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Autore: Yunalesca Valentine    20/12/2010    4 recensioni
I Fayth sono coloro che dettero la loro vita per diventare Eoni, la cui anima venne rinchiusa in delle statue all’interno di Templi sparsi per tutta Spira. Queste sono le loro Storie.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anima, Ifrit, Ixion, Shiva, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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VALEFOR

 

Mia madre mi diceva sempre che gli Invocatori e gli Eoni andavano venerati e rispettati in quanto era grazie a loro se quel mostro, la reincarnazione di tutti i nostri peccati, Sin, veniva allontanato e sconfitto, permettendoci di vivere la nostra vita in pace ed armonia.

Ma per me erano tutte leggende, e continuavo a trascorrere le mie giornate nel prato davanti casa, sola. Non avevo amici a causa della mia paralisi: ero diversa da loro, quindi secondo la loro logica primitiva ero solo un essere da evitare, ed il più possibile. Ma tuttavia nonostante gli altri bambini mi evitassero io non li odiavo; in fondo, in un certo senso, ero sempre stata sola, fin da quando ero nata: mio padre faceva il pescatore ed un giorno non tornò più, mandando mia madre nella disperazione più totale.

Ad aggravare la sua disperazione ci pensai io, quando, giocando nei pressi della cascata fuori dal Villaggio, caddi. In qualche modo la caduta mi causò la paralisi degli arti inferiori, facendo disperare ed allontanare ancora di più mia madre, che si ridusse ad uno spettro di sé.

Quando la minaccia costituita da Sin e dalle sue scaglie arrivò anche da noi, gli anziani del Villaggio, riuniti all’interno del Tempio, dissero che se volevamo proteggerci, avevamo bisogno di qualcuno che si offrisse come Invocatore e di qualcuno che si offrisse come Intercessore.

Varie persone si candidarono per diventare Invocatore, ma nessuno si candidò per diventare Intercessore.

Dopotutto diventare un Intercessore richiedeva un sacrificio ben diverso da tutti gli altri: colui o colei che lo sarebbe diventato o diventata avrebbe smesso di vivere nel suo corpo terreno ed avrebbe iniziato a vivere in quello formato dal solo spirito e dai soli sogni.

Gli anziani del Villaggio dissero che se nessuno si sarebbe proposto come Intercessore, avrebbero scelto loro, incuranti dell’età e del sesso.

Purtroppo non avevamo il tempo materiale necessario per riflettere e decidere con calma; quindi, dopo aver dato una rapida occhiata intorno a me ed al volto di mia madre, alzai la mano: «Mi candido io!».

Tutti gli abitanti si voltarono verso di me con gli occhi spalancati; dopotutto ero solo una bambina di sette anni e tra l’altro pure paralizzata. Praticamente ero, in un certo senso, la pecora nera del Villaggio.

Ci fu un attimo di silenzio e poi si levò un brusio sommesso che venne interrotto dagli anziani, che dissero: «Se nessuno ha nulla da obiettare, possiamo procedere con l’investitura».

Vidi mia madre mordersi leggermente il labbro per poi fare qualche passo avanti, portandosi quasi al centro dell’area, e dire: «Vi prego...non portatemi via la mia bambina!».

Il Sacerdote, dall’alto delle scale, disse: «È stata una scelta della bambina. È il segno che Yu Yevon la vuole con sé».

Onestamente la mia scelta non era mossa tanto dal fatto dell’essere religiosa, ma tanto dal fatto che volevo proteggere i miei cari, mia madre in primis, ed il resto degli abitanti di Besaid.

Qualcuno mi sollevò e mi portò su, dove si trovava il Sacerdote, e vidi lo sguardo sconfitto ed affranto di mia madre, che con un sussurro mi chiese: «Tesoro ne sei davvero sicura?».

«Sì mamma. Se diventando un Intercessore posso essere utile a te ed a tutti gli altri, allora ne sono davvero sicura» fu la mia risposta a quella che era più una supplica che una domanda.

«Bene. Allora direi che possiamo procedere; non abbiamo molto tempo» e le porte che conducevano nella parte interna del Tempio furono spalancate.

Prima che si richiudessero, tagliandomi fuori da quello che era stato il mio mondo e la mia vita fino a quel momento, guardai un’ultima volta mia madre: il suo sguardo triste e spento mi rimase impresso nella mente e nel cuore.

 

Quello che accadde dopo nel Naos non mi fu mai chiaro: ricordo di esser stata adagiata sopra una superficie fredda e liscia, una specie di pietra circolare, e di venire assorbita; ma prima di ciò sussurrai: «Quando mi risveglierò vorrei tanto avere le ali» e ricevetti uno sguardo carico di pietà che mi fece sentire ancora di più la pecora nera del Villaggio.

Quando mi “risvegliai”, capii che il mio corpicino era rinchiuso in quella superficie fredda e liscia di prima, che in realtà era una pietra rotonda di grandi dimensioni, nella quale, oltre al mio corpo, c’erano delle parti di una creatura a me sconosciuta; sembrava una specie di uccello.

E così era iniziata la mia nuova “vita”.

Se all’inizio pensavo che fosse stata un’ottima idea, dovetti ricredermi quando gli anni passarono e tutte le persone a me care scomparvero, lasciandomi sola come non mai.

Mano a mano che gli anni passavano, un sempre maggior numero di Invocatori si recava in questa piccola isola quasi fuori dal resto del mondo, chiaro segno che nessuno era ancora riuscito ad eliminare definitivamente Sin.

Quando non c’erano “visite” passavo tutto il tempo a sognare. Sognavo un’antica città, andata distrutta mille anni prima, ma nel mio sogno non era distrutta, bensì era tutta intera e piena di vita: le strade affollate, il via vai di gente intorno ad un grande edificio dove si teneva uno strano gioco chiamato Blitzball o simile e le varie barche che solcavano le acque, chi per pescare e chi per viaggiare. Non capivo il perché la sognassi, ma una cosa mi era certa: era grazie al mio sognare che quella città poteva esistere.

 

Dopo molti anni, forse centinaia o migliaia, qualcuno riuscì finalmente ad eliminare definitivamente Sin e liberarmi dal mio Sognare Eterno, permettendomi di raggiungere finalmente l’Oltremondo insieme alla mamma ed a tutti gli altri miei cari.

Purtroppo a causa dell’aver trascorso tutta quella che doveva essere la mia vita come Intercessore, il mio vero nome è andato perduto, sia nella mia memoria che in quella di quelle poche persone che si ricordavano di me; non venivo più chiamata col mio nome ma con il nome dell’Eone che rappresentavo.

 

Il mio nome era Valefor, ed ero l’Intercessore ed Eone dell’Isola di Besaid. E questa era la mia Storia.

   
 
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