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Autore: kaos3003    05/02/2011    3 recensioni
"Avete perso per colpa tua"
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Auron, Tidus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Tra il sonno e la veglia, la rabbia
Fandom: Final Fantasy X
Personaggio/Coppia: Tidus, Auron
Prompt: A place between sleep and awake; end of innocence, unending masquerade @ 50lyricsff_ita
Rating: verde (per tutti)
Genere: generale, malinconico
Avvertimenti: flashfiction
Conteggio Parole: 505(calcolatore)
Disclaimer: i personaggi appartengono a Square Enix (che il cielo fulmini l'intero team per quella cosa chiamata X-2) e a chi ne detiene i diritti legali. Questa storia non ha nessuno scopo di lucro.
Riassunto: “Avete perso per colpa tua”
Note: Se non ricordo male, e potrebbe benissimo essere, la situazione era presente in un filmato. Non saprei esattamente in quale punto, ma mi sembra di ricordare un dialogo simile nel gioco.

Le luci delle vie si riflettevano sul mare, appena increspato dalle onde leggere. Come ogni settimana alla radio due cronisti commentavano le più importanti partite di blitzball della serata.
La partita di stasera è stata un disastro.
Tidus calciò ancora una volta il pallone, mandandolo a sbattere contro il parapetto della chiatta. Colpiva lo stesso punto da ore, se avesse continuato così avrebbe scavato un foro su quella parete.
Auron scosse la testa a quel gesto, tornando poi a concentrarsi sulla voce dei cronisti. Quante notti avevano passato insieme su quel ponte ascoltando i commenti e le lodi del post partita, ma quella, lo sapeva, sarebbe stata diversa; l'aria stessa sarebbe stata diversa.
Già, un risultato pessimo per una squadra tanto promettente.” continuò il secondo commentatore. Il pallone rimbalzò nuovamente contro il parapetto, stavolta con maggiore violenza. “Mi chiedo a cosa pensassero i giocatori.
Io mi chiedo a cosa pensasse l'attaccante.” lo interruppe con veemenza il primo cronista. Un nuovo colpo contro il metallo del parapetto. “Speriamo che sia stata solamente una serata no.
“Avete perso per colpa tua.”
Il monaco fermò il pallone prima che lo colpisse dritto in faccia. Probabilmente aveva esagerato, ma era difficile stabilirlo: quel ragazzino aveva lo stesso carattere del padre, due teste calde.
Soffocò a fatica una risata e portò lo sguardo fisso davanti a sé. Tidus lo fissava furente, i pugni stretti abbandonati lungo i fianchi, non era sicuro di essere la causa della sua ira, non la sola almeno.
Le voci concitate degli ultimi tifosi rimasti per le vie di Zanarkand arrivarono sulla chiatta, seguite poi dall'ultimo commento dei due cronisti.
Se ci fosse stato suo padre...
Auron non seppe mai come si fosse conclusa quella supposizione: dopo questa geniale uscita vide il pallone colpire la radio e spedirla in acqua, interrompendo brutalmente la discussione tra i due giornalisti. Sbuffando riportò lo sguardo sul giovane giocatore, il ragazzo digrignava i denti e stringeva il pugno destro con cui aveva scagliato il pallone; decisamente padre e figlio avevano lo stesso carattere.
Rimasero a fissarsi così, in completo silenzio, lasciando che quella frase entrasse fra loro, interponendovi nuovamente la presenza di quell'uomo, quell'uomo che si era sempre erto tra Tidus e il mondo come una parete invalicabile.
“Sono ormai dieci anni.” disse Auron, tenendo lo sguardo sul ragazzo. Non avevano bisogno di specificare, entrambi sapevano a cosa alludeva.
Tidus abbassò la testa, portandosi poi verso il parapetto. “Non mi interessa.” mormorò, fissando il mare, lo stesso mare che sembrava aver inghiottito il corpo di quell'uomo per risputarne il ricordo, ingigantito dalla misteriosa scomparsa.
Auron distolse lo sguardo. “Non ti interessa, ma hai perso la partita.” affermò, portandosi alle labbra la borraccia. Il tempo di un sorso e Tidus era sparito in casa, sbattendo la porta. Si era aspettato una reazione simile.
Rimasto solo, il monaco fissò il cielo stellato. L'aria leggera che caratterizzava quella città, quel sogno di luci e tecnologia, stava diventando pesante e presto sarebbe diventata opprimente come quella della sua Spira: il momento era quasi giunto, presto Jecht avrebbe fatto la propria comparsa in grande stile.
   
 
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