Tra l’incudine e il martello
Un fabbro affaticato batteva con un martello l’oggetto poggiato su una vecchia incudine.
Batteva con forza e tenacia, l’uomo non riusciva a rinunciare all’idea di modellare ciò che con tanta fatica continuava a martellate.
Passavano giorni e la fatica aumentava.
Notti insonni sul quell’oggetto, che sangue e sudore costava.
Tanto lavoro, che per anni durò, non fu ripagato.
L’aspettativa rovinò il risultato, ed il povero fabbro rimase deluso.
La forma data, all’apparenza soddisfacente, non rispecchiava l’animo di chi fu tormentato.
Tra l’incudine e il martello per anni ci fu un giovane, all’apparenza dal padre plasmato, ma diverso da esso e da tanti coetanei.
Lui era bello, intelligente e sensibile, lui era un uomo migliore, un uomo che avrebbe rinunciato al martello e all’incudine, un uomo che non avrebbe mai plasmato nulla e nessuno.
Un uomo che il diverso avrebbe sempre rispettato, perché diverso per il padre e per altri uomini, ancora al pregiudizio legati.
Note autrice…
Piccolissima Nonsense metaforica, spero sia chiara.
Questa storia partecipa a “Challenge il festival del Nonsenso” indetto da NonnaPapera.
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9535437
Partecipate in tanti!
Ringrazio chi legge e chi commenta, sperando lo farete.