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Autore: saraviktoria    07/03/2011    0 recensioni
la mia prima ff. nata da un sogno di qualche mese fa, ho provato a scrivere la storia di una nuova ragazza della BAU. nell'unità nascerà un nuovo amore...recensite se vi va
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sulla costa atlantica degli stati uniti si trova la Virginia. Sede di quella che fu la capitale dello stato confederato e terra di origine di otto presidenti americani, vanta oggi più di sette milioni di abitanti. Nella parte nord-orientale della Virginia, forse più vicino a Washington che a Richmond, sorge la città di Quantico, famosa per essere la sede degli U.S. Marine Corps e della squadra di elicotteri presidenziale, oltre che dell'accademia dell'Fbi e di uno dei suoi meglio attrezzati laboratori. La base dell'Fbi, edificata in un'aerea di 100 miglia quadrate, ospita la Behavioral Analysis Unit, unità di analisi comportamentali, dove lavorano i migliori profiler d'America: la squadra del capitano Aaron Hotchner, ubicata nel sottosuolo dell'accademia stessa. Il capitano Hotchner, laureato in giurisprudenza ed ex agente della SWAT è il supervisore della squadra; il suo secondo, l'agente supervisore speciale Derek Morgan, ha lavorato per gli artificieri ed è esperto di Judo; il resto della squadra comprende l'agente speciale Jennifer Jareau occupata nel settore burocratico, il tecnico informatico Penelope Garcia,l'agente speciale Emily Prentiss figlia di ambasciatori e parlante molte lingue, l'agente speciale David Rossi profiler di fama internazionale e autore di svariati libri di psicologia e l'agente speciale Spencer Reid, un vero genio, dotato di memoria eidetica, possiede tre dottorati e due laure. E infine ci sono io. Anche se tecnicamente ancora non faccio parte della squadra: oggi è il mio primo giorno di lavoro. Mi chiamo Laure Kiel, sono nata e cresciuta a Chicago , nell'Illinois. Sono laureata in sociologia e psicologia, ho un dottorato in  matematica e ho sempre sognato di lavorare nella polizia. Mentre preparavo la tesi di laurea ho frequentato un corso all'accademia del dipartimento di polizia di Chicago. Durante il tirocinio ho conosciuto il capitano Hotchner,che dopo aver parlato con il mio superiore, mi ha fatto trasferire a Quantico, senza spiegarmene il motivo. Il tenente della polizia di Chicago mi ha riferito che avevo molto colpito il capitano e che mi riteneva adatta a far parte della sua squadra di profiler.
 "con il tuo curriculum e le tue conoscenze, non potevi pensare di rimanere qui tutta la vita, no?" aveva concluso dandomi la mano. Il mio curriculum? Non avevo mai lavorato. Certo, ho preso la mia prima laurea a ventuno anni, con due anni di anticipo rispetto al normale, e la seconda dopo altri tre anni. Mia madre mi ha sempre detto che per lei ero speciale, ma questo lo dicono tutte le mamme. Ho un bel ricordo di lei, anche se ora non c'è più. Mi ha sempre incoraggiato ed è per lei che ho accettato di venire a Quantico. Scendo dal taxi davanti al grande edificio di vetro che è sede dell'FBI ed entro.
"buongiorno signorina, la posso aiutare?" chiede la guardia all'entrata. Inizio ad agitarmi, iniziano a venirmi i dubbi.
"buongiorno … sono Laure Kiel" gli porgo i documenti "mi ha chiamato il capitano Hotchner" l'agente controlla i documenti
"prenda il primo ascensore e scenda nel seminterrato. Arrivederci " riprendo i documenti, faccio un respiro profondo e mi incammino. Entrata nell'ascensore vuoto, premo il pulsante -1 . Sono nervosa, non riesco a stare ferma. Controllo che la giacca sia a posto, che i tacchi degli stivali non prendano dentro i pantaloni, che i capelli siano raccolti in ordine, che il fondotinta non abbia sbavato. Con un rumore metallico l'ascensore si ferma. Scendo, mi guardo intorno e … bum! Qualcuno mi finisce addosso, facendo cadere una pila di cartelle. I fogli si sparpagliano dappertutto. Mi chino a raccogliergli
"scusami … scusa davvero … non ti avevo visto …" si scusa la donna che mi è venuta addosso. È alta e mora, con la frangetta. Indossa una camicetta lilla con il collo a fiori e dei pantaloni neri. Ha gli occhi scuri e sorride. "tu devi essere quella nuova" aggiunge riordinando i fascicoli "Emily Prentiss" tende la mano. Gliela stringo
 "Laure Kiel, è un vero piacere"
"vieni, ti presento gli altri" appoggia tutte le cartelle su un tavolo li accanto e mi guida verso un gruppo di scrivanie, con uomini e donne seduti a fa colazione.
"ragazzi, salve" saluta. Loro rispondono, poi il loro sguardo si fissa su di me. "questa è Laure Kiel, l'agente di Chicago che aspettavamo. " l'uomo più vicino si alza e mi stringe la mano.
 "Derek Morgan e loro sono JJ, David Rossi e..."
" … e Spencer Reid " conclude un ragazzo, avvicinandosi.
 Saluta con la mano e mi sento più tranquilla. Non sono abituata a stringere la mano quando conosco una persona, sono contenta ci sia qualcun altro come me. È infantile, me lo avranno ripetuto milioni di volte, ma è un vizio che non riesco a togliermi. Secondo il mio professore di psicologia dell'università è perché ho bruciato le tappe, soprattutto quelle dell'adolescenza.
"è un onore per me conoscervi" rispondo guardando tutti. l'agente Morgan ha la pelle scura, i capelli corti e gli occhi neri, sembra alto anche da seduto i muscoli tesi sotto la maglia di cotone, ha l'aria di uno a cui piace mettersi in mostra, soprattutto davanti alle ragazze. E a giudicare dall'espressione da gatto sornione, deve avere un discreto successo; JJ è bionda e incinta, a occhio e croce da sei o sette mesi, dall'aria materna e gentile. Non nasconde sofferenze, pare solo felice; l'agente Rossi è il più anziano, con i capelli neri e la barba piuttosto lunga. Il più esperto, senza dubbio. Nel frattempo arriva un altro uomo, alto e moro, vestito elegantemente, che non sembra tradire emozioni.
"Emily, ragazzi … buongiorno. Sto aspettando quella ragazza dell'Illinois, se arriva la mandate da me?"
 "ehm … Hotch.." interviene l'agente Morgan "sarebbe lei" annuncia indicandomi.
Il capitano mi guarda stupito, poi si ricompone
"benvenuta nella squadra. Sono sicuro che ti piacerà lavorare con noi" sorride. Cerco di ricambiare, ma mi esce solo una smorfia "nervosa? Reid, falle fare un giro" saluta e se ne va. Si alza l'agente Reid
"vieni" lo seguo lungo un infinito corridoio di scrivanie, fino a una fila di uffici di vetro "questo  è il nostro mondo. E anche il tuo" aggiunge ripensandoci "Hotch dice che lo hai colpito molto quando si trovava a Chicago. Dove lavoravi?"
 "facevo il tirocinio nella polizia. Non capisco cosa abbia potuto colpire il suo capitano" rispondo, arrossendo imbarazzata. Non mi piace quando la gente mi fa delle domande, soprattutto quando neanche io so le risposte.
"non darmi del lei, ti prego. Sarò solo di poco più grande di te" mi viene spontanea una domanda ma me ne pento subito
 "quanti anni hai?"
"ventisei … tranquilla, non ti mangio. Tu quanti anni hai?" sorrido
"ventiquattro". Ride. "cos'ho detto di divertente?"
 "oh, niente scusa. Aspetta che Garcia sappia che sei più giovane di me … non potrà più prendermi in giro!" guarda la mia faccia spaventata e si spiega. "qui tutti mi trattano come un bambino. E in un certo senso hanno ragione, sono il più piccolo … anzi …. Ero il più piccolo" conclude con un'espressione di gioia. Si, sembra proprio un bambino, ma forse è la stessa impressione che faccio io alla gente.
Come primo giorno di lavoro niente male, davvero. Alle cinque esco dall'ufficio.
"aspetta!! Scendo anch'io" urla Reid mentre l'ascensore si sta chiudendo. Metto un piede tra le porte, che si riaprono subito. Lui entra e preme il pulsante che porta al parcheggio.
"ti va di andare  a mangiare qualcosa?" chiede tutto d'un fiato, quando l'ascensore si ferma. Fortunatamente non ho bisogno di trovare una scusa.
"mi piacerebbe molto,davvero, ma devo ancora sistemare casa … sono arrivata soltanto ieri … mi dispiace …. Sarà per un'altra volta" sorride
 "ma certo. Ci vediamo domani" ed entra nel parcheggio. Esco e chiamo un taxi.
"350 3rd Avenue" dico all'autista. Si ferma davanti a un condominio dopo mezz'ora.
"ventidue dollari e settantacinque. Grazie, buona notte signorina" pago e scendo.
 Devo trovarmi un'auto al più presto. Salgo le scale fino al secondo piano e apro la porta. Scavalco le file di scatoloni per arrivare al divano. Sono a pezzi: tutto il giorno in piedi e non ho neanche mangiato. Prendo un panino dall'unico tavolo montato, mangio e mi armo di buona volontà. Inizio ad aprire gli scatoloni più vicini e prendo delle mensole. Le poggio per terra e parto alla ricerca di chiodi e martello, che ovviamente non trovo. Mi butto per terra. "mi riposo cinque minuti e poi finisco …." non faccio in tempo  finire la frase che mi addormento.
 Mattina del lunedì successivo. Driiiiiin!!!! Driiin!!!
"un attimo, adesso mi alzo!" urlo alla sveglia, conscia che non mi può sentire. Apro le finestre facendo entrare l'aria gelida nella camera, per non riaddormentarmi. Vado in bagno per una doccia bollente. Mi vesto, prendo il cappotto ed esco. Mi fermo al bar per un caffè, che bevo aspettando l'autobus. Ho deciso che il taxi è troppo dispendioso e in attesa di trovare una macchina vado al lavoro con i mezzi pubblici. Questo significa svegliarsi un'ora prima, ma pazienza.
"buongiorno" saluto l'autista e mi siedo. Appoggio la testa al finestrino freddo e finisco il caffè. Venti minuti dopo il mezzo si ferma. Scendo e salgo appena in tempo sull'altro autobus. Stavolta non c'è posto, perciò mi attacco a una maniglia e aspetto. Con un botto l'autista si ferma davanti al parco pubblico. Scendo e inizio a camminare. Cinque … dieci …. Quindici minuti dopo sono davanti alla sede dell'Fbi. Entro e porgo i documenti alla guardia di turno, poi salgo in ascensore e scendo nel seminterrato. La mia routine.
"buongiorno!"
 "salve capitano Hotchner !"
 "ciao, Kiel "
"buongiorno Morgan " . Mi siedo sulla mia scrivania, vicino al tavolo dove sono riuniti gli altri. "che succede?" chiedo alla più vicina, JJ.
"in un campus dell'Arizona qualcuno si sta divertendo ad appiccare incendi, e stavolta è morto un ragazzo" riassume, passandomi un fascicolo.
Arriva Reid, si siede su una sedia girevole e inizia a muoversi da destra a sinistra, proprio come un bambino. Non posso negare di averci pensato anch'io, appena arrivata, ma mi era sembrato un po' troppo infantile. Forse per lui va bene.
"incendi? E una sola vittima?" chiede avvicinandosi al tavolo con una spinta.
"già … forse un piromane poco attento, o un assassino inesperto. Ma non credo si fermerà. Preparatevi, si parte"annuncia il capitano. Il tempo di prendere il materiale e saliamo sull'aereo. l'Arizona è due ore indietro, perciò sono le cinque e quarantacinque di mattina. Troppo presto. E infatti, arrivati al dipartimento di polizia più vicino troviamo un assonnato sceriffo ad accoglierci
"ehi, salve! Non pensavo arrivaste così presto" saluta con uno sbadiglio. Tiene in mano una tazza enorme di caffè, con cui ha già sporcato la camicia.
"buongiorno anche a lei. Scusi per l'orario, ma sa noi siamo due ore avanti. Possiamo entrare?" chiede Hotchner. Lo sceriffo si sposta di lato per lasciarci entrare. Nel passargli davanti vengo investita da un forte odore di tabacco. Mah! Non ho mai capito le persone che fumano in prima mattina. Veramente non ho mai capito le persone che fumano e basta.
"agenti speciali Morgan, Jareau e Prentiss. I dottori Reid e Kiel "  il capitano ci presenta agli altri agenti già svegli: un paio di guardie e due detective che stanno facendo colazione.
"benvenuti. Io sono il detective Fork lui è Markins, loro sono gli agenti Reese e Cole, e lo sceriffo Wiston. Vi abbiamo riservato un ufficio" apre una porta sulla sinistra e ci mostra una stanzetta squallida, con le pareti ormai gialle e sei sedie attorno a un tavolo sgangherato. Appese alle pareti, le foto della vittima e degli incendi precedenti. In fondo, una vecchia lavagna nera a gessetti. c'è polvere dappertutto, forse perfino sulle foto.
 "purtroppo non siamo attrezzati come l'Fbi … " annuncia lo sceriffo. Ne sembra risentito, ma non è certo colpa nostra.
Lasciamo le cartelle sul tavolo, poi Reid prende un gessetto.
 SHELLY MOORE, scrive in un angolo della lavagna,  26. FEBBRAIO ORE 2:45. prende la foto della vittima e la mette sotto il nome con un pezzetto di scotch.
"bene, cosa sappiamo?" chiede JJ. Prendo uno dei fascicoli, letti appena qualche ora prima.
"studentessa dell'università dell'Arizona, corso di legge, terzo anno. Nata a Sacramento, California, il 22 giugno di venti anni fa. Andava bene a scuola, le mancavano pochi esami per finire l'anno … " mentre leggo qualcuno prende appunti sulla lavagna.
 "poverina … solo vent'anni" commenta Emily "andiamo al campus?".
Arriviamo all'università mentre iniziano le lezioni. Ci sono tantissimi studenti in giro. Mi ricorda il college quando andavo io. Dovrebbero essere gli anni più felici, ma per me non è stato così. Sono entrata un anno prima del previsto, perché mi sono diplomata in anticipo. Ricordo che mi prendevano in giro, perché ero più piccola, che i più grandi si arrabbiavano quando sapevo fare qualcosa che loro non riuscivano, quando davo la risposta a un problema che loro non sapevano risolvere. In conclusione, degli anni terribili. Ero sostenuta solo dalla voglia di laurearmi. Meno male che è tutto finito.
La zona incendiata è stata recintata, con delle guardie tutt'intorno. Al centro un lenzuolo copre qualcosa di informe, il cadavere, risaltando come un faro sul pavimento bruciato. Qualcuno si ferma a guardare, altri scuotono la testa. Sorpasso le transenne proprio mentre alzano il lenzuolo: quello che una volta era una persona, ridotto  a pelle e ossa bruciate. Mi viene la nausea, è uno spettacolo terribile, non è rimasto niente di identificabile. Provo a guardare da un'altra parte, ma il mio sguardo continua a cadere lì.
 "è il primo cadavere che vedi?" chiede JJ preoccupata. Annuisco. "non ci si fa mai l'abitudine" commenta
 "vieni, andiamo a sentire i testimoni. Reid, vieni con noi?" chiede poi. "anche lui ha qualche problema con la morte" mi sussurra mentre Reid ci raggiunge.
Entrata nel campus mi sento meglio. Per lo meno, non vedo più i resti dell'incendio. Ci viene in contro un uomo, un professore all'apparenza.
 "agente speciale Jareau, dottori Reid e Kiel"
"buongiorno e benvenuti, sono il rettore. Un incidente …. Un avvenimento molto spiacevole …. Se volete seguirmi …." ci introduce nel suo ufficio, perfetto e maniacale, come lui. I libri allineati alle pareti, le matite in fila sulla scrivania, le frange del tappeto regolari e precise. Non una cosa fuori posto. Terribile. "
e non ci fosse il caos, non ci sarebbe niente da scoprire, niente da mettere in ordine." commento riprendendo le parole di un poeta dell'antichità. Reid ride, mentre il rettore si siede dietro la scrivania.
"chi ha trovato il cadavere?" chiede JJ
"oh … uno dei nostri sorveglianti, appena iniziato il turno. Era in giro a controllare che fosse tutto in ordine, quando ha visto l'incendio. Sono intervenuti i pompieri che domato l'incendio, l'ennesimo, hanno trovato il corpo"
 "ha detto l'ennesimo?"chiedo
"si, è già il sesto in due settimane, ma non era mai rimasto ucciso nessuno"
"la studentessa …. La vittima …. Ci può parlare di lei?"
"certo, agente Jareau. Era iscritta alla facoltà di giurisprudenza, un'ottima studentessa. Faceva parte della rappresentanza studentesca e aderiva a molte altre iniziative. Davvero brava, mancherà a tutti..."
 "i genitori … li avete già avvisati?" chiedo, interrompendo il suo monologo.
"si, certo. Sono partiti da Sacramento appena li abbiamo chiamati. Saranno qui fra qualche ora."
"perfetto, li mandi da noi, quando arrivano. E avremmo bisogno anche della cartella scolastica della vittima, se non le dispiace"
 "naturalmente. Ora se volete scusarmi, agente, devo andare a tranquillizzare i miei studenti … arrivederci"  e in pochi secondi ci fa uscire dall'ufficio, anzi ci caccia letteralmente.
 Incontriamo la guardia di cui ci aveva parlato il rettore.
 "siete quelli dell'Fbi?"  chiede vedendoci passare.
"si, lei è …?"
"agente di sorveglianza Agathe. Ho trovato io la povera Shelly"
"la conosceva?"
"certo. Chi non la conosceva, qua? Era un angelo, ammirata da tutti … dovete scoprire chi è stato … "
 "non si preoccupi, faremo il possibile. Potrebbe parlarci degli altri incendi?"
"si, sei se non sbaglio negli ultimi quindici giorni … una cosa terribile, da non dormirci la notte. Prima la biblioteca, poi gli alloggi delle ragazze per due o tre volte …. Qualche giorno fa perfino l'ala dei trofei, e adesso questo … scusatemi..." scoppia a piangere e ci lascia.
Passo la mattinata a seguire JJ. Interroga prima le altre studentesse, poi i compagni di corso della vittima e infine i suoi professori. Quando torniamo al dipartimento di polizia Reid mi porta un caffè.
 "bevilo, ti servirà, dopo il corso accelerato di 'raccolta informazioni'.  … bene ora al lavoro" mi lancia un gessetto. Ma nel frattempo penso a tutto ciò che ho sentito nella mattinata e il gessetto mi atterra di fianco.
 "ah, scusa..." lo raccolgo "stavo pensando …."
"non ti devi scusare" interviene Morgan con una risata "quando pensa lui, non si accorgerebbe neanche se stesse arrivando un carro armato"  Reid tira un gessetto anche a lui.
 "possiamo pensare a cose serie?" chiede, imbarazzato. Povero, mi dispiace, soprattutto perché è colpa mia.
 "cosa avete scoperto?"  interviene il capitano.
"secondo i compagni e i professori non aveva nemici" risponde JJ.
 "poco credibile. Non possiamo essere tutti santi e martiri" 
 "già … ma a quanto pare era davvero amata da tutti. Era nel corpo studentesco e riusciva sempre a far andare d'accordo tutti; la conoscevano anche gli uomini della sorveglianza, dicono che non avevano mai visto una ragazza così precisa, educata e gentile" ribatto sfogliando i fascicoli.
 "e se si fosse trovata davvero al posto sbagliato nel momento sbagliato? Dopotutto questi incendi vanno avanti da parecchio tempo" chiede Morgan.
 "in tal caso è ancora più pericoloso … " Inizia Reid
 " … se un piromane non ha paura di fare vittime, non si fermerà facilmente" concludo. Il resto della squadra scoppia a ridere.
"cos'ho detto?" chiedo.
"tu niente … ma è la prima volta che qualcuno di noi riesce ad anticipare il genio!"
 "oh, scusate..."
"non importa, non ti devi scusare" interviene Reid. "quindi per voi è un piromane?"
"forse … o forse no. Chi lo sa?"
 "grazie dell'aiuto Morgan. Però abbiamo un modus operandi … ecco qua …. Secondo il rapporto dei vigili del fuoco il nostro SI appicca gli incendi con un mix di sostanze altamente esplosive, utilizzando come comburente del metano e per scatenare la scintilla utilizza dei semplici fiammiferi, ritrovati sempre a pochi isolati di distanza; prende di mira luoghi isolati, o posti difficilmente raggiungibili …. Una scala di evacuazione, l'ala riservata della biblioteca, il ripostiglio delle scope, una camera abbandonata, o un angolo di giardino dimenticato da tutti … " "perché?? Non vuole essere notato??"
 "forse. Ma ricordati Morgan, che sono posti difficili da raggiungere anche per i soccorritori, quindi … "
"non può aver scelto a caso, ci dev'essere dietro qualche ragionamento..." intervengo guardando le foto "ehi … aspettate un attimo …. Cos'è questo? " indico un rigonfiamento presente in tutte le fotografie.
 "fa vedere …." Reid si avvicina "sembra un contenitore …. JJ prova  a controllare i rapporti..."
 "si, è un barile di acido cianit …cianidr …."
 "cianidrico?" chiedo
"si, quello". Incrocio gli occhi di Reid, sicura che la sua espressione sia lo specchio della mia: terrore.
"che succede? Cos'è questo acido?" chiede il capitano Hotchner. Mi riprendo
 "Èun composto molto reattivo e estremamente tossico: 300 ppm di vapori di acido cianidrico nell'ariapossono uccidere una persona nell'arco di pochi minuti. È pericoloso, molto pericoloso... "
 "...e difficile da reperire. Lo conoscono in pochi, era usato come arma chimica nella seconda guerra mondiale. Per maneggiarlo bisogna essere esperti" conclude Reid. "se ne hanno trovato un barile ogni volta …. Dobbiamo controllare i fornitori, sono pochi non ci vorrà molto" prosegue guardando le facce scioccate degli altri
"ci state dicendo che il nostro SI ha in mano un'arma chimica che potrebbe uccidere tutto il campus?"
 "in teoria si. Ma l'acido rinvenuto era liquido, perciò non letale..."
" …. Ma i fumi si sprigionano a contatto con le alte temperature, chiunque si trovi nelle vicinanze di un incendio del genere morirebbe" finisco la frase e appoggio la testa indietro, sullo schienale della sedia.
 Il capitano prende in mano la situazione.
 "Morgan, Prentiss fate analizzare l'aria del campus, in cerca di questa sostanza; JJ , parla con i professori di chimica e cerca di scoprire qualcosa di più; Kiel, Reid, chiamate Garcia, rintracciate l'acido venduto …. Forza, al lavoro!" e in meno di un minuto la stanza si svuota, se non per le occhiate curiose dei poliziotti nell'altra stanza. Reid compone il numero della base a Quantico.
"Garcia?"
"salve, tesori. Come posso esservi utile?"
 "dovresti rintracciare dei barili di sostanze chimiche … acido cianidrico … vogliamo sapere dove sono state vendute e a chi" si sente il ticchettio della tastiera, qualcosa che si muove
 "barili?? Ragazzi, ma siete matti?! Secondo le normative vigenti nei laboratori, si possono acquistare solo minime quantità e con un'autorizzazione del governo statale … negli ultimi dieci anni ne sono stati venduti 3 mg, e sotto ordine di Washington. "
 "ok, grazie. ciao"
"ciao. Fatemi sapere". Fisso la lavagna
 "e allora dove li ha presi?"
 "e se li avesse creati lui? Dopotutto siamo in un'università …. l'acido cianidrico è il prodotto della reazione tra metano e ammoniaca … "
 "si, ma a 1200°C e con un catalizzatore al platino" completo scuotendo la testa.
 "un catalizzatore al platino, dici?" annuisco, mentre sistemo i capelli "vediamo … " prende il computer e iniziamo a cercare qualche altra informazione.
Non si trova molto in internet, neanche Garcia riesce a dirci qualcosa in più.
Verso le undici di sera lo sceriffo ci augura buona notte e prima di andarsene lascia sul tavolo una caraffa di caffè.
  Sette ore dopo la caraffa è vuota . Mi strofino gli occhi
"niente di niente … sappiamo solo che ce n'è uno all'università ,ma risale a cinquant'anni fa ed è in una stanza di cui solo il rettore ha le chiavi. E non può essere stato lui perché ha un alibi per quattro  dei sei incendi" commento sfinita
. Quando tornano gli altri comunichiamo le novità, non molte in verità.
 "proviamo a parlare di nuovo con il rettore. Magari non ci ha detto qualcosa"  propone Morgan
"va bene, ma andateci piano. Non dev'essere un interrogatorio. Prentiss, ci pensi tu? Reid? Kiel?" prendo due tazze di caffè e ne porgo una a Reid mentre usciamo
 "benedetto caffè" mormora prima di salire in auto.
"cosa state insinuando?" chiede il rettore quando gli parliamo del catalizzatore
 "nulla, professore" si affretta ad assicurare Emily. "chiedevamo solo se lei avesse per caso prestato le chiavi a qualcuno"
"no, ve lo ripeto. E ora, se volete lasciarmi in pace … " non ci resta altra alternativa se non andarcene.
 "per me nasconde qualcosa" affermo dopo aver    sbadigliato per la centesima volta.
"si, anche secondo me. Continuava a torcersi le mani..."
"e non guardava Emily negli occhi" concludo con un latro sbadiglio "scusate, ma sono così stanca..."
"non ti preoccupare, stai per battere il record della quarantott'ore sveglia, è normale sentirsi così" mi consola Reid
 "già, e ci dovrai fare l'abitudine" aggiunge Emily parcheggiando.
Raccontiamo tutto agli altri
 "vado a parlarci io" propone Morgan
"ok, andiamo " concorda Hotchner. In quel momento squilla in telefono. JJ alza la cornetta. Mormora qualcosa, poi riattacca.
 "un altro incendio e un'altra vittima. Sembra si tratti di un professore".
DR. JACKSON MILLER, 27 FEBBRAIO ORE 19.30 scrive Morgan sulla lavagna qualche ora dopo.
 "ormai non è più un caso" commenta Rossi, rimasto in disparte finora.
 "certo …. Ma che cos'hanno in comune?"
 "quello che hanno in comune una talpa e un serpente a sonagli" rispondo alla domanda di Reid e in quel momento ricordo una cosa, dei numeri, letti solo il giorno prima …. "quando hai detto che era nata Shelley Moore?" JJ prende un foglio
 "il 3 marzo. Perché?" anche Reid capisce e mi passa il gessetto, controllando l'agenda della nuova vittima.
 "3/03..." scrivo sotto la foto
"e hai ragione! Ufficio 3, mercoledì dalle undici a mezzogiorno, terza ora" aggiungo le altre informazioni.
 " … per  i comuni mortali?"  chiede Morgan . Mi giro verso gli altri
 " qualcosa in comune c'è. Il numero 3"
 "cosa c'entra?"
"il nostro SI è legato a questo numero … forse qualcosa nell'infanzia"
 "3 non è il numero di Dio?" chiede Rossi.
"bene. Controlliamo studenti e professori, chiunque abbia a che fare con questo numero" il capitano ci passa dei fascicoli e iniziamo a controllarli.
 Ogni pagina letta è un po' di stanchezza in più … la testa che non vuole più ascoltarmi, che vuole solo dormire.
 "trovato!" esclama JJ "guardate qua..." alza un articolo di giornale "sopravvissuta a un incendio, a tre anni. Scottsdale, numero civico 333 …. Clara Hayes, studia chimica "
 "torniamo dal rettore. Ora non può più mentirci" Morgan batte un pugno sul tavolo, ma il capitano lo riporta alla calma
 "Prentiss, JJ, Rossi e Morgan con me. Kiel e Reid, rimanete qua per il collegamento. Prendete delle mappe satellitari" prendono i giubbotti antiproiettile ed escono.
"complimenti. Non ci avevo pensato"
"ci saresti arrivato anche senza di me. Sei un genio" borbotto appoggiando la testa sul tavolo.
Garcia ci invia le mappe del campus direttamente dal satellite. Riusciamo a vedere gli altri, mentre la voce di Hotchner da gli ordini. Due ore dopo, mentre ormai sono in dormiveglia, ritornano con una donna in manette.
 "ha confessato " annuncia JJ.
 "e come ha fatto ad avere le chiavi?" chiede Reid
 "come farebbe una bella ragazza che sa di poter controllare gli uomini … " un altro attacco di nausea. E nessun cadavere.
"lo so. È orribile vedere dove arriva certa gente pur di ottenere quello che vuole" commenta Emily .
 "perché lo ha fatto?"  chiede Garcia dal telefono
 "disturbo ossessivo - compulsivo. Voleva mettere alla prova con il fuoco chiunque avesse a che fare con quel numero sacro" risponde Reid.
Mi trascino fino al jet come in coma e crollo addormentata appena mi siedo.
Mi risveglio quando atterriamo, decisamente più riposata di prima.
 Controllo l'orologio: sono le dieci di mattina, ma è ancora buio
"aria di tempesta" annuncia il capitano "tornate a casa, vi siete meritati un po' di riposo. Ci vediamo tra due giorni. Se succede qualcosa vi chiamo".
Esco dall'ufficio
"come va il trasloco?" chiede Reid, inseguendomi mentre cerco di ricordare gli orari del pullman
 "male, anzi malissimo" ammetto con un sospiro "mi sa che dovrò chiedere a mio padre di venire a darmi una mano" ma quando passava il 25?
 "ferma. l'autobus sarà qui fra due minuti" e come sempre ha ragione. Ma devo decidermi a comprare un'auto.
   
 
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