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Autore: Morgan__    04/01/2011    4 recensioni
Sin da piccola ho vissuto nella consapevolezza che la mia famiglia nascondesse un segreto,un segreto che non poteva essere rivelato a nessuno. Al compiere dei miei sedici anni di vita mi venne rivelato quel segreto.
La mia famiglia custodiva,da secoli ormai,ancor prima che Roma venisse fondata,un potente manufatto che era passato tra le mani dei grandi Imperatori romani,da Gaio Giulio Cesare,non Imperatore di nome ma di fatto,a Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto,primo vero Imperatore di Roma,meglio conosciuto come Augusto,e così via,fino ad arrivare a noi,la loro discendenza.
Ma ormai il manufatto non era più al sicuro,così fui costretta ad andarmene,contro il mio volere,da Roma per portare con me il manufatto.
Però non servì a niente. La mia famiglia venne uccisa lo stesso.
Per mano di Cesare Borgia. E io,io venni imprigionata a Castel Sant'Angelo e per mesi cercarono di farmi parlare.
Ormai avevo perso la fiducia in tutto e in tutti.
Questo prima di incontrare Ezio Auditore e gli Assassini.
Grazie a loro ho ricominciato a credere nel prossimo.
Mi chiamo Giulia Colonna e questa è la mia storia.
[CONCLUSA]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Segreto
Della Famiglia Colonna



Prologo





Roma Giugno
Anno Domini 1499



-Dimmi dove si trova il Frutto,vecchio,o uccido tua moglie!-esclamò per l'ennesima volta il Capitano puntando gli occhi sull'uomo di fronte a se che con occhi sgranati dal timore lo fissava mentre continuava a puntare la punta del suo pugnale alla gola dell'amata moglie.
-Non so di cosa state parlando,Capitano.-ripeté l'uomo mantenendo un tono fermo nonostante la grande paura che potesse succedere qualcosa alla sua famiglia. La servitù era stata completamente sterminata senza nessuno riguardo dai soldati del papa che,nel pieno della notte,avevano fatto irruzione nella sua dimora.
Ancora,nell'angolo della stanza,giacevano i corpi ormai privi di vita delle cameriere che erano state costrette a indicare la via per la camera padronale. Non appena erano entrati all'interno della stanza occupata dal grande letto a baldacchino,i soldati le avevano uccise.
-Non sono stupido,vecchio. So benissimo che hai il Frutto che Cesare Borgia ci ha ordinato di prendere!Cos'è? Amate così poco vostra moglie da lasciarla morire senza provare a salvarla?-chiese beffardo il Capitano.
-Augusto...-mormorò la donna osservando il marito con le lacrime agli occhi.
Il marito la guardò disperato per poi riportare l'attenzione sul Capitano dei Borgia-Vi prego,lasci andare mia moglie. Non so dov'è questo manufatto di cui parlate!-esclamò.
-Bene,l'hai voluto tu.-sentenziò l'uomo prima di affondare la lama nella tenera carne della gola della donna che si accasciò a terra in fin di vita.
-Ottavia!-urlò l'uomo prima di alzarsi dalla sedia sulla quale era stato costretto a sedersi.
-Stai dove sei,vecchio,o ammazzo anche te!-esclamò il Capitano puntando il pugnale sulla sua prossima vittima. L'unico abitante della casa ad essere rimasto in vita.-Ora,dimmi dov'è il Frutto una volta per tutte,e forse ti risparmierò la vita.-concluse.
-Avete ucciso mia moglie...-mormorò il padrone di casa fissando il corpo della donna riverso ai suoi piedi in una pozza di sangue che sempre più si allargava.
-Si,e se non mi dici quello che voglio farai la sua stessa fine.-
-Non mi interessa...ormai avete ucciso tutti quanti,non ho più motivo di mentirvi.-mormorò il padrone di casa in una specie di stato confusionale.
-Bene,a quanto pare inizi a ragionare,vecchio. Allora,dov'è?-
-Poni fine alla sua esistenza. Fa quello che io non sono riuscito a fare. Se cadesse nelle mani sbagliate,potrebbero esservi delle conseguenze tragiche. Questo mi disse mio padre prima che morisse. Ma in tutti questi anni non sono mai riuscito a distruggere quel manufatto potente. Mi dispiace,Capitano,ma al momento il frutto che tanto cercate,e per cui avete ucciso tante persone,non si trova qui.-
-Dov'è?-chiese impaziente l'uomo,continuando a puntare il suo pugnale ancora insanguinato.
Il padrone di casa rise,di una risata isterica.-Siete davvero uno sciocco se credete che ve lo dirò. Non sarò riuscito a distruggerlo,ma sapere che ora è in buone mani,lontano da qui,mi rende sereno.-
-Che cosa avete intenzione di fare?-chiese il Capitano,abbassando leggermente la mira. L'agitazione lo aveva fatto ritornare al tono formale.
-In casi come questi mi è sempre stato insegnato una cosa,Capitano. La morte,è l'unico rimedio. Tenere al sicuro il frutto e non farne parola con nessuno,anche a costo della propria vita.-mormorò mentre estraeva un piccolo pugnale finemente lavorato da sotto il cuscino dell'enorme letto a baldacchino.
-Non ci provare vecchio!-urlò il Capitano avvicinandosi al padrone di casa,ma prima che potesse fermarlo,con una sola pugnalata,l'uomo si uccise.
-Dannazione...-imprecò l'uomo osservando la camicia da notte del padrone di casa inzupparsi di sangue che si spargeva velocemente dalla gola tagliata.
-Capitano!-urlò una guardia entrando nella stanza padronale.
-Che cosa?-chiese bruscamente con gli occhi ancora puntati sull'unica persona che poteva rivelargli l'ubicazione del manufatto che Cesare Borgia voleva a tutti i costi.
Portami quel Frutto,o morirai.
Il Capitano inghiottì a vuoto ricordando l'ordine severo che aveva ricevuto quel tardo pomeriggio nelle stanze papali.
-Non riusciamo a trovare la figlia.-rivelò il soldato.
-Come?!-
-L'abbiamo cercata in tutte le stanze,ma non siamo riusciti a trovarla. Però...-iniziò lasciando la frase in sospeso.
-Cosa?Parla soldato!-
Il soldato senza dire niente scomparve oltre la porta per poi tornare dopo qualche secondo trascinando dietro di se un ragazzo della servitù-Lui sa qualcosa.-spiegò il soldato fissando il proprio Capitano.
-Ebbene...-invitò il ragazzo a parlare.
-L-La figlia d-del p-padrone...è partita q-qualche settimana fa.-balbetto il ragazzo sudando freddo.
-Per dove?-
-E' s-stata mandata i-in u-un convento,n-nelle campagne s-senesi.-
-In quale convento?-
-N-non s-so dirvi,C-Capitano...v-vi p-prego,n-non mi u-uccidete...-supplicò il ragazzo fissandolo sgomento.
Il Capitano lanciò un'occhiata significativa al soldato che subito fece un accenno affermativo prima di alzare di peso il ragazzo e di strascinarlo fuori dalla stanza,sotto le sue grida di suppliche.
Il Capitano tornò a fissare i corpi dei padroni di casa.
Il manufatto non si trovava lì in quel momento,e nemmeno la figlia. Questo voleva dire una sola cosa. Doveva partire subito per la Repubblica di Siena.



***




Qualche giorno dopo
Nei pressi di Siena.

Cara Giulia, è con immenso dolore che vi annuncio la morte improvvisa dei vostri amatissimi genitori.
In giro non se ne parla,ma tutti sanno per mano di chi sono morti i vostri genitori,solo hanno paura di dirlo ad alta voce. In questi giorni i drappelli dei soldati dei Borgia sono aumentati nelle vie per zittire i cittadini. Tutti tacciono e si fanno scivolare addosso questo scempio fino a quando tutto non sarà dimenticato. Ho sentito dire che un contingente è partito per la Repubblica di Siena...ho paura che stiano venendo da voi,bambina mia.
Spero che,appena avrete finito di leggere questa lettera,prendiate tutto quello che avete e scappiate dal convento.
Non so perché i Borgia ce l'abbiano così tanto con la vostra famiglia,ma spero tanto che voi riusciate a sopravvivere.
Sperando che questa lettera non venga intercettata dai messaggeri dei Borgia,vi saluto e vi ricordo che vi voglio tanto bene.
In caso tornaste a Roma,sappiate che la mia porta è sempre aperta.

Anna.



Rilessi per la centesima volta la lettera.
Non potevo crederci. Era impossibile. Non volevo crederci,la mia mente lo rifiutava.
I miei genitori erano...morti.
Quella consapevolezza mi investì come una tormenta gelida di una solitudine incredibile.
Mai,come in quel momento,mi ero sentita sola al mondo. Pensavo che ormai le mie sventure fossero finite,e invece ora mi ritrovavo orfana di entrambi i genitori. Prima mio fratello,e ora loro.
Mi asciugai con stizza le guance piene di lacrime. Ero triste,ma anche arrabbiata con me stessa per aver permesso una cosa del genere. Non sarei dovuta andarmene da Roma,sarei dovuta rimanere. Avrei dovuto fare di testa mia e invece mi ero ritrovata a seguire gli ordini perentori di mio padre.
Devi andare da tua zia,la badessa del convento,e portare con te il Frutto.
Ricordavo a memoria quel giorno,quando fui costretta ad andarmene da Roma per portare quel maledetto manufatto in un altro luogo sicuro.
Perché,avevo chiesto.
Ormai il Frutto non è più sicuro qui a Roma. Non so come ma Cesare Borgia ne è venuto a sapere e ora se ne vuole impossessare a tutti i costi.
Allora diamoglielo,no?Avevo esclamato esasperata. Non avevo alcuna intenzione di andarmene.
Tu non capisci,figliola. Se questo frutto cadesse nelle mani di una persona come Cesare Borgia...
Lo fermai a metà della frase chiedendogli,stizzita,che cosa avesse di così importante quel manufatto. Allora lui,fissandomi seriamente negli occhi,mi disse:
Questo Frutto non ha sicuramente un'origine umana. Non so di che cosa sia composto e nemmeno da dove provenga. So solo che la nostra famiglia lo tiene in custodia,al segreto,fin dalle sue origini. Tu sai da chi discendiamo,vero,Giulia?
Gli risposi di si,gli risposi che noi discendiamo dai grandi Imperatori romani.
Fin da bambina ti parlo della gloriosa storia della nostra famiglia. Tu sai che Roma venne fondata da Romolo,dopo la morte del gemello Remo,e sai che,secondo la leggenda,Romolo e Remo non solo sono figli del dio pagano Marte,ma anche del principe troiano Enea,che scappato da Troia approdò su queste terre per poi fondare la città di Lavinium. Ebbene,secondo quanto tramandato dalla nostra famiglia,Enea portò con se da Troia,questo antico e potente frutto che gli fu affidato da sua madre,la dea pagana Venere,perché lo portasse lontano dalle mani degli Achei e del loro re Agamennone. Secondo quanto dice la leggenda Troia grazie a quel manufatto per secoli aveva resistito agli attacchi dei nemici. In seguito al matrimonio tra Enea e Lavinia,figlia di Latino,il manufatto venne custodito di padre i figlio,passò per le mani del grande Gaio Giulio Cesare,del grande Imperatore Ottaviano,passato alla storia con il titolo di Augusto,e così via,fino ad arrivare a noi. Noi abbiamo il dovere e il diritto di custodire questo manufatto,fino alla morte. Non deve più accadere che venga alle mani di persone dalla mentalità deviata...è già successo troppe volte. Purtroppo non è passato solo per le mani di Imperatori che hanno fatto grande la storia di Roma,ma anche nelle mani di Imperatori che l'hanno oltraggiata come Caligola.
Mi avvicinai alla piccola finestrella che dava sull'orto ben coltivato. Dovevo smetterla di ricordare,altrimenti mi sarei fatta solo del male.
Ma su una cosa ero decisa. Se prima non mi interessava affatto sapere in quali mani si trovava quel maledetto manufatto,ora sarei morta piuttosto che rivelarlo ad anima viva.Dovevo fare in modo che fosse al sicuro per sempre,altrimenti la morte dei miei genitori non sarebbe valsa a niente.
Anche se fossero venuti qui,i soldati di Cesare Borgia non avrebbero trovato niente.
Potevano anche rivoltare l'intero convento dalle sue fondamenta,nulla sarebbe cambiato. Il manufatto non si trovava lì,l'avevo nascosto prima di partire per il viaggio in un luogo sicuro,in cui andavo fin da bambina con mio padre.
Potevano anche torturarmi o farmi quello che volevano,io non avrei detto niente.
-Non potete entrare!Qui nessuno può entrare!Tanto meno se siete armati fino ai denti!-urlò la custode del convento.
Mai avrei immaginato che avrebbero fatto così in fretta.
Mi avvicinai al piccolo tavolo,posto accanto al letto,dove ancora vi era posata la lettera che mi aveva inviato la mia balia.
La bruciai.
Poi,con grande calma,mi misi a sedere sul letto e attesi. Non avrei provato a scappare,sarebbe stato inutile.
Chiusi gli occhi e regolai il respiro.
Finalmente ci siamo!
Sentì urlare nella mia testa. Cavolo,stava succedendo di nuovo.
Prendere il frutto e ucciderla. Semplice e pulito.
Scossi la testa. Quello non era il momento più adatto per leggere nella mente. Ogni volta ne uscivo con le energie prosciugate dallo sforzo mentale. Ormai era da parecchio tempo che non mi succedeva,ormai pensavo che fosse del tutto scomparso. Era una cosa involontaria che mi accadeva fin da quando ero bambina.
Tutto ancora a causa di quel maledetto frutto. Lo odio.
La porta della mia cella venne spalancata con il frastuono incredibile della porta che sbatteva violentemente contro il muro.
Non mi voltai verso gli arrivati e continuai a fissare davanti a me. Dopo qualche secondo vidi davanti a me delle gambe ricoperte da schinieri di un qualche metallo resistenze.
Allora,alzai il volto.
-Giulia Colonna*?-mi venne chiesto con tono duro e autoritario.
-Si. E voi chi siete,se mi è permesso chiederlo?-chiesi in tono leggermente beffardo. Stavo sorridendo davanti alla morte,lo sapevo,e non me ne importava. Ripensandoci ora,quel giorno fui molto,molto,sconsiderata.
-Vengo in nome di Cesare Borgia.-spiegò solamente.
Rimasi per qualche secondo in silenzio e poi ripresi-e cosa vuole il Duca Valentino da me?-chiesi innocentemente.
-Vuole il Frutto.-andò subito al sodo.
-Non so di che cosa stiate parlando.-dissi sottovoce.
-Anche vostro padre ripeteva la stessa cosa,prima che lo uccidessi.-affermò il Capitano. Alzai di scatto il viso per guardare negli occhi l'assassino dei miei genitori. No,non assassino,il carnefice. L'assassino era un altro.
-Potete uccidermi,ma le cose non cambieranno. Non so di quale Frutto state parlando. Viva o morta,quindi,non vi fa alcuna differenza.-lo provocai. In quel momento la mia collera e la mia disperazione mi facevano vedere tutto in modo altamente distorto. Se fossi stata più ragionevole in quel momento,tutto si sarebbe svolto in un'altra maniera sicuramente.
-Sentite,se tenete alla vostra vita,a differenza di quel disgraziato di vostro padre,vi conviene parlare. A meno che non preferiate parlare sotto le maniere forti. A voi la scelta,Giulia Colonna.-
Stava cercando di mettermi sotto pressione. Ma io non cedetti.
-Allora,penso proprio,che dovrete passare alle maniere forti.-
L'avevo già detto che in quell'occasione fui molto sconsiderata no?
Ci furono attimi di silenzio pesante. La tensione si poteva quasi toccare in quella piccola cella.
-Bene. Andiamo allora.-disse il Capitano prima di afferrarmi per un braccio e trascinarmi fuori dalla cella. Appena uscì vidi mia zia che continuava a urlare contro le guardie ribadendo che quello era un posto di Dio,e che quindi le armi erano severamente proibite. Appena mi vide trascinata via a forza dal Capitano i suoi occhi si puntarono su di me e si mascherarono di paura.
-Dove la state portando?!-urlò cercando di raggiungermi.
-La portiamo al cospetto di Cesare Borgia. Voglio vedere se dopo ha ancora il fegato di fare la furba!-esclamò il Capitano.
-No!Non prenderete anche mia nipote come avete fatto con mio fratello!Lasciatela subito andare!-urlò mia zia disperata.
-Non vi preoccupate zia!Andrà tutto bene!-tentai di rassicurarla,ma sapevo perfettamente che era tutto inutile. Non sapevo se sarei sopravvissuta.
Solo in quel momento mi accorsi dell'errore che avevo fatto. Solo un miracolo avrebbe salvato la mia vita.



Angolo Autrice:

Ehm,ehm...è la prima volta che scrivo una storia su Assassin's Creed,quindi è anche la prima volta che mi trovo in questa sezione<.<
Che posso dire...spero che questo piccolo prologo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito. Il primo capitolo è già scritto e in fase di revisione. Diciamo che la trama più o meno so qual'è quindi,tralasciando la scuola e vari impegni del genere,dovrei riuscire ad aggiornare abbastanza in fretta. Ci saranno sicuramente brevi periodi in cui non mi farò sentire,ma comunque mi sono messa in testa che questa storia la voglio finire u.u. Quindi arriverò al suo finale u.u
Comunque,tornando alla storia,vi volevo spiegare l'asterisco al cognome Colonna:
I Colonna erano un'Antica famiglia patrizia romana,fu una delle famiglie più potenti e influenti nell'Europa Medioevale. Ho deciso di prendere questo cognome soprattutto per un fatto:secondo la tradizione la famiglia Colonna sarebbe discendente direttamente dalla Gens Julia,quindi anche dalla Gens Romilia e conseguentemente dal Enea,figlio di Achinse e della dea Venere. È stato proprio un invito a nozze per me,visto che fin da subito avevo intenzione di portare l'origine del frutto che la mia protagonista custodisce nelle radici della cultura romana. Anche per il fatto poi che se Atena e Giunone,dee pagane,in Assassin fanno parte del popolo che è venuto prima,di conseguenza anche Venere deve far parte della stessa famigliola no?Non so se mi sono spiegata bene xD! Comunque Giulia Colonna ovviamente è un personaggio creato da me e se mai ci fosse stata davvero un'appartenente a questa famiglia con lo stesso nome,sappiate che la cosa è del tutto casuale u.u
Bene,sperando di poter ricevere qualche commento,anche quelli negativi sono ben accetti se costruttivi,per ora vi lascio^^.
Bye.
Morgan

  
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