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Autore: Niagara_R    31/12/2010    9 recensioni
L’ultimo dell’anno è l’occasione migliore dell’anno per far baldoria, festa, per svagarsi, per passarla in compagnia, per bere, per fare casino, vero?
No, non vero. Almeno per il leader dei Placebo, che ama il silenzio, e pregusta già una nottata nella pacifica Londra, tranquillo e solo.
Non aveva però messo in conto una persona, e il suo mazzo di rose.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: 30 Seconds to Mars, Placebo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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The best happy New Year

The best happy New Year



<< Tu... Cosa ci fai qui? >>
<< Festeggio! >> esclamò Jared, con una bottiglia di spumante italiano e un mazzo di rose scarlatte tra le braccia.
Brian Molko lo fissò inespressivo, senza una parola.
Poi gli chiuse la porta in faccia.
<< ... EHIIIII, BRIAAAAAN!!! >> urlò Jared battendo le mani sull’uscio << Guarda che ho intenzione di rimanere qui fino a domani mattina, sai?! >>
Brian alzò gli occhi al cielo, chiedendosi perché non era partito per le Antille come aveva progettato di fare fin da ottobre. Tornò sui suoi passi e lasciò che Jared entrasse in casa sua, anche se quella presenza lo turbava.
E lui che aveva progettato di passare l’ultimo dell’anno in completa solitudine, ad ascoltare un cd di musica indiana e col profumo di un incenso a spandersi nell’aria...
<< Lo so che non apprezzi molto il fatto che io sia qui... >>
<< Meno male che te ne rendi conto. >>
<< ... ma non potevo lasciarti da solo proprio in questa festa! >>
Brian emise un sospiro silenzioso guardando il frontman dei 30 Seconds to Mars portare caos nel suo soggiorno.
Aveva i capelli di un discutibile color azzurro pastello, e già quello gli faceva storcere il naso, così come la sua intrusione in quel primo pomeriggio del 31 dicembre.
<< Jared... >>
<< Le rose è meglio metterle sul balcone, così non soffocano di caldo! >> stava intanto dicendo lui, muovendosi da una parte all’altra dell’appartamento.
<< Jared... >>
<< Lo spumante, ecco, anche lo spumante lo metto sul balcone, così quando lo stappiamo è frizzante! >>
<< JARED! >>
L’interessato si bloccò nel mezzo del soggiorno, guardandolo interrogativo.
<< Ti avverto, non sono dell’umore giusto per sopportare della dannata mondanità né delle stupide feste, quindi non farti venire strane idee. >> dichiarò in tono deciso, con una minuscola vena che gli pulsava sulla tempia, odiava dover urlare, lo faceva sentire troppo isterico.
Di tutta risposta, Jared gli fece un sorriso tranquillo.
<< Saremo solo noi due. Così almeno non ti deprimerai troppo! >> rise correndo in cucina a scartabellare con bicchieri e chissà cos’altro, facendo un rumore infernale.
Brian si passò una mano sulla fronte, non voleva neanche pensarci.
A dir la verità non aveva mai nemmeno voluto pensare a festeggiare l’ultima notte dell’anno, figurarsi, una delle cose più patetiche che potessero esistere, sommata al buonismo poco credibile degli ultimi giorni.
Se n’era tornato nella sua bella e silenziosa casa nella periferia di Londra proprio per non dover essere coinvolto in nessun sciocco party per salutare l’anno nuovo, nessun festeggiamento ridicolo e ipocrita, nessuna confusione gratuita senza senso, che alla fine si rivelava soltanto una scusa per ubriacarsi e finire a letto col primo che capitava sottomano.
Detestava quell’atmosfera di entusiasmo senza motivo, come se il veder morire la mezzanotte del trecentosessantacinquesimo giorno fosse una cosa così eclatante. Un anno passava, un altro tornava, era così incredibile? Era una situazione ciclica, che si sarebbe ripetuta fino a veder scomparire anche l’ultimo essere umano, c’era da festeggiare, per quello?
<< Dai, non fare il disfattista. >> sorrise Jared inginocchiandosi davanti al televisore << Festa è festa, quindi già che ci sei, festeggia! >>
Brian alzò gli occhi al cielo. Lui e Jared erano diversi, era futile persino ripeterselo.
Jared erano americano nel sangue, lo si vedeva da come si atteggiava, da come si muoveva, da quello che diceva e perché, lui era nato per essere sempre in movimento, per vivere la vita tra le luci della ribalta, del giorno e della notte, per passare da un palco ad una pista da discoteca, e poi di nuovo su un palco senza fermarsi mai, e gli piaceva anche, era la sua essenza.
Mentre Brian... No, Brian era tutto l’opposto. Brian aveva sangue misto, cresciuto con un miscuglio di ideali e realtà che si erano fuse insieme, abituato a spostarsi da un mondo all’altro, da un silenzio all’altro. Odiava il rumore, odiava essere osservato, era lui che osservava, la gente, il cielo, i tetti, ogni cosa. Gli piaceva la tranquillità, la linea irregolare e imprevedibile della vita tra gli altri, senza stupide ovvietà che le star sembravano amare così strenuamente. Lui aveva bisogno spesso di chiudersi in se stesso, di rimanere nel suo silenzio accogliente, di pensare, di sentirsi a proprio agio con le sue cose, con le sue riflessioni.
<< Cosa stai cercando di fare? >> domandò Brian rassegnato, vedendo Jared litigare col lettore dvd.
<< Accendere questo aggeggio. >>
Il leader dei Placebo sospirò mettendosi al suo fianco, collegando un filo e facendo magicamente partire tutto.
<< Non so se ridere o essere arrabbiato. >> commentò vedendo la rilassante serata che si era prefisso, sfumare come una bolla di sapone.
<< Sii felice. >> sorrise Jared specchiandosi nei suoi occhi blu, languido come un gattino.
Brian lo spinse a terra per dispetto, andandosi a sedere sul divano, seguito da Jared che aveva già impugnato il telecomando.
Così il pomeriggio passò senza che neanche se ne accorgessero, tra proteste da parte di Brian, relativi sorrisi accomodanti di Jared, dispetti, discorsi senza un particolare senso né direzione, cuscinate tirate a tradimento, e solletico nel mezzo dei momento clou. Nessuno dei due vide più di venti minuti di film, troppo occupati a disturbarsi come due fratelli soli in casa. Poco a poco Brian si sciolse, o fece finta di farlo.
Tanto sapeva fin dall’inizio che non avrebbe potuto odiare Jared neanche se avesse voluto.
Erano le sette quando si misero in cucina per preparare la cena, Brian che strappava in continuazione dalle mani di Jared spezie in boccette di vetro che gli avevano spedito gli amici dai posti più disparati del mondo, cercava di salvaguardarle da un cantante sempre troppo curioso, che rischiava di combinare un disastro dopo l’altro. Quando ci si metteva, Jared era veramente un rompipalle assurdo.
Mangiarono della semplice pasta con un condimento senza troppi fronzoli, a Brian non piacevano le cose troppo elaborate, lavarono i piatti insieme, avendo cura di bagnarsi in misura considerevole, poi si misero di nuovo sul divano a chiacchierare di tutto e di niente, spettegolando su tutti quelli che conoscevano, e anche quelli che non conoscevano.
Le dolci, sadiche gioie dell’essere famosi e del potersene fregare di quello che pensava la gente perbene.
<< Allora, ti fa piacere che io sia venuto? >> domandò Jared ad un certo punto, reprimendo uno sbadiglio. Brian non rispose subito, lasciando scorrere qualche secondo.
<< Potrebbe essere. >>
Jared sorrise. Sapeva benissimo cosa significava.
<< A me fa piacere essere qui. >> sussurrò appoggiando il mento sulla sua spalla, Brian era circondato da un alone di profumo tenue, leggermente dolce, inebriante, fresco. Era piacevole.
Anche Brian sorrise, stava per dire qualcosa, quando il rumore di un fuoco d’artificio squarciò l’aria, e un esplosione lontana illuminò la stanza. Guardò l’orologio, erano soltanto le dieci.
<< Certo che in Inghilterra avete sempre fretta. >> rise Jared alzandosi e andando alla finestra. Un enorme fiocco blu e bianco si stava aprendo nel mezzo del cielo nero, creando una miriade di piccole fontanelle argentate << E’ bellissimo. >>
<< Non ne dubitavo. >> commentò Brian con un sorriso in tralice. Non dubitava che tutti quei colori piacessero a Jared. Era un po’ come un bambino, amava le cose sgargianti, vivaci, fluorescenti, brillanti, che riflettevano la luce. Era una cosa carina, a modo suo.
Il frontman aprì le vetrate e salì sul piccolo balcone, con gli occhi azzurri rivolti alle stelle coperte di luci artificiali, continui fischi sibilarono dalle zone oltre la macchia d’alberi verso le campagne, andando a scoppiare in fontane di colori, rosso, oro, verde e azzurro, andando a creare le fantasie più svariate, spettacoli che scintillavano gli uni sugli altri, come tanti minuscoli astri in continuo movimento.
Jared rimaneva sempre incantato, ogni volta ci cascava, era come se avessero il potere di ipnotizzarlo e di riportarlo ai tempi di quando era ragazzino, di quando in Virginia sparavano fuochi d’artificio per festeggiare il 4 luglio, quando tutto era rumore, eccitazione, risate, folla, sfavillii e vita, lo facevano sentire a casa, lo facevano sentire protetto, gli facevano pensare che avrebbe sempre avuto un posto in cui tornare.
All’improvviso avvertì un peso, si voltò, Brian gli aveva appena messo una giacca sulle spalle.
<< Non prendere freddo, altrimenti poi Shannon viene a lamentarsi da me. >> disse lui mettendosi al suo fianco, indossando una felpa un poco più pesante del solito. Brian sembrava non soffrire mai il freddo.
<< E tu cos’hai, il sangue caldo? >> sorrise Jared prendendolo in giro.
<< Sei tu ad essere freddoloso. >> replicò guardando i fuochi. Brian sotto i colori metallici appariva come un fantasma. Etereo, lucido, disegnavano la sua sagoma alla perfezione, ogni dettaglio sembrava mettere in risalto i suoi occhi profondi, senza fine, le sue labbra piene, la linea raffinata del suo viso, i suoi fianchi esili, le spalle magre, e la sua espressione perennemente pensierosa, assorta, come se nessun altro essere umano fosse tenuto a conoscere i suoi pensieri, con quell’alone di mistero e carisma da togliere il senno.
Una sfinge. Una bellissima sfinge che cercava disperatamente qualcosa nascosto dentro se stessa.
Jared lo prese sottobraccio, avvicinandosi a lui, sfiorandogli delicatamente la mano, era tiepida, gradevole da toccare, morbida e soda. Brian gliela strinse, e rimasero così, per un minuto, per un’ora, per un tempo che si dilatò all’infinito, senza badare al bussare impertinente dell’orologio che si ostinava a battere secondi che a nessuno importavano.
Sembrava che tutti quei botti non dovessero finire mai, uno dopo l’altro, trasparenti, eccitanti, divertenti. Jared sbadigliò un paio di volte, coprendosi la bocca.
<< Sei stanco? >> gli domandò Brian.
<< No, assolutamente! >> replicò scuotendo la testa con fare cocciuto. Brian sorrise sotto i baffi, in un moto di tenerezza.
Quel pomeriggio Jared gli aveva spiegato che aveva preso un aereo da Los Angeles quella mattina presto, districandosi nel caos inimmaginabile dell’ultimo giorno dell’anno, tra gente che partiva e gente che tornava. Si era sorbito quindici ore di volo per andarsene dalla soleggiata città della California, per arrivare nella fredda e umida Londra, solo per stare con Brian.
Stupido, stupido Jared.
<< Ho freddo. >> mentì il frontman dei Placebo tornando dentro, soltanto per costringere anche Jared a farlo, almeno per evitargli l’assideramento, non era abituato al clima inglese, e un Jared con la febbre poteva rivelarsi ancora più insopportabile del normale.
<< Manca meno di un’ora a mezzanotte. >> dichiarò richiudendo la finestra.
<< Ci tieni così tanto a vedere le lancette mettersi in posizione osé? >>
<< Ci tengo a passare questo traguardo con te. >>
Brian sorrise senza dire niente, togliendosi la felpa e sedendosi di nuovo sul divano.
<< Smettila di dire cazzate e vieni qui, non ti reggi in piedi. >>
Jared fece per andargli vicino, quando si bloccò, tornò sui suoi passi e andò a prendere il mazzo di rose rosse che aveva messo sul balcone.
<< Sei gentile, ma lo sai che non sono il tipo. >>
<< Sì che lo sei. >> rise sprofondando al suo fianco << Sei perfetto per queste cose. >>
<< Se speri di farmi arrossire, non ci riuscirai. >>
Jared prese una rosa, dai petali turgidi e rossi come il sangue, e gliela porse. Brian guardò prima il fiore, e poi gli occhi ialini di Jared, azzurri e tersi come un cielo gravido di pioggia. Lui sorrise.
<< Te le darò una per una. Prima o poi arrossirai, no? >>
Brian rise, non ci poteva credere. Sempre così impossibile, sempre così insopportabilmente romantico, sempre così imprevedibile, odiosamente adorabile. Jared. Chissà quale strano caso, scherzo del fato, aveva fatto incontrare proprio loro due.
<< Tu sei pazzo, Jay. >> sorrise Brian rassegandosi anche a quello, anche a quella dolcezza che detestava, e che non riusciva a fare a meno di amare.
<< Lo so. >> annuì lui porgendogli un’altra rosa senza spine << Mi sopporti per quello. >>
Brian lo baciò.
Sulle labbra, delicatamente, un tocco lievissimo, la carezza di un refolo di vento che portava con sé il profumo di fiori dalle tinte cremisi, il respiro calmo di una ninfa dagli occhi blu sedotta da uno stupidissimo bardo dai capelli azzurri.
<< Ti sopporto anche per quello. >> sussurrò vicinissimo al suo viso quando si allontanarono di quegli insignificanti millimetri.
Jared gli accarezzò il viso con la terza rosa, morbida e vellutata come la pelle di Brian, e lo stesso identico, interminabile fascino.
Un caos assordante tuonò tutt’intorno, i fuochi d’artificio parvero moltiplicarsi aumentando di volume e di rumore, urla e strida ovunque.
Guardarono l’orologio alla parete, mezzanotte in punto.
<< Buon anno nuovo, Brian. >> sorrise docilmente Jared, specchiandosi nel suo sguardo sciolto.
<< Non sono ancora arrossito. >> gli fece notare con un sorriso magnetico, perdutamente invitante.
Jared estrasse dal mazzo la quarta rosa, bellissima, completamente sbocciata, sfiorandogli la bocca.
<< Ho ancora nove rose da darti. >> sussurrò con una malizia candidamente velata << Ho tutto il tempo di farti arrossire più di quanto pensi. >>
Brian prese il gambo, intrecciando le dita con quelle di Jared, soffiandogli sulle labbra.
<< Buon annuo nuovo, Jared. >>



- Fine -

 

 

Ehm, orbene... Eccomi di nuovo qui!U_U

Non ve l’aspettavate, vero?

Beh, ho deciso di fare una piccola sortita anche nell’altro mio fandom-casuccia, il multiband/crossover, tanto per rivivere un po’ la nostalgia!^_^

E naturalmente, l’ho fatto con un pairing che alcune di voi hanno già avuto modo di apprezzare... Dico bene?;)

Bon, dunque... Io odio le one-shot. Non so quante volte ormai devo averlo detto, ma lo ripeto, le odio, e loro odiano me.

Ho riscritto l’inizio di questa storia ben quattro volte, cambiandolo sempre, perché non mi convinceva, alla fine ho scelto questo, anche se la FF non è diventata molto spettacolare come forse vi aspettavate...

Spero solo che non sia una porcheria, ecco. Accettabile.

Vi ringrazio comunque per aver letto, e il parere credo sia d’obbligo.U_U

 

 

Questa storia, anche se non esattamente la mia migliore,

è dedicata ad Arianna,

perché è lei!;)

 

 

 

Tanti Auguri di un

Felice Anno Nuovo.

   
 
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