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Autore: JulyAneko    03/01/2011    1 recensioni
Una natalizia serata di luci e colori per trovare il regalo più luminoso.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: JulyAneko
Titolo: Il Nostro Regalo.
Rating: G
Categoria: Introspettivo, romantico.
Personaggi/coppia: Spencer Reid / April Johnson
Disclaimer: I Personaggi non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Questa storia nasce per il contest natalizio del forum su Criminal Minds, col prompt: strade illuminate e regali natalizi.
April Jonhson è un mio personaggio che appare per la prima volta nella mia storia "Will Never Be a Mistake" ma questa one-shot è completamente indipendente, non importa aver letto nulla se non sapere che April lavora come avvocato per il BAU. Temporalmente questa storia si lega a “Sapore Speziato.” ma solo come cronologia, poi è una storia completamente a sé.

 

Il Nostro Regalo.

Le sorrisi sentendo il calore del suo corpo, stretto al mio da quell’abbraccio che avevo creato. Eravamo ad una delle estremità di Central Park, sotto il vento freddo e gelido di quella sera.
Eravamo dovuti andare a New York per una consulenza ed Hotch aveva pensato bene di mandarci insieme, in quel periodo natalizio che rendeva tutti più gioiosi e vicini l’uno con l’altra. Ed April ed io ci eravamo avvicinati ancora, ci stavamo conoscendo in ogni nostra sfaccettatura, accettando il brutto ed il bello, senza remore ma solo con un gran sorriso sul cuore. E proprio quei giorni erano stati una scusa per avvicinarci, anche litigando come avevamo fatto quel pomeriggio… perché eravamo due persone con due punti di vista che non potevano essere sempre uguali. Ed io l’adoravo anche per quello… perché non sapeva accettare e basta, stando zitta e muta, ma si dava da fare per spiegare i propri pensieri e capire quelli degli altri, cercando di arrivare ad una conclusione logica.
Quel pomeriggio avevamo battibeccato e mi ero abbuiato più del solito… perché natale, perché soli e perché odiavo infinitamente le nostre discussioni, anche se ne riconoscevo l’utilità, ma ormai avevo incominciato a capire che cuore e cervello ogni tanto non andavano d’accordo, che non potevo sempre dipendere dalla mia mente… perché il mio cuore e quel sentimento che provavo per lei sarebbero sempre riemersi in me, nelle mie scelte e nel mio agire. Avevo imparato che non potevo nulla contro l’amore, il mio amore… il mio amore per April.
Le carezzai la schiena, coperta da quel cappotto nero che le fasciava le corpo, lasciando che la mia mano si sistemasse sul suo fianco e che la mia spalla battesse sulla sua mentre camminavamo lentamente davanti a noi, uscendo dal parco. Aveva ancora in mano quel bicchiere di vin brulé che mi aveva portato e che mi aveva solleticato il cuore, facendomi passare ogni singolo pensiero negativo… perché semplicemente non ce ne erano, erano quei rigiri mentali che sapevamo farci in maniera così perfetta.
Portai l’altro mano nella tasca dei pantaloni, osservando il suo volto sorridere in direzione dei banchini dove aveva preso il vino caldo che si stava portando alle labbra.
«E’ speziato alla cannella… la tua preferita.» mi soffermai a constatare, mentre varcavamo i cancelli del parco e ci immettevamo nella grande strada.
Si girò verso di me, riportando il bicchiere al grembo, «Te lo sei ricordato!» esclamò guardandomi dolcemente, «E non lo avevi letto da nessuna parte!» scherzò accennando un sorriso ironico.
«Beh, la testa e i meccanismi della memoria…» iniziai, prima di capire dal suo sguardo che non era quello che intendeva. Sentii un pizzicore invadermi le guance che, probabilmente, si stavano colorendo di un tenue rossore, visto anche il cambiando dell’espressione di April che, adesso, mi stava sorridendo con quei suoi occhi nocciola velati dell’emozione che da sempre ci legava.
«Tieni…» mormorò alzando il bicchiere, come ad offrirmelo.
«Mi ci stavo già soffocando prima.»
«Ma perché non ti aspettavi la spezia della cannella!» esclamò mentre frenata i suoi passi e si girava così da essere davanti a me, slegandosi dal mio braccio che le cingeva la schiena.
L’osservai con quella sua sciarpa che le avvolgeva il collo, lasciandole una cascata di capelli un poco mossi, legarsi ai fronzoli neri ed argentati della stoffa. Era tutto quello che la mia mente sognava, tutto quello che mio cervello accettava dal mio cuore… perché, probabilmente, lo aveva capito anche lui che senza di lei nulla sarebbe più stato come prima. Ero legato a doppio nodo con quel sorriso sincero e quello stesso suo cuore che mi ritrovavo a stringere fra le mani come una cosa rara e preziosa.
Alzai lentamente la mano, andando ad afferrare il bicchiere e portandomelo alle labbra. Sentii scorrere quel liquido caldo dentro la bocca e riscaldarmi i pensieri.
«In effetti è buono.»
A quelle parole la vidi inclinare la testa, mordendosi il labbro inferiore per nascondere un ampio sorriso ironico, prima di rigirarsi e rapirmi il braccio così da cingerlo col suo. La sentii accostarsi di più a me mentre alzava l’altro braccio ad indicarmi una piccola strada trasversale.
«Per di là… tutte queste luci le abbiamo già viste.» esclamò, lasciandosi alle spalle la grande via illuminata, piena di banchetti e negozi che, in quel periodo, restavano aperti fino a tardi.
La seguii, allungando una mano a buttare in un cestino il bicchiere ormai vuoto, per poi concentrarmi su quella piccola strada che aveva attirato la sua attenzione. Era una lunga e stretta via, capeggiata da un’insegna luminosa che augurava buon natale in tutte le lingue, seguita poi da festoni che si accendevano di rosso ed oro, ad intermittenza, dalla forma di piccole stelle concentriche.
«Devo ancora trovare un regalo per il piccolo Jack.» osservò una vetrina di giochi per bambini, «Però volevo qualcosa di diverso… hai qualche idea?»
«Da piccolo ricevevo quasi esclusivamente libri e scacchiere… credo di non essere la persona giusta a cui chiedere.»
Alzò gli occhi su di me prima di portare la testa ad incontrare la mia spalla, «E cosa avresti voluto?»
Quella domanda mi spiazzò, non ci avevo mai pensato… mi era sempre sembrato naturale ricevere un bel libro da leggere e, da piccolo, da farmi raccontare da mia madre. Ricordavo perfettamente come adoravo quando la vedevo infilarsi nel mio letto con un grosso volume da leggermi, era tutto ciò di cui sentivo il bisogno… senza fermarmi a pensare.
Alzai gli occhi al cielo scuro, con quelle piccole stelle che stavano là a guardarci, ignare dei sentimenti che ci giravano addosso. Incontrai le insegne luminose, le palline attaccate ai nomi dei negozi, le lucine ad intermittenza.
«Una luce che mi ricordasse che il natale arriva sempre.» dissi poi, tutto d’un fiato, senza pensarci oltre, senza capire realmente quello che stavo pronunciando così, su due piedi, senza un cervello troppo ingombrante a dominare i miei pensieri.
La sentii muoversi nel nostro abbraccio, infilando la mano nella tasca del mio cappotto, andando a stringersi alla mia. Le sue dita fredde mi rivelarono la delicatezza di quella pelle che ad ogni tocco mi faceva rabbrividire, sempre. Inclinai la testa verso di lei, poggiando la gota sui suoi capelli, lasciati scompigliati sulla mia spalla. La sua mano fredda mi regalò un calore che solo April poteva donarmi e la sua stretta si intensificò così da tirarmi fino ad un punto preciso della strada.
«Una luce argentata con del blu a ricordarti che ci sono stelle e cielo che vegliano su di noi.» si girò verso di me, staccando la testa dal mio corpo e alzando gli occhi in alto… verso quell’unica luce diversa dalle altre. Una luce che si fondeva con le altre illuminando quel piccolo slargo nella strada. Una luce che gioiva di un caldo blu mischiato a quell’argento che faceva tanto sogno fatato se visto con quegli occhi innocenti che adesso mi stavano sorridendo di una tenerezza che potevo sentire fino in fondo al cuore.
Portai la mano ad accarezzarle la guancia, scostandole una ciocca di capelli dal volto, «Il regalo più bello.» mormorai avvicinandomi a lei, solleticandole la pelle con la punta del mio naso ghiaccio e sfiorandole le labbra con la bocca, facendoci unire in un bacio fatto di quelle luci che ci esplodevano nel cuore.
Il nostro bacio, il nostro regalo.

 

 

  
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