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Autore: noriko    11/03/2011    5 recensioni
Berlino in quel momento era tutto ciò che a Feliciano non piaceva di Ludwig, per poco che fosse: detestava il freddo di Berlino, davvero, perché gli ricordava quanto Ludwig fosse tremendamente diverso da lui.
[piccola GermaniaxItalia senza pretese scritta una mattina a Berlino. Spero vi piaccia :)]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Berlino era fredda intorno a loro. La luce cadeva limpida e tagliente sulla città, come uno stiletto ben affilato; il suolo era morto. Anzi, sembrava più che altro congelato e tremendamente vuoto.
 
Berlino era silenziosa. Si sentiva il rumore delle macchine, c erto, ma appariva come un sommesso mormorio, bisbigliare di un insetto particolarmente coraggioso.  Persino la Sprea scorreva con educazione, attenta a non disturbare l’ordine e la quiete della città.
 
I passanti sembravano fantasmi. Brevi sprazzi di colori cupi nell’aria tersa e cristallina, non producevano più rumore delle foglie trasportate dal vento gelido.
 
Berlino in quel momento era tutto ciò che a Feliciano non piaceva di Ludwig, per poco che fosse: detestava il freddo di Berlino, davvero, perché gli ricordava quanto Ludwig fosse tremendamente diverso da lui. In momenti del genere non riusciva a trovare cosa potesse legare Berlino alla colorata confusione di Roma, alla calda allegria di Napoli o alle sfavillanti luci di Milano.
Ecco, per quanto di primo impatto Berlino e Milano potessero sembrare simili, così moderne e finanziarie come erano, in realtà erano talmente distanti da far inumidire gli occhi di Feliciano: Berlino sotto il cielo azzurrissimo e terso era grigia. Come se una coltre di polvere e diligenze fosse scesa sulla città e l’avesse avvolta irreparabilmente.
 
Un’improvvisa ventata fredda lo colse impreparato e lui rabbrividì violentemente. Si maledì ancora una volta per non essersi portato la sciarpa (ma era Marzo, diamine! Lui da febbraio ritirava la sua sciarpa nell’armadio fino al dicembre successivo!) e neanche un burro cacao: aveva le labbra screpolate e addirittura rotte in alcuni punti.
 
Si strinse di più nel suo cappotto.
 
Non dovette aspettare molto. Ludwig si fermò ( e di riflesso anche lui), provocando l’occhiata indignata di qualche passante per essersi bloccato proprio in mezzo al marciapiede.
Feliciano sentì un sospiro fintamente rassegnato e due mani caldissime sul viso, prima che la sciarpa rossa di Ludwig si avvolgesse stretta attorno al suo collo e lui si immergesse nell’odore di brezel e wurstel e birra che la permeava.
Percepì il calore del momento in cui dall’aria gelida si entrava negli allegri e colorati bar (birrerie, in realtà) che tappezzavano la città. Il sorriso di Ludwig sapeva della gentilezza dispiaciuta dei Berlinesi che cercavano di fornirgli le informazioni che gli servivano nonostante non sapesse il tedesco, sapeva delle mille luci di Potsdamer Platz che ti facevano guardare gli alti palazzi a bocca aperta, e sapeva anche della ferita che ancora pesava sulla città, anni che avevano fatto versare tante lacrime e che, nonostante questo, o forse proprio per questo, non dovevano assolutamente essere dimenticati.
Feliciano incontrò infine gli occhi di Ludwig, che lo guardavano dispiaciuti, dispiaciuti che proprio la loro città lo facesse stare così, e con un affetto tale che si sentì accettato e compreso e amato tutto in un colpo. Gli occhi di Ludwig splendevano dello stesso azzurro cristallino del cielo sopra Berlino.
Le labbra di Ludwig erano morbide e calde, e  Feliciano non avrebbe più voluto lasciarle.
 
Berlino rappresentava tutte le cose che Feliciano amava di più, fredda o meno che fosse.  
  
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