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Autore: aresian    14/01/2006    2 recensioni
Ambientazione: Dalla fine dell'Ep. IV "Una nuova speranza" alla conlcusione dell'Ep. VI "Il ritorno dello Jedi". L'animo contorto di un Sith che combatte con il risorgere di un'umanità obliata per ventitrè anni. Star Wars visto con gli occhi di Darth Vader..
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Palpatine/Darth Sidious
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frammenti d'anima

N.d.Aresian: Grazie a tutti coloro che hanno recensito “The deceptive life of love”. Sto meditando se scrivere o meno l’avventura di Gandalis, intanto vi offro questa fanfictions a capitoli che spero vi piaccia.

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Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda, Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox. Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro. Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.

_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __

__ :*: Parte I – L’incontro con il destino :*: __

By Aresian.

PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.

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Il caccia monoposto sfrecciava, rapido e potente, nel cosmo siderale, nella sua oscurità e nel suo silenzio devastante, un contr’altare perfetto per il potente signore dei Sith, lo specchio della sua anima nera. Le luci intermittenti del quadro di comando a rimandare informazioni preziose sui sistemi che, immerso nell’iperspazio, il velivolo sfiorava più rapido del battito delle ciglia. Luci che si riflettevano, sinistramente, sulla nera maschera di Darth Vader, mentre il suo animo ombroso meditava sulla battaglia appena terminata. Era anni, ormai, che non gli capitava di saggiare l’amaro calice della sconfitta. Per essere precisi da quando, votatosi al lato oscuro della Forza, aveva conosciuto solo il trionfo della malvagità e della potenza da essa derivante. Eppure quel giorno aveva perso. Non già per sua responsabilità implicita, era palese, il fallimento era stato di tutto l’Impero, giacché la fenomenale “Morte Nera”, gioiello della tecnologia dell’Impero Galattico, era saltata in aria per l’attacco disperato di un manipolo di facinorosi ribelli. Eppure lo aveva tenuto in pugno, l’X-Wing che aveva colpito fieramente la Stazione Spaziale. Egli era finito spietatamente nel suo mirino, eppure l’intrusione inaspettata, imprevista, di quel dannato Trasporto Correliano l’aveva distratto e gli era costata la sconfitta. Qualcosa, tuttavia, lo turbava più della disfatta… la Forza. Essa scorreva rapida e potente nell’uomo che aveva affrontato, che aveva tenuto in scacco e che, tuttavia, gli era sfuggito. Eppure tutto era nato con un inaspettato trionfo, sul maestro di una volta, su Obi-wan Kenobi che, dopo vent’anni di ricerche, si era preso il disturbo di recarsi egli stesso da lui per farsi, inspiegabilmente, giustiziare. Sì, perché questo di fatto aveva compiuto Obi-wan. Aveva ceduto le armi, lasciandosi abbattere dalla sua spada laser. Cosa diamine aveva in mente, non era tipo da arrendersi così facilmente, e poi perché cercarlo dopo tutti quegli anni d’obliato esilio? No, qualcosa di macchinoso e importante stava accadendo, ne era certo. La riprova la Forza che aveva percepito nel pilota dell’X-Wing. Una subitanea sensazione di comprensione, a livello inconscio, della sua essenza lo aveva pervaso. Era tempo che non gli capitava di “percepire” gli individui con la stessa, folgorante, intensità. Un che di primordiale, d’istintivo, legato ad un'altra persona, ad un altro “IO”, quell’io che ormai aveva perso il connotato d’essere umano da tempo immemore. Quelle erano le percezioni di… Anakin Skywalker. Infastidito da quel pensiero proibito, debole, deprecabile per la sua anima di Sith corrotto sino al midollo, Darth Vader scosse la testa, riscotendosi da quei pensieri troppo “umani”. Aveva un altro problema d’affrontare, ora. L’Imperatore, la cui Forza Oscura era lungi dall’essersi affievolita con gli anni, era certamente già al corrente della disfatta e avrebbe preteso da lui, sui primo e unico discepolo e allievo, una spiegazione, stabilendo una nuova, rigida, linea di condotta. Sentiva, Darth Vader, che il suo destino lo avrebbe portato ad incrociare ancora quell’uomo, quel giovane così unito alla Forza, e sapeva, intuiva, che l’Imperatore stava aspettando quel momento.

- Coruscant -
La mente sgombra da ogni pensiero, da ogni dubbio, Darth Vader varcò la soglia che conduceva agli appartamenti privati del suo signore e padrone, avvertendo la sensazione di rassicurante oblio dei sensi, di sempre. Con un gesto dettato più dall’abitudine, a dire il vero, che da una devozione assoluta e totalitaria, si chinò innanzi al suo Imperatore, percependo l’invasione del suo potere malefico e profondo, sviscerare nel suo animo, prosciugato da ogni avventata emozione, giacché a tale incontro si era preparato nel lungo viaggio di ritorno.
Un lieve disappunto saettò nelle iridi, iniettate di sangue, di Palpatine. Darth Vader aveva imparato bene, in quegli anni, a celarsi ai suoi infiniti poteri. Apprendista e discepolo avido di potere e comprensione totale dell’oscurità della Forza era stato, e doveva ammettere con se stesso che, sino a quel momento, non lo aveva mai deluso nelle sue aspettative. Anche quando aveva perso il confronto con Obi-wan, su Mustafar, molti anni prima, all’indomani della sua giovane conversione al male, lo aveva previsto e non se n’era sorpreso affatto. Anche quella sconfitta faceva parte dei suoi piani, l’ennesimo anello della catena con la quale lo teneva al suo servizio, fido e silente, come sempre.
“E così, amico mio, ti sei finalmente liberato di Obi-wan. Come io ti dissi, in passato, il “lato oscuro” ti ha reso potente. Ora che la tua istruzione è completa, come hai ben visto, ti è stato facile liberarti della nullità della Forza nel vecchio Jedi preservata” esordì gelido, facendo cenno al fedele Sith di alzarsi in piedi e seguirlo.
Darth Vader non esitò, come sempre, e obbedì al richiamo secco e deciso del proprio padrone, impedendosi qualsivoglia sorta di intima analisi delle parole uscite dalle sue labbra. Non gli interessava affatto, al momento, disquisire dei poteri infinitamente blandi di Obi-wan Kenobi, giacché conosceva fin troppo bene il suo maestro del male per non sapere che presto sarebbe arrivata la lapidaria condanna del suo errore, perdere la “Morte Nera” e, soprattutto, perdere il contatto con i Ribelli dell’Alleanza.
Procedevano in silenzio, lunghi i cupi cunicoli che conducevano a quello che un tempo era stato il “Senato Galattico”, accompagnati solo dal fruscio dei loro mantelli e dal suono rantolante e lugubre del respiratore artificiale del Sith. Il “Senato”, ovvero il luogo ove Palpatine amava, più di ogni altro, esercitare il proprio potere.
“Hai tuttavia commesso un errore, Vader. Un errore che posso giustificare solo in virtù della sorpresa e dell’imprevisto” disse l’Imperatore, ad un tratto, sprofondando nella sua poltrona, mentre lo sguardo, sotto il cappuccio nero come la notte, si fissava sulla maschera spettrale del suo adepto.
Ancora una volta, Darth Vader, si rifiutò di pensare, affinché nulla potesse turbare la sua percezione del suo Signore, ma era altresì consapevole che Palpatine esigeva, ora, una sua risposta.
“Vi chiedo perdono, mio Signore. Ho percepito una perturbazione nella Forza, un perturbazione inaspettata, e non la ritengo imputabile alla scomparsa di Obi-wan” si risolse, alfine, a dire.
“Anche questo io avevo previsto, così come chi a condurla sia. Tu devi trovare i Ribelli, e distruggerli, prima che il nostro nemico possa trovare le vie della Forza e sfruttarle contro di noi” fu il secco ordine, mentre con un cenno della mano, Palpatine congedava il suo sicario prediletto.
Darth Vader si inchinò, innanzi al suo Imperatore.
“Sarà fatto come desideri” e detto questo si allontanò, con quel suo passo energico, potente e stranamente aggraziato che tanto stonava con l’imponente oscurità del suo aspetto.
Meno di due ore dopo, la Star Distroyer della Flotta Imperiale, decollava alla volta delle profondità del cosmo.

- Spazio. Star Distroyer -
Rinchiuso, nella Camera Iperbarica, che gli concedeva vita e cicatrizzava, ogni giorno, le terribile ferite conseguite su Mustafar, che bruciavano nel suo animo più della lava, Darth Vader si concesse il lusso di … pensare.
Ora che si trovava nello spazio profondo, a parsec di distanza da Coruscant, sufficientemente lontano per potersi permettere il lusso di non essere percepito, nel profondo, dal suo Signore, lasciò che il corso dei pensieri riprendesse a fluire, libero da costrizioni, dentro di lui. Così l’Imperatore aveva previsto che un nuovo potenziale Jedi si sarebbe affacciato nel quadro cosmico della Galassia. Del resto, il fatto stesso che Obi-wan fosse sopravvissuto per tutti quegli anni poteva anche lasciar intendere che avesse tentato di addestrare qualcun altro, eppure mai, in tutti quegli anni, aveva percepito il mutare del flusso della Forza come durante lo scontro sulla “Morte Nera”. Chiunque fosse il padawan di Obi-wan, era potente, come aveva detto e, a quanto pare, previsto l’Imperatore. Qualcuno per il quale Obi-wan era stato disposto a rinunciare alla vita, al fine di fondersi, secondo quel credo assurdo tipicamente Jedi, con la Forza stessa. Vecchio stolto, questo non lo avrebbe reso più potente. Doveva assolutamente scoprire l’identità di quel giovane, “sentiva” che era essenziale per poterne prevenire le mosse e non deludere, in tal modo, il suo signore e padrone una seconda volta.

Gli occorsero un paio di mesi per prendere coscienza dell’ineluttabile destino legato al suo giovane rivale. La verità, giunge inaspettata, come un dardo al petto che, lentamente, ti avvelena il sangue distruggendo la tua esistenza, il cumulo di menzogne e falsità dietro al quale trincerato hai il tuo rovente orgoglio. Così essa si presentò al cospetto del signore dei Sith. Gli bastò recarsi in una remota e desertica regione di Tatooine ove, le schegge di memoria di colui, che un tempo, si era fregiato del nome di Anakin Skywalker, donarono a Darth Vader la conoscenza e l’inizio del proprio, intimo, tormento. Le spie imperiali aveva ricondotto a Tatooine, il luogo di partenza del Trasporto Correliano, denominato Millenium Falcon, con il quale il giovane padawan si era diretto incontro alla “Morte Nera”, per poi annientarla. Così, Obi-wan si era rifugiato, per anni, nel luogo in cui tutto aveva avuto inizio. Mentre gli stivali affondavano nella soffice sabbia rossastra, e il vento flagellava il nero mantello, Darth Vader si fermava innanzi alle rovine della casa dei Lars. Un ricordo fulmineo, a tradimento, di quel luogo e della tomba di colei che, un tempo, si era fregiato di definire madre e per la cui morte l’animo si era lacerato sanguinante… ora non provava niente, era un Sith e i sentimenti, quali l’amore, non fanno parte del credo e del bagaglio emotivo di un guerriero votato al “lato oscuro” della Forza. Con indifferenza passò accanto a tre spartane tombe. Avrebbe fatto volentieri a meno di quei ricordi legati all’altro IO, quello che si angustiava deplorevolmente nel tormento di passioni puerili ed inutili quali l’amore, l’amicizia e l’onore, quando il vero potere derivava esclusivamente dal “lato oscuro”. Odiava la debolezza di quell’essere che era stato, e ancor di più il doverla rimembrare. Quei ricordi, purtuttavia, erano fondamentali, ora, per acquisire la conoscenza del proprio nemico, di quell’avversario celato nell’oblio della dimenticanza e che ora riemergeva, dopo anni di silenzio, con virile e giovanile prorompenza. Luke Lars, il figlio mai concepito dei Lars, ma di qualcun altro sangue e carne, era il suo nemico. Non già un Lars, debole e insignificante fattore, no, Luke Skywalker, il figlio di quell’IO che aveva obliato con tanta intensità. Con un gesto brusco, Darth Vader estrasse la spada laser e disintegrò, con pochi e rabbiosi fendenti, quel poco che rimaneva delle tre spartane tombe. Così… LEI, aveva partorito. Così… LEI, era sopravvissuta al loro incontro su Mustafar. Così… PALPATINE gli aveva … mentito.
Ira cieca e sorda, propellente straordinario per sanare le sue membra martoriate dal fuoco del vulcano in cui aveva estinto la propria umanità, a scorrergli nelle vene. Doveva esserne certo, doveva scovare il giovane padawan, affrontarlo, e scoprire se questi era realmente… il figlio di Skywalker. Poi, così come s’era infiammata, l’ira scemò, lasciando nel suo animo un deserto arido e spento di agonizzante follia. L’ira aveva, ancora una volta, spazzato oltre l’inconscio le deboli impressioni umane di quell’IO che obliava ostinatamente, riemerso solo ed esclusivamente per sua indefessa volontà e non già per una forzata intrusione.

- continua -

NOTE D’AUTRICE: Ambientato tra la fine dell’Episodio IV “Una nuova speranza” e l’inizio dell’Episodio V “L’Impero colpisce ancora”.

  
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