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Autore: FairyCleo    06/02/2011    1 recensioni
"Ah-ah, Nicole! Non ti conviene! Quella è una zona minata!".
Caroline si era accorta subito dello sguardo ammirato che la ragazza aveva rivolto al giovane Salvatore.
Era bello, sì, ma era uno stronzo, e lei non sarebbe diventata la sua cena.
"Lo conosci?".
"Sì, e non ti consiglio di fare la stessa esperienza: Damon è un bastardo".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Elena/Stefan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Per sempre


La notte era stata lunga e faticosa. Nicole non aveva accennato a migliorare.

Bonnie era tornata a casa dopo aver accompagnato la signora Lockwood, poco dopo mezzanotte. Era stata un'impresa convincerla ad andare a riposare, ed erano riusciti nel loro intento solo dopo averle promesso di rimanere lì a vegliare sua nipote fino a domani.
Elena e Stefan avevano deciso di rimanere nei pressi dell'ospedale, ma si erano addormentati in macchina. Caroline e Tyler erano crollati sulle scomode sedie della corsia.
L'unico che non era riuscito ad addormentarsi era Damon.
Il vampiro era rimasto per tutto il tempo in piedi, davanti alla porta che lo separava da Nicole, ma non aveva avuto il coraggio di entrare.
Erano le prime luci dell'alba, ormai, e l'ultima immagine che aveva di lei impressa nella mente, era quella del suo corpo immerso nel suo stesso sangue.
Quell'immagine lo stava tormentando, ed era la prova più tangibile della sua debolezza, del suo destino.
Tutto quello che amava, veniva distrutto. Lui era solo casa di dolore e morte.
Era colpa sua se Nicole stava morendo. Era solo colpa sua.

Spesso chiudeva gli occhi, e immaginava la ragazza di cui si era innamorato che gli sorrideva felice.
L'avrebbe vista sorridere di nuovo? Se così non fosse stato, sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto fare: aveva con se la provetta del sangue di Nicole che lei gli aveva consegnato il giorno prima della gara. Percepiva l'inebriante odore nonostante la provetta fosse sigillata. Gli sarebbe bastato berla, e tutto sarebbe finito per sempre.
Improvvisamente, si era ricordato della fotografia che voleva mostrarle. L'aveva infilata distrattamente in tasca prima di uscire per correre da Elena.
Tirandola fuori, si era accorto di aver leggermente rovinato il bordo.
Nicoletta era un raggio di sole in quella foto, e lui era più felice che mai.
Nicole doveva sapere com'erano andate le cose. Si era ripromesso che glielo avrebbe raccontato.

Così, spinta da un coraggio che non sapeva di avere, aveva aperto la porta della stanza ed era entrato.
Vederla in quel letto gli aveva provocato un tuffo al cuore.
Cercava di controllare i respiri per evitare di scoppiare di nuovo a piangere. Non voleva mostrarsi a lei così.

"Ehi..." – aveva sussurrato, tremante.

Lentamente, aveva richiuso la porta alle sue spalle e si era avvicinato al letto.
Nonostante fosse pallida e intubata, la trovava ugualmente bellissima.
Dolcemente, le aveva accarezzato i capelli, per far scivolare le sua dita sulla guancia.

"Scusa se non sono in perfetto ordine... non ho avuto il tempo di andare a casa a cambiarmi...".
Si era seduto suo letto, chinandosi sul suo orecchio.
"Non volevo lasciarti sola...".
Qualcuno avrebbe scambiato ciò che stava facendo per un gesto disperato, ma lui sapeva che lei poteva sentire ogni sua singola parola.
"Sai... volevo mostrarti una cosa che ho trovato in soffitta... avevo paura che l'avessero buttata via... invece, eccola qui...".
Le aveva messo la fotografia davanti al volto, proprio come se lei avesse avuto gli occhi aperti e fosse stata in grado di vederla.
"Questa era Nicoletta... hai visto com'era bella? So che la foto è in bianco e nero, ma posso assicurarti che avete gli stessi occhi... e questo qui... sì, questo vestito in maniera così ridicola ero io quando ero... umano. Ero proprio buffo, no? Con questi capelli... credo che mi stiano meglio adesso, non trovi?".
Continuava a respirare in maniera sempre più profonda, ma sapeva che non sarebbe riuscito a soffocare il pianto ancora per molto.
"Pensavo che forse è stato un bene che io non l'abbia sposata... mi sento un mostro per averla fatta soffrire ma, se Katherine non mi avesse trasformato in vampiro, noi non ci saremmo mai incontrati... forse, questa storia dell'immortalità ha un senso, non pensi tesoro mio?".
'Tesoro mio'. Non l'aveva mai chiamata in quel modo prima d'ora.
Gli occhi stavano bruciavando e le lacrime avevano cominciato a rigargli le guance.
Si era sdraiato accanto a lei, prendendole delicatamente la mano, avvicinandosi più che poteva al suo orecchio.
"Ti prego Nicole... non lasciarmi... ti prego...".
Aveva intrecciato le dita a quella di lei.
"Io ti amo" – aveva detto, sincero – “Ti amo”.

Una candida luce improvvisa aveva illuminato intensamente la stanza. Era densa e calda, e infondeva uno strano senso di pace.
Damon non si sarebbe mai aspettato di vedere ciò che aveva davanti a sé, ma non poteva essere allo stesso tempo più felice.

"Non piangere, Damon... lei soffre nel vederti così".
Nicoletta, o meglio, il suo spirito, si trovava nella stanza insieme a loro.
Era bella, bellissima. Sembrava uscita dalla fotografia che Damon aveva con sé. Era vestita di bianco, e aveva i capelli raccolti. Gli occhi d'oro sembravano scrutarlo in ogni sua minima parte, ma ciò non lo faceva sentire violato. Gli infondeva sicurezza.
La sua voce era come una melodia.
"Non devi sentirti in colpa per ciò che le è accaduto... era nel suo destino. Lei ha assolto i suoi doveri, e ha salvato la vita all'uomo che ama. Devi sentirti lusingato, Damon".
Le parole sembravano essergli morte in gola. Si era messo seduto per osservarla meglio. Gli sembrava di sognare.
"Non è un sogno, amore mio... io sono qui...".
"Ti prego, dimmi che sei qui per me".
Con un mesto sorriso, gli aveva fatto un segno di dissenso col capo.
"OH NO! NO! TI PREGO! NON PUOI FARLO! TI SUPPLICO!".
Preso dal panico, aveva preso tra le braccia Nicole, cercando di fargli scudo con il proprio corpo.
"Mi dispiace Damon...".
"Ti prego... prendi me... Prendi me! Io ho vissuto abbastanza! Lei è così giovane... la vita ha ancora tanto da darle... ti prego".
Lei lo stava guardando con sincera tristezza.
"Non è una cosa che dipende da me Damon...".
"Se davvero mi ami, lasciala qui con me... per favore..." - aveva ricominciato a piangere.

Nicoletta gli si era avvicinata e aveva raccolto una delle sue lacrime con un dito. Il suo tocco era impercettibile, leggero come l'aria.
Damon l'aveva lasciata fare in silenzio. Dopotutto, cosa avrebbe potuto fare per fermare uno spirito?
"No... ti prego... no!".
Ma era tardi. Nicoletta aveva posato la lacrima di Damon sul petto della loro discendente, all'altezza del cuore, che, un istante dopo, aveva smesso di battere.
"NO!".
Il corpo di Nicole sembrava essersi alleggerito all'improvviso. Aveva appena perso quei ventuno grammi che si dice siano il peso dell’anima.

Damon era crollato. Si sentiva perso e solo.
"Perché? Perché?".
Disperato, aveva preso la fiala contenente il sangue di Nicole, togliendo il tappo.
Era deciso a morire tra le più atroci sofferenze.
Prima, però, voleva fare un'ultima cosa.
Con delicatezza, quasi avesse paura di farle male, le aveva sfilato il tubo dalla bocca e gli aghi delle flebo dalle braccia. Le aveva sistemato i capelli sul cuscino, incrociato le braccia sul petto, e come Romeo aveva fatto con la sua Giulietta, si era chinato per darle un ultimo bacio.
Ma, proprio nell'istante in cui le sue labbra avevano incontrato quella ancora calde di lei, si era sentito scivolare la provetta dalle dita.
Qualcuno gli stava cingendo le spalle e gli aveva dato un tenero bacio sul capo.
"Nicole...".
"Io sono qui amore mio... anche se non potrai più sentire la mia voce... sarò sempre qui con te".

Continua…
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=(

Mi perdonerete, vero??
Questo capitolo è terribile… E, forse, non sono riuscita a descrivere al meglio ciò che provavo. Scusate. A volte, mi mancano le parole.
Un bacio
Cleo
   
 
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