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Autore: Fly12    02/03/2011    2 recensioni
fu difficile per Naruto spezzare quel bacio, il suo cuore era come lacerato – dimenticami – dopo quelle parole l’Uzumaki se ne andò, mentre Hinata giaceva immobile, con le lacrime che cadevano a terra.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 14

 

Siediti e inizia ad ascoltarti un po’. Cerca di sentire ogni tuo respiro, cerca di ascoltare i battiti del tuo cuore. Vedi se riesci ancora a riconoscerli. E dopo concentrati. Riviviti, rivivi ogni ricordo. Ogni momento, profumo, colore, sorriso, lacrima, parola. Tutto. C’è un momento in cui bisogna farlo. Un momento in cui bisogna allontanare l’idea del “ricordare fa male, meglio dimenticare”. Ogni tanto prendete la vostra vita e sfogliatela come se fosse un libro. La prima caduta dalla bici, il primo giorno di scuola, quello in cui hai conosciuto il tuo migliore amico, il primo bacio, il primo amore, quel giorno in cui pensavi che tutto fosse perduto e il giorno in cui hai recuperato il sorriso. Guarda quanti attimi potresti perdere. Siediti e ricorda. E tieniti stretto la tua vita.

Era come se tutto fosse immerso in uno strato di nebbia, tutto attorno era opaco, niente si poteva mettere a fuoco. I sensi erano più fini. Il rumore di un cuore che batte. Il suono di un respiro. La sensazione di avvertire la presenza di qualcuno lì, proprio dietro allo strato di nebbia. Gli occhi di Naruto si aprono appena, gli bruciano gli occhi,  fatica a tenerli aperti, è ancora vivo. Guarda davanti a se e per un istante, per un breve ma concreto istante, ne è certo, ha visto le labbra rosee di un angelo, i suoi capelli corvini ai lati del viso. Invano cerca di vederne gli occhi, la nebbia attorno è troppi fitta per permettergli di vedere meglio, alza la mano per raggiungerla, toccarla – a-aspetta – dal mezzo volto della fanciulla scendono lacrime cristalline “Naruto”, non l’ha vista muovere le labbra, ma è certo di averla udita pronunciare il suo nome e mentre le ombre tornano a prenderlo con un ultimo filo di voce pronuncia il nome di quell’angelo che lo è venuto a trovare – Hinata.

Tutti erano ancora fermi, quelle parole appena pronunciate da Shizune avevano lasciato tutti con il fiato sospeso nell’aria. Kushina quasi pianse – è vero? – davanti alla donna, Tsunade leggeva la cartella che gli era appena stata data, alzò lo sguardo sulla rossa – si – sorrise rincuorata di poter dare finalmente una buona notizia – Kushina mi occorre una tua firma, poi potremmo operare – la rossa annuì e seguì la bionda fuori dalla sala.

Naruto giaceva ancora incosciente sul lettino, i macchinari al suo fianco lo facevano respirare e ne seguivano i battiti lenti del cuore. Una ragazza mora si era avvicinata al biondo, lo guardava con occhi arrossati da un recente pianto, avrebbe voluto toccarlo ma non ci riuscì, l’immagine del fratello si sovrappose a quella del biondo, passarono diversi attimi, poi la mora guardò il volto dell’Uzumaki – è di mio fratello il cuore che riceverai – una lacrime scese lungo una guancia della ragazza – abbine cura – detto ciò aspettò qualche istante poi si voltò e usci dalla stanza, prese un profondo respiro mentre nella sua mente risuonava incessante il suono continuo del monitor che aveva segnato la morte del fratello – nii-san – un singhiozzo uscì dalla bocca della ragazza, avrebbe voluto accasciarsi a terra e lasciasi andare al dolore ma l’improvviso arrivo di Kiba la costrinse a voltare le spalle e incamminarsi finchè non venne fermata dal castano – cosa stavi facendo? – la ragazza si voltò verso l’Inuzuka e con sguardo vuoto e spento lo fissò – auguravo al tuo amico una buona guarigione – detto ciò si allontanò mentre Kiba rimaneva fermo, quasi impietrito di fronte a quello sguardo che già aveva visto in Naruto, uno sguardo di chi aveva perso qualcuno di importante.

E poi si ha paura. Paura di cadere. Paura di vivere. Paura di non poter vivere. Paura di dormire. Paura di sognare. Non si vuole più sognare perché i sogni potrebbero non essere più sogni, ma incubi da cui non riuscire più a svegliarsi.

Naruto era sveglio, il corpo indolenzito, la mente intontita, ma era sveglio, sentiva e vedeva, ma non riusciva parlare, il tubo in gola gliel’ho impediva. Tsunade gli si avvicinò e sorrise – Naruto ora ti addormenterò e devi promettermi che non mollerai – il biondo annuì appena e l’ultima cosa che vide fu il sorriso di Tsunade, poi tutto divenne buio.

Era tutto confuso, non c’era nessun colore, tutto era grigio, non bianco e nemmeno nero, solo grigio, un colore così atono e spento che dava a Naruto una sensazione di inquietudine. Stava sognando? Era morto? No, forse era solo l’effetto dell’anestesia.

Aveva la nausea e attorno a lui tutto vorticava in maniera spaventosa, non poteva fare nient’altro che chiudere gli occhi tenendosi la testa tra le mani e  sperare che tutto finisse in fretta, si sentiva male e voleva solo non sentire più niente.

Naruto apre gli occhi, ma nulla, nulla è cambiato. Una macchia rossa davanti ai suoi piedi si ingrandisce, si guarda le mani e sono intinte di quel rosso, sembra sangue, forse il suo. Si guarda il petto, uno squarcio mostra il suo cuore avvizzito che non batte più, sangue scorre copiosamente giù dal suo petto fino al suolo e i suoi occhi si spalancano presi da un’improvvisa paura e un forte dolore lo invade.

Urla con tutto il fiato che ha in corpo. Nessuno però lo può sentire. In preda alla paura e al dolore si accascia a terra. Il suo corpo trema e il suolo è come acqua rossa che riflette qualcosa. Qualcuno. Dagli occhi di Naruto scendono lacrime rosse. Il suo corpo non affonda in quella che sembra acqua, rimane a galla come se fosse disteso su una superficie solida.

Il riflesso nell’acqua prende forma, una figura, un volto. Occhi neri, capelli neri e due segni sotto gli occhi, un’espressione pacata e tranquilla, il biondo lo fissa senza capire. La figura sorride – Naruto – nessuna reazione da parte del biondo che ancora giace inerme – avrai il mio cuore – Naruto muove la sua mano sulla superficie, l’acqua si increspa, ma la figura ritorna nitida come prima – perché? – il moro chiude gli occhi – perché è giusto così – in quelle parole il biondo intuisce quasi delle scuse, come se quel ragazzo si stesse sdebitando per errori e torti commessi – ringrazia mia sorella per me – l’Uzumaki continuava a fissare la figura di quel ragazzo che gli ricordava tanto Sasuke – cosa? – il moro aprì gli occhi, ora rossi – e anche mio fratello – Naruto tentò di dire qualcosa, voleva chiedere a qual ragazzo chi fosse e perché gli stesse dicendo tutte quelle cose. Ma la mano del moro attraversò la superficie dell’acqua, prese il polso del biondo e lo tirò giù.

Naruto sprofondò e quando l’acqua gli entrò nei polmoni, iniziò a dimenarsi, tentò invano di ritornare in superficie. Si sentiva tirare giù, sempre più giù, finchè l’oscurità dell’acqua non lo inghiottì e tutto scompare in un turbinio di suoni sbiaditi.

“Tu Tump”

E quando perdi te stesso. Quando non riesci più a capire chi sei. Dove sei. Non ti resta altro che desiderare di tornare al luogo a cui appartieni. Desiderare di tornare a casa.

Kiba cammina avanti e indietro, l’attesa è snervante, ormai sono passate ore, l’intervento sembra durare un’eternità e i nervi del castano sono al limite. Se non fosse per l’evidente ansia e preoccupazione di Kushina, si sarebbe precipitato in sala operatoria per sapere qualcosa. Il rumore delle lancette dell’orologio appeso sopra la porta, rendono Kiba ancora più nervoso, si sente terribilmente frustrato. “tic” le lancette scorrono come al rallentatore “tac”, l’aria si fa densa e  Kiba esplode in un impeto di rabbia, con un calcio ribalta il cestino accanto alla porta. Tutti i presenti si voltano a guardarlo, Kushina si alza e raggiunge il ragazzo – Kiba…vieni siediti – la rossa appoggia le mani sulle spalle del ragazzo e lo conduce ad una sedia accanto ad un tavolino. Il castano si siede e respira mentre i suoi occhi vagano in diverse direzioni. Poi il suo sguardo si sofferma sul tavolino dove una cartellina arancione vi giace appoggiata, sull’etichetta a lato c’è scritto chiaramente “Uzumaki Naruto”, i suoi occhi indugiano a lungo su quel nome, poi la voce di Kushina lo richiama dal trans – puoi leggere se vuoi – il castano ritornò a fissare la cartella e poi un po’ timoroso la prese tra le mani. Le sue dita si apprestarono numerose volte per aprire la cartella, ma qualcosa lo bloccava, una strana sensazione, quasi come se aprire la cartella fosse sbagliato, che dentro vi fossero cose oscure, pericolose e dolorose. Aveva forse paura di conoscere le reali condizioni dell’amico? Del resto non aveva mai saputo esattamente cosa avesse l’amico.

Dopo aver preso un profondo respiro, il castano, aprì la cartellina, al suo interno numerosi fogli, lesse velocemente il primo foglio dove c’era scritto “malattia ereditaria di livello 1” , gli occhi del castano scorrevano veloci, saltando pezzi in cui venivano usate parole troppo complicate, arrivò poi ad un punto in cui veniva menzionato il nome del padre di Naruto e quasi si sentì male quando lesse che anche il padre aveva avuto la stessa malattia e la sua morte in un incidente era collegata ad un attacco cardiaco. Non avrebbe mai pensato che Naruto e sua madre avessero già passato momenti così difficili.

Chiuse gli occhi per un momento e poi riprese a leggere, si sentiva in dovere di portare una parte di quell’enorme sofferenza che la famiglia di Naruto aveva sempre portato, prese il foglio sotto, lesse le prime righe “consenso di donazione organi” proseguì in cerca del nome della persona a cui apparteneva il cuore che avrebbe salvato, forse, la vita del suo migliore amico, si bloccò quando scorse tra le righe “Uchiha Itachi”. Senza dire niente, chiuse la cartella e la appoggiò sul tavolo, si alzò ed uscì dalla sala d’attesa.

A volte le proprie convinzioni crollano. Vengono sostituite da false bugie. Sei costretto ad aprire gli occhi e renderti conto che tutto non è come sembra. Tutto assume un senso contorto che per quanto ti sforzi non riesci a capire.  E alla fine ti convinci che una falsa bugia è meglio che una falsa verità.

Kiba aveva camminato lungo i corridoio dell’ospedale, con una precisa destinazione. Gli occhi del castano vagavano di porta in porta, fino a trovare ciò che cercava. Si fermò e meno di un metro dalla porta, respirò a fondo, poi si avvicinò alla porta su cui stava ancora scritto “Uchiha Itachi”, non oltrepassò la soglia, guardò dentro e accanto alla finestra c’era lui, Sasuke Uchiha che fissava un punto indefinito fuori dal vetro.

Per diversi istanti Kiba non disse niente, fissò il letto, ora vuoto, in cui giaceva Itachi, alzò poi lo sguardo e quasi gli parve di vedere l’immagine di Sasuke, riflessa, che piangeva, ma si convinse che fosse l’effetto delle gocce di pioggia che scivolavano lungo il vetro.

 Gli occhi del moro guardarono Kiba attraverso il riflesso e il castano si voltò per andarsene, ma prima chiuse gli occhi – Grazie -  e se ne andò a passo lento, mentre Sasuke lo guardava andarsene senza dire niente.

Poi ripensi al giorno in cui ti eri chiesto “che senso ha questa vita?”. E per la prima volta conosci la risposta.

Erano passate diverse ore, Naruto si accingeva a svegliarsi, le dita della sua mano si mossero e subito sentirono il contatto con qualcosa di caldo, un’altra mano. Si costrinse ad aprire gli occhi, la luce della stanza  gli dava tremendamente fastidio, gli ci volle qualche minuto per abituarsi. Appena riuscì a mettere a fuoco, vide la chioma rossa della madre, si era addormentata sulla sedia.

Istintivamente aprì la bocca per parlare, solo allora si rese conto di non essere più intubato, riusciva a respirare, ma la voce non gli usciva, la gola era secca e gli bruciava. Voltò allora la testa e guardò fuori, era mattina, il sole tingeva di arancione il cielo e subito gli venne in mente Jiraya “tump”, fu allora che portandosi la mano al petto lo sentì “tu tump”, il chiaro battere del suo nuovo cuore “tump”, si sentì in dovere di ringraziare mentalmente la persona che gli aveva dato il cuore “tu tump”, la figura che aveva visto in quel limbo tra sogno e incubo gli apparve, ma era opaca e non riusciva a metterla a fuoco. Una lacrima scese dai suoi occhi, si sentiva dispiaciuto, qualcuno stava sicuramente soffrendo per lui.

Quando sentì la mano di sua madre muoversi, il biondo si voltò, la vide tirare su la testa e aprire lentamente gli occhi, Naruto sorrise – m-mamma – la rossa spalancò gli occhi e guardò suo figlio, sveglio che sorrideva – Naruto! – con gli occhi lucidi, la donna strinse la mano del figlio – c’è l’hai fatta…sei rimasto con me – con una mano cercò di asciugarsi le lacrime che iniziavano a scenderle dagli occhi. Naruto allungò una mano verso sua madre – ti prego…non piangere – la donna si asciugò le lacrime – non sto piangendo – il biondo sorrise per il tentativo della madre di mostrasi  forte.

Nelle successive ore Naruto era rimasto sveglio, sua madre lo riempiva di attenzioni, Tsunade aveva chiaramente detto a Kushina che Naruto necessitava di assoluto riposo, così il biondo non poteva fare altro che rimanere fermo in quel letto a guardare sua madre che spostava le tende, apriva appena una finestra per far entrare dell’aria che Naruto si ritrovò a respirare a pieni polmoni, come se fosse la prima volta che respirava davvero.

Poi mentre sua madre gli controllava la flebo e i valori del cuore, Naruto notò qualcuno fuori dalla porta, che velocemente si era nascosto per non farsi vedere. Kushina si voltò verso il figlio e lo vide intento a fissare la porta, puntò allora lo sguardo in quella direzione e sorrise quando vide appena accanto al vetro una chioma corvina – sei molto importante per lei – il biondo si voltò verso la madre, stupito e imbarazzato, per uno strano motivo gli era venuto in mente la confessione della corvina “ti amo”. La rossa sorrise – è una brava ragazza, non ti ha mai lasciato da quando sei qui – Naruto abbassò gli occhi sul suo petto dove una grossa garza copriva la zona in cui gli avevano portato via il suo cuore e sostituito con un altro. La madre si allontanò dicendo – anche con un altro cuore, nessuno potrà cambiare ciò che sei – poi la donna aprì la porta sorprendendo la corvina, poi le sorrise e la fece entrare con insistenza, probabilmente da sola non ci sarebbe riuscita.

Naruto e Hinata sono soli in quella stanza, il silenzio tra loro è spezzato dal suono continuo del monitor del cuore di Naruto. Gli occhi di Hinata indugiano ad alzarsi su Naruto, teme di ciò che potrà vedere, teme ciò che potrà dire, teme di avvicinarsi, teme ma non sa più bene perché ha questo timore. Forse gli occhi turchesi del biondo che la fissano, la scrutano, la attraversano e le entrano dentro, la leggono come un libro.

Naruto avverte che tra di loro ci sia come una specie di illusione, un riflesso di luci che si mescolano. Vede Hinata con il fiato in gola, sembrava che temesse di respirare, che non volesse togliere l’aria a lui, istintivamente cercò di tirarsi su a sedere. Le sue smorfie di dolore costrinsero Hinata ad raggiungerlo, accorciando le distanze e prendendolo per un braccio per non farlo muovere – non dovresti… - si bloccò quando si accorse di cosa stava facendo, ritrasse il braccio che prontamente il biondo prese con la mano – aspetta – a Hinata parve mancargli il respiro, il biondo non aveva abbastanza forze per tirarla più vicino, ma non lasciò la presa – io…perdonami – la corvina alzò gli occhi, era confusa e agitata in quel momento – n-non serve – ma lui abbassò gli occhi –io…volevo solo evitarti tutto questo – i loro occhi si incontrarono per la prima volta – n-non importa – una lacrima scese dal viso della ragazza, Naruto si sentì mancare l’aria, le lacrime di Hinata gli facevano molto più male delle lacrime della madre.

Dal monitor il suono dei battiti del cuore di Naruto aumentavano – Hinata – la Hyuuga si portò una mano sul viso, coprendosi le lacrime – Hinata, ti prego…guardami – la corvina non smetteva di piangere – i-io… - il biondo allungò una mano verso il volto della ragazza e le prese la mano spostandola in basso, così da scoprirne il viso, la corvina iniziò a singhiozzare, tutto quello che aveva passato in quei giorni stava uscendo con un fiume in piena, i sentimenti, l’ansia, la paura – i-io ho a-avuto…paura di p-perderti.

Naruto cercò di tirare Hinata più vicino, avrebbe voluto abbracciarla, avrebbe voluto baciarla, avrebbe voluto fare tante cose con lei, per lei, ma l’unica cosa che ora poteva fare era aprirle il suo cuore – Hinata…non potresti mai perdermi. Il mio cuore non è quello che batte qui dentro – lentamente aveva appoggiato la sua mano insieme a quella di Hinata sul suo petto, lei sentiva lo sentiva battere forte – questo è solo un organo che mi permette di essere qui ora… e dirti queste parole – le lacrime si erano fermate, Naruto lasciò la mano della ragazza che ancora era ferma sul petto di lui – il mio cuore Hinata – la mano si era alzata in aria e Naruto la porto sul petto di lei – è qui – la corvina sentì il suo cuore battere forte.

Hinata e Naruto si guardano, “tump” – Hinata – “tu tump” – io… - “tump” – io ti a… - “tu tump tu tump”  improvvisamente il cuore inizia a battere troppo veloce, una fitta e poi Naruto urla dal dolore, il suo corpo inizia a tremare in maniera quasi compulsiva. Hinata arretra spaventata, Naruto porta un mano sul petto e la garza si macchia di sangue, il monitor suona senza sosta, il bip è diventato continuo e Hinata si precipita fuori in cerca di aiuto, le lacrime corrono giù dai suoi occhi e una mano resta stretta al petto, li dove Naruto l’aveva toccata.

E poi cadi e cadi ancora. “aspettando” . Tutto crolla in frantumi. “di svanire”. E non riesci a capire. “stringi”. La fine sta cominciando. “quelle lacrime”. Ma tu non vuoi questo. “e urli”. Vuoi tornare a casa dal tuo Cuore.

Una luce invade gli occhi di Naruto, una luce diversa, una luce così intensa che gli brucia il petto. Si sente spaesato, impaurito e il suo cuore piange, non è questo che Naruto vuole, aveva lottato, non si era arreso,  eppure ora sembrava che tutto stesse finendo. L’aria attorno si faceva fredda, lo sentiva questa volta non ci sarebbe stato ritorno “non avere paura”, l’anima del biondo era come risucchiata, le sue forze svanite “io credo in te”, l’ultima cosa che Naruto vide fu il volto sorridente del padre che gli tendeva una mano.

Urla. Non smettere. Urla finchè hai fiato. Urla fino alla fine. Urla e aspetta. Mentre ai tuoi piedi le lacrime del tuo cuore si rompono come cristallo.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

NicoRin: ^^' oh beh sai, adoro i drammi e uccidere sasuke x il suo cuore era banale e poi nn contamino Naruto con un Cuore carico di vendetta e odio U.U anche me piange con te T_T

Vaius: Tranquillo, nn pretendo ke nessuno sia sempre qui incollato a recensire (anke se mi fa solo piacere) ^^ Ahem, meglio dici? io aspetteri a dirlo ^^' lo so sono sadica XD Sasuke purtroppo nn fa nessuna fine U.U La ragzza di Kiba lo scoprira nel prossimo e ultimo capitolo di questa fic ç.ç è già siamo alla fine U.U

Kira Uchiha 87: T_T mi unisco alla tua trittezza T_T e popo quetto cap sto piangendo come una fontana ç______ç

   
 
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