Telecamere,
tutine
aderenti, teatri importanti e personaggi famosi
Rachel pov
Jessie
abita di fronte a me da circa… un anno e mezzo; per la
precisione sullo stesso
pianerottolo.
La
vecchietta che ci abitava prima è morta a centosei anni e,
quando ho notato
l’occasione, mi sono fatta avanti per Jessie con i figli
della nonnina in modo
da accaparrarmi l’appartamento senza troppi complimenti.
In realtà
io e lei ci conosciamo dal terzo anno delle superiori. Siamo diventate
migliori
amiche subito, dopo una litigata furibonda in sala mensa
perché io stavo con il
ragazzo che piaceva a lei. Lucas Trip mi pare. Ne ho dedotto che non le
piacciono affatto le bugie ed io, da stronza patentata quale sono, non
le ho ancora
detto che ho incontrato il grande amore della sua vita senza prenderne
il
numero. Ma glielo farò sapere presto, almeno credo.
Sono
tornata a Los Angeles da tre giorni e dopo la giornata
“fortunata” dove ho
incontrato quel pirla sono rimasta a Londra per altri quattro. Una
settimana
che non le parlo di questa cosa. Sto iniziando a reputarmi una pessima
amica.
Vivo a Los
Angeles da sempre ma Jessie si è trasferita qui quando aveva
diciassette anni;
è stato un brutto colpo per lei dover traslocare dal padre,
dopo che la madre è
scappata in Messico con l’avvocato che l’ha
sostenuta – in tutti i sensi –
durante e dopo il divorzio dal marito. Dopo le superiori le nostre
strade si
sono divise ma siamo sempre rimaste in contatto: io dai teatri della
città dove
tutt’ora recito e faccio musical, lei dal college dove ha
studiato lingue con
la specializzazione in francese, russo e arabo. Ho sempre pensato che
non
poteva scegliere lingue peggiori, ma la decisione non spettava a me.
È cinque
lunghi anni che lavoro in una compagnia teatrale e ho racimolato un
po’ di soldi,
oltre a quelli che i miei genitori mi mandano ogni mese da quando ho
comprato
casa… duemila dollari circa, centinaio più,
centinaio meno. Ma possono
permetterselo e gliene sono grata, dato che mio padre suona musica jazz
e mia
madre è cardiochirurgo all’Ucla Medical Center di
Los Angeles.
Detto
questo, non riesco a non pensare al fatto di non essere stata sincera
con la
mia “seconda sorella” – dato che una ce
l’ho già e si chiama Lindsay – ed
è da
quando ho messo piede a casa che dormo circa tre ore per notte. Non
sarebbe
male se io questa sera non avessi uno spettacolo da fare. Grease per la
precisione, al Kodak theatre.
Sono in
camerino per prepararmi da un quarto d’ora ma la truccatrice
deve ancora
arrivare ed io non ho la forza per alzare il sedere dalla sedia e
iniziare a
vestirmi.
- Rachel!
Muoviti che tra un’ora si va in scena! – Jordan, il
regista, mi sveglia dal
torpore della sedia imbottita e mi fa scattare in piedi:- Entra nel
ruolo di
Sandy perché voglio vederti brillare questa sera!
È l’ultima sera prima di
finire con il ciclo di rappresentazioni del mese! –
E grazie a
Dio! È due e dico due anni che facciamo sempre gli stessi
spettacoli! Grease o
Dirty Dancing, Dirty Dancing o Grease! Non ne posso davvero
più!
- Ma,
dov’è Tracy? Ti deve truccare! TRACY! VIENI SUBITO
NEL CAMERINO DI RACHEL O TI
LICENZIO SEDUTA STANTE, DOVESSI TRUCCARLA IO! –
Okay,
Jordan è stressato, molto stressato. Anche se non ne vedo
realmente il motivo:
agenti di spettacolo hanno fatto avanti e indietro dai migliori posti
della
platea da sempre, almeno da quanto ne so, e continuano a dire che
“pondereranno
un’offerta adatta al nostro tipo di aspettative”.
Sinceramente, io l’unica
offerta che o visto è stata quella di Sydney, la
co-protagonista, per farla
lavorare in un teatro di paese fuori città; ovviamente ha
declinato in maniera
garbata l’invito con le parole: “Dopo una gavetta
simile non ho intenzione di
tornare indietro, sono destinata a brillare”. A trentasei
anni, se lavori
ancora qui come co-protagonista – e perché sei la
moglie del regista – non credo
ci sia molto da brillare; ma i sogni sono sogni proprio per questo.
Tracy
arriva trafelata davanti al mio camerino:- Scusa, Jordan, ero in bagno;
ho
mangiato troppo ieri sera. –
- NON MI
INTERESSA SE HAI MANGIATO TROPPO IERI! DOVEVI ESSERE QUI DIECI, E DICO
DIECI
MINUTI FA! – Respira, anche perché gli potrebbe
partire un ictus da un momento
all’altro con tutto quest’accumulo di stress e
riprende, un po’ più calmo:- Ora
truccala, e la voglio perfetta questa sera. AVANTI! VI VOGLIO TUTTI
PRONTI SUL
PALCO TRA QUARANTA MINUTI! – Se ne va con passo deciso e
scompare dalla mia
vista, grazie a Dio. Voglio bene a Jordan perché mi sceglie
come protagonista
in quasi tutti i suoi musical ma quando urla mi provoca di quelle
emicranie!
- Scusa
per il ritardo, Rachel. –
- Ah,
tranquilla Tracy. Non sono Jordan io! Poi avrei bisogno di una dormita
quindi
ho la voglia sotto le scarpe di recitare questa sera. –
- No! Non
dirlo! Devi essere perfetta questa sera… - Mi guarda con
occhi sognanti,
probabilmente immaginando il trucco per la serata:- Sarai la mia Sandy
preferita! –
Detto
questo, apre la sua valigia con gli attrezzi del mestiere: ombretti,
pennelli,
fard, fondotinta, mascara, rossetti spugnette e tutto quel che segue
per
iniziare a lavorare sul mio viso. Tempo venti minuti, con Claire, la
parrucchiera, armeggia dietro di me e sono pronta: una Sandy quasi
uguale
all’originale tranne che per i capelli scuri. Indosso il
primo abito di scena e
vado sul palco, che ha il sipario chiuso, con tutti gli altri membri
della
compagnia.
Jordan dà
gli ultimi ordini per la serata ai macchinisti e agli addetti alle luci
e alla
musica prima di dedicarsi a noi:- Ci siamo tutti? –
- Sì,
signor Memphis: Rachel e Ian sono pronti per le prime scene, poi
abbiamo sua
moglie Sydney, le comparse, Allison, Michael, Lenny, Carl, Diana, Donna
e tutti
gli altri. Siamo pronti per le ultime direttive prima di andare in
scena. –
Julia, l’aiuto regista, compila dei moduli che non ho mai
capito a che cosa
servissero prima degli show e Jordan prende le fila del discorso:-
Bene,
ragazzi. Questa sera, come ben sapete, è la nostra ultima
rappresentazione di
“Grease” e quindi dovete brillare sotto i
riflettori; dovete essere delle star
in tutto e per tutto: non voglio che sbagliate le battute, nel caso in
cui ci
siano problemi tecnici sappiate improvvisare, le note dovete prenderle
come
sempre e non stonate mai. Mi raccomando. Ora, preparatevi per le ultime
cose
che andiamo in scena tra quindici minuti. –
Possibile
che stasera siano tutti così agitati e io no? Okay che
è l’ultima sera ma…
sinceramente non capisco.
Meglio
chiedere a Ian, dato che lui è sempre informato sui gossip
della compagnia:-
Hey Ian, ma si può sapere che succede stasera? Jordan
è peggio del solito… -
- Ciao
bambola… - mi metto a ridere, se non fosse che lo tratto
come mio fratello
l’avrei già sposato; ma facevamo il bagno assieme
da piccoli quindi credo sia
meglio lasciar perdere:- Non sai che succede questa sera? Ah, ti trovo
sempre
troppo poco informata sui fatti mia cara… -
- Io ho da
fare, non penso mica sempre agli altri come fai tu! Comunque raccontami
che non
possiamo parlare tra una scena e l’altra… -
- O magari
potremmo appartarci tra la fine del primo e l’inizio del
secondo tempo… – Fa il
sorriso seducente, che scemo.
- Dai,
muoviti! –
- Okay,
okay – alza le mani in segno di resa: - Questa sera vengono
dei tipi per dei
contratti cinematografici! E qualche attore famoso; spero venga JLo
così, alle
spalle del suo Marc Anthony ovviamente, potrei provare a conquistarla!
–
- Stupido.
– Gli sorrido: Ian è sempre stato follemente
attratto da Jennifer Lopez. Credo
sia il suo più grande fan… Per chi se lo stesse
chiedendo ha tutti i suoi cd.
Ma non è gay, anzi.
Una mattina
l’ho beccato con la ragazza del bar sotto casa mia. Al bar.
Diciamo che io ero
andata a prendere la colazione ma, siccome la conosco, ero passata dal
retro
per una di quelle brioche che fanno loro per delle ordinazioni
speciali; io la
ordino sempre perché non riuscirei a sopravvivere a sei ore
di prove, al
mattino, senza un po’ di zuccheri… e insomma, lei
si era presa una pausa. Con
Ian. Nel retro. Diciamo che vederli non era la mia priorità
ma almeno Ian ha
dovuto spiegarmi tutto… mi sarei davvero arrabbiata se non
me ne avesse fatto
parola. Mi ha detto che l’amore era sbocciato tra un
caffè e l’altro. È finita
dopo un mese perché, a detta di Ian, non c’era
dialogo.
- Si va in
scena! – Jordan passa tra di noi bisbigliando la fatidica
frase e così, come al
solito, io ed Ian ci abbracciamo prima di metterci dietro alle quinte.
- In bocca la lupo,
Sandy! –
- Crepi,
"Danny"! –
* * *
You're the one that I want (You are the one I want)
ho, ho, ho honey!
You're the one that I want (You are the one I want) ho, ho, ho
honey!
You're the one that I want (You are the one I want) ho, ho, ho honey!
The one that I need oh yes indeed!!
Oh yes I
need!
Mi stringo di più alle spalle di Ian che mi tiene in
equilibrio precario
sulla schiena e sorrido, terribilmente in fibrillazione per i pensieri
fatti
finora.
Si chiude il sipario prima degli inchini ed abbraccio parte della
compagnia, poi le tende si riaprono e le luci rimangono fisse su di
noi. Lo
spettacolo è stato splendido e Jordan, per la prima volta da
cinque anni a
questa parte, esce dalle quinte con un sorriso da far invidia alla
pubblicità
del dentifricio sbiancante.
Io ed Ian siamo abbracciati fingendo la coppia dei bravi fidanzatini
fino alla fine, ci inchiniamo tutti a uno a uno e le tende si
richiudono in
mezzo all’applauso di tutta la platea.
Che serata fantastica!
- Ian! Sei stato favoloso! –
- Anche tu, Rachel! Ah, lavoreremo ancora insieme vero? –
- Che domande! – Lo abbraccio stretto e lui ricambia
calorosamente.
Ha la tutina nera aderente: credo che anche Jennifer Lopez gli cadrebbe
ai piedi, in questa situazione.
- Vado in camerino! Magari Jennifer mi sta aspettando! –
- Sì, certo. Sul tavolo trucco… corri che
sennò scappa! –
Passo dal telo scuro che separa il palco dal il
piccolo corridoio comunicante con le quinte
ed arrivo alla porta, tra un saluto e l’altro, con scritto
“Rachel”. Entro.
Quanto adoro il mio camerino lo so solo io: ha un divanetto in pelle
chiara a due posti, un piccolo tavolino di vetro, la specchiera con le
mie
cose, pareti colorate, profumo che inonda la stanza.
Sul tavolino c’è un grande mazzo di fiori tra le
tonalità del rosa e del
bianco; orchidee, i miei fiori preferiti. Guardo tra la carta colorata
ma non
trovo alcun biglietto. Nulla. Mi limito ad annusare i fiori e notare
quanto
sono belli… chissà chi può averli
mandati: Jessie no, non è da lei, e poi
verrebbe di persona, esclusa; Ian… mah, forse sì,
forse no. Anche se fatico a
credere che possa essere stato lui; Jordan… sì,
forse sì. Alla fine, sarà per
chiedermi di prendere parte alla sua prossima trovata…
probabile. Non me ne
vengono altri al momento che avrebbero potuto mandare dei fiori a me,
stasera
per di più.
- Allora? Mia cara attrice professionista… piaciuta la
sorpresa? – Sì, è
stato Jordan. Nuovo contratto, arrivo!
- Bellissimi Jo, semplicemente stupendi. – Mi volto verso di
lui e
sorrido, lui ricambia abbracciandomi: ha delle piccole rughe attorno
agli occhi
e l’aria un po’ stanca, ma felice. I capelli neri e
corti un po’ scompigliati e
le sembianze ricordano un ragazzino. La maglia a maniche corte rossa e
blu, i
jeans slavati e i suoi trentadue anni scarsi; se non fosse che
è nevrotico…
Per chi se lo stesse chiedendo sì, ci sono uscita tre volte.
Poi lui si
è innamorato di Sydney, più vecchia di quattro
anni rispetto al mio regista, e
l’ha sposata, due anni fa circa. Si sono incontrati al
cinema, stavano
guardando “Quel mostro di suocera” – film
che non reputo capace di far scattare
la scintilla – e dopo un mese che si frequentavano sono
andati a vivere
insieme.
- Sono contento che ti piacciano; so che ami le orchidee. Sei stata
favolosa questa sera, dico davvero. – Si siede sul divano e
mi fa cenno di
accomodarmi.
Spero sia “Mamma mia”, adoro
cantare
gli Abba, oppure “Footlose” o magari
“Notre Dame de Paris”. Sorrido al solo
pensiero di essere scelta per Esmeralda. Con una gonna lunga con delle
medagliette attaccate in cintura e una maglia stretta e bianca, magari
smanicata…
- High School Musical! – La voce di Jordan mi riporta qui, in
questo
camerino, su questo divano crema.
- Eh?!? – Okay, mi è uscito un verso un
po’ troppo stridulo; forse però
non se ne è accorto.
- Ho detto: “High School
Musical”! Non
è semplicemente fantastico? Ieri sera, Sydney ed io ci siamo
messi a
lavorare un po’ su dei titoli e trovo che “High
School Musical” sia lo
spettacolo migliore per la prossima stagione. Non trovi? –
No! Non sono affatto d’accordo! – Certo,
l’ho pensato anch’io, credo sia
una trama perfetta! Anche se… non abbiamo più
l’aria da adolescenti. – Spero di
dissuaderlo da quest’idea folle, oltre che orribile. Non
verrà nessuno a
vederci! Solo mamme divorziate e marmocchi tra i dieci e i dodici anni
con la
mania per i pop-corn e l’urlo facile. Mi sento male al solo
pensiero.
- Figurati! Sei ancora bellissima Rachel e interpretare Sharpay Evans
non sarà affatto difficile per te! – Mi
dà un colpetto sulla spalla per
rassicurarmi anche se di rassicurante non ci trovo nulla in questa
faccenda.
Cioè… “High School Musical”?
Stiamo scherzando spero.
- Comunque… Sharpay non è bionda? L’ho
visto una volta che mia nipote
era incollata davanti alla televisione con le scarpe di sua
madre… stava
imitando Sharpay e scusa ma non credo sia così educativo
come musical. –
- Noi non siamo qui per educare ma per divertire! E per vendere!
Comunque pensaci su che tra un mese e mezzo inizieranno le prove, dopo
che
tutti avranno firmato i contratti. – Si alza dal divanetto e
mi sorride, io non
ci riesco a farlo.
Jordan nota la mia espressione e cerca di rassicurarmi: - Sempre che
qualche agente non ti noti prima e tu possa fare qualche film, o cd.
Stai
tranquilla, per me non ci sarà alcun problema e…
beh, dopo questa serata non
posso fare altro che augurarti buona fortuna per la tua
carriera!–
Mi alzo e lo abbraccio:- Grazie di tutto Jo, mi ricorderò
per sempre di
questo periodo ma… hey! Non ho ancora un contratto io! Chi
ti dice che non
lavorerò più con te? –
- Rimarremo comunque in contatto? –
- Certo, che domande. E, grazie. –
Esce dal camerino ed io mi siedo davanti allo specchio per tornare
quella di sempre; sono davvero stanca oggi. Ho un po’ di
occhiaie e
l’acconciatura è scesa, così inizio a
togliere ad una ad una le forcine che
tengono ferma questa specie di impalcatura voluminosa.
Toc,
toc.
- Sì, sì Jordan. Entra pure, non sono ancora
nuda. – Mi metto a ridere
ma c’è un sospiro imbarazzato.
- Magari. –
Una voce roca, ma che non appartiene a quella di Ian o a qualcuno della
compagnia. Che sia Jake Gyllenhaal? L’ho visto in platea,
forse mi ha notata ed
è scattata la scintilla.
Allora,
al mio tre voltati.
Okay.
Uno…
Due…
Tre! Tre!
Mi volto: oh.
- Ciao. – Sì, esatto è lui. Ma lui non
Jake ma… Robert. Come fa a
trovarmi e poi che cosa gliene dovrebbe importare di me?
- Mh… ciao. – Mi schiarisco la voce prima di
rispondere al saluto e lui
sorride imbarazzato. Tocca a me parlare:- Si può sapere che
cavolo ci fai qui?
–
Okay, forse mi sono posta in maniera cattiva ma, fatemi sedere; odio
talmente tanto quest’uomo che… Argh! Che rabbia!
- Ci vivo. – Sorride.
Ma che ha da ridere?
- Vivi al Kodak Theatre? Non avrei mai immaginato… custode
notturno? –
- Che cosa? No, no! Vivo a Los Angeles, intendo. –
- Ah, beh bravo. –
- Sei stata brava questa sera. –
- Grazie. – Mi volto verso lo specchio e comincio a
struccarmi con delle
salviette che mi ha lasciato Tracy prima dello spettacolo.
Robert, che seguo con la coda dell’occhio, si siede sul
divano.
- Beh? – Gli chiedo notando tutta questa confidenza.
- Scusa? – Sembra assorto e agitato, molto agitato.
- Dicevo: beh? Che vuoi? –
- Proprio non mi sopporti, vero? –
- Che perspicace! –
- Bene. Allora ti chiederò una cosa veloce: –
prende fiato, tanto,
troppo fiato – che ne dici di andare a bere qualcosa, dopo lo
spettacolo? –
- Eh? – Spalanco gli occhi. Lui che chiede a me di uscire? A me?
Ma dico, scherziamo? – Okay, dov’è la
telecamera? –
- Che? –
- La telecamera. Jessie probabilmente avrà scoperto che ti
ho incontrato
una settimana fa a Londra ed ora, anziché uscire lei con te,
cosa che farà dopo
essersi fatta una risata per aver visto la mia figura di merda che ho
“prodotto” dopo una serata fantastica come questa e
dove sono felice per aver
finito di recitare in un musical che va avanti da due anni…
beh, lei vuole
farmi uscire con te e saprà che il mio sarà un no
e che quindi poi voi potrete
andare a ridere alle mie spalle in santa pace… e il mio odio
verso di te si
alimenterà sempre di più fino a che, quando
sarò una grandissima stella del
cinema, potrò sputtanarti nel caso in cui io lo voglia ed
essere libera di… -
- La smetti? – Robert si è alzato e mi ha preso i
polsi; i miei polsi.
Mi ritraggo. Non si deve permettere di toccarmi eh!
- Cosa? Cosa? –
- Ripeto: la smetti? Io non so chi sia Jessie, non so perché
tu ti sia
messa in testa questa cosa della candid camera, non so
perché tu non abbia
detto a nessuno che ci siamo incontrati – e di questo te ne
sono grato – non so
perché sono venuto qui questa sera e non so
perché abbia chiesto di uscire a
una persona a cui non importa nulla di me. –
Sono sbalordita. Decisamente. L’essere sa fare un discorso
articolato… e
senza passarsi la mano tra i capelli eh!
- Beh, non è vero che non me ne importa nulla. –
Sei
proprio scema. Certo che non lo sopporti. Che discorsi!
Robert
mi guarda con aria strana:- Cioè… sì,
forse un po’… Hai ragione,
non mi interessi. –
- Ma perché? – Perché?
Perché? E adesso come rispondo.
- Beh, diciamo che non sei il mio tipo: per carità, sei
bello ma mi
sembri… vuoto. –
- Vuoto? Oh mio Dio… do davvero quest’impressione?
– Sembra triste; ma
che ci posso fare se è il mio pensiero?
- No! Cioè, io ti reputo così ma ci sono molte
persone che ti vorrebbero
sposare, gay compresi, e quindi non credo sia la mia opinione a
cambiare il
mondo. –
- Invece sì. –
- E perché? Non te ne dovrebbe importare nulla di una
sconosciuta come
me. –
- Beh, non sei proprio una sconosciuta; ho visto
“Grease” tre volte da quando
tu reciti qui. –
- Credo tu stia scherzando. – Rido
Nervosamente, mi sento terribilmente e disagio, ora.
Non può essere.
- No, affatto. La prima sera sono venuto con dei miei amici per vedere
com’era questa compagnia della quale tutti ne parlano bene;
era solo curiosità,
nient’altro. Non volevo neanche venirci.
Poi ti ho sentita cantare, ti ho visto recitare e Tom, il mio migliore
amico, ha detto che sei davvero carina. Sono venuto altre due volte per
vederti
e canti davvero bene. Ti avrei chiesto di uscire dopo uno dei tuoi
spettacoli
ma ci siamo incontrati a Londra e non mi sembrava vero… ti
ho riconosciuta sul
tetto di quell’hotel di lusso e, alla sera in ascensore, sono
stato felice di
rivederti. – Si passa una mano sui capelli, è
nervoso:- Ho sentito davanti ad
un’edicola due ragazzi che parlavano di questa
rappresentazione, dicendo che
sarebbe stata l’ultima; allora mi sono deciso a venire qui,
per chiederti di
uscire. Ma tutto è stato inutile, quindi… ora
posso anche andare. Spero di
rivederti presto, Rachel. –
Si alza dal divano e si volta, verso la porta.
Sono senza parole.
Lui esce con lo sguardo basso e le mani nei jeans scuri, dopo aver
indossato un cappellino blu con la visiera.
Non riesco a muovere un muscolo, non riesco a fare nulla.
L’attore che
detesto più al mondo mi ha fatto una specie…
di… dichiarazione.
Mi alzo dal divano ed esco dal camerino anch’io, seguendolo a
passo
svelto per fermarlo. Intravedo Robert di spalle, con la mano che porta
al retro
del teatro.
- No, aspetta. – Ho il fiatone per la corsa e le guancie in
fiamme.
Robert si volta sorpreso di vedermi, incredulo che lo abbia seguito,
con
un sorriso spontaneo sul volto con la barba da tagliare.
- Non sei così antipatico, in fondo. – Sorrido e
mi tengo una mano sullo
stomaco, sicura che mi possa scoppiare un polmone da un momento
all’altro.
- Allora, ci vieni con me a bere qualcosa? Potresti cambiare idea.
–
- Dammi mezz’ora per prepararmi. Ma non metterti in testa
strane idee,
che non sei il mio tipo. –
- Questo l’ho afferrato. –
Mi volto verso il backstage guardando un’altra volta Robert,
che
acconsente ad aspettare un po’.
Sia chiaro, non mi sta simpatico, non l’ho mai conosciuto
però… forse, a
volte ho torto anch’io.
Spazio
autrice: Okay, forse non è il massimo… Anzi,
sicuramente. Però ho fatto del mio
meglio :)
Chissà
che cosa accadrà… Probabilmente
l’appuntamento (se possiamo definirlo così)
sarà un completo disastro… o forse no.
Per chi
tifate? Rachel o Robert?
Si
accettano scommesse: lei cadrà ai suoi piedi? Io non ne
sarei tanto sicura, ha
un bel caratterino la nostra protagonista. Che spero uscirà
nei prossimi
capitoli…
Ditemi
che ne pensate perché così mi regolo se andare
avanti o se la storia è un
completo fiasco.
Mando un
bacio a tutti quelli che leggono… xD
Ciao!
Dalla
Sara.
P.S.: Allora, Danny e Sandy sono i protagonisti di "Grease" per chi non
lo sapesse (Ian e Rachel non hanno un'amnesia temporanea che sbagliano
i nomi xD)
Il Kodak Theatre esiste davvero, è uno dei più
importanti di Los Angeles... Non ne ho trovati altri e quindi ho messo
questo qui.
Mi piace molto Jake Gyllenhaal e quindi volevo comparisse il suo nome
da qualche parte... Magari anche più avanti.