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Autore: Joy    11/03/2011    8 recensioni
Sono passati centocinquanta anni.
Io sono ancora in fuga e lui è di nuovo innamorato di una donna che gli spezzerà il cuore.
[Rose/Damon/Elena]
Seconda classificata al contest "Love Bites" indetto da BloodySisters.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Rose Famil
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick: Joy

Nick: Joy.
Titolo: Plenilunio in controluce.
Prompt scelto/i
: 07. Rimpianti.
                             13. Memoria
.

Triangolo scelto:
3. Rose/Damon/Elena.

Personaggi secondari [se ci sono]: Jules.
Genere: Malinconico.
Avvertimenti: One shot, what if.
Introduzione:(Sono passati centocinquant’anni, io sono ancora in fuga e lui è di nuovo innamorato di una donna che gli spezzerà il cuore.)

NDA: What if  2x11-2x12.

 

 



Il vecchio pensionato si staglia cupo al limitare del bosco, tutte le luci sono spente.

Vorrei sapere cosa mi spinge a violentare nuovamente il mio orgoglio, tornando in questo luogo. Volontariamente, per giunta.

La risposta si materializza di fronte a me, illuminata appena dalla luce della luna.

-Ti credevo ormai lontana.- commenta con noncuranza Damon Salvatore, mentre avanza adagio nella mia direzione.

L’ombra mi avvolge con il suo mantello d’oblio. Faccio un passo avanti, per sfuggirle.

-Sono stanca di questa non vita.- gli rispondo quando il debole bagliore rivela la mia presenza.

-Allora, aspetta il sorgere del sole e falla finita.- ribatte lui spietato. –O almeno, smettila di fuggire.-

Ha ragione. Sono in fuga da troppo tempo.

… Ma forse dovrei ricordargli che lui indietreggia di fronte alla sua umanità e ad Elena, quanto io di fronte al pericolo.

-Perché sei tornata, Rose?- domanda poi, con più gentilezza.

-Non sapevo dove altro andare.-

-E perché non sei entrata?-

Mi osserva attentamente e so che non accetterà altro se non la verità.

-Non ero sicura di essere la benvenuta…- gli rispondo dunque, mordendomi le labbra. Non sono mai stata coraggiosa, neanche per quanto riguarda i sentimenti.

La sua espressione si distende senza addolcirsi.

-Andiamo.- m’invita risoluto, tendendomi la mano.

Avanzo verso di lui con imbarazzata gratitudine, ma prima che possa raggiungere le sue dita, lo vedo irrigidirsi.

Un istante dopo, mi ha già spinta lontano.

Un ringhio sordo mi riempie la testa, mentre cado tra i cespugli; affondo le mani nel terriccio umido e mi sollevo più in fretta che posso.

Lui è a terra. La mano, che prima mi porgeva, premuta sulla spalla insanguinata e il volto contratto, appena illuminato dal bagliore della luna.

Poco distante, un lupo scompare nel buio della foresta.

-Damon… ?- riesco a fiatare, prima che la voce muoia sulle mie labbra.

Quella non è una ferita qualsiasi.

È il morso di un licantropo.

 

***

 

-Devi riposare, Damon.- ripeto pazientemente, all’ennesimo suo tentativo di alzarsi da letto.

-Al diavolo il riposo! Voglio trovare quella maledetta.- ribatte, scostando da sé le coperte.

Osservo la ferita rossa e infetta sulla sua spalla. Sta peggiorando.

-Sono perfettamente in grado di sistemare questa… situazione.- continua. Ma è pallido e dolorante, a dispetto delle sue parole.

Mi faccio avanti per trattenerlo, disposta anche ad usare la forza, se si rivelerà necessario, ma Elena è già al suo fianco.

-Ti prego, Damon… - implora. Gli sfiora appena il braccio, fissandolo intensamente e lui ritorna ad adagiarsi contro i cuscini, docile.

Lei non ha bisogno di una forza soprannaturale.

-La ferita guarirà, non sto male.- protesta di nuovo, anche se con meno convinzione di prima.

-Certo che guarirà.- conferma lei, accarezzandogli dolcemente i capelli e il collo.

Damon non si muove, la osserva soltanto, e qualcosa dentro di me si accartoccia.

Conosco quello sguardo; lo ricordo perfettamente.

È costante nella mia memoria, come il desiderio del sole.

 

Conobbi Damon Salvatore nel milleottocentosessantaquattro; era ancora umano, allora.

Erano trascorsi più di trecentocinquanta anni, ma Trevor non aveva dimenticato Katerina. L’amava ancora, nonostante tutto.

Avevamo seguito le sue tracce attraverso secoli di notti tetre, trascorse in una fuga perenne e quando finalmente la trovammo, aveva preso residenza a Mystic Falls.

L’intera cittadina stava festeggiando la Festa dei Fondatori e lei, naturalmente, sarebbe stata presente .

Attendemmo la notte per uscire e la studiammo in silenzio, rimanendo nell’ombra degli alberi.

-Katerina…- bisbigliò Trevor, fissandola rapito.

Lo osservai serrare con forza la mascella, sapevo quello che stava pensando: la sua umana terrorizzata si era trasformata in una creatura potente e subdola, e si faceva chiamare Katherine Pierce. Non cercai di consolarlo, sapevo che sarebbe stato inutile.

Continuammo, invece, a spiarla per tutta la notte, mentre si destreggiava tra i suoi molteplici cavalieri, civettando abilmente.

Ma aveva percepito qualcosa d’insolito, fu subito evidente.

Sorrideva senza convinzione per nascondere lo sguardo circospetto e più di una volta la sorpresi a scrutare il bosco, oltre il vetro della finestra.

Si era accorta di noi, così, quando uscì dalla villa al braccio del suo accompagnatore, le andammo incontro apertamente.

-Katherine.- sibilò Trevor, appena le fummo davanti. –Ti abbiamo cercata per lungo tempo.-

-Non siete gli unici.- rispose lei, stringendosi nelle spalle come se non le importasse. –Ti vedo sciupata, Rosemary, gli anni in viaggio non ti hanno giovato.- seguitò poi, con tono irritante.

Il suo cavaliere si schiarì la voce, palesemente a disagio e lei si riscosse subito.

-Oh, perdonatemi.- si scusò, con eccessiva affettazione. –Damon, posso presentarvi i miei amici? Ci conosciamo da molti anni e devo a loro la mia vita.-

Damon Salvatore ci osservò con meraviglia, come se l’aver salvato la vita alla sua bella dama, ci ponesse a un livello superiore.

-Incantato.- sussurrò, mentre mi baciava la mano.

Era incredibilmente affascinante e perdutamente innamorato di lei, come tutti.

Ma sotto l’apparente baldanza riuscii a intravedere una sorta di fragile emotività. Era molto simile a Trevor, e lei amava servirsi degli uomini come loro.

Gli avrebbe spezzato il cuore, non c’erano dubbi.

Archiviai la notizia come un dato di fatto, convincendomi che non m’importasse, e tornai a pensare soltanto a come vendicarmi di Katerina.

Nelle notti successive decidemmo di seguirla e scoprimmo che non era possibile.

Provai un odio profondo verso di lei: non solo mi aveva privato della libertà, ma era riuscita a raggirare anche le limitazioni della nostra specie.

Mentre io ero schiava della notte e della fuga, lei si muoveva con disinvoltura alla luce del sole.

Sicura del suo ascendente sugli uomini, manovrava abilmente anche il più giovane dei fratelli Salvatore e mentiva ad entrambi.

Ma su una cosa aveva ragione: non eravamo gli unici a cercarla, Klaus era sulle sue tracce e trovando lei avrebbe trovato anche noi.

Ce ne andammo il giorno seguente.

Qualche anno dopo ci giunse la notizia che Katherine aveva trasformato Damon e Stefan Salvatore, prima di morire.

Non credetti al suo definitivo trapasso, era troppo astuta per farsi intrappolare, ma stupii me stessa, esultando silenziosamente nel sapere che forse un giorno, in circostanze migliori, avrei rivisto lui.

 

L’osservo ora, mentre lascia che Elena si prenda cura di lui.

Sono passati centocinquant’anni, io sono ancora in fuga e lui è di nuovo innamorato di una donna che gli spezzerà il cuore.

Un sussulto lo scuote all’improvviso, un grido soffoca sulle sue labbra e il volto gli si contrae in una smorfia di dolore.

-Damon!- grida Elena, afferrandolo per le spalle.

Lui solleva il viso dopo un istante: ha lo sguardo appannato e gli occhi iniettati di sangue.

-Katherine.- ringhia minaccioso.

-Damon, no!- grido, lanciandomi su di lui. –È Elena!-

Mi combatte con forza disperata, ho bisogno di tutta la mia energia per tenerlo fermo. –È Elena, Damon!- ritento.

E finalmente si riprende.

Si guarda intorno confuso, c’è paura sul suo volto e parte di quella fragilità che scorsi in lui la prima volta che lo vidi.

Sembra di nuovo umano.

-Va tutto bene.- provo a confortarlo, liberandogli le braccia.

Ma lui non sta affatto bene, e si vede.

Non posso esitare oltre.

So quello che devo fare.

… E devo farlo in fretta.

 

***

 

Non ho molto tempo, mancano poche ore all’alba.

Il sangue di un licantropo è l’antidoto al suo stesso morso, solo se il degenero non è allo stadio finale.

Domani sarà troppo tardi.

Il bosco è gelido e completamente avvolto nelle tenebre, ma le sue tracce non sono difficili da trovare, basta seguire la scia di sangue.

In cerca di un licantropo in una notte di luna piena. Vorrei che Trevor potesse vedermi.

Mi sembra quasi di sentire la sua voce: “È una sciocchezza, Rose. Pensa alla tua vita.”

Il ragazzo che dà agli altri buoni consigli, dimenticandosi di seguirli…

Adesso lui è morto e domani, forse, lo sarò anch’io. Definitivamente, questa volta.

Ma almeno avrò agito con coraggio.

… E per amore.

I rami scricchiolano piano, mi muovo con cautela, spostandomi da un albero all’altro.

La Jules lupo procede furtiva sul sentiero, ma ha già fiutato il mio odore, ne sono certa. 

Non potrò ingannarla ancora per molto.

La luna scompare e il bosco diventa ancora più buio, ne approfitto per lanciarmi su di lei.

Si accorge di me.

Sfugge con un balzo alla mia presa e rapida mi azzanna il braccio.

È un dolore lancinante, ma anche l’unica occasione di fare quello che devo.

Lascio che i suoi denti mi lacerino la carne in profondità.

… Poi trattenendola, affondo l’ago nella sua pelliccia.

 

 

***

 

È peggiorato molto, in poche ore.

Mi lascio cadere sfinita su una poltrona distante dal letto, lasciando che sia Elena ad appoggiargli il bicchiere alle labbra.

Il mio braccio pulsa ancora dolorosamente, ma la ferita non è più infettata dal veleno e sta guarendo, anche se lentamente.

Sono stata molto fortunata.

Lo strozzalupo ha sortito il suo effetto in pochi istanti e per la mia ferita sono bastate poche gocce del suo sangue.

Prego che sia lo stesso anche per Damon.

Chiudo gli occhi, adagiandomi contro lo schienale e quando li riapro Elena è davanti a me.

-Forse dovresti venire a vederlo.- sussurra seria.

Mi alzo esitante, temendo di scoprire che su di lui l’antidoto non ha avuto effetto, ma lei abbozza un sorriso rassicurante ed esce dalla stanza.

-Vado a prendere dell’acqua fresca.- si premura d’informarmi, prima di chiudere la porta alle sue spalle.

Mi avvicino al letto e mi siedo delicatamente sul bordo.

Non è cosciente, ma il suo volto adesso è disteso e sembra riposare tranquillo.

Gli scosto dalla fronte i capelli ancora umidi di sudore e mentre lo faccio, lui apre gli occhi.

-Come ti senti?- gli chiedo, lasciando che la mia mano esiti sulla sua tempia.

Ma Damon non risponde, mi osserva soltanto, in silenzio.

Ha di nuovo quello sguardo sperduto che ho conosciuto molto tempo fa, quando amava Katherine e non capiva cosa stesse accadendo .

Non amo vederlo così.

-Vado a chiamare Elena.- lo rassicuro, accarezzandogli un’ultima volta i capelli. Ma prima che possa alzarmi, la sua mano mi afferra il braccio.

Sussulto di dolore e lui se ne accorge.

Si solleva appena, scrutando la pelle offesa con sguardo accigliato.

-È a posto.- mi affretto a chiarire.

Lui sospira e si lascia cadere di nuovo sui cuscini, ne approfitto per allontanarmi.

Avrà Elena al suo fianco stanotte, come desidera.

M’illudo di farlo per il suo bene, ma la verità è che ho paura.

Come sempre.

-Rose?-

La sua voce roca mi trova con la mano già sulla maniglia.

Mi volto. È rannicchiato su un fianco, gli occhi chiusi.

-Grazie.- mormora.

Il desiderio di rimanere al suo fianco prorompe intenso nel mio petto, mi toglie il fiato e anche la paura, per una volta, sembra insignificante.

Smanio per restare, ma lui non vuole questo. 

Ha bisogno delle mani calde e umane di Elena sulla sua pelle fredda, quanto centocinquant’anni fa di quelle gelide di Katherine.

Ma a differenza di allora, non ho rimpianti a lasciarlo tra le braccia di un’altra donna.

Katherine era il suo demone, Elena la sua umanità.

Sorrido appena, anche se lui non può vedermi.

-Cerca di essere felice, questa volta.- sussurro, prima di lasciare la stanza.

È quasi l’alba, ma il corridoio è ancora immerso nella penombra, mi ricorda la mia esistenza.

Elena viene verso di me; tra le mani una lampada che spande luce calda sul suo cammino.

Le volto le spalle, facendomi da parte.

Questo è ciò che siamo: lei l’alba luminosa, io la sagoma scura, controluce.

 

FINE.

 

Questa storia si è classificata seconda al contest “Love Bites” indetto da BloodySisters.

 

 

Grammatica e sintassi: 9.25/10
Stile: 14.25/15
Originalità: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 14.5/15
Attinenza alla traccia e sviluppo: 10/10
Gradimento personale: 18.5/20
Punti bonus: 7/8
Giudizio totale: 83,5/88

Note: allora, devo dire che la tua storia mi è piaciuta. Hai praticamente invertito i ruoli: Damon morso, Rose che cerca di salvarlo*fortunatamente però nella tua storia il nostro vampiretto preferito non ha fatto la fine di Rose*. Allora, la grammatica è buona, ti ho tolto qualche punto però sulla sintassi, perché fai periodi molto, molto corti. Cioè, qualche volta è un bene, perché rende la storia più diretta, immediata... ma, a mio parere, dovresti alternare periodi corti a lunghi, in modo da rendere la lettura più fluida.

Passiamo all'originalità... ecco qui ho 'dovuto' darti punteggio pieno! Insomma, Rose che è come dire, interessata, a Damon fin dal 1800 e stata, grande. E poi, sono contenta che tu non abbia fatto morire Rose, era un personaggio interessante.

Caratterizzata benissimo Rose, Damon è sempre il solito sarcastico, perfetto, vampiro: anche in punto di morte è strepitoso.

Complimenti!


  
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