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Autore: Crown Clown    11/03/2011    4 recensioni
“Vergil, quando la smetterai di perseguitarmi? Cosa vuoi?” Chiese all'improvviso, immaginando che quello allo specchio non fosse lui, bensì il gemello.
Ovviamente non ricevette una risposta, anche se gli sarebbe bastata una risposta del tipo “ti lascio col beneficio del dubbio, imbecille”, perchè sapeva che di qualsiasi cosa si trattasse per Vergil sarebbe sempre e comunque stata ovvia.
...
-Sto arrivando, Vergil. Tornerò.-
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dante, Vergil
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Schnee.

..I won't go,
I won't sleep,
I can't breathe
Until you resting
here with me;


 

Dante si rizzò a sedere di botto nel suo letto, sudato fradicio, gli occhi sbarrati che fissavano un punto indefinito sul muro d'innanzi a lui.
Il suo respiro era irregolare, pesante, un respiro che lasciava trasparire l'angoscia e la disperazione che l'avevano perseguitato fino alla fine di ciò che l'aveva portato a svegliarsi.
Una volta che il respiro tornò regolare, Dante voltò il capo verso il comodino, sul quale vi era un orologio.
Le quattro di notte.
“Ma che cazzo!” Sbuffò, liberandosi dalla morsa delle lenzuola e tirandosi in piedi quasi controvoglia. Ora che ci pensava poi quella era la prima volta dopo un anno che si svegliava così, di botto.
Perché si era svegliato? Mah.. eppure Dante gliel'aveva giurato, a Trish e Lady, che quei sogni maledetti erano finiti da anni, ormai. Balle, tutte balle.
Che giorno era quello? No, tanto per sapere se quel bastardo era stato puntuale come al solito.
Ah, il 25 Dicembre. Era Natale, puntuale come sempre.. e sapeva anche perchè doveva sempre ritrovarselo davanti ogni notte di Natale.
Dante si trascinò lentamente fino al bagno, dove accese la luce e si poggiò con le mani sul lavandino, chinando il capo ed alzando lo sguardo per guardarsi allo specchio.
Sì, sembrava decisamente uno che era appena stato investito da due tram e da cinque camion.
“Vergil, quando la smetterai di perseguitarmi? Cosa vuoi?” Chiese all'improvviso, immaginando che quello allo specchio non fosse lui, bensì il gemello.
Ovviamente non ricevette una risposta, anche se gli sarebbe bastata una risposta del tipo “ti lascio col beneficio del dubbio, imbecille”, perchè sapeva che di qualsiasi cosa si trattasse per
Vergil sarebbe sempre e comunque stata ovvia.
Dante rise, forse l'unica risata sincera dopo tanti giorni di continui bronci, in attesa di quella sera stessa, perchè già aveva previsto una cosa del genere, e temeva che col suo comportamento avesse alimentato il dubbio mano mano crescente in Trish e Lady, il dubbio che Dante non avesse smesso di fare sogni del genere.
Sogni che poi si rivelavano essere fottuti ricordi. Cosa voleva suo fratello? A cosa puntava, mostrando tutti quei vecchi ricordi a Dante? Sempre il beneficio del dubbio.. E solo in quel momento, scrutando il riflesso della finestra del bagno, si accorse che stava nevicando, che la neve stava scendendo lentamente dal cielo creando un'atmosfera unica nel suo genere, proprio come quella sera di tanti, tantissimi anni fa. Già, quando ancora Dante poteva ritenersi fortunato di avere una famiglia. Quando ancora poteva dire di averne una..
Ed ancora una volta lo sconforto, il dolore e l'angoscia presero il sopravvento, e l'uomo abbassò lo sguardo sul candido lavandino sul quale si era poggiato.
-Vergil.. dio mio.. lasciami stare, te ne prego. Ti darò qualunque cosa, qualunque! Ma lasciami finire i miei giorni come se tu non fossi mai esistito. Lasciami vivere come se non ti avessi mai ucciso, come se non avessi mai avuto l'obbligo di compiere un atto tanto osceno nei tuoi e nei miei confronti! Cosa vuoi da me, fratello mio? Vuoi che mi consumi nell'angoscia, nella continua, lenta agonia che ogni giorno mi accompagna verso il tuo stesso destino, che troppo velocemente ti ha imposto la parola “fine”?..- Pensò, cercando di trattenere lacrime di pura esasperazione.
Non ce la faceva più, aveva bisogno di urlare, di confidarsi, di piangere, cazzo! Con tutte le persone esistenti su quel pianeta, proprio a lui doveva capitare una cosa così logorante..?
Chiuse gli occhi, singhiozzando piano.


Un bambino avvolto in un giacchetto blu teneva per mano il gemellino, anch'esso avvolto in un giacchetto, di colore rosso, però.
Vergil stava trascinando a casa Dante dopo averlo accompagnato a comprare delle cose nel negozio di alimentari all'angolo su richiesta della loro mamma.
“Dai, Dante, dobbiamo muoverci!” Il ragazzino cercò di incitare il gemello ad accellerare il passo.
Dopo non molto tempo i piccoli arrivarono a casa appena in tempo, poiché aveva addirittura iniziato a nevicare.
Ad aprire la porta di casa fu proprio la madre, bellissima e radiosa come sempre, che indossava un grembiule per non sporcarsi mentre cucinava.
Fece entrare i figli e chiuse la porta, dopodiché ringraziò entrambi baciandoli sulla fronte e tornò in cucina prendendo il sacchetto della spesa dalle mani del piccolo Dante, che sorrise.
I due tornarono nella loro cameretta a giocare assieme, mentre padre e madre si preparavano per la grande serata che divideva la Vigilia dal giorno di Natale vero e proprio, finchè anche il padre salì le scale, giungendo alla camera dei figli per giocare con loro.
L'allegria in quella casa non mancava mai, la serenità, la felicità.. nulla.
La cena era deliziosa, forse ancor più deliziosa delle normalissime ma allo stesso tempo speciali cene di Eva, che era tanto brava ai fornelli quanto lo era nel ruolo di madre.
Ed arrivò il momento dei regali.
Due pacchetti erano destinati ai gemelli, che li presero nello stesso momento e li aprirono freneticamente, coi genitori che li guardavano sorridenti, seduti sul divano davanti al camino acceso, che scoppiettava scaldando il salotto della villetta dove vivevano.
Fuori intanto la neve ancora cadeva..
“Wow!” Esclamarono i bambini all'unisono, osservando la collana che ne era uscita dal pacchetto.
Entrambi i ciondoli erano identici, ovali, caratterizzati da una grossa pietra rossa al centro.


Gli occhi dell'uomo si riaprirono, e lui tornò a fissare il suo riflesso allo specchio con sguardo triste e languido.
“Vergil.. smettila di prendermi per il culo..” Sussurrò, staccando le mani dal lavandino, aprendo l'acqua e buttando la testa sotto il getto freddo per cercare di darsi una svegliata.
Richiuse l'acqua, scosse la testa per togliere l'acqua in eccesso dai capelli ed uscì dal bagno. Quando ritornò in camera da letto si infilò i soliti pantaloni, la maglietta attillata nera e le scarpe.


“Dante! Guarda che belli, sono uguali!” Esclamò il piccolo Vergil, guardando prima il ciondolo che teneva tra le sue mani, poi quello del fratellino.
I genitori continuavano a sorridere, entrambi radiosi, e poi la madre si avvicinò a loro sedendosi a sua volta.
“Questi ciondoli sono identici, esatto. Sono in famiglia da molto tempo, ed io e vostro padre abbiamo ritenuto che questo fosse il momento opportuno per regalarveli.. E' come una sorta di ricordo di famiglia.. teneteli sempre con voi!” Disse con un sorriso abbagliante.
I due gemellini si misero subito al collo i medaglioni, guardandoli di tanto in tanto mentre scartavano gli altri regali e giocavano coi giocattoli nuovi.
"Vergil.." Iniziò Dante, guardandolo mentre il gemello giocava con una macchinina. I genitori erano in cucina.
"Cosa c'è?" Chiese Vergil, ricambiando lo sguardo del fratello.
Dante guardò il medaglione dell'altro ed il suo, poi tornò a guardare negli occhi il ragazzino.
"Tu non mi lascerai mai da solo, vero?" Chiese, abbassando poco dopo lo sguardo, timoroso.
Vergil rise, la risata di un bambino, la bellissima risata di suo fratello più unica che rara. Il bambino alzò lo sguardo, arrossendo.
"Non sto scherzando, io!" Continuò, un pò arrabbiato.
"Ma perché fai queste domande così stupide, Dante? E' ovvio che non ti lascerò mai! Questi medaglioni servono per questo: vivremo sempre fianco a fianco! Siamo fratelli, dopotutto." Rispose Vergil, sorridendo e scompigliando i capelli di Dante, che lo guardò e rise.
"E' vero, sono uno stupido." Ribattè Dante, massaggiandosi la nuca con una mano. Dopo pochi minuti di silenzio, Dante riprese a parlare. "Allora io ti prometto che ovunque io vada ritornerò sempre da te. Così anche tu non sarai mai solo, ed io non potrò mai lasciarti."
Vergil lo guardò stupito, poi sorrise ed annuì, felice. Anche Dante sorrise..


-Baggianate, Vergil.- Fu il pensiero di Dante a quel ricordo. Eccolo lì, solo, senza suo fratello. Dov'era la verità nelle sue parole? Non c'era.
E quando era sparito.. ah, come aveva sofferto! Come aveva sofferto pensando proprio alle parole del gemello, dette da lui stesso anni addietro! Ma quella era una sciocca promessa di un bambino di dieci anni: doveva saperlo che non avrebbe retto per molto.
L'albino spostò lo sguardo sulle candide coperte del letto dal quale si era alzato pochi minuti prima.
Sopra di esso, nascosto tra le coperte, c'era una catena. Incuriosito ed allo stesso tempo scocciato, poiché già sapeva di cosa si trattasse, allungò il busto fino a prendere la catena ed a tirarla su.
Era quel maledetto medaglione. A che gioco stava giocando, il gemello? Perchè continuava a torturarlo anche da morto?
Anzi, forse era Dante il problema, non Vergil. Forse era lui che era diventato pazzo sclerotico, con qualche problema di troppo al cervello, ed ecco spiegate le allucinazioni, i sogni strambi e le apparizioni improvvise di oggetti legati al passato.
Era un'ossessione, ormai, e non ci avrebbe mai fatto l'abitudine.
Dante sbuffò, buttò il medaglione in un cassetto dell'armadio chiudendolo con la delicatezza di un rinoceronte e si trascinò al piano di sotto dove c'era l'ufficio dell'agenzia e si diresse in cucina a prendere della birra fresca.
“Vaffanculo.” Esclamò aprendo la birra e scolandosela nel giro di pochi secondi.
E mentre beveva, vide un lampo di luce con la coda dell'occhio, tanto che sputò la birra addosso al frigo e la birra rischiò di finire a terra.
Lo sguardo dell'albino si spostò alla sua destra: nulla.
Forse doveva smetterla di insultare il fratello, magari era proprio per quello che lo stava perseguitando come un forsennato, anche se non era sicuro che quello fosse suo fratello.
Per fortuna il telefono sulla scrivania posta nell'altra stanza squillò, e Dante ebbe un pretesto per allontanarsi da lì e per finirla di fare il cretino rimanendo imbambolato e grondante di birra a fissare un punto indefinito nel vuoto.
Alzò la cornetta.
“Devil May Cry.” Borbottò svogliato.
“Daaaante!” La voce dall'altra parte del telefono era stata così squillante ed acuta nel pronunciare il suo nome che l'uomo dovette allontanare il telefono dall'orecchio per non rimanere sordo a vita.
“Lady, sono le quattro e mezzo del mattino, non gridare. A cosa devo questa piacevole telefonata?” Chiese lui sarcastico, sedendosi sulla sedia posta dietro alla scrivania e poggiando i piedi su quest'ultima come suo solito.
“Innanzitutto buon Natale anche a te, simpaticone. Secondo, ho ricevuto una segnalazione da parte di un uomo che abita in periferia, poco distante da dove ti trovi tu ora. Cosa facciamo?” Era palese che Lady si aspettasse una risposta affermativa e che non vedeva l'ora di andare per accaparrarsi la ricompensa.
Dante parve pensarci per parecchi secondi, poi fece spallucce.
“Dai, uomo rompi palle! Muovi quel culo!” Lo spronò la donna, anche se il tono era ancora piuttosto scherzoso e da esso ne traspariva il buon umore.
“Va bene, va bene..” Ribatté lui, esasperato e rassegnato. “Arrivo.”
Detto ciò agganciò la conversazione senza aspettare la risposta di Lady e prese il suo caratteristico giacchetto rosso, infilandoselo senza però abbottonare.
-Ancora nevica.- Pensò, allungando il collo per guardare dalla finestra della cucina.
Prese la Rebellion e se la mise in spalla, si infilò Ebony&Ivory nei rispettivi foderi e si avviò verso la porta del locale.
Quando si voltò per chiudersi la porta alle spalle, lo sguardo gli cadde in basso e vide un bambino vestito di blu guardarlo dal basso, sorridente, ed un altro vestito di rosso guardarlo anch'esso ancor più felice, alle spalle del fratello.
“Tornerai presto?” Chiese Vergil, allegro.
Quel momento doveva essere quello in cui Sparda si decise a partire per combattere contro i demoni e per salvare l'umanità, e sapeva che l'esatta risposta a quella domanda sarebbe dovuta essere “Non credo, piccolo”, anche perchè da quel momento in poi, se ricordava bene, né lui né il fratello avrebbero mai più rivisto il padre.
Com'era stato triste aspettarlo per anni e vedere la mamma guardare fuori dalla finestra, triste e malinconica, gli occhi gonfi ed arrossati.. un ritorno che mai sarebbe avvenuto.
Dante continuò a fissare un Vergil molto più giovane e la sua copia in miniatura, e loro ricambiarono lo sguardo, contenti.
Dante sorrise.
“Certo che sì, Vergil.” Rispose semplicemente. I bambini gioirono e corsero dentro a giocare, svanendo come fossero stati una innocua nube di fumo.
L'albino sbuffò, divertito, e si chiuse il portone alle spalle, incamminandosi e facendosi strada nella neve gelida.
No.. perchè pensava a tutte quelle cattiverie, quando gli veniva in mente suo fratello Vergil? Ora che ci pensava le sue parole di quand'era bambino si erano avverate.
Vergil non se n'era mai andato e mai l'avrebbe fatto.. Vergil in quello stesso momento stava mantenendo la sua promessa.
Era lì che si faceva strada nella neve col fratello. L'aveva capito solo in quel momento?
Era proprio quello ciò che Vergil voleva mostrargli, inchiodandogli nella mente tutti quei ricordi riguardanti quella bellissima sera di Natale! Com'era stupido..
Vergil.
Vergil..
Il suo gemello.
Il fratello che aveva ammazzato con le sue stesse mani, ma che mai l'avrebbe abbandonato.
Ora a mantenere una promessa era lui, doveva tornare.
-Sto arrivando, Vergil. Tornerò.-

 

..I won't leave,
I can't hide,
I cannot be,
Until you're resting
here with me..






 

Sclero spaziale;
Ohohoh! Buon.. ah, no, siamo a Marzo.
Ho sfornato l'ennesima fanfiction triste e (con alta probabilità per chi ci tiene ai due gemelli) strappalacime!
Dunque, diciamo che ci ho messo massimo un'oretta e mezzo a scriverla. Buffo, eh? Solitamente ci metto di meno. Forse perché quì dovevo concentrarmi un pò sull'elaborazione dei pensieri di Dante, dei ricordi e delle scene qui descritte. Ma sono soddisfatta, dai.
La canzone, per chi volesse saperlo, è la vecchia Here With Me di Dido, ho preso ispirazione da quella.
Se ho sbagliato qualcosa, qualsiasi cosa riguardo i pg e quant'altro, se sono finita nell'OOC più totale.. beh, pardon, ho giocato solo il 2 ed il 4 ed ho visto qualche spezzone del 3, che ho trovato un capolavoro di capitolo (infatti penso che lo comprerò a breve, quel maledetto terzo capitolo!).
Diciamo che da DMC ho preso solo i personaggi ed il loro rapporto (in parte), per il resto ho fatto tutto io, credo XD Il titolo è tedesco, vuol dire neve.
Grazie a chi leggerà, a chi metterà nei preferiti e chi recensirà, se ci sarà.
K_

   
 
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