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Autore: wari    07/01/2011    7 recensioni
E alle volte va bene, va bene baciare Kiba, ma quando poi Kiba va via, lui va via, e tornano alle missioni e alla vita e ai problemi internazionali – l'Akatsuki, i Jinchuuriki, Sasuke Uchiha – non sembra andare troppo bene.
Perché non si può dire che sia esattamente comune, né consigliabile. Ecco, consigliabile: non è consigliabile, perché implica impedimenti, complicazioni – e i Kami solo sanno quanto Shikamaru le odi, le complicazioni – in una sola parola, seccature.
[Kiba/Shikamaru (o Shikamaru/Kiba, che dir si voglia) partecipante alla sfida La goccia, indetta da slice all'Urd cafè]
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Scritta per la sfida La goccia – perché è una cosa piccola, ma può far traboccare un vaso, indetta da slice
E' disorganica e frettolosa, ché ovviamente ho consegnato l'ultimo giorno in scivolata, correggendo mentre postavo u__u'.
A me Shikamaru pare tragicamente ooc... su Kiba non mi pronuncio: non ho ancora capito come dovrebbe essere, un Kiba ic, quindi faccio un po' come viene. Il succo è che sto mettendo le mani avanti, sì. Chiedo venia *muore*
Attenzione: spoiler per chi segue solo l'anime trasmesso su Italia1.

 

 

 

 

 

Il vero problema

 

 

Tutti amano le sorprese.
Questo perché nessuno ha ancora compreso la bellezza, la grazia e soprattutto la comodità di un'azione programmata nei minimi dettagli.
Ino lo prende in giro per questo, alle volte.
« Non si può programmare tutto! » dice, ed ha ragione. Ma se si includono gli imprevisti nel programma – una serie di imprevisti calcolati in base alla più vasta scala di variabili possibili – ecco, a quel punto si riuscirà ad ottenere un margine di quasi il settanta percento di probabilità che gli avvenimenti accadano seguendo il programma.
Ovviamente, resterà un abbondante trenta percento di buio, ma anche quello può essere ridotto al venti e poi al dieci in base allo svolgimento dell'azione.
In pratica, facendo due conti, esiste il cinquanta percento delle possibilità che tutto vada per il meglio ed il cinquanta che capiti una catastrofe planetaria, ma una larga fetta di quest'ultima, vasta percentuale viene ammortizzata in corso d'opera, analizzando i dati ed agendo di conseguenza, a seconda della situazione.
Non perfetto – nulla lo è - ma piacevole. O consolante, quantomeno.
In sintesi, Shikamaru, con tutta la buona volontà, non è mai riuscito a capacitarsi del perché la gente ami le sorprese.
Lui, per dire, avrebbe preferito entrare in casa, togliersi le scarpe con comodo, salutare a voce bassa, domandare cosa ci fosse per cena... confortante abitudine, insomma.
E invece no. E' stato investito da un boato degno di una carta bomba, e subito dopo si è ritrovato nel mezzo di un'imboscata, stretto da ogni lato, tra mani e pacche amichevoli. Qualcuno gli ha pizzicato una natica, e lo sa chi è, ma farà 
finta di niente. Anche perché al momento, anche volendo, non ha proprio la possibilità di fare null'altro che articolare mezze risposte agli auguri che gli stanno piovendo addosso.
« Buon compleanno! » acuta, alta e 
viola: Ino.
« Auguri, Shikamaru! » perforante, entusiasta, 
arancione: Naruto.
« Io ho provato a fermarla, ma lo sai com'è. Auguri, Shikamaru. » pacca amichevole sulla spalla, risata bassa e sguardo comprensivo: Chouji.
Shikamaru annuisce, grato. Ci ha provato; lo sa che ci ha provato, ma quando Ino decide, così è.
Punto.
E il peggio è che la conosce, Ino. E lo sa, che ha fatto tutto a fin di bene: è dalla mattina che fa le cose a fin di bene.
Lei, Shikamaru e Chouji sono stati tutto il tempo assieme a parlare a vanvera di argomenti random. O meglio, lei parlava, Chouji teneva la sua compagnia fatta di silenzio e masticazioni ritmiche.
E sono rimasti principalmente per lei, tutt'e due, ma ad un certo punto per Shikamaru è stato impossibile evitare di ritirarsi prima di pranzo ed andarsene a fumare una sigaretta al cimitero, come aveva in mente di fare sin dal principio.
Sentendosi molto in colpa e molto stupido, considerata la paternale che ha fatto a Naruto dopo la morte di Jiraiya sama.
Si biasima ancora a quel pensiero e cerca di scacciarlo, annuendo agli auguri di Sakura e ritrovandosi subito dopo di fronte ad Hinata Hyuuga.
Lei si ingarbuglia, la lingua impastata nel tentativo di dare forma a quel misto tra un incomprensibile 
buoncompleannoShikamarukun e una tossetta nervosa, appena prima di essere seppellita dall'irruenza di Lee, che afferra la mano di Shikamaru e la stringe forte, inneggiando alla gioventù vigorosa che salverà il mondo, o qualcosa di simile.
Sono tutti lì – tutti, 
troppi. Tipo: quelli laggiù accanto alla finestra, quei chuunin che conosce solo di vista, che accidenti ci fanno, in casa sua? - a far festa a lui. Lui che aveva detto, tra le chiacchiere random, che la festa quest'anno non la voleva.
Oltretutto, la filosofia di Ino è « 
una festa con poca gente non è una festa. E le feste servono per fare amicizia: se inviti chi già conosci, non conoscerai mai nessuno ».
Largamente opinabile, ma neanche troppo campato in aria, come ragionamento. E quindi ecco il perché di quelle dieci persone con cui non ha mai scambiato più di un « 
ciao » assonnato al mattino.
Comunque, non è certo quello, il problema.
A parte il suo umore, il problema fondamentale è che alle feste si invitano principalmente i conoscenti. E tra i conoscenti c'è Kiba, e non va bene per nulla, perché lui si era detto che avrebbe affrontato quella questione con calma e razionalità – quando c'è Kiba la sua razionalità pare andare a farsi benedire – e soprattutto non oggi.
In realtà neanche domani, o dopodomani, o il giorno dopo ancora. Da quando le cose gli sono sfuggite di mano ed è giunto alla conclusione che necessitava di tempo per elaborare una strategia. Strategia brillante che si è risolta nell'evitare cane e padrone nella maniera più discreta possibile, anche se non è certo che cambiare deliberatamente strada al ritorno dal quartier generale sia propriamente discreto. Ma forse è meglio così. Forse così la sua opinione in merito diventa chiara, e il problema si risolve da solo.
Che schifo, pensarlo. Non sa se Asuma lo biasimerebbe più per la cosa in sé – lui stesso non è certo di cosa pensare al riguardo – o per la maniera assolutamente infantile con cui sta affrontando la situazione.

Che. Seccatura.
Si abbandona ad un rumorosissimo sbuffo prolungato, che finisce fortunatamente risucchiato nel fracasso che proviene dal centro della sala.
Lui si è portato in disparte, la schiena poggiata al tavolo, davanti ad una ciotola di stuzzichini salati, quelli la cui unica utilità è di tappare la bocca a Naruto o fargli fare giochini stupidi con Rock Lee. Al momento i due sono circondati da un capannello di ninja, a ballare con i bastoncelli salati ficcati nelle narici, ridendo come indemoniati.
Sakura esploderà a breve, a giudicare dalle nocche già bianche sui pugni stretti.
« Ehi, genio! » un latrato, da dietro.

Merda.
Shikamaru si lascia sfuggire il bicchiere di aranciata – sua madre ha proibito gli alcolici. E non per salvaguardare gli adolescenti, ma per evitare che il marito si ubriachi – e quella piroetta per finire giusto sulla testa di Akamaru, appena sgusciato da sotto il tavolo del buffet.
Kiba scavalca il tavolo, svelto, portandosi appresso un vassoio di dolci alla marmellata di azuki e un'altra bottiglia di aranciata, che guarda caso colpisce in pieno il cane, ancora. E i piedi di Shikamaru, ma pare che la cosa sia del tutto secondaria, per Kiba.
« Cavolo, ora è giallo. » boccheggia infatti, chinato davanti alla figura zuppa e uggiolante di Akamaru.
L'animale latra il suo disappunto attirando parte dell'attenzione su di sé, poi scrolla il testone, in un'esplosione di schizzi freddi.
« Scusa, Akamaru... ehi, dovresti scusarti anche tu! » ringhia, in direzione di Shikamaru, per poi tornare ad asciugare la bestiola, con apprensione.
Shikamaru si lascia scappare un altro sbuffo e se fosse qualcun altro – a chiedergli di scusarsi con un cane – probabilmente gli risponderebbe come merita.
Ma è Kiba, e quello è Akamaru. E con Kiba e Akamaru non c'è ragione che tenga.
« Sono desolato. » dice, grattandosi la nuca, mentre elabora un modo rapido ed indolore per allontanarsi dal problema. Rapidamente, in fretta, prima che Kiba lasci perdere il cane e si ricordi chi è il suo interlocutore.
La salvezza non si presenta alla vista ma all'udito: i tacchi di Ino si avvicinano annunciati da scosse che fanno alzare lo sguardo allarmato di Iruka. Il chuunin si guarda attorno, poi individua la fonte del rumore e trae un sospiro di sollievo: deve aver creduto fosse un altro attacco della Volpe, povero diavolo.
« Shikamaru, molla il cane... ci sono i regali! » cinguetta, allegra.
Lui coglie l'occasione al volo, voltando le spalle a Kiba e lasciandosi arraffare per un polso e trascinare – letteralmente – accanto al tavolino, al centro, dove hanno accatastato tutti i regali.
Sulla nuca, avverte chiaramente lo sguardo pizzicante di due pupille sottili.


Pacche amichevoli, risate... fa caldo.
Non è che non sia bello, tutto quello.
Insomma, tutti lì, a ficcargli pacchi per le mani, a far battute sulla vecchiaia... c'è da sentirsi proprio stupidi ad immusonirsi – specialmente perché la squadra nove gli ha regalato una tutina verde attillata e dietro l'entusiasmo di Rock Lee e Gai sensei, ci sono le facce di Neji e Tenten che chiaramente dicono « 
no, non guardare noi. Noi non volevamo, è tutta colpa loro. » - perché sono tutti lì per lui, e immusonirsi è scortese, oltre che illogico.
Perché Ino si è impegnata, tanto, portando tutta quella gente, proprio per evitare quello.
Ha fatto di testa sua, ignorando le sue richieste, ed stata una tattica ingenua; ma lei è lì, gli occhi azzurri determinati come ogni volta in cui si mette in testa qualcosa, gli occhi azzurri limpidi e speranzosi, mentre gli porge il loro regalo – suo e di Chouji – è lì, ed ha fatto tutto a fin di bene.
Per lui, ma anche per loro. Per essere allegri, tutti assieme come ai vecchi tempi.
Solo che non è più come ai vecchi tempi, e in questo modo sembra quasi di sottolineare l'evidenza.
« Ecco, potresti indossarli ora, considerato che Kiba ti ha versato due litri d'aranciata sui piedi. » sta dicendo Ino, gaia, mentre lui soppesa i sandali nuovi, la carta abbandonata accanto ad una manciata di buoni pasto, regalo di Naruto.
Non la smette un minuto di parlare, anche mentre lo aiuta a raccogliere le cartacce; continua a ciarlare, per tappare, tappare tutto. Ha ciarlato tutta la mattina per tappare le due ore dello shogi, Shikamaru lo sa. Adesso sta tappando la paternale di Asuma sull'incedere del tempo, quella con cui lui li ha deliziati durante ogni compleanno, affumicandoli con il puzzo di sigaretta. Diventava a suo modo loquace, bevendo un po'.
Diventava loquace quando parlava di loro, con loro.
Era un bravo sensei, Asuma.
Gli ospiti stanno sgomberando; Ino pulisce, Chouji anche – spazzolando gli avanzi, ma pulisce – e gli altri salutano, continuando a chiacchierare.
Shikamaru chiude la porta dietro l'ultimo convitato, sentendosi particolarmente assonnato, ma non esattamente del sonno calmo e rilassante che ama. E' più una specie di stanchezza ottundente, vagamente deprimente; e anche alquanto patetica.
« Genio. » brontolare lontano. « Ehi, genio! Ti giri sì o no? »
Con una breve torsione del collo, individua Kiba appollaiato sul tavolino tra le cartacce, il solito ghigno ferino a stirargli le labbra ed il fido Akamaru al fianco, il naso tuffato nella scatola dei suoi sandali nuovi. Se ne era quasi scordato, e invece lui è lì. E' sempre da qualche parte intorno a lui, Kiba, a distrarlo col suo essere incredibilmente Kiba.
Ed è un problema.
« Te non ci vai a dormire? » domanda, in uno sbadiglio, avvicinandosi per salvare le innocenti calzature. Ecco, ora anche quelle sono sporche di fluidi, esattamente come i sandali che indossa; e stavolta è bava di cane.
A frequentare Kiba, ci si ritrova sempre ad avere a che fare con qualcosa di liquido e puzzolente, e poi la tua vita ne esce rivoltata come un calzino, stesa a testa in giù.
E il problema, quello vero, sta nel fatto che Shikamaru non è del tutto sicuro che la cosa gli spiaccia. O meglio, non gli piace affatto quando ricorda che è un problema, ma sul momento, gli piace.
Perché nel momento, nei momenti – casuali, ritagliati, 
bizzarri - ci sono lui e Kiba. E anche Akamaru, a fare da peloso terzo incomodo.
Akamaru, il secretore di fluidi.
Colui che rende scivolosi ed odorosi i loro incontri, colui che lo spinge per farlo cadere addosso al padrone, che lo placca abbaiando con foga, leccandogli la faccia con amore, perché a quanto dice Kiba, ridendo molto, il 
cucciolone imita tutto quello che fa lui.
E alle volte va bene, va bene baciare Kiba, ma quando poi Kiba va via, lui va via, e tornano alle missioni e alla vita e ai problemi internazionali – l'Akatsuki, i Jinchuuriki, Sasuke Uchiha – non sembra andare troppo bene.
Perché non si può dire che sia esattamente comune, né consigliabile. Ecco, consigliabile: non è consigliabile, perché implica impedimenti, complicazioni – e i Kami solo sanno quanto Shikamaru le odi, le complicazioni – in una sola parola, 
seccature.
Parlare con Kiba, incontrare Kiba, passare del tempo con Kiba, 
baciare Kiba, è fonte di seccature. Non immediate, ma potenziali.
E da buono stratega, Shikamaru sa che basta poco, una folata di vento, perché ciò che è in potenza crolli, e diventi un problema.
« Non posso andare a dormire, genio. » spiega il problema, con un'aria saputa che gli si addice ben poco. Forse perché sta ancora ghignando. « Non ti sei accorto che manca un regalo? »
Shikamaru solleva cauto le sopracciglia e si volta, tra le carte. Più in là la coda di Ino ondeggia ipnotica, mentre lei rimprovera Chouji di aver fatto cadere altra aranciata. Non si sa quale sia il problema, visto che di aranciata sul pavimento ce ne era già in abbondanza, ma guai a chiedere.
« Non è qui, ovviamente! Sei sicuro di essere un genio, tu? » e ride.
No, Kiba non ride: latra; allarga le labbra e latra di gola, le zanne strette in un sogghigno. Ed è 
bello, quando lo fa.
Ah, no. Pensiero assurdo. Campo minato.
Kiba lo scruta da sotto in su, sospettoso, forse per via dell'espressione scoraggiata che ha assunto la faccia del genio.
« Vieni con me. » risolve l'istante dopo, alzandosi di botto. Shikamaru ha giusto il tempo di formulare le prime due scuse nella sua testa - che non sia esattamente l'ora adatta per una passeggiatina e quanto sia poco carino mollare Ino e Chouji a pulire lì, da soli - che il compagno l'ha già afferrato per un polso e se l'è tirato dietro, chiudendosi la porta alle spalle a meno di un pelo dalla punta della coda di Akamaru, che è sgusciato al loro seguito rapido come un felino. E Shikamaru sa che esprimere il paragone ad alta voce gli costerebbe come minimo un arto.
« Kiba... non serve il regalo, basta il pensiero... Kiba! » ma lui prosegue, trascinandoselo dietro come al guinzaglio, a passo svelto, lungo le strade illuminate dai lampioni.
La mezzanotte è passata da un pezzo e Shikamaru invece di dormire – è quello che vorrebbe fare più di ogni altra cosa, al momento – deve stare dietro alle follie istintive di un cane pazzo. Proprio nel giorno in cui aveva deciso di autocommiserarsi un po', con discrezione.
« Kiba! Piantala, mi vuoi dire dove andiamo? » sbotta, in tono più deciso, riuscendo finalmente a liberarsi della sua stretta.
Lui si ferma mezzo metro più in là, a concludere la falcata in atto, e incrocia le braccia dietro la testa.
« Te l'ho detto, genio. A farti vedere il mio regalo. » risponde, perfettamente naturale, ignorando l'angolazione delle sue sopracciglia. « Ti piacerà, vedrai! » aggiunge, in un ghigno che pretende d'essere accattivante.
Pretende solo, eh.
« Ma non farmi correre. Sono 
stanco. » capitola il genio, ficcando le mani in profondità nelle tasche.
Guinzaglio o no, pare sia sempre il cane a tirare.


Akamaru non voleva saperne, ma Kiba è stato irremovibile.
Il botolo ha uggiolato per quasi cinque minuti – è asciutto, ma ancora un poco giallastro di aranciata, e nervoso - prima di farsi convincere, ma alla fine se n'è rimasto lì, buono. Aspetterà, farà la guardia, anche. Ma solo per un po', ché non è carino lasciarlo fuori. 
E' comunque il suo migliore amico, gli ha spiegato Kiba.
E' solo per via del compleanno, il compleanno di Shikamaru, che per una volta farà un'eccezione, il 
magnanimo Inuzuka.
E adesso sono soli.
A parte il fatto che non va bene per nulla, ma è strano, perché soli lo sono stati spesso, ma era un soli con Akamaru. E Shikamaru qualche volta l'ha pensato, che magari Akamaru fosse di troppo, ma Akamaru è Kiba e Kiba è Akamaru, chiedere di separarli sarebbe parsa una pretesa assurda. Con che diritto, poi? L'ultimo arrivato è lui, il cane c'era prima.
« Sei sicuro... ? » borbotta titubante, mentre si allontanano.
Akamaru non li perde di vista, il sedere ben piantato a terra per rispettare l'ordine, ma il collo tutto teso verso di loro, finché non spariscono tra gli alberi.
« Sicuro. » replica Kiba, secco, lo sguardo dritto davanti a sé, quasi che il solo voltarsi o parlare rischiasse di farlo vacillare nella ferrea decisione di abbandonare il suo 
cucciolone. Per mezz'ora, ma è irrilevante.
Shikamaru si spia alle spalle, lasciandosi guidare dal compagno, che ha di nuovo preso possesso del suo polso e lo conduce a passo deciso, assicurandosi che nessuno dei due inciampi tra le radici.
Ha ancora il collo girato quando Kiba si blocca, di colpo.
« Auguri, genio! » esclama d'improvviso, l'ombra di una risata colma di soddisfazione negli occhi.
E Shikamaru guarda quelli, interrogativo, prima di voltarsi del tutto.
Solleva le sopracciglia, mentre studia il profilo scuro degli alberi, la radura pulita, e su, come guardare dal fondo di un pozzo, il cielo. Un pezzo di cielo, nitido sulle chiome degli alberi alti, tondo come la lente di un cannocchiale.
Shikamaru tiene il mento su, in alto.
Ci sono le stelle – non ne ha mai davvero imparato i nomi: è solo una convenzione, se deve vederci qualcosa, preferisce immaginarla da solo – e il cielo nero, e la falce di luna, bianca.
Abbassa lo sguardo solo per portarlo su Kiba.
Che ghigna, mettendo in mostra una fila di denti bianchi come la luna.
« E' nel territorio del mio clan, io ed Akamaru venivamo spesso ad allenarci qui. Ma poi ho pensato che sembrava proprio il posto adatto a te. Quando c'è vento le nuvole ci scorrono sopra velocissime... ma pensandoci forse tu preferisci vadano piano, così puoi guardarle meglio. Comunque, l'erba è comoda. »
Shikamaru annuisce, lentamente.
« Mi stai... regalando una radura? » domanda, il tono un poco incerto.
Kiba solleva lo sguardo, pensoso.
« Beh, sì. Non devi preoccuparti, ho chiesto il permesso di mia madre, voglio mica finire sbranato! » ride, in un latrato. « E ho detto a tutti di stare alla larga, così potrai davvero stare in pace, quando ti pare. Il primo che prova a marcare il territorio, si ritroverà a zoppicare, fidat- »
Kiba non si secca troppo per l'interruzione, e non si secca neanche quando perdono l'equilibrio e cadono a terra, le labbra ancora incollate.
« Ti piace! Allora ti piace! » esulta, ululando. Allarga le braccia, facendo il morto nel mezzo del prato.
« Mi piace, sì. »
Una radura. E' dalla mattina che sta sognando una radura, un pezzo di prato. Ma c'era Ino, non si può mica mollare Ino per andarsene sul prato, non quando lei pensa di star facendo un favore a te.
« Kiba? » domanda, stendendosi accanto a lui, mentre quello ancora sogghigna, entusiasta.
Non risponde, ma sa che ascolta. E' quasi strano, senza l'ansimare ritmico di Akamaru accanto.
Tentenna.
E' strano, è poco comune, ma è bene. E' bene da morirne, lì, sull'erba, tra gli alberi, sotto il cielo, accanto a Kiba.
E' bene. Fa star bene.
Una cosa che fa stare così bene non può essere un problema.
« Lo so cosa vuoi dirmi. Per te è una seccatura. »
Stavolta Kiba è serio. Ha il cielo riflesso negli occhi ed è serio.
« Perché siamo due maschi, credo. E' un problema. »
Shikamaru espira, lieve. Una lucciola si alza da terra e svolazza accanto al suo naso.
« Forse. Forse è un problema, sì. »
Kiba si irrigidisce, e scatta seduto, scacciando le lucciole.
« Capisco. » sputa, sostenuto, una mano a graffiare i fili d'erba. « Beh, auguri Shikamar- »
Interrotto, di nuovo.
Stavolta è una mano, ma va bene lo stesso.
« Stupido canide che non sei altro, fammi almeno finire. Sei sempre di fretta, botolo iperattivo. » brontola. Lo guarda negli occhi, poi alza il mento e torna a scrutare il cielo.
Un sospiro stanco e le stelle diventano guizzi luminosi, mentre si lascia cadere di nuovo schiena a terra.
« Ho detto che 
forse è un problema. Ma i problemi non sono cose che vadano ignorate, no? I problemi si affrontano. Non siamo più bambini. »
Kiba inclina la testa di lato, con remota sorpresa. Poi torna a rivolgere a sua volta lo sguardo al cielo. E Shikamaru lo sa, che sta ghignando.
« Quindi cosa sono, per te? Un problema da affrontare coraggiosamente? Hai già una strategia, genio? » gorgoglia, concedendogli uno spicchio di profilo, l'occhio luminoso.
« Beh, a dire il vero sì. » proferisce, saputo, invitandolo ad avvicinarsi con un cenno.
Kiba sghignazza, prima di lasciarsi praticamente cadere su di lui.
« Uno normale si sarebbe alzato, eh. » rimbecca, quando ha finito di respirargli in bocca, pesandogli addosso senza curarsi delle costole scricchiolanti.
« Stavi facendo fare tutto a me. Vuoi farmi uscire di carattere? »
Gli occhi di Kiba, sopra, scintillano come le stelle, e il sorriso bianco è un'altra luna.
Forse non serve la radura, forse basta quello.
« Ma la prossima volta porto anche Akamaru, ché poi si offende. »
Ecco, con Kiba è
questo, il vero problema.

 

 

 

Nda
Ordunque, pare che trattando Kiba io non possa evitare di inserire almeno un liquido giallo, sia aranciata o pipì. E la bava, quella sempre.
Riguardo i dettagli tecnici: Kiba secca un congiuntivo e Shikamaru di “te” al posto di “tu”; mi suonavano meglio, nei discorsi diretti e mi son presa la licenza u_ù'.
Noticina per slice: ovviamente, il cane giallo è per te, tata (ah, contagio!) xD

Visto che le altre partecipanti sono state molto più solerti di me e le storie sono già pubblicate, mi rendo utile e faccio un po' di meritata pubblicità:

Utopia... ? di Urdi
Due Giorni Prima Di Cadere di Sayuri No Moe
Attimi perduti. Riflessi e Riflessioni di scarlett666


Edit: come di consueto, c'erano seimiladuecento errori. Pare che non riesca a vederli, se prima non pubblico =__= se me ne sono sfuggiti altri, erigerò un monumento equestre (?) a chiunque sia tanto gentile da segnalarmeli, ché qui gli occhi non mi sostengono più.  

 

  
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