Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Alys93    27/12/2010    5 recensioni
Ultime parole, pensieri e sensazioni del Gran Demone Cane, nel giorno della sua morte (tratto, + o - fedelmente, dal 3° film di Inuyasha "La spada del dominatore del mondo")
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Inuyasha, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutte, ragazze! Eccomi a voi cn una nuova FF, appena conclusa! direte voi, "Ma questa ha da aggiornare già 2 storie, se ne mette a scrivere un'altra?". beh, ke dire... L'ispirazione va colta al volo! spero di aver rispecchiato al meglio l'ultimo gionro di vita di Inu no Taisho. fatemi sapere! bacioni a tutte!

 

Onore… Rispetto… Amore

Osservo la sabbia bianca come la neve, che risplende sotto i raggi argentei della luna. Il suono ripetitivo della risacca mi giunge alle orecchie, accompagnando il mio respiro. L’odore di salsedine mi solletica le narici, assieme ad un odore ben diverso… quello del mio sangue. Quell’odore penetrante ben si accompagna alle macchie rossastre che tingono la sabbia sotto di me… Ma non m’importa, il dolore non è una sensazione nuova per me ed ignoro la scia rossastra che mi percorre il braccio. Ho cose più importanti a cui pensare. Come il giovane demone che mi è alle spalle e che mi guarda, con quegli stessi occhi ambrati con cui, invece, io sto guardando la luna. “Ve ne state andando, padre?”, queste sono le prime parole pronunciate da mio figlio, in questa notte così chiara. Non mi volto a guardarlo, so bene quale sia l’espressione che gli contrae il viso gelido. “Vorresti forse impedirmelo, Sesshomaru?” gli chiedo tranquillo, continuando a dargli le spalle. Anche se conosco bene le potenzialità di mio figlio e sappia di essere ferito, non ho niente da temere. So che non mi attaccherà, e, anche se lo facesse, non avrei difficoltà a ricordargli chi sono. “No” replica con lo stesso tono, restando dietro di me “Non lo farò. Non ho intenzione di fermarvi”. Segue un breve silenzio, interrotto solo dal suono delle onde che s’infrangono dolcemente sulla sabbia. “Voglio solo le vostre zanne” aggiunge senza tanti preamboli “Consegnatemi Songa e Tessaiga”. Ancora non mi volto e resto immobile, lasciando che il vento mi accarezzi il viso e faccia ondeggiare la coda aregentata nel quale tengo raccolti i capelli, assieme al morbido mantello adagiato sulle mie spalle. “E se mi rifiutassi?” chiedo io, decidendo di metterlo alla prova “Arriveresti… ad uccidere tuo padre?”. Resta in silenzio, come me, ad ascoltare la risacca che trascina qualcosa tra le onde. Anche senza vederlo, so bene che non è molto distante; se desiderasse attaccarmi, impiegherebbe meno di un battito di ciglia a raggiungermi. Sento il suo candido kimono svolazzare nel vento, così come la coda che porta adagiata sulla spalla. È molto simile a me, devo riconoscerlo. Non parla, ma si limita a squadrarmi con quegli occhi prennemente bloccato in un’espressione fredda. Una lieve risata mi sfugge dalle labbra “Desideri al tal punto il potere? Che cosa ti spinge a bramarlo tanto?”. “Siamo nati per percorrere la strada del dominio” risponde Sesshomaru “Il potere ci consente di aprire questa strada”. Avrei dovuto immaginare queste parole… eppure non ne sono sorpreso. Mi limito ad abbassare il viso, pieno di leggere bruciature e solcato da due segni bluastri, simbolo della mia identità e della mia forza, “Il dominio, eh…”. “Dimmi, Sesshomaru” mormoro all’improvviso “Tu possiedi qualcosa da poteggere?”. Anche senza guardalo, lo conosco abbastanza bene da sapere quale sguardo è impresso sul suo volto. Per lui, questa dev’essere una domanda molto stupida; una domanda che un demone completo non dovrebbe neanche porsi. Ma non sono più il demone freddo di una volta; un nuovo calore mi ha aperto gli occhi sul mondo. Ed è a quel calore, a quel sorriso, che intendo tornare. La voce di mio figlio mi strappa ai miei pensieri “Non ho alcun bisogno di farmi rallentare da simili sciocchezze”. Sento la sua aura aumentare appena, segno che non ha alcuna intenzione di perdere altro tempo in inutili chiacchiere. Tutto ciò che desidera è prendersi le spade, anche a costo di attaccarmi.  Da tempo, sapevo che il suo più grande desiderio è quello di confrontarsi con me e di riuscire a sconfiggermi. Ma questa notte non ci sarà uno scontro tra me e lui, né ci sarà in futuro. A quel punto, sento che è giunto il momento e lascio che la mia forza demoniaca mi percorra rapidamente le vene, mutando la mia forma. Perdo rapidamente l’aspetto umano e lascio che il suolo candido sia calpestato dalle mie zampe. Alzo il muso verso la luna, che risplende come un gioiello nel cielo, e lancio il mio grido, sicuro che lei riuscirà a sentirlo.

 

Umani. Il loro odore, mischiato a quello delle torce e del metallo, impregna tutta l’aria circostante. Sono ancora distante dalla mia meta, ma lo sento chiaramente. Che stupidi… se credono che le loro insulse armi possano fermarmi, si sbagliano di grosso. Avanzo rapido nella neve fredda, incurante della scia di sangue che mi lascio alle spalle. I miei artigli lasciano solchi profondi in quella candida coperta, che ricopre ogni cosa attorno a me. Per un attimo, ripenso a ciò che ho chiesto a Sesshomaru, “Tu possiedi qualcosa da proteggere?”. La sua risposta era più che prevedibile, ma non importa. Ciò che davvero mi preme, è arrivare da lei il prima possibile. Da quando l’ho vista per la prima volta, il suo sorriso ha sciolto la corazza di ghiaccio che mi rivestiva il cuore. Izayoi… tu mi hai aperto gli occhi, mostrandomi un sentimento nuovo, che non avrei mai pensato di poter provare. Resisti, Izayoi prego mentalmente, mentre attraverso una fitta macchia di alberi rivesititi di neve Presto sarò da te. “Non potete farlo! È troppo rischioso!” mi implora nuovamente Miyoga, saldamente aggrappato ad un ciuffo di peli. Un semplice demone pulce, servo fedele, anche se decisamente codardo… Preferisco non ricordare tutte le volte che ha approfittato del mio sangue per nutrirsi, non m’importa. Nonostante tutto, devo ammetterlo: sono soddisfatto di averlo al mio servizio, la sua lealtà mi è fondamentale. Da come mi giunge la sua voce, intuisco che fa fatica a reggersi; a discapito del dolore che provo, sto correndo al massimo delle mie forze e lui non è che un piccolo esserino. “Vi prego di ripensarci!” continua implorante “Troverete resistenza! E non vi siete ancora ripreso dalle ferite riportate nella battaglia con Ryokotsusei!”. Ryokotsusei, quel maledetto demone dall’aspetto di drago… Non ho mai faticato tanto a sconfiggere un nemico; a stento sono riuscito a sigillarlo. Scaccio rapidamente quei pensieri, mentre sento Miyoga implorarmi di ritornare sui miei passi. So che gli preme la mia salute, ma ormai non ha importanza. Izayoi ha bisogno di me, lo sento. “Non posso lasciarla morire!” replico deciso, “Capisco” mormora lui “Però…”. No, Miyoga. Tu non puo capire. Non puoi comprendere quanto sia intenso il sentimento che provo per quella donna umana. Tempo prima, neanch’io avrei mai immaginato di poter provare qualcosa di così intenso. Per un’ umana, una fragile essere umana. E soffro, pensando che non mi resta molto da vivere. Prima che l’oblio mi avvolga pere sempre, voglio rivederla; rivedere quel viso così dolce e delicato che si è impresso così radicalmente nel mio cuore. Cercando di farmi forza, stringo gli occhi nel dire “Il tempo a mia disposizione è quasi terminato”. Per questo devo sbrigarmi. Non posso andarmene senza averla rivista. “Ma, padrone!”, Miyoga dev’essere rimasto sconvolto dalle mie parole… forse mi si era affezionato. Ma adesso nulla di tutto questo ha più importanza. Ogni istante che passa, ogni goccia di sangue che perdo… la morte mi è sempre più vicina ed io non posso andarmene senza averle detto addio! Prima di incontrarla, le uniche cose che mi premevano erano l’onore ed il rispetto che gli altri demoni mi dovevano. Tutti, umani e demoni, chinano il capo solo nel sentire il mio nome. Un tempo, la mia vita consisteva solo in questo, ma ora… c’è amore. L’amore che provo per quella donna e che lei ricambia così dolcemente. È questo sentimento a permettere al mio cuore di battere ancora. Finalmente, intravedo il suo palazzo oltre la pianura innevata. Ci sono quasi, devo solo resitere ancora un po’! Sfruttando un’altura che sovrasta il palazzo, lancio il mio grido alla luna, che sta velocemente sparendo. È una buona notte per morire, ma non è aconra il momento di dire addio a questo mondo. Conscio che può udirmi, lancio un’ultimo ululato al cielo freddo, Izayoi, sto arrivando!.

Senza perdere altro tempo, mi scaglio contro il grande portone, protetto da un folto gruppo di guardie. Poveri illusi, non sanno con chi hanno a che fare! Li investo come un terremoto, mandandone molti a finire nella neve, e sollevando una grossa nube di fumo. Riprendo velocemente la forma umana, pronto a farmi strada tra quegli idioti, con la forza se sarà necessario. La mia mano si chiude sull’elsa di Tessaiga, la zanna capace di uccidere cento demoni con un solo fendente. Questa spada non andrà a Sesshomaru, che tanto la brama assieme a Songa. Questa lama è destinata a qualcun altro, qualcuno che non ha ancora visto la luce del mondo. Stringo l’impugnatura della spada, estraendola con un rapido gesto; subito la lama aumenta le sue dimensioni, pronta a servirmi. Anche lei ha avvertito la battaglia nell’aria. Senza indugiare oltre, fendo la nube di fumo con un rapido colpo, “Cicatrice del Vento!”. L’attacco si fa velocemente strada attaverso l’aria, creando un’onda d’urto che spazza via diversi uomini e distrugge parte della muratura. Non mi preoccupo di ciò che troverò dall’altra parte e mi lanciò oltre la nube, deciso ad entrare a tutti i costi. Molti soldati escono dalle spaccature create dalla Cicatice del Vento, mentre gli aricieri liberano le loro frecce in una pioggia mortale. Alcune mi colpiscono prima che riesca ad arrivare alle mura, ma non me ne preoccupo. Queste ferite non sono niente, poche aste di legno non sono lontanamente sufficienti per fermarmi! Con un altro fendente, mi sbarazzo rapidamente di quegli insulsi che hanno provato a fermarmi. Li vedo scappare urlando, ma non ho né la voglia, né il tempo di inseguirli. Corro attraverso il cortile, guardamoni intorno alla ricerca della mia amata, “Izayoi. Izayoi!”. Ma dove sarà? Sento una strana morsa stringermi il petto, mentre continuo a cercarla tra le macerie che io stesso ho creato. Una voce, proveniente da un corridoio del palazzo, attira la mia attenzione, “Sei stato coraggioso a venire, demone”. Mi volto a guardalo, ritrovandomi di fronte un generale armato di tutto punto. È evidente che mi stava aspettando, ma non ho tempo da perdere con lui. Izayoi è vicina, lo sento. “Ma giungi in ritardo” aggiunse lui, fissandomi con aria feroce. A quelle parole, sento il cuore mancarmi un battito. Cosa vorrà dire? Che cosa ha fatto ad Izayoi? Incapace di trattenermi, esclamo “Che cosa?”, “Ho portato Izayoi dove le tue luride zampe non potranno raggiungerla”. L’ombra di un sorriso compiaciuto gli incurva le labbra “E l’ho fatto con le mie stesse mani”. Digrigno i denti per la rabbia, mentre un dolore atroce, non dovuto alle frecce che mi trafiggono, mi invade come acqua gelida. Maledetto! Pagherai per quello che hai fatto!. No, non può avermi portato via Izayoi… mi rifiuto di crederlo! Accecato dal dolore che mi serra il petto, mi avvento contro di lui, ruggendo “Dannato stolto!”. Lo vedo sguainare la sua spada e correre nella mia direzione, pronto ad affrontarmi, ma non può niente contro di me! Quando le nostre spade s’incrociano, Tessaiga gli trancia di netto il braccio sinistro, che cade nella neve, macchiandola di rosso. Anche se il desiderio di ucciderlo è forte, lo oltrepasso senza rivolgergli un secondo sguardo. Il nome della donna che amo mi rimbomba nella testa come un terribile eco… Izayoi. Izayoi. Izayoi! Mi addentro rapidamente nei meandri del palazzo, ma il mio udito riesce a cogliere il sibilo di quel maledetto umano. Sta dando ordini ai suoi sottoposti, e la sua voce si trasforma rapidamente in un grido “Le frecce infuocate! Che il demone bruci con tutto il palazzo… Non dovrà avere scampo!”. Mentre corro attraverso i corridoi, cercando l’odore della mia donna, sento le frecce colpire le imposte, i muri e tutto ciò che incontrano, dandogli fuoco. Ben presto, l’intero palazzo è avvolto nelle fiamme. Devo sbrigarmi, Izayoi non può sopravvivere in quest’inferno! Incurante del fuoco, che avvolge ogni cosa, sfondo una porta, ritrovandomi nei suoi appartamenti. Il mio sguardo si concentra su un baldacchino, le cui tende hanno ormai iniziato a bruciare ; è da lì che proviene la scia. Senza perdere altro tempo, lo sollevo, scaraventandolo dalla parte opposta della stanza. E lei è lì, semi nascosta dalle grandi coperte, intrise di sangue. “Izayoi” sussurro spaventato, mentre fissò il suo corpo immobile, poi la mia voce diventa quasi un singhiozzo “Izayoi…”. No, non può essere vero! Lei non merita questa fine! La rabbia scaccia rapidamente il dolore, mentre afferro una delle spade che porto al fianco. La estraggo con foga e subito la lama ha una vibrazione, mentre il suo potere mi mostra quattro demoni dell’aldilà, pronti a portar via lo spirito di Izayoi. Li guardo con odio ed alzo la lama, sibilando “Tocca a te, Tenseiga!”, poi li falcio con due rapidi fendenti. La vita torna a scorrere nel corpo di Izayoi, mentre le ferite che l’avevano strappata a me spariscono come d’incanto. La sento gemere e vedo quegli suoi meravigliosi occhi scuri aprirsi, prima che li punti su di me. Sento il sollievo fluirmi dentro come acqua e prendo la Veste del Cane di Fuoco dalla mia armatura, poggiandogliela sul capo. Con questa speciale veste, il fuoco non l’avrebbe più minacciata. Mentre l’aiuto ad alzarsi, percepisco la presenza di quel dannato umano; nonostante il braccio tagliato ed il sangue che gli macchia gli abiti, alla fine mi ha raggiunto. Non è un tipo che si arrende facilmente. Ma adesso sono pronto; Izayoi continuerà a vivere, assieme a nostro figlio, che stringe amorevolmente tra le braccia. Per un breve istante, non posso fare a meno di perdermi nei ricordi; nei ricordi più dolci, di quella notte, quando, per la prima volta, ho sentito le sue dolci mani sfiorarmi il viso. Anche se non potrò restarle accanto, avrà sempre una parte di me al suo fianco. Lancio un rapido sguardo al bambino, rivedendo nel suo viso alcuni dei miei tratti. I suoi capelli, già piuttosto lunghi, sono argentati, e, tra di essi, spuntano due piccole orecchie canine. Un piccolo mezzo-demone, ma che sento sarà l’orgoglio di sua madre… Ed anche il mio. Capendo che ormai è arrivato il momento, mi rialzo in piedi, sfoderando Songa e puntandola contro quel dannato che aveva osato ferire Izayoi. “Non avrò rimpianti, se morirò insieme a te” sibila lui, avanzando tra le fiamme, “Che il nostro viaggio verso gli Inferi abbia inizio!”. E sia, maledetto. Ti porterò all’Inferno con me! Senza voltarmi, mi rivolgo alla donna che è riuscita a toccarmi il cuore, dicendo “Tu devi vivere!”. La sua voce è ridotta ad un sussurro pieno di apprensione, “Amore mio…”. Oh, Izayoi… desidero con tutto il cuore restare al tuo fianco, ma gli dei hanno deciso altrimenti. Devi vivere, anche per me. Osservo il samurai avvicinarsi con passo deciso e stringo con più forza l’elsa di Songa, deciso a morire combattendo. Intanto, il palazzo continua a bruciare e cadere a pezzi attorno a noi, riempiendo l’aria di scintille infuocate. Capendo che il mio tempo è ormai agli sgoccioli, decido di fare un’ultima cosa e mormoro “Inuyasha”.  L’umano mi guardo sorpreso e mormora “Cosa?”; non riesco a trattenere un flebile sorriso. Potrai anche uccidermi, dannato, ma non potrai mai togliermi questi ricordi,  né la soddisfazione che provo in questo momento. Inuyasha… mio figlio. “È il nome del bambino” spiego tranquillo, “Il nome del bambino è: Inuyasha”. Sento Izayoi trattenere il fiato per un istante, prima di ripetere il nome “Inuyasha…”. Sulle sue labbra, quel nome sembra ancora più adatto alla creaturina che stringe tra le braccia. Il tempo scorre inesorabile ed ogni istante che passa, quel luogo diventa sempre più pericoloso per lei ed il bambino. Afferro con maggior energia Songa ed esclamo “Ora, va’! Presto!”. Lei annuisce, mormorando un “Sì” deciso e si allontana verso un’apertura nel legno delle pareti. Non appena la sento uscire tra la neve, lascio che la grande energia di Songa si sprigioni ed assuma la forma di un drago nero dagli occhi scarlatti. È giunto il momento di morire con onore. Subito, quel dannato di un umano mi si scaglia contro e le nostre spade s’incrociano, mentre il palazzo, ormai carbonizzato, crolla attorno a noi. Non rimpiango nulla della mia vita, che mi ha donato più di quanto avessi mai osato sperare. I miei ultimi pensieri, così come i battiti del mio cuore, sono per Izayoi. Vivi, Izayoi. Non devi arrenderti. Devi continuare a vivere, insieme ad Inuyasha.

*****
 

L’oblio in cui vivo da tempo è stato finalmente rischiarato. La mia adorata Izayoi mi ha raggiunto ed il mio spirito non potrebbe essere più felice. Per quanto ho atteso questo momento? Non so dirlo, ma adesso non importa. Averla accanto è tutto ciò che desideravo ed ora il mio desiderio è stato esaudito. Mi parla spesso di nostro figlio, Inuyasha, raccontandomi di quanto mi somigli e… di quanto soffra. Me l’aspettavo, in fondo; essendo un mezzo-demone, non può avere vita facile in un mondo così ostile. Eppure, sento che se la caverà bene. Nelle sue vene, scorre comunque il mio sangue… Mi chiedo quale sia il suo rapporto con Sesshomaru, ma non credo sia dei miglori. Il mio gelido primogenito non si abbasserebbe mai a riconoscere come suo fratello un mezzo-demone.
Dopo secoli di relativa tranquillità, il mondo degli Spiriti viene scovolto da un’incredibile energia maligna. Non ho dubbi, Songa si è risvegliata. Spero che Miyoga e Totosai abbiano seguito le mie istruzioni, in merito a Tessaiga e Tenseiga. Tempo prima, avevo precisato che Tessaiga, la Zanna di Bronzo, era destinata ad Inuyasha, in modo che potesse controllare la sua parte demoniaca. Sapevo che avrebbe salvato delle vite con quella lama. Avevo invece lasciato Tenseiga, la Zanna Celeste, a Sesshomaru. Una spada incapace di uccidere, ma dotata dell’immenso potere di restituire la vita a cento demoni con un unico colpo. Non credo che il mio primogenito sia molto soddisfatto di tale assegnazione, ma ho i miei motivi. Non senza rammarico, lascio temporaneamente Izayoi e mi dirigo vrrso il punto dove Songa, colpita contemporaneamente da Tessaiga e Tenseiga, sta precipitando negli Inferi. Solo in quel modo, lo squarcio tra i due mondi si sarebbe aperto, permettendomi di ricondurre Songa negli Inferi. Dopo tutto questo tempo, finalmente la spada sta tornando al luogo che le appartiene. Avvolto da un’intesa luce azzura, mi mostro ai miei figli, deciso a rivederli, dopo tempo trascorso nell’attesa di questo momento. Sesshomaru mi fissa con aria sorpresa, mentre un sussurro gli sfugge dalle labbra “Padre…”. Non è per niente cambiato in questo lasso di tempo, anche se noto che gli manca il braccio sinistro. Non posso fare a meno di chiedermi quale demone sia arrivato a tanto… Gli rivolgo uno sguardo tranquillo, prima di concentrarmi sul giovane mezzo-demone al suo fianco, vestito con l’Abito del cane di Fuoco. Riconosco quegli occhi ambrati, così come i capelli argentei e le orecchie canine. Nel suo viso, rivedo anche alcuni tratti della mia amata Izayoi. Non può essere che Inuyasha… Dietro di lui, c’è una fanciulla umana ed un leggerissimo sorriso m’incurva le labbra; buon sangue non mente. Ma non sono soli; a qualche metro di distanza, altri due umani ed un piccolo kitsune mi fissano con aria sbalordita. Alle spalle di Sesshomaru, scorgo anche un kappa, che stringe il bastone Ninton, ed una bambina umana. Mi chiedo chi siano, ma non me ne importa più di tanto. Nei pressi del luogo dove si è consumata la battaglia, vedo anche Totosai e Miyoga, che trasaliscono nel vedermi comparire, “Padrone!”. Nel sentire quelle parole, Inuyasha mi guarda incredulo assieme all’umana che gli sta accanto, “Quello sarebbe… mio padre?”. Non mi stupisco che non mi riconosca, non può avere alcun ricordo di me. A quel punto, prendo parola, richiamando entrambi i miei figli “Sesshomaru… Inuyasha. Finalmente avete trovato entrambi la risposta”. Li guardo per un lungo istante “Così Songa restererà per sempre sigillata nel regno dei morti. Non ho altro da dirvi, figli miei”. Inuyasha cerca di raggiungermi “No, aspetta!”, ma l’intensa luce lo blocca, assieme a Sesshomaru, che inmvece è rimasto immobile. A questo punto, decido di ritornare dalla mia amata Izayoi e lascio che il mio spirito ritorni al luogo dove ormai appartiene. L’ultima cosa che percepisco, è la voce di Sesshomaru, che mormora “Padre…”. Addio, figli miei. Sono certo che vivrete sereni, a discapito di ciò che gli dei hanno in serbo per voi. Io veglierò su di voi.  
 

   
 
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