici sorridendo mentre pensi a lui, con gli occhi infissi in quella neve odiata).

 

“Che volpaccia frigida! Però ti amo e tu mi ami. Perciò non devi essere poi così frigido, in fondo. Sotto tutto quel ghiaccio un cuore vero c’è…forse.”

 

Ti sei innamorato di lui perché lui era diverso dagli altri, ti sei innamorato di lui perché lui è riuscito a scorgere in te una bellezza che era più profonda di quella che tutti vedevano. Ti sei innamorato di lui perché è stato il solo che ha cercato di andare a fondo dentro di te, che non si è limitato, come facevano tutti, a restare affascinato dalla tua freddezza quasi misteriosa, ma che ha cercato in tutti i modi di trovare qualcos’altro dentro di te, qualcosa da amare e da valorizzare.

Eri sempre stato una persona tanto fredda finché non è arrivato lui… (Hai finito la cioccolata intanto. Ti riscaldava, solo e freddo come sei accanto a questa finestra dai vetri gelidi e innevati anch’essi).

E all’inizio non ti interessava, davvero, lo trovavi odioso e insopportabile e avresti soltanto voluto non averlo mai più tra i piedi. Ma la vicinanza era obbligata, era necessaria, è diventata quotidiana. Eri costretto a tollerare la sua presenza, e lo sei stato tanto a lungo che alla fine ti ci sei abituato e non ci hai quasi più fatto caso…

A poco a poco è cambiato qualcosa tra di voi. Ci sono voluti mesi. Il punto è che avete iniziato a parlare- a parlare, seriamente. Tranquillamente, un po’ cazzeggiando e un po’ discutendo, come due persone normali, e non era nulla di che, davvero nulla di straordinario, solo che tu come dire, tu non ci eri abituato, a parlare con una persona di qualcosa che non fosse il basket.

Ed era bello parlare, e scherzare, e talora anche litigare, ma con moderazione.

Così una sera, senza preavviso, e forse senza alcun motivo reale, hai preso una sua foto e te la sei messa sul cuscino. Non pensavi che questo avrebbe avuto conseguenze, era solo una stupida foto. Al mattino l’avresti tolta di lì, nascosta o anche buttata via (perché di certo non ti sarebbe più servita, dopo quella notte. No?) e nessuno avrebbe saputo che ci avevi dormito, perché niente accade veramente se non la dici a nessuno. Insomma, non sarebbe successo veramente, e tu non ci avresti mai più pensato, e non avrebbe significato niente.

Ma la notte dopo hai rimesso lì quella foto, giurando e spergiurando che sarebbe stata l’ultima volta (ma proprio non riuscivi a dormire senza averla lì) e poi anche la notte dopo e quella successiva… e così via, per tre, quattro, cinque settimane hai inutilmente, tutte le notti, provato ad addormentarti senza quell’immagine accanto, e non ce l’hai fatta.

Di queste settimane non hai detto nulla a nessuno per un bel pezzo. Dopodiché sono iniziate le vacanze estive, e con esse un’altra cosa che proprio non riuscivi a capire.

Perché ogni volta che ti squillava il cellulare, inconsciamente speravi che fosse lui.

Era una cosa idiota,ridicola (perché avrebbe dovuto chiamarti, malgrado avesse il tuo numero?), eppure non potevi farne a meno. E ti sorprendevi a guardare ogni poco il cellulare, restando deluso, quasi senza sapere il perché.

Così, dopo le vacanze, sei stato contento di rivederlo, ma ancora senza riuscire a spiegartene il motivo. Però eri felice, felice davvero di poter – di nuovo- vederlo ogni giorno. E così un giorno lui ti ha chiesto di andare a fare un giro fuori e tu hai accettato, con gioia nuova infantile e immotivata, ma pur sempre gioia. Era la prima persona che conoscevi che sapeva risvegliare qualche cosa in te, nel tuo profondo-qualche cosa che avevi dimenticato da tempo di possedere.

Poi sono iniziati i baci, le carezze, in un certo modo le promesse, le prime certezze. A poco a poco anche la vostra situazione si è assestata, naturalmente, senza spinte. È incominciata un po’ di felicità, e forse lui ci stava riuscendo, ci stava riuscendo veramente a sciogliere tutto quel ghiaccio che ti bloccava il cuore per raggiungerne il centro, palpitante e pulsante di sentimenti umani.

Ed è stato allora che tu sei partito per l’America. Dimostrandogli definitivamente che un cuore sotto quello strato di ghiaccio non c’è, o che, se c’è, è ormai troppo assiderato in quel gelo, per poter ancora battere e pulsare per un poco d’amore.

 

“Se vuoi partire fallo amore, fallo, perché io non sono nessuno per dirti di restare. Ma chi ci sarà a New York a scaldarti il cuore? Io non sarò là con te amore mio, lo sai. E ora scegli.”

 

 

La tua scelta è stata solo tua, e a chi hai il coraggio di dare la colpa adesso, se passerai il Natale lontano dal tuo amore? Alla neve, certo; ma solo e soltanto alla neve?

Ti alzi perché i tuoi dubbi diventano opprimenti, e non c’è spazio abbastanza nel vano di questa finestra per tutti. Te ne vai in camera tua, di nuovo a pulirti gli occhi col dorso della mano per fare finta di non avere pianto. Sono le undici, vai a dormire, dai, a che cosa stare alzati più a lungo?

E mentre ti infili un pigiama pesante per dormire (oh, che bravo, sei diventato un bravo ragazzo dopo che hai conosciuto lui. Dormi col pigiama e vai a letto presto, e non pensi più solo al basket, adesso), d’improvviso, l’avviso di un messaggio ricevuto. Ti avventi sul cellulare, rimasto sul vano della finestra.

“Buonanotte amore mio, ti amo!”

Penso che continuerò ad amarti anche da lontano, amore, anche dall’America. Voglio che restiamo insieme anche così, amore…voglio amarti fino a scongelarti il cuore. Va bene anche così.”

 

E ti butti sul letto, tra strati di coperte gelide perennemente sfatte. Forza, Kaede, piangi, piangi fino a scongelarti il cuore… ne hai un gran bisogno con tutta questa neve.

 

   
 
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