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Autore: aoimotion    08/03/2011    2 recensioni
“Chi sei?” gli chiedi, sbattendo le soffici palpebre con timida curiosità.
Vedi il suo sorriso allargarsi, e un palmo rugoso avvicinarsi alla tua testolina marrone.
Normalmente ti ritrarresti, ma stavolta non ne senti il bisogno.
“Il nonno.” ti risponde, scompigliandoti i capelli con un'allegra risata. Non puoi conoscere il gioco di parole che si nasconde dietro quella risposta, quindi con comprendi il perché di tanta ilarità. “Sei proprio un bravo bambino, lo sai?”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alzi una piccola mano verso quel signore con i baffi, che ti guarda sorridendo.
Non sai ancora chi è, ma il suo viso è così gentile, e i suoi occhi emanano una luce così calda, che non dubiti neanche per un istante che sia una brava persona.

“Chi sei?” gli chiedi, sbattendo le soffici palpebre con timida curiosità.
Vedi il suo sorriso allargarsi, e un palmo rugoso avvicinarsi alla tua testolina marrone.
Normalmente ti ritrarresti, ma stavolta non ne senti il bisogno.
“Il nonno.” ti risponde, scompigliandoti i capelli con un'allegra risata. Non puoi conoscere il gioco di parole che si nasconde dietro quella risposta, quindi con comprendi il perché di tanta ilarità. “Sei proprio un bravo bambino, lo sai?”
Lo guardi, cercando tracce di falsità nelle sue parole. In tanti ti hanno detto che eri un bravo bambino, ma hai visto i loro sguardi farsi severi, e le loro teste ciondolare deluse, quando correndo per il giardino inciampavi per un filo d'erba troppo lungo o una pietra troppo liscia. Anche se sei piccolo, anche tu hai imparato a… fare quella cosa che dice sempre papà. Come si dice? Leggere fra le aringhe? Sì, si dice così. Hai imparato a leggere fra le aringhe, tu. Sei cresciuto, almeno un pochino.
“Non è vero” protesti arricciando le labbra “anche la mamma lo dice, ma solo perché è la mamma.” Gonfi un po' il petto, fiero di averla smascherata. Nana ride e ti schiocca un bacio sulla guancia, facendoti vergognare. Sì, l'hai smascherata e lei ti ha fatto arrossire per farti un dispetto. Allora hai ragione, ti dici. Davvero la mamma ti dice che sei bravo solo perché è la mamma.
Speravi che non fosse vero, sotto sotto. Sei deluso. Manco poco.
“Oh, è così che stanno le cose, Nana?” Il vecchio signore si volta verso tua madre, guardandola con cipiglio severo. Lei lo conferma e piega la testa, pentita. Poi allunga una mano verso di te e ti accarezza la guancia che ti ha appena baciato.
“Il nostro Tsu-kun è proprio un bravo bambino. Vero, Iemitsu?”
Tuo padre, seduto accanto al vecchio signore, annuisce con decisione. Ha un grande sorriso stampato in faccia, bianco e divertito. Tiene le braccia incrociate sul petto, e ti guarda. Improvvisamente, senti gli sguardi di tutti convergere su di te, e sprofondi nella vergogna. Arrossisci e cominci a balbettare qualcosa, poi ti metti le manine nei capelli e ti agiti confuso, provando a scappare da qualche parte.
Ma non riesci, perché il signore con i baffi ti prende prima che tu possa rotolare altrove, issandoti in braccio con un movimento tremante. Ha ragione la mamma, quando dice che mangi troppe merendine. Pesi troppo, e il vecchio signore deve fare uno sforzo per prenderti in braccio.
Non senti, non puoi sentire, piccolo come sei, le ossa che scricchiolano, i muscoli indolenziti, le articolazioni che gemono sotto il peso degli anni. Non percepisci, non puoi percepire, la profonda stanchezza insita nel vecchio signore che adesso ti stringe al petto. Non cogli, non puoi cogliere, quella sfumatura che risiede in ogni suo gesto, in ogni sua parola.
Come qualcosa di non detto, qualcosa di non voluto.
Chiudi gli occhi, imbarazzato. Sprofondi sulla sua camicia e ti ci aggrappi, speri così di nasconderti dagli occhi degli altri, ma non fai altro che provocare delle dolci risate da parte di mamma e papà.
“Avete messo al mondo un bimbo adorabile. Iemitsu, Nana… vi faccio i miei più sentiti complimenti. E' splendido.”
Capisci che stanno parlando di te solo perché sei figlio unico. Non riesci a collegare a te nessuna delle altre parole che compongono la frase appena pronunciata dal caldo e morbido signore, e ti senti in dovere di chiarire l'equivoco.
Papà ti ha sempre detto che i veri uomini devono essere onesti fino alla fine. Tu non sei un uomo, sei un bambino, però decidi di farlo lo stesso. Perché la mamma ti ha insegnato che non si dicono le bugie, e chi le dice andrà in un brutto posto.
E a te i brutti posti non sono mai piaciuti.
Guardi il signore che ti culla gentilmente, e non vuoi che vada in un brutto posto: ti sembra tanto fragile e vecchio, temi che possa farsi del male.
“Non si dicono le bugie…” Pigoli debolmente, quasi ti trema la voce. “Chi dice le bugie va in un posto brutto. Me l'ha detto la mamma!”
Quando le tue parole arrivano alle orecchie del vecchio signore, di mamma e di papà, tutti e tre scoppiano in un'allegra risata. O così sembra a te, almeno.
La mamma ha una mano vicino alla bocca, e sorride spensieratamente. Papà e Timoteo, no.
Ridono anche loro, ma lo fanno ad occhi aperti. Non li chiudono, come fa la mamma. Non possono chiuderli, anche se gli piacerebbe farlo. Perché non puoi chiudere gli occhi, non quando sei chi sei, non quando fai ciò che fai. In quei momenti, aperti o chiusi non fa nessuna differenza. Vedi lo stesso, senti lo stesso, ogni cosa. Non c’è scampo né pietà, né tregua né misericordia, né ricordo né speranza, né miracolo né grazia.
Ci sei solo tu. Tu e il tuo peccato.
“Timoteo, lo scricciolo ha ragione! Non si raccontano le bugie, non ti basta quello che hai combinato tanti anni fa? Tutti quegli appuntamenti galanti… eh?” Papà si sporge verso il vecchio signore, e gli da una gomitata, ridendo fragorosamente. Il vecchio signore – lo vedi perché lo guardi dal basso – arriccia i baffi e fa un verso strano, a metà fra un sbuffo e una risata.
“Uh?” Mormori, alzando il testone marrone verso di lui “Che cosa ha fatto il nonno tanti anni fa?”
“Niente, piccolo, niente. Tuo padre è solo un gran mattacchione, vero Iemitsu?”
Il vecchio signore si volta verso papà, guardandolo male. Lui si gratta la testa e smette di ridere, girandosi dall’altra parte e dandovi la schiena.
Però, che cosa curiosa. Le sue spalle si muovono ancora.
Vedi tua madre andare verso tuo padre e dargli un pugno sulla testa, facendolo piegare sulla pancia. Ti chiedi perché, ma poi la vedi ridere come sempre e non ti preoccupi. Sono i loro giochi, lo sai. Fanno sempre così, perché si vogliono bene.
Anche tu farai così, quando crescerai. Anche tu verrai picchiato da chi ti vuole bene, anche tu vivrai circondato dalle risate, esattamente come fanno loro.
Solo che ancora non lo sai. E non sai che il merito di tutto questo… è il dolce vecchietto che ti stringe forte al petto, con fare quasi paterno.
“Se andrò in un brutto posto... verrai tu a salvarmi, Tsunayoshi-kun.” Gli senti dire, quasi bisbigliando. Ti fermi a guardarlo, e ti chiedi se non te lo sei immaginato, se la voce che hai sentito non è stato il vento a crearla. Ti specchi nei suoi occhi, e vi scorgi il tuo riflesso. Non ricordavi di averle così grandi, le pupille. Così lucide, così profonde.

Ma ora lo sai. Ora lo ricordi, Tsuna.
Mentre quel tenero vecchietto lascia cadere il suo dito, e la sua fiamma si estingue, e le sue palpebre si chiudono, e l’ultimo colpo di tosse sparge al suolo piccole gocce di sangue, lo sai. Lo hai finalmente capito.
Sai quanto grandi possono diventare i tuoi occhi, quando vengono sopraffatti dallo sgomento e dalla disperazione.
Sai quanto lucidi possono diventare i tuoi occhi, quando impotenti assistono al dolore degli altri.
Sai quanto profondi possono diventare i tuoi occhi, quando serri i pugni, prendi un bel respiro e guardi il tuo nemico senza la minima esitazione.
E la fiamma che si è appena spenta brilla in te milioni di volte più forte e brillante, dandoti la forza di cui hai bisogno.
E non hai bisogno di nient’altro, per andare.
Sei pronto. Questo è il tuo coraggio, questa è la tua volontà.
Questo è il Cielo che avvolge ogni cosa, che arriva in ogni luogo, che vive nel tempo eterno senza consumarsi mai.
E nessuno sfuggirà a questo Cielo.
Nessuno.






Note dell'autrice: perché deprimersi è bello, e Tsuna mi ispira un botto di martirismo atroce. In questo momento, eh u___u solitamente mi ispira tanto amore <3 comunque, una precisazione ci sta. Il momento che viene descritto all'inizio rappresenta il ricordo che il Nono imprime a Tsuna durante la battaglia per gli anelli. C'è proprio la scan del manga in cui si vede un'immagine con Nana, Iemitsu e il Nono che tiene in braccio Tsuna. Mi sono ispirata a quella. Il resto è solo una bella metafora per ingannare i plebei, kufufufu (?). Beh, detto ciò, spero che vi sia piaciuta. :)
PS: ovvio che Tsuna legga fra le aringhe, è pur sempre un tonno. Eh! 8D
   
 
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