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Autore: Amrita    07/03/2011    1 recensioni
Quando vuoi una vita migliore, affronti anche la morte faccia a faccia.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove.
Enormi e pesanti gocce d'acqua cadono come piombo sui nostri corpi, coperti di luridi stracci.
Un fulmine in lontananza rischiara la notte di tempesta per un attimo e il suo ruggito ci avvolge spaventoso.
Piove.
Un bambino sta piangendo. Forse è la fame. Forse è malato. Sono così tante le cose brutte qui che la ragione del suo pianto può avere una vasta gamma di origini.
Guardandomi intorno vedo solo sguardi spenti o teste chine.
All'improvviso, una grossa onda si avvicina minacciosa. Un momento dopo, quella piccola porzione di mare gelido e cupo precipita su di noi, lasciandoci più bagnati di quanto non lo fossimo già. L'acqua mi arriva alle ginocchia.
Il capitano della minuscola imbarcazione si affaccia dalla cabina e ci lancia due secchi.
« Forza, cani, muovetevi! Volete morire qui?» ci ringhia trucemente.
Due di noi si alzano a fatica, gocciolando, e iniziano a gettare nel mare secchiate d'acqua.
Vorrei dormire, la stanchezza mi assale, ma ho la sensazione che se mi addormentassi non mi sveglierei più, e non intendo aver pagato con l'anima una traversata per poi morire nel durante. E poi l'adrenalina con la paura non mi fanno dormire comunque.
L'uomo che mi sta davanti si irrigidisce. Poi si lascia cadere per terra. Una donna tende una mano e la mette sul suo collo. Poi fa un gesto e la ritira.
Quell'uomo è morto.
Non ci fa più specie ormai. E' così tanto tempo che abbiamo questo genere di spettacolo davanti agli occhi.
Ore.
Giorni.
Mesi.
Anni.
Ormai il tempo passato non ha più significato. Stiamo aspettando il tempo che verrà.
Senza una parola facciamo scivolare il cadavere dell'uomo fuori dall'imbarcazione.


L'acqua è quasi tutta fuori bordo. Sta smettendo di piovere e vedo una linea più chiara rispetto al cielo e al mare in lontananza: la costa.
Si avvicina. Si avvicina ancora.
Ci fermiamo.
Il capitano e il suo vice escono dalla cabina, scalciando coloro che gli bloccano la strada. Uno di loro ha dei grossi pezzi di plastica gialla accartocciata e legati tra loro. Sono canotti. Ce li fanno gonfiare e buttare in mare.
« Salite, forza!» ci dicono spintonandoci.
Saliamo cautamente, spaesati.
Il motoscafo parte, trascinandoci per un tratto verso la costa.
Poi si ferma, ci sgancia e fa inversione. Sparisce all'orizzonte.
Ci guardiamo l'un l'altro, cercando una risposta negli occhi degli altri e trovando solo un senso di dispersione immenso. Nemmeno i bambini piangono più.
Il sole sta sorgendo.
Non sappiamo se qualcuno ci troverà o se moriremo qui, ma almeno avremo sperato in un'esistenza migliore.





****Note Personali*****
Questo piccolo One-Shot mi è stato ispirato da una discussiona che abbiamo tenuto a scuola, parlando di immigrazione e di emarginazione.
Il finale lo lascio immaginare a voi :D
Ah, e se ve lo steste chiedendo: Sì, ho volutamente NON detto se la voce che narra è un lui o una lei.
Recensite dicendomi se questo fatto vi ha coinvolti di più nella storia perchè ne sono veramente curiosa.
Alla prossima. <3

   
 
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