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Autore: Mercuzia    07/01/2011    5 recensioni
Cosa vuol dire inseguire e desiderare un sogno per anni, per poi vederlo andare in frantumi proprio quando si è sul punto di afferrarlo? Vuol dire perdere la speranza. Cosa significa perdere la speranza? Significa perdere tutto.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Pan, Wendy Darling
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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…mentre io aspettavo te.

 

 

L’Estate che veniva con le nuvole rigonfie di speranza

Nuovi amori da piazzare sotto il sole…

 

 

È la stagione che preferisco. Ma non per le ragioni per cui tutti la preferiscono…il mare? Lo vedo tutti i giorni, e posso tuffarmici o semplicemente sfiorarlo con le dita quando voglio. Il cielo limpido e azzurro? Ho la fortuna di non poterlo solo ammirare a faccia in su, ma di poterlo sorvolare a mio piacimento. Niente scuola? So a malapena cosa sia, la scuola.

A dire il vero, so a malapena cosa sia l’Estate. O l’Inverno. Sulla mia Isola non esistono le stagioni, a meno che non desideriamo che esistano. E durano per tutto il tempo che decidiamo noi. Ma Wendy una volta mi raccontò che nel suo mondo è l’Estate la stagione più bella, perché, oltre ad andare al mare e a vedere sempre il sole, per qualche ragione che ancora non capisco è il periodo dell’anno in cui ci si innamora di più.

Il motivo per cui la preferisco, però, è un altro. Wendy mi disse anche che in Estate fa molto caldo, persino di notte! E spesso per questo motivo si dorme con la finestra aperta. E tante finestre aperte, per me, significano tanti bambini con cui poter giocare.

 

 

Il sole che bruciava lunghe spiagge di silicio

E tu crescevi, crescevi sempre più bella…

 

 

Eppure, la miglior compagna di giochi rimani sempre tu.

Ho conosciuto tanti bambini, li ho portati con me sulla mia Isola, ho giocato con loro, ho insegnato loro a volare..poi li ho dimenticati. E loro, probabilmente, hanno dimenticato me.

Ma tu ed io no. Tu ed io non ci siamo mai perduti. Neanche quando mi sono accorto che il sole dava un riflesso nuovo ai tuoi capelli. Neanche quando ho capito che non erano i suoi raggi a farli brillare, ma che ero io a vederli improvvisamente così lucenti. Sono rimasto incantato a vederti crescere, a sognare di noi due più grandi sull’Isola Che Non C’è, soli dentro il nostro mondo perfetto, a fare invidia a quello reale.

 

 

Fiorivi

Sfiorivano le viole

E il sole batteva su di me

E tu prendevi la mia mano..

..mentre io aspettavo.

 

 

E il mio era un sogno così bello che, una sera, non ho resistito e te l’ho confidato. Tu hai sorriso e mi hai preso la mano. –E’ meraviglioso sentirti parlare così, Peter- mi hai detto. Con la speranza nel cuore, ho finalmente trovato il coraggio di chiederti quello a cui non avevo mai smesso di pensare da quando eri tornata a casa. –Wendy, pensi che un giorno potresti tornare sull’Isola Che Non C’è? Per sempre, intendo?- Non avevo avuto la forza di dirtelo, ma dietro quel “per sempre” si celava la vera domanda: “Per stare sempre con me?”

Hai fatto finta di pensarci un po’ su, poi hai sorriso di nuovo. –Forse potrei-

Era una possibilità, e tanto mi bastava. –Aspetterò quel giorno come fosse l’ultimo della mia vita- promisi, e me ne andai.

 

 

I passi delle onde che danzavano sul mare a piedi nudi

Come un sogno di follie venduto all’asta.

 

 

Sto volando verso casa di Wendy. Non so esattamente quando tempo sia passato, e non m’importa saperlo. So solo che è Estate. Lo avverto nell’aria, calda e pesante. E lo capisco dalle tante finestre aperte che vedo lungo il mio cammino. Sorrido, ma non posso fermarmi stanotte. Sto volando verso il mio sogno, verso il sogno più bello che abbia mai fatto. Wendy aveva ragione: d’Estate ci si innamora di più. Lo sento tutto, questo amore. Mi scompiglia i capelli, mi fa brillare gli occhi, mi mette dentro un’euforia mai provata, neanche durante lo scontro finale con Uncino.

Quanto sciocco sono stato, in passato, ad aver paura di un sentimento così forte e inebriante! Allora pensavo che innamorarmi mi avrebbe legato al suolo con pesanti catene. Adesso so che innamorarmi mi ha reso davvero libero.

 

 

La notte, quella notte, cominciava un po’ perversa

E mi offriva tre occasioni per amarti.

 

 

La finestra della tua stanza è chiusa, e questo mi dispiace non poco. Ma non mi perdo d’animo e decido di bussare. Tre colpi leggeri ma netti, quanto basta per farmi sentire. Non tardi ad arrivare; mi intravedi dal vetro e apri sorridente la finestra. Quello che vedo mi fa impallidire.

 

 

Fiorivi

Sfiorivano le viole

E il sole batteva su di me

E tu prendevi la mia mano..

 

 

Sei alta, forse più alta di me. I tuoi occhi sembrano ancora più grandi e belli, e le tue labbra sorridono con un briciolo di malizia. Non mi soffermo sui dettagli del tuo corpo perché rischio di andare in tilt, ma intanto so già di essere diventato bordeaux e il tuo sorrisino me lo conferma.

-Peter! Ce ne hai messo del tempo a tornare!-

Confuso, trovo la forza di balbettare –Q-quanti a-anni h-hai?-

-20- è la tua risposta secca. Cavolo Wendy, 20 anni! E io, volendo esagerare, arrivo a dimostrarne 14.

-Ah…20- ripeto deluso. Ma subito un pensiero m’illumina.. –Beh, però a questo si può rimediare! Sull’Isola almeno non crescerai più, e ritrovando tutti i vecchi amici forse potresti addirittura tornare più giovane!-

Credevo di farti piacere, e invece noto che cambi espressione e diventi malinconica.

-Non credo servirebbe a molto, Peter. Potrei anche ringiovanire, ma resterei comunque una ventenne nel corpo di una quattordicenne.-

Non capisco cosa vuoi dire. –E quindi? Dov’è il problema?-

Sembri spazientita. –Proprio non capisci?- Mi prendi per mano, non come al solito, ma come si fa con un bambino al quale si deve spiegare qualcosa, e questo mi dà molto fastidio. Mi fai entrare nella tua stanza, e ci sediamo sul tuo letto.

-Mi stai proponendo di tornare con te sull’Isola e vivere come marito e moglie, Peter?-

Comprendo il tono grave delle tue parole, ma stavolta sono deciso a non lasciarti andare. –Sì Wendy- rispondo con fermezza.

-Ma tu sai cosa vuol dire vivere come marito e moglie, Peter?- insisti. Stavolta sono costretto a non rispondere subito, a fermarmi a riflettere. Cosa vuol dire essere sposati? Poi rispondo ancora: -Tenersi per mano…giocare insieme…darsi dei baci, qualche volta…- ma non sono convinto neanch’io delle mie parole. Incontrando il tuo sguardo severo sono costretto ad ammetterlo: non so cosa significa davvero vivere come marito e moglie.

 

 

..mentre io aspettavo.

 

 

[*]

-Un uomo sposato deve mantenere sua moglie. Deve nutrirla, difenderla, badare a lei. Come farai a nutrirmi, a difendermi, a badare a me? Come farai, eh?-

-Troverò un lavoro- rispondo prontamente. Da qualche parte ho sentito che è la risposta giusta da dare a una donna che si preoccupa troppo del futuro.

-Lavoro? Stiamo parlando dell’Isola Che Non C’è, o no?- esclami con una risata ironica.

-Sì- ribatto io senza sorridere –stiamo palando del posto dove niente è impossibile, se lo desideri. Desidererò di lavorare, e lavorerò- concludo convinto. Per un attimo credo di aver fatto presa su di te, ti vedo confusa. Poi, la domanda spiazzante. –Come soddisferai i miei bisogni?-

Non riesco a sostenere i tuoi occhi di vetro. Volto lo sguardo alla finestra e rispondo, più a me stesso che a te: -So a cosa ti riferisci-

Sai di avermi messo in imbarazzo anche se non voglio dartelo a vedere, ma non molli la presa. –Sei pronto per questo? Hai mai fatto l’amore con una ragazza?-

Sorrido ironicamente. –Avrei anche potuto farlo, se avessi mai capito come si fa l’amore con una sirena. Sono loro le uniche ragazze sull’Isola, ricordi?-

-Quindi la tua risposta è no?- incalzi. Finalmente riesco a guardarti di nuovo in faccia. –Tu saresti la prima- rispondo con sguardo di sfida.

[*]

-Bene- dici infine incrociando le braccia al petto con aria soddisfatta, che io scambio per convinzione. –Se sei in grado di affrontare tutto questo, perché non resti tu qui con me e diventi adulto?-

Il cuore mi balza in gola, poi riprende a battere più forte di prima. C’era la possibilità che tu mi facessi questa domanda, lo so, ma avevo preferito dimenticarlo. E ora eccomi qui a cercare le parole giuste per rispondere a tono a una richiesta simile.

-Perché questo mondo è brutto, triste, violento e ingiusto, Wendy! Io voglio offrirti un mondo migliore, un mondo perfetto..perchè ti amo-

L’ho detto. E solo Colui che tu e chi fa parte del tuo mondo chiamate Dio sa quanto mi sia costato dirlo. Eppure una volta fosti tu stessa a spiegarmi che queste due minuscole paroline sono la prova d’amore più potente che esista. E io le ripeterei altre mille volte Wendy, per provarti che sono sincero.

-Io no, Peter- sussurri, mentre vedo scendere una lacrima sulla tua guancia. –Io no. Forse una volta, ma adesso no. Io sono adulta, Peter. E tu sei un ragazzino. E pur con tutto l’impegno, e con tutto l’affetto che provo per te, non riuscirei ad amare un ragazzino con la stessa intensità con cui amerei un uomo-

 

Non riesco più a rispondere. D’un tratto è come se la stanza fosse sparita, e tu con lei, e le tue parole con te. Mi scivolano addosso come una doccia fredda, ma non fanno più male. Tutto intorno a me è bianco, non c’è rumore, non c’è colore, solo silenzio. E ricordi. Il sole che bruciava, bruciava, bruciava, bruciava…il caldo che ho sopportato per venirti a trovare nelle sere d’Estate, perché d’Estate era più bello giocare, ridere, amare…e tu crescevi, crescevi, crescevi più bella, più bella..ma, ironia della sorte, essere più bella a volte significa essere più grande, ed essere più grande spesso significa cambiare. Fiorivi…sfiorivano le viole…come ho fatto a non capirlo prima? Non avrei mai potuto essere alla tua altezza, stare al passo con te, che ti aprivi al mondo come una bellissima farfalla dopo la muta mentre io restavo chiuso nel mio limbo di eterna fanciullezza…e il sole batteva su di me…come ho fatto ad essere così cieco da non capire che le cose di lì  a poco sarebbero cambiate e che non avrei potuto farci niente? E tu prendevi la mia mano…la risposta è tanto amara quanto semplice: mi sono lasciato illudere. Dai tuoi gesti, dalle tue parole, dai tuoi sorrisi, dai tuoi occhi..mentre io aspettavo

 

Ritorno in me come svegliandomi da un lungo letargo, e, alla vista dei tuoi occhi che non hanno smesso un attimo di fissarmi, scoppio a piangere. Cominci a urlare, ma è come se non ti sentissi.

-Peter, non fare così! Non piangere! Smettila Peter! Non rendere tutto più difficile! Insomma, COSA TI ASPETTAVI?-

 

. . .

 

Wendy piange sola davanti alla finestra ancora aperta. Peter è andato via. Non verrà più a trovarla. È tornato nel luogo dal quale tutti gli esseri viventi vengono e al quale probabilmente tutti gli esseri viventi torneranno. Il bambino che non voleva crescere si è ucciso, e con lui è morta la speranza. L’ingenua fiducia che contraddistingue i bambini, la disperata fede a cui si affidano i grandi.

C’è silenzio nella stanza della giovane, un silenzio rotto solo dal suo lento singhiozzare. Un silenzio che, pur con la sua assenza di suoni e voci, ha risposto alla domanda di Wendy.

COSA TI ASPETTAVI?

 

…ASPETTAVO TE.

 

 

 

 

Canzone utilizzata: Sfiorivano le viole

Artista: Rino Gaetano

 

 

Le parti racchiuse fra questi simboli [*] sono citazioni (rivisitate) dal film “Birth-Io sono Sean”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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