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Autore: DreamGirl91    09/01/2011    8 recensioni
Sembrava che Rachel non fosse in grado di fare altro che sospirare, quella sera. Sospirare, e pensare a Noah. Stupido, stupido Noah! Perché non riusciva a toglierselo dalla testa, proprio ora che avrebbe dovuto pensare a Finn, ed essere felice? [Puck/Rachel]
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccolissima guida pre-lettura xD
Le parti in corsivo sono i flashback, e (a costo di essere dannatamente ovvia xD) quelle in inglese sono le parti della canzone.
Codice di colori per la canzone: Rachel Puck Entrambi



NEED YOU NOW

Rachel Berry si buttò sul letto, stanca e avvilita.
In teoria non si sarebbe dovuta sentire così, proprio no. Tutto il contrario, semmai.
In teoria si sarebbe dovuta sentire felice.
Dopotutto, quella appena trascorsa era stata un'ottima giornata. Finn si era finalmente deciso a rivolgerle di nuovo la parola, e le aveva fatto chiaramente capire che voleva perdonarla e darle un'altra possibilità.
E in fondo lei aveva sognato di tornare con Finn ogni singolo istante da quando si erano lasciati, non desiderava nient'altro, giusto?
Giusto, in teoria.
In pratica, invece, Rachel non solo non si sentiva al settimo cielo, ma non stava nemmeno lontanamente pensando a Finn. Stava pensando a Noah.

Finn le sorrise e le voltò le spalle.
Rachel, mentre lo guardava andare via, si sentì felice. Lui aveva intenzione di perdonarla. Non era tutto perduto, aveva ancora una possibilità.
"Che cosa diavolo pensi di fare?" chiese una voce piuttosto brusca alle sue spalle.
Rachel si voltò, trovandosi davanti un Puck parecchio scocciato.
"Non capisco di che cosa tu stia parlando Noah," rispose tranquilla.
Nessuno avrebbe guastato il suo buonumore, nemmeno lui.
"Finn," rispose semplicemente lui lapidario, squadrando il ragazzo girare l'angolo.
"Non vedo come questi possano essere affari tuoi," replicò lei.
"Magari non lo sono," ammise Puck. "Ma magari dovresti ascoltarmi lo stesso. Non puoi tornare con Finn."
Rachel gli lanciò uno sguardo gelido.
"Non hai nessun diritto di dirmi quello che posso o non posso fare."
Noah Puckerman sapeva essere terribilmente irritante a volte.
La ragazza si voltò e fece per andarsene, ma Puck la trattenne prendendola per un braccio.
"Ascoltami bene Berry," disse duramente, mentre Rachel tremava sotto il suo sguardo. "Finn è stato uno stronzo, e ora arriva bello tranquillo e dice che ti vuole perdonare. Lui. Perdonare te. Cazzo, Rachel, ma non ce l'hai un po' di amor proprio? Sarebbe davvero da idioti farsi fregare ancora."
Rachel si ritrasse dalla sua presa, senza smettere di guardarlo.
"Potresti anche avere ragione," disse lentamente. "Ma perché la cosa dovrebbe interessarti?"
"Chi dice che mi interessi?" chiese Puck sulla difensiva.
"Nessuno," replicò lei. "Ma se non ti interessa perché ne stiamo parlando?"
Lui esitò, colto alla sprovvista. Poi sbuffò.
"Mettiamola così: ultimamente tutte le volte che Finn fa lo stronzo tocca a me fare qualcosa per consolarti, e la cosa inizia a diventare irritante. Quindi smettila di permettergli di fare lo stronzo, capito?"
Senza lasciarle il tempo di replicare, se ne andò.

Rachel sospirò ancora.
Aveva ragione, Puck non aveva guastato il suo buonumore. L'aveva proprio ucciso.
Stupido, stupido Noah!
Perché non riusciva a toglierselo dalla testa, proprio ora che avrebbe dovuto pensare a Finn, ed essere felice?
Se solo avesse avuto il coraggio di essere sincera con se stessa, Rachel avrebbe saputo dire perché.
Perché era vero che Noah era rimasto al suo fianco quando Finn non c'era.
Perché in qualche modo lui era diventato importante per lei, si era conquistato un posto nel suo cuore. Un posto d'onore.
Noah era l'amico che era sempre stato al suo fianco. Discretamente, ma c'era stato, il che era molto più di quanto si potesse dire di molti altri.
Incluso Finn, le disse la parte più onesta del suo cervello.

Picture perfect memories
Scattered all around the floor
Reaching for the phone 'cause
I can't fight it anymore

Un altro sospiro.
Sembrava che Rachel non fosse in grado di fare altro che sospirare, quella sera.
Sospirare, e pensare a Noah.
Chiuse gli occhi e mprovvisamente un flash fatto di mille immagini del breve, brevissimo periodo in cui erano stati insieme entrò a tradimento nella sua mente - e nel suo cuore.
Era tutto perfetto in quel periodo, semplicemente perfetto.
Nemmeno quando stava con Jesse era riuscita a dimenticare del tutto Finn, eppure quando era con Noah ci riusciva senza difficoltà.
Forse Noah non era il tipico bravo ragazzo, ma non era così male sotto quella sua facciata da duro... sapeva essere così dolce, quando voleva, sapeva farla sentire così importante... ed era così dannatamente bello... così incredibilmente perfetto.
Ma che cosa sto dicendo?
Noah non era perfetto. Anzi. Assolutamente, completamente, incredibilmente imperfetto.
Non era il tipico principe azzurro in sella al cavallo bianco.
E soprattutto non si avvicinava nemmeno lontanamente al tipo di ragazzo che Rachel aveva sempre immaginato al proprio fianco.
Ma è l'unico che io voglia davvero.
Rachel riaprì gli occhi di scatto.
Non poteva ancora credere a ciò che aveva appena pensato, eppure, incredibilmente, era la verità.
Ma allora... allora era questo il motivo per cui non riusciva a toglierselo dalla testa, semplicemente questo.
Ed era anche il motivo per cui era l'unica persona che riuscisse davvero a confortarla quando ne aveva bisogno, l'unica persona che davvero lei volesse al suo fianco nei momenti più bui.
Scattando a sedere, prese il cellulare dal comodino e cercò il numero di Noah in agenda.
Doveva parlargli, e doveva farlo al più presto.


°°°°°°°°°°°°°


Puck, nella sua stanza, gettò a terra il fumetto che stava tentando di leggere senza successo da più di mezz'ora e tirò un pugno alla scrivania.
Il cellulare squillò a pochi centimetri di distanza dalla sua mano, ma lui non vi prestò molta attenzione.
Sicuramente si trattava di Santana che aveva voglia di scopare, o di uno qualsiasi dei ragazzi del football.
E lui non aveva voglia di sentirli, perché l'unica persona che volesse sentire era probabilmente l'unica che non lo stava pensando nemmeno lontanamente.

Senza lasciare a Rachel il tempo di replicare, se ne andò.
Credeva davvero di essere riuscito a lasciarla senza parole, per una volta.
...Vana speranza, naturalmente.
"Ehi!" gli gridò dietro lei correndogli incontro. "Ma chi ti credi di essere?"
"Scusa?" replicò lui con quello che voleva essere un tono annoiato.
"Non ti ho mai chiesto di consolarmi!" esclamò lei tutta rossa per la rabbia.
"Mai detta una cosa simile."
"Hai sempre fatto tutto di tua spontanea volontà, Puck!"
Ahia.
Le cose si mettevano male quando lo chiamava Puck.
"Sì, e allora?"
"E allora non puoi rinfacciarmi cose che non ti ho mai chiesto di fare!"
"Non ti sto rinfacciando un bel niente! Ti sto solo dicendo di piantarla di farti trattare come una pezza da piedi."
"E, ripeto, perché mai la cosa dovrebbe interessarti?"
"E io ripeto, non ho mai detto che mi interessi. Cazzo, Rachel! Scusa se ho cercato di darti un consiglio da amico!"
Rachel sembrò per un attimo presa in contropiede.
"Amico?" domandò infine con aria scettica. Poi aggiunse con tono freddo: "Da quando consideri tua amica una perdente come me?"
Qualcosa nei suoi occhi disse a Puck che si era pentita di quelle parole non appena erano uscite dalle sue labbra. Tuttavia non le ritirò.
"Bene!" esclamò allora lui con rabbia. "Allora non ti consolerò più, non ti cercherò più per nessun motivo e magari eviterò anche di parlarti, perdente!"

Se ne andò, e questa volta Rachel non lo seguì.

Puck si adagiò sullo schienale della sedia, sbuffando e passandosi stancamente le mani sul mohawk.
Quella ragazza lo faceva davvero davvero davvero andare fuori di testa.

Can't stop looking at the door
And I wonder if I
Ever cross your mind
For me it happens all the time

Prese la sua scorta speciale di birra dal suo nascondiglio, e bevve un sorso.
Sua madre e sua sorella erano a cena fuori con degli amici e di certo non sarebbero tornate tanto presto, nessuno l'avrebbe mai scoperto.
Contro ogni logica, Puck si sorprese a lanciare un'occhiata speranzosa alla finestra della sua camera, in spasmodica attesa di veder comparire Rachel a piedi nudi in una camicia da notte bianca.
Patetico.
Per prima cosa, Rachel non aveva mai scalato la parete di casa sua, era stato solo uno stupidissimo sogno. In secondo luogo, a lei non sarebbe mai venuto in mente di fare una cosa del genere, e soprattutto non in camicia da notte e a piedi nudi. E ultimo, ma non meno importante, probabilmente in quel momento lei stava pensando a Finn disegnando stupidi cuoricini su una foto di loro due insieme.
Stupida.
Beh, se aveva voglia di soffrire, che soffrisse. Puck non aveva certo intenzione di perdere il sonno per questo, e non l'avrebbe fatto.
Puck sospirò. Ma a chi voleva darla a bere?
No, non aveva intenzione di perdere il sonno, ma l'avrebbe fatto lo stesso. Avrebbe perso fin troppe notti a rodersi il fegato subito dopo aver visto la felice coppietta nuovamente riunita. Fantastico.
La verità era che alla fine anche Puckzilla aveva ceduto, e si era innamorato. Di Rachel Berry.
Poteva essere una delle migliaia di ragazze che si scioglievano solo al sentirlo nominare, ma no, lui doveva scegliere l'unica che non faceva altro che aspettare come un patetico cagnolino che Finn Hudson si decidesse a crescere.
Era stufo. Stufo.
Avrebbe semplicemente voluto gettarsi tutto alle spalle, ma non poteva.
Non faceva altro che logorarsi chiedendosi se tra i suoi milioni di pensieri, lei ne riservasse uno, uno piccolino, anche a lui ogni tanto. Se nel suo cuore ci fosse un minuscolo angolino anche per lui, dopotutto.
Perché - come negarlo? - tutti i pensieri di Puck ultimamente erano solo per Rachel, e così il suo cuore.
E ora quella dannata ragazzina gli stava anche facendo consumare la bottiglia per le grandi occasioni.
La odiava.
Anzi, peggio... l'amava.

It's a quarter after one
I'm all alone
And I need you now

Intanto, Rachel, non avendo ricevuto alcuna risposta da Puck, era riuscita ad ottenere il permesso di uscire - cosa che di solito dopo le otto non le era permessa se il giorno dopo aveva scuola - dopo dieci minuti buoni di moine, occhi dolci, promesse di non tardare troppo e aver spiegato che era una cosa "davvero importante", e ora era davanti alla casa del ragazzo, con il cuore in gola, ancora incerta se suonare o no.
Guardò l'orologio.
Le nove e trenta. Non era tardi, proprio no, e di sicuro Noah non stava dormendo.
Però magari non voleva essere disturbato per un qualsiasi motivo, o era fuori casa(il suo cervello accantonò con una certa decisione il pensiero che magari oltre ad essere fuori casa era anche nel letto di Santana).
D'altro canto lei aveva un desiderio irresistibile, quasi un bisogno fisico di vederlo, e anche subito.
Per cui prese la risoluzione di suonare il campanello.
Sì, avrebbe suonato il campanello. Certo.
Prese un profondo respiro e...
Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip
Il cellulare.
Il.Dannato.Cellulare.
Rachel sbuffò e rovistò nella borsa.
Avrebbe risposto, mandato a quel paese chiunque fosse e poi avrebbe finalmente suonato il campanello.
Senza nemmeno guardare il numero, accostò il telefono all'orecchio.
"Pronto?"

And I said I wouldn't call
But I'm a little drunk
And I need you now

Nel frattempo, Puck aveva iniziato ad occhieggiare il cellulare. Gli sarebbe bastato allungare una mano per prenderlo e chiamarla.
Solo poche ore prima le aveva detto che non l'avrebbe più cercata, certo, ma... la birra stava iniziando a dare i suoi effetti, e lui stava decisamente iniziando a perdere il poco autocontrollo che gli era rimasto(naturalmente questo non aveva assolutamente nulla a che fare con quella Berry. Assolutamente). E poi, per dirla proprio tutta... aveva semplicemente troppa voglia di sentire Rachel.
Puck aveva afferrato il cellulare, ancora non del tutto deciso sul da farsi.
Una chiamata senza risposta.
Ah, certo, la chiamata di poco prima...
Visualizza.
Rachel.
In meno di un nanosecondo, Puck si era infilato scarpe e giacca mentre componeva il numero di Rachel e si era precipitato giù dalle scale proprio mentre lei rispondeva - chissà perché quel tono impaziente... forse era ancora arrabbiata con lui per quella mattina.
"Ehi Rachel!" esclamò con il fiato un po' corto mentre scendeva con un salto gli utimi tre gradini. "Ascolta, io..." ma non andò oltre.
Perché ad aspettarlo oltre la porta di casa c'era proprio Rachel, che lo guardava con la bocca semi-aperta e gli occhi sgranati.

And I don't know how
I can do without
I just need you now

"Rachel!" esclamò incredulo attaccando il cellulare dopo qualche istante di stupore.
"Ciao Noah," ripose lei con un filo di voce.
Noah.
Questo era decisamente positivo.
Nessuno parlò per qualche secondo.
"Io..." ricominciò Rachel. "Disturbo? Stavi andando da qualche...?"
"Da te," la interruppe lui.
"Oh."
Altro silenzio.
"Mi dispiace!" esclamò alla fine lei.
"Cosa?" domandò Puck stupito.
"Sì, insomma... mi dispiace per stamattina, non intendevo dire quello che ho detto."
"Beh... non importa. Anche io ho esagerato."
"Oh no!" replicò lei scuotendo la testa. "No, no, tu avevi ragione. Insomma, lo so che non mi consideri una perdente - o almeno non mi chiami così più o meno da un anno - e anche se non hai mai detto di considerarmi un'amica non vuol dire che tu non mi abbia trattata come tale... insomma, sei sempre lì quando ho bisogno di te e mi consoli, e fai tutto quello che farebbe il migliore degli amici, e io che cosa faccio? Mi lamento perché tu ti preoccupi per me... sono pessima, pessima! E avevi ragione su Finn, non si è mai comportato bene con me, ma non volevo dire che era così perché non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa, perché continuavo a idealizzarlo come se fosse l'uomo perfetto, mentre invece è solo un idiota."
Puck aprì la bocca per parlare ma, naturalmente, fu completamente sopraffatto dalle parole di Rachel, che continuavano ad uscire come un fiume.
"...E in tutto questo non vedevo l'unica persona che ci sia davvero sempre stata per me, ma ora lo vedo, lo capisco, Noah, che tu mi sei stato sempre accanto, e te ne sono grata, davvero, e se sono qui stasera è perché ho capito che non ce l'avrei fatta senza di te, in questo ultimo periodo, e mi dispice di non averlo capito prima. Ma ora lo so, e sono qui per dirti che... mi sbagliavo, e ho bisogno di te."
Puck si massaggiò le tempie. Stava rischiando seriamente un surriscaldamento dei neuroni.
Troppe informazioni - troppe parole - in troppo poco tempo.
Ma aveva come il vago sospetto di essere appena stato relegato nella più che temibile zona-amico.
Era un guaio. Non ci si toglie facilmente da quella zona.
"Puoi essere una vera spina nel fianco, Rachel," disse lui, non appena si fu ripreso abbastanza da poter parlare. "E ho il sospetto che lo sappia anche tu... ma... sai anche che puoi venire da me quando ne hai bisogno, vero?"
Ecco, adesso si sentiva anche arrossire.
Abbassò lo sguardo. Non era bravo in quel genere di cose.
"Lo so," disse semplicemente Rachel, prendendo le sua mani.
E il suo sorriso non poté che far sorridere anche Puck.
"Di essere una spina nel fianco, o che puoi venire da me se ne hai bisogno?"
Rachel rise.
"Tutte e due," rispose. "Ma... c'è un altro motivo per cui sono qui."
"E cioè?"
"Ecco... te l'ho detto, avevi ragione su Finn. Lui non è perfetto. Forse nemmeno esiste qualcuno che sia perfetto secondo i miei standard, non lo so. Però so che cosa voglio, e so che non è Finn," prese un profondo respiro. "Sei tu, Noah."
Puck alzò di scatto lo sguardo e fissò i suoi occhi in quelli di lei.
Sentiva che il cuore avrebbe potuto scoppiare da un momento all'altro per quanto batteva veloce.
Avrebbe voluto dirle che l'amava, e che non sapeva come avesse fatto a vivere senza di lei, finora. Che era lui ad avere bisogno di lei.
"Lo sai?" disse infine. "Stavo venendo da te per dirti che in realtà eri tu ad avere ragione, che mi interessa, che è affar mio se tu ti vuoi rimettere con quell'idiota di Finn."
Rachel sapeva che questo era quanto di più simile ad una dichiarazione d'amore potesse ottenere da lui, per ora. E le bastava.
Senza aspettare altro, lo baciò, sorridendo contro le sue labbra quando sentì con quanta forza lui la stringesse a sé.
Non ti lascerò mai più andare, sembrava dire. Ho troppo bisogno di te.



AUTHOR'S NOTES

Salve a tutti!!:))

Che dire? Quando ho letto l'elenco delle canzoni della puntata 2x11 e mi sono trovata davanti la scritta "Need You Now", Puck e Rachel la mia mente Puckleberry è entrata in uno stato di delirio puro (*fangirl mode on*) e non ho assolutamente potuto fare a meno di scrivere una songfic su di loro U.U
Sto cercando comunque di non farmi troppi film mentali, perché RM mi ha già illuso e spezzato il cuore fin troppe volte con Puck&Rachel... probabilmente Rachel canterà la sua parte del duetto per Finn (sai la novità -.-"), mentre Puck canterà la sua per:
1.Quinn, pur non avendola praticamente nemmeno guardata per tutta la prima parte della seconda stagione
2.La ragazza del momento per portarsela a letto
3.Finn, scoprendosi improvvisamente gay O_O
...oddio che brutta immagine l'ultima. Per carità Puck con il deficiente no! xD
Tra l'altro ho recentemente scoperto che pur essendo i miei amorini Blaine&Kurt il mio OTP di gLee, per qualche strano motivo la mia mente bacata trova più intrigante scrivere di Puck&Rachel. O.o Ciò non è normale...
Coooooomunque, spero che la fanfic vi sia piaciuta, fatemi sapere^^
Un bacio,
DreamGirl<3

  
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