7/01/2006, Oakland
Pazzo. Dare del pazzo a me? Cioè, è proprio
una stupidaggine. Alt, ricominciamo: voglio dire, chi potrebbe mai chiamarmi
con un simile appellativo? Insomma, sarò stupido, sarò sciocco, sarò
eccessivamente bambino a volte, ma matto proprio no; è
una cosa che non posso assolutamente accettare. E pure, è così che da qualche
giorno a questa parte, vengo comunemente chiamato dai
miei migliori amici. “Pazzo, pazzo!” queste parole risuonano continuamente,
nell’aria, ed ogni volta si imprimono sempre di più
nella mia mente che, nonostante sia molto labirintica, e questo va ammesso, ha
però una sua logica. Una logica tutta sua, è vero, ma è pur sempre una logica.
Peccato che nessuno sia disposto a riconoscerlo, tranne forse la mia
adorabile consorte Adrienne o i miei pargoletti, che però sono troppo piccoli per arrivare a capire certe cose. Beh, nel caso di Joseph,
il piccolo è relativo, perché ha pur sempre dieci anni e ormai comincia a
diventare grande…ma insomma, non posso certo andarci a
parlare di simili argomenti…come minimo mi darebbe del matto pure lui e forse
non esiterebbe nemmeno a chiamare velocemente il manicomio.
Anche se, ora che ci ripenso, la cosa non gli
converrebbe affatto: insomma, dove lo troverebbe un altro padre
affascinante, simpatico, dolce ed affettuoso come me e che soprattutto gli
compra tutti i circuiti delle macchinine che vuole? Ma lasciamo
perdere, non facciamo apparire i miei figli come dei venduti (anche se
per qualche giocattolo nuovo farebbero di tutto) e ritorniamo al discorso
principale: è un bel po’ di giorni che accadono fatti strani, intorno a me. Voi
dite: mai pensato di essere perseguitato dalla sfortuna? Beh, se devo essere
sincero, l’idea mi ha sfiorato il pensiero, ma subito dopo se ne è volata via, considerandomi un uomo fortunatissimo:
insomma, cosa potrei volere di più dalla vita, rispetto a tutto quello che ho
adesso? Un Lucano. Basta Billie, smettila con battute idiote, sennò poi fai
veramente pensare che i tuoi migliori amici non abbiano tutti i torti a darti
dello squilibrato mentale. Eppure era un semplice battuta…va
beh…basta, basta. Quindi, scartando l’ipotesi che io
sia un uomo sfortunato (risparmio l’espressione fine che mi sta passando per la
mente), uno si chiede: allora hai le visioni? Beh, più o meno.
Cioè, no, non proprio quelle: è anche difficile da
spiegare perché nemmeno io so con precisione cosa mi stia capitando. Tutti mi
ripetono che sarà colpa dello stress, della tensione; ma io non
ne sono affatto convinto: prima di tutto perché ci sono stati periodi
più duri e più carichi di lavoro di questo, secondo, ce lo vedete il duro
Billie Joe Armstrong, reduce degli effetti di quest’ultima e stanco per un
nonnulla? Tsè, bazzecole, Billie Joe Armstrong non si stanca mai!
Le ultime parole famose…dunque, riprendiamo il filo logico anche
perché, se uno dovesse leggere ciò che ho scritto fino ad
adesso non capirebbe un accidente per diversi motivi: uno, la mia calligrafia è
abbastanza illeggibile e ci vorrebbero giusto gli egiziani a decifrare i miei
geroglifici, due, per quanto ho visto non ho concluso nemmeno un discorso in
modo chiaro e semplice perché mi sono sempre dilungato in particolari del tutto
inutili. Tipico. Vecchio Billie, ma quante volte devo
ripeterti di andare subito al sodo? O, no, ci risiamo.
La mia voce interiore comincia nuovamente a farsi sentire e stavolta ho come
l’impressione che non se ne andrà tanto presto. Già perché, per chi non lo sapesse, il famoso grillo parlante,
simbolo della coscienza, viene spesse volte a “farmi visita” e a tormentarmi
con gli stupidi sensi di rimorso. Ma dico, per me che, nonostante
l’apparenza, sono un tipo dolce e tranquillo (questa l’ho sparata grossa) serve
uno che ad ogni piè sospinto mi faccia inutilmente
sentire in colpa? In un certo senso, bastano Mike e Trè. Oh, come ci riescono
loro non ci riesce nessun altro. O meglio, forse
Adrienne, che però è solita mettermi il broncio quando
le impedisco di fare qualcosa; cosa del tutto inutile visto che, prima o poi,
con le buone o con le cattive, ottiene sempre quello che vuole. Come dire…si,
lei è una donna autoritaria…no, forse non è questo il termine adatto…mah?!?!
Comunque…stavamo proprio parlando di cosa, nell’ultimo periodo, mi ha procurato
l’appellativo di “matto” e di tutti i suoi sinonimi. Muoio dalla voglia di dirvelo ma non so se, una volta rivelato il tutto, mi
crederete oppure darete seduta stante subito ragione a quei due scapestrati che
suonano insieme a me…anzi, aggiungiamocene un altro: anche il nostro caro Jason
non si astiene dal commentare…l’unico che non esprime le sue idee in proposito
è il manager, ma soltanto perché non è ancora al corrente di nulla e dubito che
lo sarà mai…come minimo cambierebbe subito gruppo e l’idea di trovarne un altro
non piace a nessuno di noi: lui è bravo e ci sa fare e non vorremmo trovare un
altro incompetente e ladro come quello a cui abbiamo dedicato la bellissima
canzone “Platypus”…ah, bei ricordi: nemmeno mi sono impegnato molto per
scriverla: le parole sono corse giù come un fiume in piena e non facevo in
tempo ad annotarle che se ne affacciavano altre ad affollarmi la mente…ma alla
fin fine il risultato è stato più che soddisfacente, direi. Cioè,è
piaciuto a tutti, tranne ovviamente al diretto interessato. Ma
a me cosa importa? Se lo meritava quell’essere
immondo! Ci ha fregato per anni ed ora ha avuto quel che ci voleva! D’altronde
io ripago sempre della stessa moneta. Quindi, se uno è
gentile con me, bene, state sicuri che lo sarò pure io; ma se uno si mostra
prima in un modo e poi alle spalle è tutto un altro…beh, state ben certi che
quello avrà il mio odio a vita. Sembrerò spietato a dire così, ma a me,
sinceramente, sembra di essere fin troppo giusto: insomma, perché porgere
l’altra guancia a quelli che si fanno beffe di te?E’ una cosa inconcepibile,
secondo ovviamente il mio modesto punto di vista.
Quella gente non si merita proprio niente. E rieccoci: altro brutto
segno: mi sto mettendo a fare il moralista…o mio Dio…ma oggi non è proprio
giornata…prima il grillo…ora questo…inizio veramente a credere che dovrei
prendermi un periodo da pausa…forse Mike e Trè non hanno tutti i torti a dire che sono un po’ esaurito…no, suvvia, ma che dico? I’m in a pretty
good shape! Cioè, sono in forma smagliante! Non sono
mai stato meglio prima!
Beh…adesso non esageriamo…però effettivamente,
questo è un bel periodo per me…abbiamo riscosso un grande successo con American
Idiot e per ora tutti i tour che abbiamo fatto sono andati a buon segno…quindi,
non c’è motivo per lamentarsi.
Peccato che però ci sia quel “problemuccio” a
cui accennavo prima…eh, già…perché con tutta sincerità non credo sia una cosa
da nulla. Le soluzioni sono veramente due: o sono proprio da ricovero io (il
che potrebbe essere anche vero, dato che ormai ho una certa familiarità con i
matti…basti pensare al video di Basket Case…) o in questo mondo esistono
veramente personaggi superiori, capaci di decidere il destino di ogni singolo uomo.
Cosa sono quelle facce? Cioè, in realtà non vedo
nessuno perché, ora come ora, in questa stanza ci siamo solo io, il diario e la
penna…ma posso benissimo immaginare le vostre espressioni…o mamma mia, si va di
male in peggio…dunque…mi sono finalmente deciso sul da farsi.
Ed ecco qui il mio verdetto: mi piacerebbe tenervi un altro po’ sulle
spine, ma oggi mi sento particolarmente magnanimo e quindi non vi torturerò
troppo (perché ovviamente di tortura si tratta)…allora, credo proprio che vi racconterò qualcosa. Molto probabilmente non tutto perché a
quel punto perdereste quella poca fiducia che riponete
in me, ma verrete a conoscenza di quel che basta per stabilire se sono cose che
possono veramente succedere o se è meglio che smetta di suonare e mi rinchiuda
in una clinica specializzata.
Però mi vergogno un po’…insomma, è una cosa abbastanza personale…e
quello non sarebbe niente di particolare se non fosse che tutte le persone
intime a cui ho esposto il mio problema mi hanno riso
in faccia, dicendomi: “Hai bevuto della vodka nel caffellatte stamattina?”
Gentili, si…mia moglie per esempio non sa ancora nulla…e spero che per
il momento non lo venga a sapere…anche se molto
probabilmente mi crederebbe, si preoccuperebbe troppo…e prenoterebbe per me
delle sedute speciali da uno psichiatra. No, no. Meglio risolvere tutto quanto
da soli.
E va bè, bando alle ciance, ormai ho detto che lo saprete e così sarà, in modo che non si possa
dire in giro che Billie Joe Armstrong non mantiene la parola data. Ehm…ecco,
forse su questo preferirei soprassedere…ordunque, iniziamo a raccontare…innanzi
tutto è successo una settimana fa…e da quel giorno i miei sogni non sono stati
poi così tranquilli…in sé per sé, l’episodio è una stupidaggine…ma
sono convinto invece che voglia dire qualcosa…allora era mattina, se non
sbaglio…si, perché ero giusto ritornato dagli studi dove avevamo provato per
l’imminente tour del 2005-2006, avevo appena parcheggiato la mia macchina
quando mi accorgo che (disgrazia!) mancano le mie adorate sigarette. Ora, lo so
che fa malissimo fumare…ma uno come me non può certo
farne a meno sicchè, prima di rientrare in casa mi
avvio verso la familiare strada che porta al tabaccaio vicino alla mia
abitazione. Tra l’altro andavo anche parecchio di fretta perché era quasi l’ora
di pranzo e Adrienne detesta che io arrivi troppo tardi a tavola…dice infatti che sennò darei un cattivo insegnamento a Joey e a
Jakob: io non sono molto convinto, però meglio non contraddirla…la sua vendetta
potrebbe essere spietata…anche se mia moglie è dolce e comprensiva, non credo
sia impossibile vederla particolarmente furiosa ed arrabbiata.
Ma andiamo avanti…in due minuti arrivo al negozio e il commesso, che
ormai mi conosce non mi chiede nemmeno cosa voglio ed infatti
in tre balletti mi porge il pacchetto delle mie sigarette preferite: le Malboro
rosse. Esco e subito mi metto in bocca ciò che ho comprato e sfumacchiando
distrattamente ripercorro la strada all’indietro, ritornando a casa (Lassie).
E proprio mentre sto camminando, ti vedo una ragazza, che viene dalla direzione
opposta alla mia. Tra l’altro era anche carina…(mi immagino
solo se Adrienne mi sentisse…ma è solo lei il mio unico amore, mica la tradisco
a riconoscere la verità): snella, abbastanza alta, non troppo chiara di pelle,
capelli castani lisci ed occhi azzurri come quelli delle profondità marine.
Insomma, la sto giusto osservando quando davanti a me
viene tutto buio all’improvviso, nonostante il sole sia bello alto nel cielo.
Non capisco cosa stia succedendo ed arrivo persino a pensare che forse l’Apocalisse
tanto predicata sia arrivata, per portare via con sé tutto ciò che di umano c’è sul mondo.
E, mentre sono avvolto dall’oscurità più totale, ecco che tutto
comincia piano piano a rischiararsi…ma
la luce è tenue…ricorda molto le piccole lampade ad olio di argilla usate
nell’antichità…ed infatti, dopo poco ne intravedo una che illumina timidamente
una stanza buia, con le pareti di pietra bianche. Sembra notte, notte fonda. Cerco di trovare una finestra, ma non ne
scorgo. Poi il mio sguardo si sofferma su una piccola fessura in alto. Quella
sembra l’unica apertura per respirare verso l’esterno. Mi chiedo dove possa mai
trovarmi e dentro di me continuo a non capire. Poi, tutto di un tratto sento dei passi concitati, sono sicuramente delle persone
che vengono nella mia direzione. Penso: “Devo assolutamente nascondermi, se mi
trovano cosa potrei dire?”. Nel mondo civile non avrei avuto problemi, ma
qualcosa mi diceva che non mi trovavo nel duemila, ma
in un’epoca lontana…nonostante tutto però, decido di mettermi in disparte per
sentire cosa diranno quelle strane persone. L’oscurità è talmente tanta che
sarà certo difficile individuarmi.
Quel gruppo è arrivato tutto trafelato e si ferma appunto nella stanza
dove mi trovo io. Ora più lampade illuminano l’ambiente e posso rendermi
facilmente conto che quello che vedo è una camera.
Subito il pensiero corre alla mia, con il grande
letto matrimoniale, il tappeto, l’armadio quattro stagioni e tutti i quadri che
sono attaccati alle pareti. Qui invece tutto è molto diverso: niente piccole
decorazioni, soltanto affreschi, affreschi enormi che
però non riesco a vedere nitidamente…non posso nemmeno scorgere cosa vi sia
raffigurato. La materassa è assente, sostituita da una semplice stuoia. Anche
gli uomini che stanno di fronte a me sembrano essere
lontani nel tempo: la maggior parte sono nudi, alcuni però sono in parte
coperti da un gonnellino di lino bianco. Uno si dirige verso di me, ho
veramente paura…eppure, sembra non vedermi, perché passa oltre. Poi, ad un
tratto scorgo una donna, simile a quella che si trovava prima dinnanzi a me per
fattezze, ma diversa per alcuni particolari che, ora
come ora, mi sfuggono. E’ vestita suntuosamente, anche lei in bianco, ma il suo abito è
praticamente trasparente. Io mi chiedo se, da queste parti, usi andare a giro
mostrando il fisico e poi mi rispondo che forse non è poi così strano perché
tutti hanno le loro abitudine, anche se però un po’
strane in questo caso specifico.
Questa signora, dall’aspetto quasi regale, si avvicina a me, ma nemmeno
lei sembra accorgersi della mia presenza e poi ordina qualcosa, in una lingua
del tutto incomprensibile. Solo quello che riesco a
capire distintamente è la parola “Sobek”…che poi, chissà cosa vorrà mai dire. I
miei dubbi sono tanti e stanno tutti affollando la mia mente
quando, in un millesimo di secondo rieccomi ad Oakland, nella solita
strada vicino casa mia. La luce del sole così forte mi abbaglia e mi porto
subito le mani sul viso, per evitare di diventare completamente cieco. Quando mi riabituo scorgo davanti a me la ragazza di prima
che mi sta scrutando con una faccia perplessa e che mi sta aiutando a
rialzarmi. Già, perché sono svenuto e sono caduto per terra.
“Si sente bene?” chiede lei, premurosa. Sembra che non mi riconosca, eppure io
so che lei mi conosce già, solamente per i fatto della
fama che ho riscosso con tutto il gruppo Green Day. Io non sono molto convinto
che sia tutto a posto, però la tranquillizzo, rispondendo: “Si, sto bene. Le
mie crisi sono poche e brevi, ma a volte capita”. In realtà non ho nessuna
crisi, ma dovevo in qualche modo giustificarmi.
Insomma, non è normale svenire mentre cammini. Cioè, ora che ci ripenso può capitare, ma non a me.
La ragazza mi ha ormai sollevato de terra, visto che io sono abbastanza
magrino e mi domanda: “Ha bisogno che la accompagni a casa?”. Ehi, sarò
svenuto, ma non è la fine del mondo! Questa qua mi sta trattando come un
vecchio. Non che trentadue anni siano pochi, è vero, ma non sono ancora con il
piede sulla barca di Caronte!
“No, credo di poterci arrivare con le mie gambe”.
Lei reprime a forza un sorriso, è evidente che stia per scoppiarmi a
ridere in faccia, ma nonostante tutto cerca di trattenersi. Beh, io per esempio
non so se ci sarei riuscito, e comunque non ci trovo
niente di divertente. Salutata la gentile soccorritrice, che nonostante tutto prendeva però un po’ in giro, riprendo a camminare ma le mie
gambe tremano. Eh no! Non è un altro svenimento, è la paura: non so cosa mi sia
preso. Mah…arrivo a casa sano e salvo, ma con una
faccia così sconvolta da suscitare la preoccupazione e la curiosità di mia
moglie. Io le spiego che non ho nulla e che forse sarò solo stanco…ma
io lo so che non è stanchezza. Quello che ho visto è realtà, e successo davvero
e, nonostante non sappia spiegarmelo, so che è un
collegamento alla mia vita.
Ecco, ora vi ho detto tutto, cioè no, vi ho raccontato
solo una parte di quello che è successo, ma mi sono liberato da questo groppo
che mi chiudeva la gola e mi sento già meglio: forse il fatto di condividere i
miei dubbi con qualcuno che si risparmia i commenti (fino a prova contraria la
carta non parla) mi tira già su di morale. Mah…per il resto io sto provando a
darmi una spiegazione, e spero con tutto il cuore di trovarla al più presto.
Billie Joe