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Autore: ValentineRomance    19/12/2010    6 recensioni
I miei genitori mi diedero il nome di Eugene Fitzherbert, ma per tutta la vita fui Flynn Rider: ladro, rubacuori, ingannatore.E adesso, le straordinarie coincidenze della vita mi stanno portando a diventare Re.
Ma tornare a essere Eugene non è così facile...
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ok questa è già la seconda fan-fiction che scrivo su questo film, direi che ormai è diventata un'ossessione. E' una storia nata mentre ascoltavo "In your world" dei Muse. Mi  è venuta questa ispirazione ed ora eccomi qui, a scrivere la mia prima One-shot ( che meraviglia, vedere un mio lavoro iniziato e concluso *_*). Presto aggiornerò anche l'altra mia fic su Rapunzel, nel frattempo spero che questo breve racconto vi sia di gradimento... BUONA LETTURA!!!

Guardavo la mia figura nello specchio, ma più osservavo l'immagine di quell'uomo che rispondeva stranito al mio sguardo, più non riuscivo a riconoscere in lui né Flynn Rider, né Eugene Fitzherbert.

Quello davanti a me era uno sconosciuto vestito in abiti da cerimonia: un giaccotto bianco trapuntato di rifiniture dorate, pantaloni coordinati, scarpe tirate a lucide e capelli ordinati perfettamente tirati indietro. Da una parte quel riflesso suscitava in me ammirazione – non era forse la proiezione di ciò che da sempre avrei voluto essere?-, ma d'altro canto un sentimento di straniamento si faceva strada in me; una volta sposati, io e Rapunzel saremmo diventati sovrani del regno...Ma ciò era sufficiente per far sì che Eugene Fitzerberth, da ladruncolo sotto mentite spoglie, divenisse un degno Re? Per quanto tentassi di lasciare alle spalle il mio passato, sapevo che Flynn Rider poteva tornare da un momento all'altro e la cosa mi spaventava: riuscivo a sentire la sua presenza celata tramite piccoli ma significativi sentori: la mia insofferenza verso la rigida etichetta di corte che la mia condizione adesso m'imponeva di rispettare, le regole, il galateo, la buona immagine che dovevo costantemente mostrare di possedere. Tutto questo lo sopportavo in silenzio solo per Lei: sentivo il suo appoggio, la sua fiducia, il suo amore che riponeva in me, e l'ultima cosa che volevo era tradire le sue aspettative.

Lo stesso discorso valeva anche per quella sera: solitamente quando una principessa compie sedici anni si organizza un grande ballo di “presentazione” nell'alta società, davanti a nobili e sovrani di vari regni. Per ovvie ragioni a Rapunzel non fu dato modo di rispettare questa tradizione, tuttavia i suoi genitori organizzarono comunque questa cerimonia anche se lei ormai aveva già compiuto 18 anni: sarebbe stato il suo debutto nel mondo della nobiltà. 
Mentre io mi perdevo in questi pensieri davanti allo specchio, al piano di sotto nel grande salone era raccolta tutta la creme della società; di lì a poco avrei dovuto dare il meglio di me, presentarmi davanti a loro come il futuro sposo della principessa nonché prossimo sovrano. Mi sembrava una prova sin troppo dura per le mie limitate capacità.

In quel momento sentii bussare alla porta, una voce più che familiare mi riscosse dai pensieri.

-Eugene va tutto bene?- era Rapunzel.

-Sì sto arrivando- cercai di mantenere il tono tranquillo e rilassato che ho di soito, anche se in realtà me la stavo facendo sotto.

Aprii la porta e la vidi lì davanti a me, bellissima come non mai: era avvolta da un elegante abito color genziana, che le ricadeva morbido sulle spalle e terminava con un lungo strascico; i suoi meravigliosi occhi verdi erano talmente brillanti che in confronto le gemme della sua tiara apparivano pietruzze opache.

-Ti stavi ammirando allo specchio, di' la verità...- mi disse con uno dei suoi sorrisi furbetti che mi facevano impazzire.

-Sì è così- ammisi io, mentendo sfacciatamente – stasera sono decisamente più affascinante del solito.- Ovviamente non era quello che pensavo, ma sarebbe stato del tutto inutile e controproducente metterla al corrente delle mie paranoie: l'avrei solo fatta preoccupare, o ancor peggio, farla sentire in colpa.

-Sei sempre il solito Eugene!- disse con un risolino. Lo so lo so, era solo una piccola innocente frase di circostanza, ma in quel momento pesòsu  di me come un macigno. E' vero io sarei rimasto sempre io, per quanto mi sforzassi di cambiare. Nel frattempo scendemmo le scale fino a giungere nel grande salone. Come poter descrivere la situazione che mi si presentava davanti?
Mi venne in mente quando una volta da piccolo mi infiltrai a vedere uno spettacolo del circo: ero rimasto folgorato da tutte quelle figure dagli aspetti più strani, tanto che ne ero rimasto quasi ipnotizzato. Ecco, una sensazione simile la provai in quel momento. Solo che il fenomeno da baraccone ero io; appena feci il mio ingresso in scena accanto a Rapunzel infatti, una mare di volti incipriati, parrucche inamidate e sguardi altezzosi si posarono su di me. Chissà cosa stavano pensando di me; probabilmente agli occhi di tutti ero solo un ex galeotto che, accalappiando una principessina inconsapevole di esserlo, avrebbe usurpato un trono destinato a individui ben più meritevoli. Mi voltai per guardare Rapunzel accanto a me; sorrideva semplicemente, rispondendo ai vari inchini che le venivano profferti. Sembrava che non si fosse accorta delle occhiatacce che mi stavano rivolgendo...Che me le stessi inventando?

Quelle che seguirono furono le ore più pesanti della mia vita: davanti a me sfilarono uno dopo l'altro tutti i nobili presenti in sala; al posto degli sguardi diffidenti di poco prima c'erano però sorrisi tirati, inutili convenevoli di circostanza e frasi cerimoniose. Io cercavo di rispondere a tono, da perfetto gentiluomo, ma suonavo ancora più falso di loro.Chissà quanto sarò sembrato ridicolo!

Rapunzel invece sembrava completamente a suo agio: salutava tutti con la sua naturale gentilezza, rivolgendo loro qualche parola perfettamente inerente al contesto. Pareva che fosse avezza da sempre a simili occasioni. E' inutile nasconderlo, pur essendo cresciuta per 18 anni in una torre, nelle sue vene scorreva pur sempre sangue blu. La regalità deve essere qualcosa di innato, qualcosa che evidentemente io non possedevo. Più la osservavo intrattenersi con gli altri ospiti, più mi ripetevo che quello era il suo mondo, distante anni luce dal mio. Chi volevo prendere in giro? Dopo una vita passata a rubare, a ingannare, potevo cancellare tutto e comportarmi come se nulla fosse?

Era tutto così palese davanti ai miei occhi: mi ero infilato, quasi di soppiatto, in un mondo a cui non appartenevo e che non mi voleva come suo membro, figuriamoci come sovrano. No, non l'avrei permesso; non potevo contaminare quel mondo perfetto a cui Rapunzel apparteneva. Anche a costo di perderla.

Mi ritirai in un angolo approfittando di un momento in cui nessuno mi prestava attenzione e sgattaiolai fuori su un balcone. Mi ritrovai faccia a faccia col cielo notturno, io e lui soltanto: per un momento ritrovai la pace, una volta chiuso la porta di quel sfavillante mondo dietro di me. Non più vociare confuso e musica d'orchestra, solo il silenzio della notte. Mi appoggiai al muro e mi lasciai sprofondare a terra. Misi una mano nei capelli che tornarono alla loro usuale posizione ribelle. Come avrei dovuto comportarmi ora? Con che coraggio avrei potuto abbandonare tutto senza passare per un ingrato traditore? Che cosa dire a Rapunzel per farle capire che il mio gesto era fatto a fin di bene nei suoi confronti? Ma soprattutto, come avrei continuato a vivere senza di lei? Ero sicuro che senza di me avrebbe avuto una vita molto più facile e avrebbe trovato la felicità, ma non sarebbe stato lo stesso per me : senza di lei, qualsiasi realtà a cui mi sarei affacciato mi sarebbe sembrata insignificante ed ostile. Ancora una volta il flusso dei miei pensieri fu interrotto dal rumore della porta-finestra che si apriva; era proprio Rapunzel. Avanzò sul balcone guardandosi intorno smarrita, poi quando abbassò lo sguardo e mi vide seduto in un angolo, il suo volto parve rasserenarsi. Dio quanto era bella alla luce della luna!.

-Eccoti qui! - disse avvicinandosi a me – Mi ero chiesta che fine avessi fatto, mi sono girata un attimo e non ti ho visto più!-

-Sì scusami- risposi ostentando naturalezza – è solo che avevo bisogno di prendere una boccata d'aria.-

Non sembrava convinta, sul suo volto era apparso un cenno di inquietudine.

-Dimmi la verità... è successo qualcosa?- disse sedendosi accanto a me, non curandosi del vestito che poteva sgualcirsi.

-No no davvero è tutto a posto...credimi- la guardai dritta negli occhi cercando di sorridere, ma era inutile, ormai mi conosceva troppo bene, aveva capito che c'era qualcosa che non andava, l'avevo intuito dal suo sguardo serio che continuava a interrogarmi silenziosamente.Poi abbassò il capo e guardando a terra con un filo di voce disse:

-Scusami...-

-E di cosa?-

-Di costringerti a sopportare tutto questo...-

Ecco lo sapevo. Ero riuscito a farla sentire in colpa.

-Non dirlo neanche per scherzo! La colpa è mia! Sono io che non c'entro nulla con tutto questo!

-Che vuoi dire?- dalla sua voce sentivo che si era allarmata. Decisamente mi ero lasciato sfuggire più di quanto fosse opportuno; ma ormai, dato che eravamo giunti a questo punto, bisognava che dicessi tutto. Trassi un respiro profondo e cominciai.

-Rapunzel...forse farei meglio ad andarmene-

-Che cosa?- era terrorizzata, nella voce e nell'espressione. Mi mancò la terra sotto i piedi; distolsi lo sguardo dal suo per trovare il coraggio di proseguire.

-Pensaci bene... il tuo destino è quello di diventare regina, è quello per cui sei nata, mentre io...beh, ti sarei solo di peso.-

-Non dire assurdità!- La sue reazione fu così decisa che quasi mi spaventò.- ...se adesso io sono qua è solo grazie a te...-

-E' vero, ma non basta... voglio dire, e se in futuro ti accorgessi che in realtà io non ti posso dare quello di cui hai bisogno? Se non fossi all'altezza delle aspettative?-

-Aspetta un secondo...hai paura di deludere gli altri come Re o...me come marito?-

-Gli altri!!...Te!!... Aahh non lo so...- ero bloccato in un pantano che io stesso avevo causato e da cui non riuscivo a liberarmi. Rapunzel stette in silenzio per interminabili secondi, lo sguardo fisso davanti a sé... chissà che pensieri le stavano attraversando in quel momento la testa.

-Beh...- esordì infine rompendo quel silenzio insostenibile – per quanto riguarda la faccenda del Re, direi che inutile fasciarsi la testa in anticipo. In queste cose non si può mai sapere... un uomo che cresce a palazzo indottrinato sull'arte del buon governo, si potrebbe rivelare un pessimo sovrano, e viceversa...E sai una cosa?- aggiunse guardandomi dritta negli occhi. Deglutii. La sua sicurezza era disarmante, come se le sue parole racchiudessero tutta la verità del mondo.- Dentro di te ho vista molta più nobiltà d'animo e doti da Re rispetto a quanto ne abbia vista in tutti quei bell'imbusti presenti là dentro- e con un cenno del capo indicò gli ospiti al di là dei vetri. -Quindi non pensare minimamente di cambiare,nè per me, nè per il regno..-
Le sue parole furono come un raggio di sole che lacerava la nebbia delle mie paure. Ma un fondo di inquietudine era rimasta.

-E per quanto ti riguarda...- continuai- pensi davvero che io possa renderti felice...per sempre?-

Nei suoi occhi la sicurezza scomparve per far posto alla dolcezza; un timido sorriso le attraversò il viso mentre avvolgeva un suo braccio intorno al mio appoggiando la testa sulla mia spalla.

-Ma io adesso sono felice, e non solo perchè sono fuori dalla torre o perchè ho ritrovato la mia famiglia o perchè sto per diventare Regina... è soprattutto perchè al mio fianco ci sei tu, Eugene Fitzherbert; la mia felicità porta il tuo nome. Per quanto riguarda il futuro, non ci è dato di sapere cosa accadrà ma le premesse direi che sono buone. Un cosa so con certezza: non riesco a immaginarmi un futuro senza di te...Il mio mondo sarebbe incompleto...-

Si mise in ginocchio per far sì che il suo viso fosse all'altezza del mio, si avvicinò, socchiuse gli occhi e sfiorò le mie labbra con le sue.- Anzi... Tu sei tutto il mio mondo.-

Benchè fosse notte, io vedevo tutto intorno a me come fosse pieno giorno, inondato di luce.

-E tu sei il mio sole...- aggiunsi annullando la piccola distanza tra le nostre labbra, e la baciai con trasporto, come se l'avessi ritrovata dopo tanto tempo. Sentivo il suo esile corpo stretto tra le mie braccia e mi stupivo nel considerare quanto una creatura a prima vista così delicata potesse infondermi tanto coraggio. Aveva detto che per lei io ero il suo mondo, beh, nessun mondo può sopravvivere senza un sole che lo scaldi, e lei per me era questo.

Quel baciò durò minuti, forse anche ore... Ci scordammo completamente della festa: su quel balcone eravamo solo io, lei e il nostro amore. Era questo il nostro mondo.

  
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