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Autore: Gwen Chan    01/02/2011    2 recensioni
Nel '500, dopo la pubblicazione del dialogo "Prose della volgar lingua" di Pietro Bembo viene deciso che la lingua letteraria in Italia sarà il fiorentino trecentesco.
Ora tocca proprio a Bembo insegnare questa nuova lingua ai piccoli fratelli Vargas.
[chibi!Italia]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breve introduzione. Ho ricominciato a trasformare in versione "hetaliana" praticamente tutto ciò che apprendo a scuola. E la cosa non è un bene.
Comunque nel '500 in Italia nasce una disputa per decidere quale lingua letteraria adottare. I modelli proposti sono tre: il fiorentino arcaizzante trecentesco con il cardinale Pietro Bembo, il fiorentino parlato e la lingua delle corti. Alla fine il modello che prevarrà sarà quello Bembano, presentato nel dialogo "Prose della volgar lingua".
Non assicuro niente, ma tempo e ispirazione permettendo, dovrei scrivere una versione col punto di vista di Lovino.
Lo Stato del Vaticano non è un mio Original Character, in quanto, pur appena accennato, esiste in Hetalia.
Ho usato un linguaggio semplice per riprodurre il punto di vista di un bambino.

Nuova lingua

E’ ora che tu impari a scrivere, Veneziano”
Il piccolo, dall’alto del suo metro e venti, guarda da sotto in su con i suoi occhi castani colmi di stupore l’uomo in piedi davanti a lui.
Il signore tiene sotto braccio un grosso volume1, di quelli pesanti e utilissimi da impilare l’uno sopra l’altro per formare una scala e prendere gli oggetti che per qualche strano motivo vengono messi sempre sui ripiani più alti.
Come la marmellata, per esempio, perché si ostinano a ficcarla in fondo alla credenza dove è un’impresa raggiungere il barattolo?
L’uomo indossa una tunica rossa, una mantellina e uno strano cappello del medesimo colore. Gli ricorda tanto lo zio Vaticano. A Veneziano lo zio Vaticano non piace tanto perché è sempre arrabbiato o triste, soprattutto negli ultimi tempi; borbotta di continuo e lavora senza sosta a un progetto dal nome complicato2. Il bambino ha cercato di capire di che cosa si tratti, ma nessuno gli ha mai voluto spiegare nulla. E l’unica cosa che è riuscito a cogliere dai mormorii di corridoio è che un certo Martin Lutero qualche anno prima ha fatto arrabbiare lo zio e poi anche il capo del fratellone Spagna 3 si è comportato male 4, facendo infuriare Vaticano ancora di più.
Che cos’è questa storia dell’imparare a scrivere? Nonostante sia ancora giovane, sa farlo già da molto tempo, qualche secolo almeno. Da quando San Francesco ha scritto il suo “Cantico delle creature” 5. Il fraticello si era seduto spesso di fianco a lui, insegnandogli la forma delle lettere e il loro significato e spiegandogli con una pazienza infinita che sta nascendo una nuova lingua, lingua neonata chiamata volgare.
A Veneziano era sembrato molto divertente studiare questo “volgare”, anche se ancora non capisce perché è sempre un pochino diversa a seconda della regione in cui si reca.
“Bisogna che tu impari bene il fiorentino perché sarà la lingua della letteratura”.
La nazione tira un sospiro di sollievo. Allora è tutto un altro discorso, il fiorentino lo conosce discretamente. Ci sono così tanti bei libri! Tipo i due che l’uomo ha appena estratto da sotto il mantello.
“Canzoniere” di Francesco Petrarca 6 e “Decameron” di Giovanni Boccaccio 7 . Il primo gli è sempre sembrato un uomo molto triste. Sapeva che era stato per molto tempo in Francia. Forse il fratellone faceva diventare tristi le persone? Boccaccio, invece, gli è parso un tipo più allegro, anche se i grandi non vogliono che legga le sue novelle. Chissà perché?
La nazione non fa ulteriori domande e si limita ad arrampicarsi su una sedia per raggiungere carta e calamaio già pronti sul tavolo.
Pietro Bembo sorride, tirando il volto stanco dalle numerose discussioni degli ultimi tempi. Chi faceva una proposta, chi un’altra. Quale lingua insegnare a quella nazione bambina? La sua idea, alla fine, aveva prevalso.
Sarà lui a sedersi per notti intere di fianco a Veneziano, a guidare la sua penna, e a osservarlo copiare le pagine del librone con la sua grafia grossa e incerta.

1. Si tratta del dialogo “Prose della volgar lingua” del veneziano Pietro Bembo
2 . La Controriforma
3. L’imperatore Carlo V
4. Si allude al sacco di Roma del 1527.
5. Secondo la tradizione, uno dei primi testi in volgare.
6. Il modello adottato per la poesia.
7. Il modello adottato per la prosa.

   
 
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