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Autore: Agasshi    02/03/2011    1 recensioni
Una relazione inevitabile, frutto della loro storia come paesi e come persone.
Lovino non l'avrebbe potuto evitare, Antonio non l'avrebbe mai voluto fare.
(Situazione non-storica, riferimento alle relazioni italo-spagnole dei secoli XIX e XX.)
Genere: Drammatico, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo spagnolo si alza, a movimenti lenti e cauti, cercando di non fare rumore, mentre sentiva le lenzuola bianche che scivolavano giù dal suo corpo ed il freddo che inevitabilmente lo raggiunge, avendo spalle e petto scoperti.
Appena si ritrova in piedi guarda all’indietro –senza cercare de capire il perché di quel movimento automatico-, ed i suoi occhi riscontrarono la figura del meridionale che tranquillamente giaceva sul letto, abbandonato al sonno ed a quel tranquillo mondo dei sogni che tanto sembrava –a giudicare dall’espressione-, renderlo felice. 
Antonio sorrise, forse perché ormai gli veniva naturale farlo ogni volta in cui si ritrovava Lovino davanti, con quell’accenno di tristezza che inesorabilmente avrebbe abitato –forse per sempre- i suoi occhi.

Cosa aveva fatto?

No, questa non era la domanda giusta. 

Perché continuava a farlo?

Non riusciva a capire le ragioni per le quali desiderava ancora quel corpo. Credette, la prima volta in cui lo ebbe sotto le sue grazie, che sarebbe stato abbastanza. Pensò, davvero, che una volta consumatosi il peccato, nessuno dei due portatori della croce cattolica avrebbe avuto la pretesa di ripeterlo.
Eppure lo fecero, più volte di quante ne fosse ormai in grado di contare.
Camminò fino alla finestra chiusa, ed allontanò con l’indice ed il dito medio la tenda beige, per osservare la sua amata Madrid che riposava sotto gli occhi zelosi della luna crescente. 
Intravedeva il proprio riflesso sul vetro davanti a se, e si chiese senza particolari pretese quando esattamente quella relazione diventò stabile, e per quale motivo Romano non si era ancora liberato da essa. 
L’italiano semplicemente si precipitava a casa sua com’era successo quella sera, senza discrezione ma tanto meno ammettendo i suoi veri intenti. Gli parlava normalmente, non sorrideva, si scocciava per nulla e dunque sputava offense di tutti i generi.
Ma era tutta una farsa, strati di una maschera che lo stesso Antonio sembrava avergli insegnato a indossare… Prima che i due corpi si incontrassero e ripartissero con quella stramaledetta danza frenetica che era diventata la sua droga e supplizio, per quanto tormentato potesse essere quella specie di rapporto.
Le iridi verdi scorrono fino alla propria spalla destra che si rifletteva sul vetro, dunque verso la clavicola, il petto, e passando dunque all’altra spalla.
Cicatrici su cicatrici, segni indelebili di guerre e battaglie che erano state impresse nella sua mente e corpo, e che giammai avrebbe potuto dimenticare.
Si girò, incrociando le braccia, poggiando il proprio corpo contro la tenda aderita alla finestra ed alla parete. Osservò l’italiano respirare –lentamente e regolarmente-, e si chiese ancora una volta se quella relazione non fosse in stretto contatto con la loro storia.
Non come ‘Antonio’ e ‘Lovino’, bensì come ‘Spagna’ e ‘Italia’.
Negli ultimi due secoli erano stati più vicini che mai. Quando avvenne l’unificazione dell’Italia, la Spagna dell’epoca, nel tentativo di fuoriuscire dallo status di “periferia d’Europa”, non tardò a dimostrare un certo interesse nel mantenere contatti non solo con le potenze già affermate, ma anche con possibili emergenti alleati come appunto, il neocostituito Regno d’Italia.
E dunque, poco prima della guerra mondiale dell’inizio del ‘900 che mandò in panico le nazioni del mondo, i due firmarono il suddetto ‘Pacto Secreto’. Questo patto segreto era stato voluto da entrambe le nazioni ardentemente, e desiderava «que España siguiese el ejemplo de su hermana latina Italia, que, hace medio siglo, dividida e invadida por vecinos poderosos, ha tenido la energía y el acierto necesarios para redimir todo su suelo y ocupar hoy un primer puesto entre las naciones del mundo».
Ovviamente questo trattato diplomatico non fu di certo il primo che i due paesi stipularono; già alcuni anni prima l’iniziativa del ministro italiano dei trasporti e dei lavori pubblici aveva avvicinato Italia e Spagna attraverso patti di carattere commerciale, così come testimoniano il pacto comercial con Italia e la sua rettifica l’anno successivo attraverso il rispetto del “modus vivendi‟ accordato.
Però loro erano molto diversi dal punto di vista internazionale, e Lovino molto probabilmente per colpa dell’influenza del fratello. Infatti Spagna si sentiva “tradito‟ dalle potenze europee che l’avevano abbandonata al suo destino, mentre Italia cercava di ristabilire e accreditare la sua presenza all’interno del circolo politico europeo. 
La guerra non cambiò particolarmente le cose, anche perché Antonio negò di proteggere la sua ex-colonia –forse per semplice gelosia nei confronti dell’alleanza italo-tedesca-, e per colpa sua, molto probabilmente, scoppiò anche il secondo conflitto mondiale.
Sì, perché l’entrata della nazione spagnola nella prima guerra mondiale avrebbe portato la Germania ad avere molte più possibilità di vittoria, e molto probabilmente gli alleati non si sarebbero messi in gioco per ripetere la dose di polvere la sparo.
Eppure, anche nel 1939, Antonio continuò con quella politica che si manteneva ai margini del conflitto, difendendo la propria neutralità. 
La frase «Amigo de todos, aliado de ninguno», sintetizza il modo in cui il paese iberico “partecipò‟ alla guerra: unicamente attraverso la somministrazione di materie prime e prodotti manifatturieri ai paesi belligeranti.
Nonostante tutto, l’avvicinamento di Spagna all’Italia durante la prima metà del XX secolo, fu consolidata anche dall’inarrestabile ascesa del fascismo italiano che contribuisce – durante il grave conflitto civile – alla nascita non solo di un “fascismo spagnolo” ma di una vero e proprio stato dittatoriale governato dall’’amico’ Francisco Franco.
Erano stati così lontani e così vicini che lo spagnolo faticava a credere che la loro storia potesse ancora continuare, che quasi un millennio di relazioni contorte non avesse rovinato tutto.
Eppure avevano condiviso lo stesso regime politico, la stessa crisi e successivamente la stessa benmeritata riscossa economica.
Sospira, staccandosi dalla parete per camminare fino al letto nuovamente.
Si siede, con occhi stanchi e la mente repleta di pensieri riguardanti quel passato così vicino. Alza una mano, distrattamente, allungandola e portandola ai capelli dell’altro.

- Sarà stato colpa mia. – mormorò, con un filo di malinconia nella voce, osservando la pelle nivea e pura dell’italiano. – Perché… Ad un certo punto… Non riuscivo più a capire dove iniziavi te… E dove finivo io.
  
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