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Autore: KillerQueen86    24/12/2010    3 recensioni
Amava stare a guardare il cielo stellato, le ricordava quei due anni in cui tutto era cambiato, gli anni accanto a lui. Strinse la mano sulla chiave che portava sempre attorno al collo, in quegli ultimi mesi il ricordo del Dottore si era fatto più presente e più doloroso di prima, le mancava terribilmente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un regalo di Natale per il Dottore

 

Personaggi: Tenth Doctor, Rose Tyler

Rating: PG

Genere: What if?,Missing Moments

Avvertimenti: one-shot, da collocare tra la terza e la quarta stagione

Conteggio parole: 1463

Note: Un appunto di questa FF è stato fatto la mattina di Natale dello scorso anno, poi non ero più riuscita a trovarla, qualche settimana fa eccolo rispuntare fuori da un vecchio quaderno e quindi ho deciso di sistemarlo e pubblicarlo, spero vi piaccia.

Disclaimer: Doctor Who e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento.

 

 

Si rigirò tra le calde coperte, era notte fonda e lei non riusciva a dormire. In quegli ultimi mesi dormire l’era diventato sempre più difficile, la mente brulicava d’idee nuove e ricordi.

Si alzò dal letto infilandosi la sua vestaglia, e si avvicinò alla finestra della sua camera, alzò lo sguardo verso il cielo, verso le stelle. Amava stare a guardare il cielo stellato, le ricordava quei due anni in cui tutto era cambiato, gli anni accanto a lui. Strinse la mano sulla chiave che portava sempre attorno al collo, in quegli ultimi mesi il ricordo del Dottore si era fatto più presente e più doloroso di prima, le mancava terribilmente.

Da tre anni ormai, aveva ripreso la sua solita vita, la mattina si alzava andava a lavoro e poi ritornava a casa dai suoi e da Mickey, per poi cominciare di nuovo da capo. Viveva così ogni giorno sua madre, suo padre, il piccolo Tony, Mickey e Torchwood facevano parte della sua vita, ma lei non riusciva a sentirsi completamente parte di loro, era sempre a disagio e soprattutto si sentiva terribilmente fuori luogo, sapendo bene cosa aveva perso quel terribile giorno di tre anni fa. Chiuse gli occhi e deglutì, cacciando via le lacrime, adesso quel dolore non importava, presto, molto presto tutto sarebbe cambiato.

 

Se ne stava lì, immerso nel silenzio del suo Tardis, seduto con i piedi sulla console, non aveva idea né di dove andare né di cosa fare e questo, per lui, era davvero strano. Non era la prima volta che si trovava a viaggiare da solo, ma poi aveva incontrato lei, e tutto era cambiato. Gli venne da sorridere, non avrebbe mai creduto che un semplice umano potesse sconvolgerlo così, dopo tutto quel tempo, aveva viaggiato per tanto, aveva conosciuto tante di quelle persone, ma lei rimaneva unica, solo lei era riuscita a cambiarlo così profondamente, e sopratutto lo aveva reso così totalmente dipendente dalla sua presenza.

Improvvisamente uno scossone lo destò dai suoi pensieri, il Tardis si stava muovendo, a quanto pare la sua navicella aveva deciso autonomamente la destinazione. Il Dottore cercò di fermarla o almeno capire cosa stesse succedendo, ma sembrava fosse controllato da qualcun altro e questo non era mai un buon segno, nessuno aveva tanta conoscenza da potersi permettere di manovrare la sua navicella.

Appena il Tardis si fermò, il Dottore si precipitò fuori per capire dov’era finito, ma una volta arrivato fuori il suo respiro si bloccò, era notte e stava nevicando, e lui era di nuovo a Londra al Powell Estate precisamente. Non era più voluto tornare lì, toppi ricordi, troppa nostalgia e non capiva perché il Tardis aveva deciso così. Entrò nuovamente a controllare la data 24/12/2008, la notte di Natale. Fece una rapida scansione per controllare che tutto fosse a posto ma, nulla, tutto era tranquillo, sembrava che per quel Natale la Terra non corresse nessun pericolo.

“Perché siamo qui?” chiese quasi sperando che il Tardis gli rispondesse.

Si mise la giacca e uscì fuori, sapendo bene che quello era l’unico modo per capire cosa stava succedendo, la cosa positiva e che stava nevicando sul serio, nessuna astronave che si infrangeva nell’atmosfera, neve, vera neve come piaceva a lui.

Iniziò a camminare, mentre alcune persone avevano preso a giocare e scherzare tra i fiocchi. Si guardò attorno a sé con malinconia, ripensando a quel meraviglioso Natale che aveva passato con lei, l’unico Natale che aveva mai festeggiato, la sensazione di serenità e normalità che aveva respirato quella notte, quei momenti gli erano rimasti dentro di sé.

Ancora una volta i suoi pensieri furono interrotti. Qualche metro davanti a lui dietro un angolo, una luce accecante illuminò la zona, senza perdere tempo corse in quella direzione, ma girato l’angolo, i suoi cuori si fermarono di colpo, il respiro si bloccò.

 

Era arrivato, il momento che aveva aspettato tanto, entrò nella sala, tutti si voltarono a guardarla, per due anni aveva lavorato con queste persone, per due anni li aveva guidati nel suo folle progetto e adesso erano tutti lì ad assicurarsi che sarebbe andato tutto nei migliori dei modi.

Al centro della sala, un grande cerchio di specchi, tutti collegati a dei macchinari, ai margini di quel cerchio sua madre Jackie con braccio il piccolo Tony, accanto a loro come sempre il padre Pete, e lui il suo migliore amico Mickey che in quegli anni l’aveva sostenuta e aiutata nella sua folle idea, le aveva dato forza quando stava perdendo speranza.

Si avvicinò a loro con un nodo in gola, li avrebbe salutati per sempre, non poteva più tornare indietro. Si fece coraggio e salutò per primo Mickey, ringraziandolo di tutto, salutò il fratellino consegnandogli un piccolo ciondolo con dentro una loro foto, subito dopo salutò Pete, che l’aveva accolta nella sua casa e si era preso cura di lei, proprio come avrebbe fatto il suo vero padre, e infine salutò lei, la sua forza, quella donna che l’aveva cresciuta da sola tra mille difficoltà, ma aveva sempre accettato le sue scelte. Le due donne si abbracciarono, godendo di quegli attimi, sapendo bene che non ce ne sarebbero stati altri.

“Rimani qui con noi.” La supplicò tra le lacrime, Rose le accarezzò il viso sorridendo con malinconia.

“Non posso.” Le disse semplicemente.

 “Rose, non ci rivedremo più. Tuo fratello non si ricorderà più di te.” Disse con la voce rotta dalle lacrime.

“Mamma, ascolta.” Iniziò con calma prendendo un respiro profondo, accarezzò i capelli di Jackie.

“Tu sei felice qui, hai papà, hai Tony, un mucchio di amici, e tutto ciò che hai sempre sognato.” Le rispose Rose, sempre con calma.

“Quel giorno io ho perso tutto.” Continuò senza più nascondere le lacrime.

“Questa non è la vita che ho scelto, lo sai, devo farlo, ho promesso che sarei rimasto con lui.” Terminò Rose, sempre con calma, abbracciò nuovamente la madre.

Guardò ancora la sua famiglia e trepidante si mise al centro del cerchio, sorrise un ultima volta alla sua famiglia, per poi chiudere gli occhi.

Si sentì attraversare da una forte scarica, le sue gambe cedettero e cadde in ginocchio a terra, respirava con fatica, riaprì gli occhi e si ritrovò all’esterno, era piena notte e stava nevicando, guardò in alto sorridendo per godere di quel refrigero, respirò lentamente, e quando abbassò nuovamente lo sguardo, alla fine di quella strada innevata, tra i fiocchi di neve che cadevano dal cielo, lo vide, lo sguardo stupito, sorrise vittoriosa.

 

Qualche metro lontano da lui, vide una ragazza bionda, che guardava su nel cielo. Non riusciva a crederci, aveva quasi paura, spaventato all’idea che si trattasse solo di un’allucinazione e di una proiezione, non lo avrebbe sopportato, non dopo tutto quel tempo che non si vedevano.

Quando incrociò, il suo sguardo capì, non era un’allucinazione, era lei, era la sua Rose, ricambiò quel sorriso, con una felicità mai provata prima. La vide alzarsi e muoversi verso di lui, prima lentamente poi più veloce, e lui fece lo stesso corse verso di lei, ansioso di poterla abbracciare ancora una volta.

 

Si aggrappò al suo copro non appena gli fu possibile, sentiva le lacrime bagnarle il viso, ma non gli importava, era di nuovo tra le sue braccia, stretta al suo petto, al sicuro. Non aveva bisogno di dirsi nient’altro. Erano insieme ancora una volta.

Il Dottore le prese il volto tra le mani e osservava ogni centimetro del suo viso, le asciugò le lacrime con un sorriso che sembrava non finire più, con la stessa luce negli occhi che gli aveva visto quella notte di Natale di tanto tempo fa.

“Rose” disse con la voce incrinata dalle lacrime, lei sorrise divertita.

“Ciao.” Salutò lei soddisfatta di averlo sorpreso.

“La mia Rose.” Disse ancora una volta, senza staccare lo sguardo dai suoi occhi.

“Non ti liberi di me.” Gli disse ridendo insieme con lui nel ricordare la volta in cui lo disse per la prima volta. Il Dottore la abbracciò ancora una volta sollevandola da terra, ridendo come un ragazzino.

Non aveva paura di quello che avrebbe significato, non aveva paura che questo significava  non rivedere più la sua famiglia, aveva lavorato duramente in quei due anni solo per rivederlo ancora una volta, solo per poter mantenere la sua promessa di rimanergli accanto per sempre.

 

Fine.

 

Note finali: Spero che vi sia piaciuta, posso dire che questa è stata la mia prima FF sul Dottore. Avevo da poco concluso la visione della quarta stagione ed ero in attesa di guardare End of time (ancora devo riprendermi L) Comunque spero vi sia piaciuta, auguro a tutti voi un Buon Natale e buon divertimento in queste feste Natalizie, io tornerò ad aggiornare le storie dopo capodanno ormai, a presto, e grazie ancora a tutti quelli che continuano a leggere e commentare.

   
 
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