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Autore: Laura Sparrow    23/12/2010    2 recensioni
Johanna non ha mai avuto sogni. Solo incubi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony Hope, Johanna Barker
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“È solo un incubo, Johanna…”



- È solo un incubo, Johanna. -
Anthony lo ripete in tono calmo e rassicurante, mentre la tiene stretta a sé nel buio della cabina. Johanna si aggrappa a lui senza parlare, senza osare nemmeno sbattere le palpebre, nel timore che le sue visioni notturne possano tornare ad aggredirla se solo chiuderà gli occhi.
Ormai da alcuni giorni la scena è sempre la stessa: lei si sveglia di soprassalto nel cuore della notte, urlando come se la stessero uccidendo, e Anthony deve balzare giù dalla cuccetta per raggiungerla e riscuoterla, in modo che non svegli tutti i passeggeri della nave. Anthony la tiene stretta, le parla a lungo a bassa voce, ascolta i suoi confusi mormorii mentre cerca di descrivergli quelle immagini, quegli incubi che la perseguitano.
- È solo un incubo. -
No, Anthony, non è solo un incubo. Questo vorrebbe dirgli, ma sa già che tanto è tutto inutile, perché ci sono cose che il suo giovane innamorato purtroppo non può capire. Così affonda il viso nell’incavo della sua spalla, cercando il suo calore, e imponendo a sé stessa di calmarsi.
Anthony soffre a vederla così spaventata: Johanna lo sa, e la cosa non fa che accrescere i suoi sensi di colpa. Quel giovane ha fatto di tutto per lei, è l’eroe che ha aspettato per tutta la vita per poter finalmente uscire dalla gabbia dorata nella quale il giudice Turpin l’aveva rinchiusa.
Anthony è buono. Quando l’ha baciata per la prima volta, lei lo ha sentito tremare tutto per l’emozione, estasiato come chi non riesce a credere alla propria fortuna.
Anthony le piace. Lei gli è grata. Sente che potrà anche arrivare ad amarlo, un giorno non lontano. Però Anthony è una di quelle persone che semplicemente non riescono a vedere il lato oscuro delle cose… e, nella vita di Johanna, di lati oscuri ce ne sono fin troppi.
Lo ha visto sbiancare quando, quella sera, è rientrato precipitosamente nella bottega del barbiere e l’ha trovata lì, su quella sedia imbrattata di sangue. Credeva che sarebbe svenuto ma, quando l’ha vista sana e salva, ha cominciato con una raffica di domande: - Che cosa è successo qui? Stai bene? Dov’è il signor Todd? Sei sicura di non essere ferita? È entrato qualcuno?-
Tutte domande per le quali non c’era tempo di rispondere: è stata Johanna a trascinarlo nella carrozza; aveva sentito i rumori e le grida al piano di sotto, e temeva che presto quel posto si sarebbe riempito di poliziotti.
Ma quello che è accaduto là dentro non può dimenticarlo.
Turpin è morto, assassinato brutalmente su quella stessa sedia su cui Anthony l’aveva trovata. Tutto quel sangue colato sul pavimento, schizzato sul muro e sui vetri sporchi della finestra… non avrebbe mai detto che un uomo potesse contenere tanto sangue.
Non può dire di essere dispiaciuta per il suo tutore: da troppo tempo era diventato il suo carceriere, da troppo tempo la guardava in un modo che la faceva stare male al solo pensiero.
Turpin è morto. E lei è libera, a quanto pare.
Ma qualcosa non torna, qualcosa continua a tormentare le sue notti.
- Ne hai passate tante, non c’è da stupirsi. Finirà anche questa, vedrai. -
No, Anthony, non finirà tanto presto. È appena cominciata.
- È normale che lo chiami, di notte. Non si può certo dire che il giudice Turpin sia stato un padre, per te. -
Come può spiegargli che di suo padre ha solo pochissimi ricordi confusi, poiché non lo vede da quando aveva poco meno di tre anni? Le è capitato più spesso di sognare sua madre, di chiamarla nel sonno, di chiedersi perché prima di morire l’abbia affidata ad un uomo spregevole come Turpin.
Ma è solo da quella notte che ha cominciato a ricordare suo padre. Non sa nemmeno perché.
È stato quel barbiere, quella figura imbrattata di sangue che ha massacrato Turpin a sangue freddo, e poi ha minacciato di uccidere anche lei. Johanna è certa che l’avrebbe fatto, se non fosse stato distratto da quel grido al piano di sotto.
O forse no. Non lo sa. Non sa più cosa pensare. C’era qualcosa, in quell’uomo, che non è riuscita a cogliere completamente. Qualcosa in quegli occhi sbarrati che l’hanno inchiodata per pochi istanti, prima che lui le sibilasse: - Dimentica il mio volto. – per poi dileguarsi.
Johanna sa solo che da quel momento le cose non sono più state le stesse: Anthony dice che è dovuto allo shock per aver visto assassinare il giudice sotto i suoi occhi, ma lei sa che non è così.
Non è l’omicidio di Turpin quello che rivede ogni notte.
A volte rivede quella fotografia, quella della donna bionda con la bambina, che stava appoggiata sul tavolo da lavoro. Oppure sente la voce del barbiere sconosciuto urlare all’infinito: - Benjamin Barker!- quel nome che le suona familiare, ma non lo è affatto.
Invece sempre, ogni volta, rivede davanti a sé quel volto sudicio di sangue, dagli occhi spiritati e accecati dalla follia.
E si risveglia urlando: - Papà! Papà!- come se ne andasse della sua vita, come se lui non fosse più il lontano ricordo che è ormai da quindici anni ma fosse lì davanti a lei, e nel petto sente un peso doloroso come se le si stesse spezzando il cuore.





Note dell'autrice:
Un'altra one-shot uscita buona buona dalla penna dopo aver riguardato per caso Sweeney Todd. Una piccola nota stilistica: le ripetizioni sono volute, perché ho cercato di ricreare il flusso dei pensieri di Johanna. Tra l'altro: sì, credo che Turpin si sia ben guardato dall'informare la sua protetta del fatto che sua madre fosse ancora viva, o cosa ne fosse stato di suo padre: se no come si spiega che non abbia avuto alcuna reazione nell'ascoltare il dialogo fra Turpin e Sweeney/Benjamin? Tuttavia, mi piace pensare che quel momento, in cui quasi per sbaglio la famiglia Barker è stata riunita, non le sia stato completamente indifferente...

  
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