Torce.
Le due fiaccole, poste ai lati della porta emanavano una luce soffusa. Le fiamme, mosse di tanto in tanto dagli spifferi d’aria che arrivavano dall’esterno, tramavano e minacciavano di spegnersi, per poi, all’improvviso, riprendersi con maggior ardore.
Socchiuse gli occhi e tentò di mettersi a sedere, ma avvertì una dolorosa fitta alla tempia destra e fu colto da un capogiro che lo costrinse a rinunciare ai suoi intenti.
Con calma mosse un braccio, facendolo passare prima sul ventre, alla ricerca del cinturone al quale era appesa la sua spada e trovando solo un fodero vuoto, poi sul petto, sfiorando i lembi lacerati della sua casacca e alla fine appoggiò la mano sul viso.
Si strofinò gli occhi, poi gli zigomi, grattando via i residui, ormai secchi, del sangue che continuava a sgorgargli dalla ferita che aveva sulla fronte.
Soppresse un gemito affondandosi i denti nelle labbra e avvertendo il sapore metallico del sangue invadergli la bocca.
Con la coda dell’occhio vide, attraverso la finestrella posta sulla porta della cella, un ombra e sentì il rumore cadenzato di passi. La guardia, si disse richiudendo gli occhi che iniziavano a bruciargli.
Il rumore metallico
del chiavistello che
scorreva lo costrinse ad alzare di poco il capo, mossa che gli
procurò un’altra
fitta di dolore. Lanciò un improperio a mezza voce e poi si
bloccò,
riconoscendo la figura che si stagliava sul ciglio della porta.
Dal canto suo la
donna non si mosse, limitandosi
ad osservarlo e, quando parlò Sokka fu sicuro che stesse
sorridendo.
-Come ti senti?- gli
chiede con tono
fintamente grava, di scherno, tutt’al più. E
mentre parlava mosse qualche passo
in avanti e la guardia, che era alle sue spalle, richiuse la porta che
cigolò e
poi produsse un leggero “crack”.
Si arrestò
quando si trovò di fianco alla
brandina. Due ciocche di neri capelli le incorniciavano il viso, mentre
gli
altri erano stretti in un’alta crocchia. Gli occhi color
ambra, socchiusi,
brillavano e le labbra carnose e rosse erano piegate verso
l’alto, mentre i
bagliori del fuoco le illuminavano il viso tondo, tingendole la pelle
color
latte di tinte rosse.
Le braccia sottili
erano strette sotto i
seni e le spalle innaturalmente dritte.
Sokka fu tentato di
dire una delle sue
solite battute idiote, ma la gola era secca e tutto ciò che
ne uscì fu un
rantolo sommesso, simile al gracchiare di uno dei tanto corvi che
stavano
banchettando con gli occhi dei suoi compagni.
Azula si
passò la lingua sulle labbra, per
poi piegarsi sulle ginocchia e portarsi all’altezza del
ragazzo.
I loro occhi si
incontrarono e Sokka si
accigliò e poi arrossì quando la ragazza gli si
avvicinò ancora di più. Per qualche
secondo avvertì il respiro di lei solleticargli la pelle del
viso e storse il
naso provocandole uno scoppio di ilarità.
Azula rise, con
calma, una risata bassa e
stridula, che avrebbe fatto ridere anche Sokka se non si fosse trovato
in una
cella buia e maleodorante nei sotterranei del palazzo del Signore del
Fuoco, ma
che proprio per questo lo lasciò ancora più
stranito.
Si sentiva debole,
probabilmente aveva perso
troppo sangue o aveva battuto con troppa forza la testa.
La principessa
portò un dito affusolato e
bianco sul viso del ragazzo, ne tracciò i contorni partendo
dalla fronte, percorse
l’attaccatura dei capelli, il taglio quasi completamente
rimarginato che gli
segnava la tempia, poi scese sugli zigomi, gli occhi, il naso, il mento
per poi
fermarsi sulla bocca. Il polpastrello candido, tinto del rosso del suo
sangue,
venne a contatto con le sue labbra e Sokka fremette.
E quando Azula poggiò le sue labbra su quelle di Sokka questo si bloccò e impallidì. Cercò di spingerla via, ma lei lo fermò e fece cozzare i loro nasi in un bacio troppo impacciato e inesperto per essere considerato tale. E mentre la principessa muoveva le labbra formando tanti piccoli cerchi su quelle del guerriero, questo arrossì di botto e si rallegrò del fatto che nessuno potesse vederlo.
Azula dilatò le narici e si tirò su così velocemente da non dare il tempo a Sokka di capire cosa fosse successo e mentre la vedeva voltargli le spalle e avvicinarsi alla porta della cella si sentì quasi deluso e, istintivamente, tese un braccio verso la ragazza, che non ci fece caso.
La porta si aprì nuovamente e Azula, dopo avergli lanciato un’ultima occhiata, sparì dietro di essa.
Le fiamme delle torce tremarono e alla fine si spensero, lasciandolo al buio con i suoi pensieri.
Angolo Autore:
Approfittando delle vacanze, insolitamente per i miei standard, ho scritto una nuova fan fiction, con solo due giorni di distanza dalla precedente :D
Ho scelto un pairing decisamente poco convenzionale e che credo non sia mai stato trattato in questo fan dum e ciò mi fa sentire non solo fiera di me stessa, ma anche una piccola pioniera!
Lo so che è un po’ macabra, soprattutto per la parte dei corvi e degli occhi, ma oggi sono di ottimo umore e la mia visione pessimistica della vita in un modo o in un altro si doveva manifestare, purtroppo questa volta è toccato alla fan fiction! >.<
Ne ho in programma una con Suki, che sarà ancora più allegra, quindi tenetevi pronte ;D
La fan fiction partecipa all’Avatar’s Characters Challenge, indetta dalla sottoscritta sul forum di EFP e alla quale vi invito a partecipare! Su, che mi faccio fautrice di un progetto che deve assolutamente coinvolgere tutto il fan dum!
Detto questo vi saluto e sappiate che mi aspetto almeno un paio di recensioni! :) Anche perché, essendosi i miei occhiali suicidati sul vocabolario di greco, credo che qualche errore mi sia scappato! ^^’’