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Autore: MaikoxMilo    26/02/2011    24 recensioni
Questa è la prima fanfiction che decido di pubblicare su Saint Seiya, quindi spero che non sia un assoluto orrore...
Grecia, Estate 2011, 3 ragazze orfane di padre e amiche fin dall'infanzia, trascorrono qui le vacanze... Nessuna di loro sa, però, cosa le aspetta...e chi incontreranno! (riferimenti al Lost Canvas e ad Episode G)
FANFIC RISCRITTA, la trama rimane inalterata tranne in alcuni particolari, aggiunte più descrizioni.
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 1

 

L‘INCONTRO

 

27 Giugno 2011, pomeriggio

 

"...Non rinunciare mai, Catherine. Hai tante cose dentro di te e la più nobile di tutte, il senso della felicità. Ma non aspettarti la vita da un uomo. Per questo tante donne si ingannano. Aspettala da te stessa!"

"Uh, hai detto qualcosa, Marta?"

"Eh? Ah!" riesco solo a biascicare, quasi come se fossi appena stata fulminata da una rivelazione. Non mi ero affatto accorta di aver letto la frase ad alta voce.

Michela, la mia amica più piccola di un anno, ha sollevato un poco il collo, aperto un occhio, e ora mi sta fissando interrogativamente dal lettino su cui è comodamente spanciata a prendersi il sole del tardo pomeriggio, stile lucertola sul sasso.

"Niente, ho solo letto ad alta voce."

"Che cosa?" si aggiunge l'altra mia amica, Francesca, che invece di anni ne ha 4 più di me.

Anche lei ha un occhio aperto e uno chiuso, ma a differenza di Michela è comodamente seduta sulla sdraio, il parasole a coprirle prudentemente la testa. Un po' meno lucertola, molto più geco, che ama l'estate ma predilige il crepuscolo, quando le ombre si allungano e il caldo viene lentamente rilasciato nell'ambiente circostante.

"La morte felice, di Albert Camus" spiego brevemente, posando distrattamente il libro sulla mia pancia per tornare a rimirare il blu sgargiante del mare.

"Non li hai letti ancora tutti i libri di Camus?"

"Questo no, Fra. E' molto bello."

"Ma parla di morte?" chiede invece Michela, con una mezza smorfia.

"Beh, sì, ma è molto più..." non ho il tempo di finire la frase.

"Ti deprimi così, Marta, più di quanto tu non lo sia già! - mi punzecchia la mia amica più piccola, tirandomi un calcetto scherzoso - Su con la vita almeno qui, siamo in vacanza e le sardine girano."

"Le... sardine?!" ripeto, confusa.

"I fighi, sì! - mi delucida lei, con sguardo furbetto, scoppiando poi a ridere tra sé e sé, sgambettando poi i piedi all'aria come se fossero pinne - Che sia la volta buona che ti troviamo il ragazzo..."

"Ah..."

Come se me ne fregasse, poi.

"Michela..." sospira Francesca, assai più riflessiva di lei, in un tono che palesemente sottintende il lasciarmi stare perché dovrebbe sapere, sì, come sono fatta.

"Sto scherzando, Fra! - scrolla la testa la più piccola, prima di usare il proprio braccio come cuscino - Però, Marta... almeno cerca di distrarti, in qualche modo, altrimenti che ti abbiamo portata a fare qui?!" mi consiglia caldamente, chiudendo gli occhi nocciola per poi tornare a dormire beatamente.

La osservo, invidiando un po' la sua genuinità. In parte ha comunque ragione, dovrei essere allegra e vivace come ogni altra ragazza della mia età che si trova in Grecia a trascorrere un mese della propria villeggiatura con la famiglia e le amiche, e invece, al solito, sono rabbuiata, ho pensieri tristi e, nondimeno, trascorro larga parte del mio tempo a leggere, unica mia valvola di sfogo da quando, circa due anni fa, il mondo mi è franato addosso.

Per questa volta sola seguirò il suo consiglio. Chiudo il libro, rimettendolo nella borsa-mare che chiudo con cura. Osservo ancora una volta la distesa marina, sorrido tra me e me nel sentirmi rasserenata nel contemplarla -stare vicino all'acqua, in qualunque sua forma, mi fa stare sempre bene- poi chiudo gli occhi, permettendo al mio corpo di scivolare lentamente nel sonno.

Forse anche io posso abbandonare ogni più piccola difesa, tornare a rilassarmi come facevo un tempo sotto il grande tiglio, vivere e respirare. Quasi... ci sono quasi, basterebbe solo...

“Maaaaarta!!! Andiamo in acqua? Mi sto squagliando qui!”

Sobbalzo, saltando su a sedere e ritrovandomi davanti gli occhi nocciola e il viso gioviale della mia amica Michela.

"N-non... non si era detto di rilassarsi?!" biascico, confusa, chiedendomi tacitamente se non mi sia realmente assopita e il tempo sia così trascorso in un attimo.

"Cambio di programma. Bagno?"

Ok, allora non mi sono appisolata, è semplicemente lei che ha cambiato idea nell'arco di un respiro.

“Michela, non riesci proprio a quietare e, soprattutto, farCI quietare?!” chiedo, inarcando un sopracciglio.

“Fa caldo ora, non lo senti?"

"Lo faceva anche prima..."

"No!"

"E vabbé allora no." sbuffo, ricordandomi che è inutile discutere con lei quando si impunta.

Produco un sospiro prolungato, alzandomi lentamente dal lettino. Non ho voglia di fare il bagno in questo momento, ma Michela non ci farà vivere per il prossimo quarto d'ora se non la asseconderemo, per cui tanto vale andare a nuotare adesso e avere più tempo dopo per asciugarci senza alcuna fretta.

“Fra, svegliati! La piaga vuole andare in acqua!” chiamo la più grande, scrollandola un poco per le spalle. Lei niente, dorme. O, più probabilmente, finge di dormire.

"Ou, non lasciarmi sola, ti prego!"

“Non ho voglia di alzarmi, CIAO!” è la sua esemplificativa risposta mentre si gira dall'altra parte.

Beh, non molto prolissa ma efficace, non c'è che dire!

“E invece tu vieni!” esclama Michela, perentoria, prendendola di peso come se fosse un fuscello. E, del resto, malgrado sia la più piccolina, è la più robusta tra noi.

"Co..?! No, aspetta, è sleale!" si oppone Francesca, caricata quasi come un sacco pronto alla distribuzione. Le da pugnetti scherzosi sulle spalle per convincerla a mollarla, nel frattempo ride, come, se, in fondo, se lo fosse un po' aspettato.

Le seguo con un mezzo sorriso anch'io, respirando un po' di quell'aria di convivialità che credevo di aver smarrito per sempre, sebbene siamo amiche d'infanzia cresciute insieme.

"Lasciami, ho detto, non..."

SPLAAAASH!!!

Schizzi d'acqua, ululi divertiti e il nero dei suoi lunghi capelli corvini che si incolla al bianco della sua pelle. Perché, sì, essere sarda, come lei, ma ciò non ti garantisce di certo un'abbronzatura efficace fin dal primo giorno di esposizione!

"Ecco, ti ho lasciata, sei content.. - anche Michela viene zittita seduta stante da uno schizzo d'acqua - Cough! Cough! EHIIII, adesso me la paghi, Fra!!!"

Ne deriva un'allegra baruffa a colpi di sferzate e getti vari che io seguo attentamente dalla mia postazione sicura sulla battigia, i piedi appena lambiti dalle onde.

Siamo quindi io, Michela, Francesca e le nostre rispettive famiglie ad essere in vacanza in Grecia; premio della promozione mia e di Michela a scuola e degli esami ben riusciti di Francesca all'Università.

Mi siedo sul bagnasciuga, rimanendo ad osservare lo svolgere della battaglia nel suo pieno svolgimento. Siamo così diverse tra noi, non solo esteticamente, creando così un bel mix di colori e forme, ma anche e soprattutto caratterialmente. Per un discorso di praticità concettuale, nonché di esemplificazione, se, per dire, fossimo un segmento, le mie amiche sarebbero agli antipodi, mentre io, probabilmente, in mezzo a loro due.

Francesca, del resto, è la più grande tra noi, nonché la più matura, pacata ed equilibrata, anche se adesso -ridacchio sotto i baffi!- non si direbbe da come se l'è presa con Michela solo perché ha osato spodestarla dalla sua bella sdraio. Questo, il 2011, è il suo ventunesimo anno di vita, ma lei può fregiarsi di essere ancora una ventenne, essendo nata il 30 novembre in quel meraviglioso posto che viene chiamato Sardegna. Ha dei bellissimi, quanto lunghi, capelli neri, gli occhi di un verde molto particolare, che non si vede tutti i giorni.

Michela è il suo esatto opposto. Più piccola di me di un anno, è una sedicenne che ha energie da vendere. Un po' ingenua, un po' tonta, spesso con la testa tra le nuvole ma sempre presente per le amiche. Se tra noi è di certo la più giovane, non si può dire lo stesso del suo fisico, assai più sviluppato del nostro e già proiettato verso la donna che sarà, nonostante nel cuore e nel volto giovanile sia ancora, in fondo, poco più di una bambina. Sorrido intenerita.

"E dire che quando era piccina... - mi ritrovo a rimuginare, accarezzando distrattamente la sabbia nelle vicinanze con il palmo delle mie mani - Era così esile e piagnucolosa, bisognava sempre confortarla, non lasciarla mai sola, perché aveva paura di essere abbandonata da noi come già aveva fatto suo padre con lei..."

Ci accomuna, in effetti, il fatto di non aver mai conosciuto i nostri padri e di esserci sostenute sempre reciprocamente proprio per sopperire, in qualche modo, a questa mancanza. Proprio grazie a quest'ultimo particolare, l’amicizia tra noi tre è assai profonda e ha reso le nostre famiglie talmente unite da sembrare una sola.

“Marta, muoviti!”

La voce di Michela mi riscuote dai miei pensieri, tornando così ad osservarle. Hanno smesso di farsi le baruffe e ora, sbracciandosi, mi invitano a tuffarmi con loro.

Mi piace tanto nuotare, è un po' una seconda pelle per me, ma oggi devo avere l'umore di traverso più del solito, perché non sono in vena di niente e praticamente insofferente verso tutto e tutti. Passerà prima o poi questa mia inedia...

"Fate voi, al momento, io sto ancora un po' qua!" le avviso, alzando un poco la voce, mentre un'onda più lunga delle altre mi schizza l'acqua salata sul viso e mi fa bruciare gli occhi, che ho parecchio delicati.

"Sprechiamo giorni così!" si lagna Michela, cercando di insistere.

"MA SE ABBIAMO UN MESE DI TEMPO!" esclamo, ancora parzialmente abbacinata, una palpebra ancora abbassata e l'altra no.

“Uff, cosa vuoi che sia un mese a confronto dei nove che trascorriamo a scuola! - controbatte lei, prima di darmi la schiena e fare stretching con le braccia per prepararsi alla nuotata - Quest'anno, dopo Luigi, voglio proprio spassarmela!" mi avverte ancora, prima di immergersi completamente e sparire così dalla nostra vista.

Al solo udire quel nome, mi parte un tic nervoso al sopracciglio sinistro, che trova sfogo in un mugugno indistinto: Luigi... quello stronzo patentato!

“Ci stai ancora pensando?" la domanda mi viene posta da Francesca, la quale, senza scomporsi, mi ha raggiunto silenziosamente sulla battigia e ora mi guarda con un cipiglio di preoccupazione.

"A Luigi? Sì, se ce lo avessi qui lo affogherei con le mie stesse mani! - dico, senza mezzi termini, riuscendo finalmente a riaprire anche l'altro occhio - So che non si meriterebbe neanche il nostro pensiero, dopo tutta la sofferenza che ha procurato a Michela, ma..."

"Non era questo che intendevo."

"E allora a cosa ti riferivi?"

"Lo sai..."

Sì, forse lo so, ma vorrei non pensarci, più di quanto già non faccia alla sera prima di addormentarmi e al mattino appena sveglia, quando devo trovare, da sola, la forza di alzarmi e vivere anche per quella giornata.

"No. - mento, scrollando il capo, portandomi le ginocchia al petto e chiudendomi a riccio - L'ho lasciato andare..."

"Sicura?"

"Più o meno..."

“Questo autunno saranno passati due anni..."

"Mmh!" confermo, laconica, unica risposta che sono in grado di dare, al momento.

"Marta, ascolta... - inizia lei, e ho già paura che parta con la maternale, giacché le riesce piuttosto bene, ma qualcosa attira la sua attenzione più in là - Cosa sta succedendo, adesso?!"

“ODDIO, ODDIO, ODDIO!!! SC-SCUSIIIIII!!!”

Michela che strilla, ovviamente...

Francesca ed io, attirate dai suoi schiamazzi indistinti, nonché dal suo sbattere irrefrenabile delle gambe che finisce per bagnare anche un paio di villeggianti infastiditi, ci avviciniamo in sincrono.

La incrociamo a metà strada, il mare ci lambisce i fianchi, lei si alza in piedi di getto, gli occhi serrati, sbracciandosi, fiondandosi addosso a noi in cerca di un conforto.

Per un istante penso ad un incontro del terzo tipo con una medusa, ma l'ergersi di una figura a poca distanza da noi, attira totalmente la mia attenzione in quella direzione.

“Michela, che hai? Sei tutta rossa!” chiede invece Francesca, non notando il movimento, quanto piuttosto il rossore delle gote della nostra amica.

Mi irrigidisco di riflesso. Il mio sguardo è puntato esattamente davanti a noi, verso questa figura enigmatica che, fuoriuscita in stile Venere dalle acque, con tanto di sferzata al vento dei suoi lunghi capelli, si mostra ora a noi in tutta la sua freschezza e, presumo, magnificenza, a giudicare da quanto da mostra di sé senza un minimo di pudore. Le palpebre sono ancora socchiuse, un sorriso irriverente è dipinto sulle labbra.

I miei occhi si riducono a due fessure nel riconoscerlo come un giovane uomo e non come donna, nonostante i lunghi capelli increspati dalla salsedine e... violacei?!

Anche Francesca, di fianco a me, lo nota, la avverto rabbrividire e quasi le sfugge un singulto, che riesce comunque a mascherare prima che possa trapelare interamente fuori.

"L-lui... l-lui... aaaaaahh!" comincia a straparlare intanto Michela, sempre più agitata, abbarbicandosi all'amica più grande, totalmente in fibrillazione.

Temendo che le possa essere successo qualcosa di spiacevole, mi faccio coraggio e prendo la parola: "Buongiorno, signore, ci sono dei problemi?" chiedo, sembrando più decisa possibile.

"Oh, assolutamente no, semplicemente la vostra amica, un poco sbadata, ha solo cozzato contro di me. - è la sua risposta, sempre data con gli occhi chiusi, mentre, strizzandosi i capelli dal lato destro e poi sinistro, sembra talmente preso dal fatto di doversi sistemare per bene, come i pavoni, da non degnarci di uno sguardo - Comunque non occorre questa formalità, sono giovane anch'io e..."

"Perfetto. Se non ha problemi, SIGNORE, la salutiamo!" taglio corto io, sbuffando, desiderando togliermelo di torno il prima possibile.

"Oh, andiamo, mi fai sentire vecchio così, con questo lei! Dalla voce devi essere una ragazzina, ebbene anche io son..." si degna finalmente di aprire gli occhi per vedere chi ha davanti e una scintilla gli passa veloce, fulminea, attraverso. Si ammutolisce conseguentemente, rimanendo imbambolato a fissarmi.

Purtroppo succede anche a me, sento le guance imporporare, mentre, controvoglia, mi accorgo di rimanere folgorata dalla limpidezza delle sui iridi, di un celeste infinito, come il cielo sconfinato sopra le nostre teste.

"Oh..."

"Oh!" lo scimmiotto, cercando di recuperare, perché la mia bocca si è aperta da sola, sembro citrulla, e non mi va di farmi vedere così dal primo maschio di passaggio quando non è MAI successo prima di adesso.

"Però... non pensavo certo di fare incontri di questo genere, oggi!" commenta, sorridendomi raggiante.

Non parlo, basta il mio sguardo carico di disapprovazione in risposta: se pensa di attecchire così, come qualsiasi altro maschio medio ha sbagliato soggetto!

"E anche un bel caratterino, vedo... non c'è che dire!" continua, divertito dalla mia reazione.

Ma, insomma, che vuole questo da noi, perché non se ne va per la sua strada?!

“C'è... c'è qualche problema?” si aggiunge Francesca, desiderando fiancheggiarmi, facendosi coraggio per poi avanzare di un passo.

“No, affatto. Come dicevo prima, la vostra amica, molto energetica a nuotare, possiamo dire, mi ha tamponato mentre era sott'acqua.” risponde lui, sorridendo di nuovo nell'inquadrare Michela.

"E quindi vuole il rimborso danni?" chiedo, sarcastica, sibilando come un serpente, mettendomi platealmente in mezzo a loro, perché già sta prendendo troppa confidenza.

Non c'è proprio verso, affatto, non mi piaceranno mai i maschi, quel loro modo di fare, quell'indole a sessualizzare tutto. Anche questo, che pure è un bellissimo ragazzo, mi costa dirlo, nel rivolgersi a Michela non le guarda il viso, ma il seno prosperoso, imbarazzandola notevolmente.

“S-scusi...” pigola infatti, tutta vergognosa, coprendoselo come meglio può. Perché lei, piccina, sembra tanto spigliata a parole, ma con le azioni molto meno.

Sono lì lì per difenderla con le unghie e con i denti. Dopo Luigi non è ancora pronta a subire una nuova delusione amorosa che questo tipo, molto probabilmente un galletto, visto come si atteggia, le riserverà nel breve termine, ma è il ragazzo stesso a darci le spalle e alzare un braccio in segno di saluto.

“Di nulla, dolcezza, sono cose che capitano. Solo stai un po' più attenta la prossima volta su dove vai a sbattere, potresti farti male!” fa per accomiatarsi, puntellando bene i piedi per apprestarsi a compiere un nuovo tuffo, se non fosse che, come ricordandosi qualcosa, si ferma un attimo, compiendo una breve torsione del busto nella mia direzione in modo da guardarmi in faccia.

Stavolta sono io ad indietreggiare, sulla difensiva, nel perdere la baldanza di prima.

“Quanto a te, tigre... - mi appella, ridacchiando sommessamente - Complimenti per gli occhioni blu, sono davvero bellissimi! Il mio migliore amico li ha esattamente come i tuoi, sai?!” afferma senza un briciolo di vergogna, facendomi l'occhiolino per poi sparire tra gli schizzi d'acqua.

E lasciando me, per la prima volta, ammutolita al complimento di un maschio.

***

“Ma lo avete visto?! E’ TROPPO FIGO! Poi avete notato che muscoli aveva?! Bicipiti, tricipiti e addominali! Lui sì che si è allenato bene, altro che le mammolette che ci ritroviamo a scuola o all'università! In più è straordinariamente alto! Ma secondo voi quanti anni ha, poi?! Ci mancava poco che crepassi lì seduta stante, anche se forse una respirazione bocca a bocca da lui... mmm!”

Michela, che fino a poco fa era in un mare di vergogna al punto da perdere l'uso della parola, è ora un fiume in piena di frasi una dietro l'altra, tanto che sembra impossibile farla stare zitta.

“Ma che ne sappiamo noi, Michela?! Se sei così spigliata perché non glielo hai chiesto direttamente, invece di boccheggiare come una palamita spiaggiata?!" ribatte Francesca, un poco brusca, innervosita da qualcosa.

“Umpf, facile a dirsi... sono rimasta incantata dai suoi occhi. Ma glieli avete visti?! Lui è... perfetto!” esala Michela con sguardo trasognato.

"Din, don, per te lo era anche Luigi P-E-R-F-E-T-T-O, rammenti? Poi però sai bene come è andata a finire." le fa notare lei, alzando gli occhi al cielo, ma Michela è ormai nel suo mondo, sembra pensare ardentemente a qualcosa, prima di scrollare la testa.

"Hai ragione, non è perfetto al 100%, gli manca una cosa..."

"E sarebbe..?"

"Non è biondo!"

"Uff, questa fissa per i biondi, meglio se platinati... poi prendi delle cantonate assurde e frigni!"

"CATTIVA!" esclama Michela, dandole una manata sul braccio, offesa.

"Puoi negarlo?" l'inossidabile sopracciglio inarcato di Francesca, la rimette tra i ranghi.

"Ecco, io... no!" pigola, abbassando lo sguardo e puntellando i due indici tra loro.

"Appunto!"

La discussione sembra essersi risolta come di consueto, con Francesca che, non senza un pizzico di brutalità, la spegne, letteralmente, e Michela che cerca conforto e appoggio da me, non trovandolo però, almeno questa volta, perché sono estraniata dal contesto, preda dei miei pensieri, che si stanno accavallando con il doppio della velocità consueta.

“Comunque... - riprende Francesca, ammorbidendo un poco il suo tono - avrà all'incirca 20 anni, credo, forse anche qualcosa in più."

“Noooo! Perché così tanti?! E’ troppo grande ed io sono imbranata con quelli che hanno tanti anni di differenza!” si lamenta Michela, vedendosi il suo bel castello crollare miseramente.

“Beh... però sarebbe perfetto per me che, contrariamente a te, prediligo l'occhio chiaro sul capello scuro, di netto!" sogghigna poi, ridacchiando tra sé e sé.

"L'ho visto prima io, Fra, ci sono andata a sbattere contro!"

"E quindi? Nulla mi vieta di tentare!" le fa l'occhiolino lei, sicura delle sue capacità.

"Non abboccherà, avrà il plotone di ragazze dietro!" le fa notare Michela, battagliera.

"E tu invece hai più possibilità, fammi capire..."

"Io... - la più piccola tra noi esita, prima di sbattere orgogliosamente entrambe le mani sul petto - IO HO LE TETTE GROSSE!"

"Aaaaaaah, allora mi arrendo, boss!"

E scoppiano entrambe a ridere, dandosi delle stupide e concordando che, molto probabilmente, il misterioso ragazzo non calcolerebbe né una né l'altra.

Il misterioso ragazzo... mai nessuno, eccetto la mia famiglia, si era rivolto così a me, esprimendo genuinamente un apprezzamento sulle miei iridi. I miei occhi che sono misteriosamente blu, perché nessun avo, a memoria, li ha mai avuti. Mia madre mi ha sempre detto che sono stati l'ultimo dono di mio padre, che sono bellissimi e speciali, inconsueti, che racchiudono un mondo, profondissimo e percettivo, e che dovrei essere orgogliosa a mia volta di possederli. Ma, la verità, è che mi hanno sempre dato solo problemi.

Forse... forse sono semplicemente troppo blu, fanno inquietudine, sembrano delle pozze in cui non ci si scorge il fondo, e ci si può affogare dentro, se li si osservano per troppo a lungo, perché risucchiano e non si può fuggire. Sospiro, stringendomi di riflesso il polso destro con l'altra mano. O forse sono davvero troppo insoliti, non sono nemmeno umani, e questo spiegherebbe il loro continuo appellarmi «demonietto dagli occhi blu».

“Marta! Michela! Francesca! Si è fatto tardi, andiamo verso l’albergo!” la voce delle nostre mamme, di ritorno dal bar doveva avevano fatto aperitivo, ci fa voltare nella loro direzione.

“Ma è già l’ora?” mi chiedo, esterrefatta.

“Uffa che barba! – dice Michela, alzandosi di scatto – A volte vorrei stare un po’ senza genitori e magari fare anche le vacanze senza loro! Solo con voi due, capite? Siamo grandi, ormai!” borbotta, togliendosi la sabbia di dosso per poi dirigersi verso di loro, che ci sorridono felici.

Io faccio per seguirla a ruota, chiedendomi giù tacitamente cosa mangeremo di buono stasera al ristorante dell'albergo, ma fatti pochi passi non avverto la presenza di Francesca dietro di me, il che mi spinge a voltarmi.

"Fra?" la chiamo, confusa dal suo essersi alzata, sì, rimanendo però in contemplazione del mare, una mano premuta sul petto, i lunghi capelli corvini, liscissimi, un poco smossi dalla brezza di un'estate ancora in rampa di lancio.

"Il momento... è infine arrivato!" sussurra, tenue.

E mi sembra, ma potrei sbagliarmi, che il suo corpo tremi per un lungo attimo sfuggente.
  
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