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Autore: ginevrag_    29/12/2010    3 recensioni
Questa è una storia, ma quello che racconta è successo realmente.
L'ho scritta in un momento molto duro e brutto della mia vita.
Non fatevi ingannare dalla scrittura, capirete leggendo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono ancora ricoverata, ma vi confesso, sono felice.

Zac Efron mi ha abbracciata e mi ha detto di aver, in qualche modo, cambiato la sua vita, nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere.

 

Sono le 18.30 e alle 19.00 parte l'aereo; siamo all'aeroporto LAX, e stiamo per partire. Non ce la faccio più, ho male alle gambe, al petto e alla testa; questo viaggio è stato devastante, mi è quasi costato la vita, ma la cosa positiva è che ho realizzato il mio sogno.

Non so nemmeno spiegare come mi sento, sono stafelice! Cioè è un'emozione indescrivibile!

Oh, hanno chiamato l'aereo, dobbiamo salire.

 

Siamo sopra, ci aspettano “solo” diciotto ore di volo, evvai! Questa volta non ho molto sonno, mi fa troppo male la testa..

“Mamma, posso prendere qualcosa per la testa?”

“No, mi dispiace..”

Nemmeno le medicine? E' no!

Jennifer, sii paziente, quando tonerai a casa.. a casa? No! Quello neanche! Quando ritornerai in ospedale!

Non ne posso più, veramente, è troppo!

Io non ho più la forza, non riesco a resistere. Vorrei urlare dal dolore, sbattere, correre, saltare!

Basta che tutta questa roba finisca.

Mi viene anche da vomitare, ottimo.

“Papà, hai una caramella?”

“Si, perché?”

“Mi viene da vomitare”

“Cosa??” ecco, già la mamma si agita..

“Si, mi viene un po', poco poco, da vomitare”

“Oddio amore! Prendi questa busta, così semmai fai qui dentro.”

“Mamma!!”

Papà ride, certo, io faccio figuracce con tutto l'aereo e lui ride.

Prendo questa cavolo di busta, almeno lei è contenta.

“Papà, me la puoi dare quella caramella o no?”

“Si certo.” Aspetta, mi viene da...

 

Mi sono ritrovata con la testa dentro la busta, ho vomitato tutta la cena.

Adesso mi scoppiamo le tempie, devo dormire.

 

“Jenny, dai che è ora”

Ora, di cosa? Ah, si, dobbiamo scendere.

Wow, ho dormito come l'altra volta, colpa dell'alieno..

Siamo a terra, oh! Sono caduta. Le gambe, ah.. Fanno male, fanno tanto male.

“Jennifer!!!

“Sto bene mamma, tranquilla”

Mi ritiro in piedi, ce la posso fare, ce la devo fare.

“Andiamo” faccio cenno con la testa e ci avviamo verso l'aeroporto della mia Venezia.

 

Check in dopo check in e ora siamo in auto.

In viaggio verso casa, per poi ricoverarmi, di nuovo.

Ci siamo, il lettino di metallo, la coperta a fiorellini blu, la flebo, la piccolissima TV e il poster di Zac, si, c'è tutto.

Tutto è rimasto come prima, o quasi, una cosa è cambiata, e quella cosa sono io.

Sono cambiata, sono cresciuta.

Mi ricordo la prima volta che sono entrata qui, mi ero sentita spaventata, terribilmente spaventata; qualsiasi oggetto, sia un cuscino, che le siringhe, mi terrorizzavano.

Ora sono qui, e non so quello che mi aspetta. Sono, però felice, soddisfatta del modo che ho vissuto questi 15 anni, del modo in cui ho amato le persone accanto a me e di come ho creduto in me e nel mio sogno. Adesso, non sono più sicura di niente, non so se potrò uscire più da questo posto e se potrò rivedere Ele.

“Ma.. ma quella cos'è?”

“E' una busta, l'ha portata Ele.”

“Mamma,papà mi potete lasciare da sola per favore?”

“Certo amore.” Mi danno un bacio e se ne vanno.

 

Prendo la busta, c'è scritto sopra il mio nome, apro. Ci sono diversi fogli: due lettere e quattro foto.

Le foto sono quelle che io ed Ele ci siamo fatte il giorno del mio compleanno e questa è una inseme a lei da bambine; oddio, sto piangendo, mi devo sedere.

Adesso voglio leggere le lettere. L'infermiera è entrata, deve attaccarmi la flebo.. fa male tutte le volte; questa volta, però c'è un liquido diverso, molto più forte, evidentemente.

Ritornando alle lettere, mmm... leggiamo questa.

 

Cara Jenny,

sono Anna, strano leggere una cosa scritta da me, vero? La verità è che non sono riuscita a venire da te di persona.

Oddio, non ti puoi immaginare come mi sono sentita quando mi hanno detto che stavi peggiorando!

Non sapevo cosa pensare! E' per questo che ti ho scritto.

 

Mi ricordo i primi giorni di scuola, quando non c'eri. Io non ti conoscevo, e provato a darti un volto tutte le volte che le prof facevano l'appello.

Quando ti ho conosciuta è cambiato tutto. Eri seduta un paio di posti dietro di me, portavi la parrucca. Ti giuro, non sembrava! Eri bellissima!

Ti ricordi che mi hai sorriso? Io si, è stata una cosa fantastica. Poi, piano piano, ci siamo avvicinate, ci sentivamo tutti i giorni, e tu mi contattavi tutte le volte che potevi, tutte!

Eravamo sempre più unite, ci sentivamo spesso per telefono, mi chiamavi anche per chiedermi i compiti e così via.. Poi un giorno abbiamo deciso di "sposarci", che pazze! Eravamo troppo unite, a

scuola stavamo sempre insieme, mi facevi sorridere sempre, mi incoraggiavi su tutto! Sei un'amica stupenda! Poi abbiamo cominciato a chiamarci maritina mia o moglie mia. Ci sentivamo sempre, anche perché a scuola non venivi molto. Stavamo le ore al telefono e tu mi raccontavi tutto ciò che facevi, tutto quanto proprio. Le foto insieme? Bellissime. In ogni messaggio mi dici che sono un'amica fantastica, e io non trovo mai le parole perfette per risponderti, perché nessuna potrebbe descriverlo.

Ecco, sto piangendo ripensando a questi bei momenti passati con te.

 

Ti voglio bene maritina mia, no ti dimenticare mai di me, mai.

Anna”

 

Oddio, Anna! Il foglio si è macchiato con le mie lacrime; lei per me c'è sempre stata, la mia mogliettina! Vorrei abbracciarla, stringerla forte a me! Non posso, però.

Apriamo l'altra lettera,

 

Amore, quando torni mi trovi già lì. Baci Ele”

 

Sento bussare, è lei.

“Amoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”

“Ciaooo Eleeeee”

“Racconta tutto!”

 

Stiamo le ore a parlare, le parlo del viaggio, della città, di Ashley e di Zac. Sembra felice, sorride e piange con me quando le dico dell'autografo e della dedica.

 

“Ele, è tardi, dovresti andare a casa”

“Si zia, vado” La mamma è venuta a chiamarla, dice che per la mia salute non va bene stare tanto tempo a chiacchierare, mi stanco troppo.

A dire la verità sono stravolta, vorrei tanto dormire...

“Allora Jenny, io vado..” le sue parole sono cariche di tristezza. “Ci vediamo presto?”

“Certo, prestissimo, cugina.”

Ha i piedi incollati al pavimento, non riesce a lasciarmi.

Scoppia a piangere e mi si getta al collo.

Rimaniamo abbracciate come il primo giorno che mi è venuta a trovare, ci stringiamo forte, come per imprimere nelle nostre anime quel momento.

Mi ha lasciata e sta andando via; prima di uscire dalla stanza si gira, in lacrime e mi fa un grande sorriso.

 

Questo è stato un addio bruttissimo, abbiamo cercato di comportarci come se avessimo molto tempo, ancora. Entrambe, sappiamo che non è così. Questa è stata, molto probabilmente, l'ultima volta io e lei da sole.

 

Mi metto a dormire, non riesco più a stare sveglia.

Vedo i miei genitori che mi guardano dal vetro della camera, chiudo gli occhi...

 

 

Ah, sapete una cosa?

A volte i miracoli possono accadere.


  
Eccoci qui, all'ultimo vero capitolo della ff.. non vi arrabbiate per il finale, nel prossimo vi spiegherò tutto. :)
Il prossimo arriverà, però, al mio ritorno da Verona, dove starò con "Ele", la cugina di Jenny; spero di poter andare al cimitero a trovarla..
Coomunqueee io ho potuto conoscere "Jenny" di persona e sono stata con lei una giornata intera, poi abbiamo parlato su msn :) Ah, Anna non sono io, ma una delle sue migliori amiche, che mi ha chiesto di aggiungerla nella storia :)

Ora, ancora grazie a voi che leggete, spero che vi sia piaciuta la storia, al prossimo e ultimissimo capitolo!

G. 

 

  
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