Un regalo di Natale per il Dottore
Personaggi: Tenth
Doctor, Rose Tyler
Rating:
PG
Genere: What if?,Missing Moments
Avvertimenti: one-shot, da collocare tra la terza e la
quarta stagione
Conteggio parole: 1463
Note: Un appunto di questa FF è stato fatto la
mattina di Natale dello scorso anno, poi non ero più riuscita a trovarla,
qualche settimana fa eccolo rispuntare fuori da un vecchio quaderno e quindi ho
deciso di sistemarlo e pubblicarlo, spero vi piaccia.
Disclaimer: Doctor Who
e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i
diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento.
Si rigirò tra le calde coperte, era notte fonda e lei non
riusciva a dormire. In quegli ultimi mesi dormire l’era diventato sempre più
difficile, la mente brulicava d’idee nuove e ricordi.
Si alzò dal letto infilandosi la sua vestaglia, e si
avvicinò alla finestra della sua camera, alzò lo sguardo verso il cielo, verso
le stelle. Amava stare a guardare il cielo stellato, le ricordava quei due anni
in cui tutto era cambiato, gli anni accanto a lui. Strinse la mano sulla chiave
che portava sempre attorno al collo, in quegli ultimi mesi il ricordo del
Dottore si era fatto più presente e più doloroso di prima, le mancava
terribilmente.
Da tre anni ormai, aveva ripreso la sua solita vita, la
mattina si alzava andava a lavoro e poi ritornava a casa dai suoi e da Mickey,
per poi cominciare di nuovo da capo. Viveva così ogni giorno sua madre, suo
padre, il piccolo Tony, Mickey e Torchwood facevano parte della sua vita, ma
lei non riusciva a sentirsi completamente parte di loro, era sempre a disagio e
soprattutto si sentiva terribilmente fuori luogo, sapendo bene cosa aveva perso
quel terribile giorno di tre anni fa. Chiuse gli occhi e deglutì, cacciando via
le lacrime, adesso quel dolore non importava, presto, molto presto tutto sarebbe
cambiato.
Se ne stava lì, immerso nel silenzio del suo Tardis,
seduto con i piedi sulla console, non aveva idea né di dove andare né di cosa
fare e questo, per lui, era davvero strano. Non era la prima volta che si
trovava a viaggiare da solo, ma poi aveva incontrato lei, e tutto era cambiato.
Gli venne da sorridere, non avrebbe mai creduto che un semplice umano potesse
sconvolgerlo così, dopo tutto quel tempo, aveva viaggiato per tanto, aveva
conosciuto tante di quelle persone, ma lei rimaneva unica, solo lei era
riuscita a cambiarlo così profondamente, e sopratutto lo aveva reso così
totalmente dipendente dalla sua presenza.
Improvvisamente uno scossone lo destò dai suoi pensieri,
il Tardis si stava muovendo, a quanto pare la sua navicella aveva deciso
autonomamente la destinazione. Il Dottore cercò di fermarla o almeno capire
cosa stesse succedendo, ma sembrava fosse controllato da qualcun altro e questo
non era mai un buon segno, nessuno aveva tanta conoscenza da potersi permettere
di manovrare la sua navicella.
Appena il Tardis si fermò, il Dottore si precipitò fuori
per capire dov’era finito, ma una volta arrivato fuori il suo respiro si
bloccò, era notte e stava nevicando, e lui era di nuovo a Londra al Powell
Estate precisamente. Non era più voluto tornare lì, toppi ricordi, troppa
nostalgia e non capiva perché il Tardis aveva deciso così. Entrò nuovamente a
controllare la data 24/12/2008, la notte di Natale. Fece una rapida scansione
per controllare che tutto fosse a posto ma, nulla, tutto era tranquillo,
sembrava che per quel Natale la Terra non corresse nessun pericolo.
“Perché siamo qui?” chiese quasi sperando che il Tardis
gli rispondesse.
Si mise la giacca e uscì fuori, sapendo bene che quello
era l’unico modo per capire cosa stava succedendo, la cosa positiva e che stava
nevicando sul serio, nessuna astronave che si infrangeva nell’atmosfera, neve,
vera neve come piaceva a lui.
Iniziò a camminare, mentre alcune persone avevano preso a
giocare e scherzare tra i fiocchi. Si guardò attorno a sé con malinconia,
ripensando a quel meraviglioso Natale che aveva passato con lei, l’unico Natale
che aveva mai festeggiato, la sensazione di serenità e normalità che aveva
respirato quella notte, quei momenti gli erano rimasti dentro di sé.
Ancora una volta i suoi pensieri furono interrotti. Qualche
metro davanti a lui dietro un angolo, una luce accecante illuminò la zona,
senza perdere tempo corse in quella direzione, ma girato l’angolo, i suoi cuori
si fermarono di colpo, il respiro si bloccò.
Era arrivato, il momento che aveva aspettato tanto, entrò
nella sala, tutti si voltarono a guardarla, per due anni aveva lavorato con
queste persone, per due anni li aveva guidati nel suo folle progetto e adesso
erano tutti lì ad assicurarsi che sarebbe andato tutto nei migliori dei modi.
Al centro della sala, un grande cerchio di specchi, tutti
collegati a dei macchinari, ai margini di quel cerchio sua madre Jackie con
braccio il piccolo Tony, accanto a loro come sempre il padre Pete, e lui il suo
migliore amico Mickey che in quegli anni l’aveva sostenuta e aiutata nella sua
folle idea, le aveva dato forza quando stava perdendo speranza.
Si avvicinò a loro con un nodo in gola, li avrebbe
salutati per sempre, non poteva più tornare indietro. Si fece coraggio e salutò
per primo Mickey, ringraziandolo di tutto, salutò il fratellino consegnandogli
un piccolo ciondolo con dentro una loro foto, subito dopo salutò Pete, che
l’aveva accolta nella sua casa e si era preso cura di lei, proprio come avrebbe
fatto il suo vero padre, e infine salutò lei, la sua forza, quella donna che
l’aveva cresciuta da sola tra mille difficoltà, ma aveva sempre accettato le
sue scelte. Le due donne si abbracciarono, godendo di quegli attimi, sapendo
bene che non ce ne sarebbero stati altri.
“Rimani qui con noi.” La supplicò tra le lacrime, Rose le
accarezzò il viso sorridendo con malinconia.
“Non posso.” Le disse semplicemente.
“Rose, non ci
rivedremo più. Tuo fratello non si ricorderà più di te.” Disse con la voce
rotta dalle lacrime.
“Mamma, ascolta.” Iniziò con calma prendendo un respiro
profondo, accarezzò i capelli di Jackie.
“Tu sei felice qui, hai papà, hai Tony, un mucchio di
amici, e tutto ciò che hai sempre sognato.” Le rispose Rose, sempre con calma.
“Quel giorno io ho perso tutto.” Continuò senza più
nascondere le lacrime.
“Questa non è la vita che ho scelto, lo sai, devo farlo,
ho promesso che sarei rimasto con lui.” Terminò Rose, sempre con calma,
abbracciò nuovamente la madre.
Guardò ancora la sua famiglia e trepidante si mise al
centro del cerchio, sorrise un ultima volta alla sua famiglia, per poi chiudere
gli occhi.
Si sentì attraversare da una forte scarica, le sue gambe
cedettero e cadde in ginocchio a terra, respirava con fatica, riaprì gli occhi
e si ritrovò all’esterno, era piena notte e stava nevicando, guardò in alto
sorridendo per godere di quel refrigero, respirò lentamente, e quando abbassò
nuovamente lo sguardo, alla fine di quella strada innevata, tra i fiocchi di
neve che cadevano dal cielo, lo vide, lo sguardo stupito, sorrise vittoriosa.
Qualche metro lontano da lui, vide una ragazza bionda,
che guardava su nel cielo. Non riusciva a crederci, aveva quasi paura, spaventato
all’idea che si trattasse solo di un’allucinazione e di una proiezione, non lo avrebbe
sopportato, non dopo tutto quel tempo che non si vedevano.
Quando incrociò, il suo sguardo capì, non era un’allucinazione,
era lei, era la sua Rose, ricambiò quel sorriso, con una felicità mai provata
prima. La vide alzarsi e muoversi verso di lui, prima lentamente poi più
veloce, e lui fece lo stesso corse verso di lei, ansioso di poterla abbracciare
ancora una volta.
Si aggrappò al suo copro non appena gli fu possibile,
sentiva le lacrime bagnarle il viso, ma non gli importava, era di nuovo tra le
sue braccia, stretta al suo petto, al sicuro. Non aveva bisogno di dirsi
nient’altro. Erano insieme ancora una volta.
Il Dottore le prese il volto tra le mani e osservava ogni
centimetro del suo viso, le asciugò le lacrime con un sorriso che sembrava non
finire più, con la stessa luce negli occhi che gli aveva visto quella notte di
Natale di tanto tempo fa.
“Rose” disse con la voce incrinata dalle lacrime, lei
sorrise divertita.
“Ciao.” Salutò lei soddisfatta di averlo sorpreso.
“La mia Rose.” Disse ancora una volta, senza staccare lo
sguardo dai suoi occhi.
“Non ti liberi di me.” Gli disse ridendo insieme con lui
nel ricordare la volta in cui lo disse per la prima volta. Il Dottore la abbracciò
ancora una volta sollevandola da terra, ridendo come un ragazzino.
Non aveva paura di quello che avrebbe significato, non
aveva paura che questo significava non
rivedere più la sua famiglia, aveva lavorato duramente in quei due anni solo
per rivederlo ancora una volta, solo per poter mantenere la sua promessa di
rimanergli accanto per sempre.
Fine.
Note finali: Spero che vi sia piaciuta, posso dire che questa è stata
la mia prima FF sul Dottore. Avevo da poco concluso la visione della quarta
stagione ed ero in attesa di guardare End of time (ancora devo riprendermi L) Comunque spero vi sia piaciuta, auguro a tutti voi un Buon Natale e buon
divertimento in queste feste Natalizie, io tornerò ad aggiornare le storie dopo
capodanno ormai, a presto, e grazie ancora a tutti quelli che continuano a
leggere e commentare.