Wanted
Dead or Alive.
Prologo: Tarocco numero XIII.
La
Morte... durante il nostro viaggio quante volte
l'abbiamo
affrontata?
In
quanti modi l'abbiamo fronteggiata?
Ma
la Morte
non si può sconfiggere.
Sbuffo
stancamente lasciandomi scivolare con la schiena contro una delle
colonne lignee del castello di Shirasagi,
trovandomi seduto a terra, alla fine. Le assi del pavimento accolgono
il mio peso con uno scricchiolio che avverto a stento. Ovattato.
Ripiego le gambe su loro stesse e nascondo il volto contro le braccia
incrociate sopra le ginocchia. Non voglio sentire niente. Per un
istante spero quasi di diventare un pezzo dell'arredamento. Al
momento credo di avere la stessa forza vitale di un tavolino rotto.
Voglio solo estraniarmi dal mondo, ora. Dal mondo e dalle percezioni
del mio corpo che freme ancora a causa degli accadimenti avvenuti
solo... quando? Poche ore...? Giorni...? Anni fa? Ho completamente
perduto la cognizione del tempo. Mi sembra quasi di galleggiare
sospeso in un istante rimasto immobile, cristallizzato. Ed allo
stesso modo mi sembra che tutto scorra attorno a me con una lentezza
quasi esasperante. Mi sento così terribilmente ignobile.
Così
contraddittorio. Desidero fuggire dal mondo rinchiudendomi in me
stesso, sperando quasi che il sortilegio che ho utilizzato a Celes
contro la mia volontà, possa sortire ancora un qualche
effetto,
creando una barriera tra me e tutto ciò che mi circonda.
Eppure
voglio fuggire anche dal mio io, aggrappandomi a quel presente che in
questo istante mi sembra così altalenante e poco allettante.
Vano.
Per chi poi? Di certo non per me. Ho corteggiato la Morte
così tante volte dopo che ho abbandonato il mondo in cui
sono
cresciuto, che ormai la vicinanza della Nera Signora è
divenuta
fondamentale e quasi rassicurante. E' diventato un qualcosa di
abitudinario, tanto che mi potrei tranquillamente definire come un
amante assiduo della Dama con la Falce. Ed invece... più di
una
volta mi è stato imposto di vivere. Ironico. Paradossale.
Tanto che
se ne avessi la forza riderei. Ancora
una volta mi è stato imposto di vivere. E da chi? Da lui!
Però io
dentro continuo a sentirmi morire in ogni istante.
Ho perso tutto. La
mia eterna condanna, questa. Perdere tutto. La persona amata:
prima il vero Fay e poi il Ashura-ō.
La mia terra: Valeria... Celes... non ho più un posto in cui
tornare, ora. Per un'istante mi ero quasi convinto che non importasse
più. Quando però Kurogane mi ha condotto
all'esterno di quello
stesso sortilegio che io ho richiamato, ho pensato che il mio luogo
dove tornare non è più materiale. Eppure come
tutto, quel pensiero
ha lasciato il suo tempo. Come se non fosse bastato, in quel momento
avevo rischiato per l'appunto di perdere nuovamente la persona che
per me è diventata importante sopra ogni cosa. Il mio posto
dove
tornare.
Eterna condanna, la mia.
Essere privato di tutto quanto per
me è importante.
Sospiro
rassegnato nella segregazione dell'attesa, inalando il profumo di
sangue ancora fresco sui miei abiti. Il mio sangue, mischiato in modo
così terribilmente suadente a quello del mio compagno di
viaggio.
Avverto i miei denti serrarsi con più forza gli uni sugli
altri -i
canini divenire più lunghi ed aguzzi- quando mi rendo conto
di avere
fame. Forse è proprio per questo che riesco a far caso al
mio corpo
che manda evidenti segnali di inedie. Mi maledico da solo per aver
formulato pensiero così tremendamente fuori luogo in questo
frangente. La principessa
Tomoyo mi
ha
quasi implorato di allontanarmi da davanti la stanza dove hanno
ricoverato il Ninja, ma ho deciso che da qui io non mi schiodo. Fossi
matto! Assurdo come per lui sia riuscito ad aggrapparmi ad una forza
che non ricordavo più nemmeno di possedere.
Però... se non posso
stare con lui, voglio vegliarlo da qui, a poca distanza. Punendomi.
Sperando. Sentendomi impotente. Pregando che la persona che mi ha
già
salvato due volte -che dico? Più di due volte, sempre-,
non mi abbandoni proprio ora che ho accettato di aver bisogno di lei.
E' ironico: morto Kurogane, morirei anche io con lui. Lui che mi ha
fatto promettere di vivere, perché a porre fine alla mia
vita ci
penserà lui stesso. Sorrido a me stesso con sarcasmo. Rido
di me.
Patetico. Lo Shinobi
l'avrebbe
davvero fatto: avrebbe posto fine alla mia vita con le sue stesse
mani. Ed effettivamente lo sta anche già facendo.
Maledettamente di
parola anche quando non lo pianifica. Ed io accetterei anche di buon
grado questa sorte. D'altronde, una volta scomparso lui, non avrei
più motivo di continuare ad arrancare per mantenermi in
vita. Alla
fine sono stato costretto ad ammetterlo a me stesso: quel Ninja scorbutico ed irascibile, è divenuto la mia sola
ed unica
ancora di salvezza. La mia ragione per vivere.
Deglutisco
a vuoto, ingoiando anche il sapore salato ed amarissimo di quelle
lacrime che avverto ancora in parte incatenate tra le ciglia. Ne
riesco a cogliere il peso ed il riverbero alla fioca luce delle
lanterne a muro. Non ricordo di aver mai pianto così tanto
da quando
è morto Fay. Spesso da bambino mi rinchiudevo da solo
davanti alla
fontana che custodiva il suo corpo e stavo lì a pregare per
lui. Da
solo almeno fin quando non ho creato Chii per custodire mio fratello
e la piuma della principessina. Ho poi sfiorato il pianto per
Ashura-ō, quando l'ho trovato circondato dai cadaveri dei suoi
stessi sudditi e delle sue guardie morti per sua mano. Quella volta
c'erano state troppe cose. Troppi sentimenti mi avevano riempito la
testa ed il petto. Mi sono sentito tradito. Impotente. Distrutto
dentro. Eppure non hoo avuto cuore di uccidere il mio re.
Troppo
codardo.
Troppo debole.
Troppo legato a quell'amore incondizionato
che provavo per quell'uomo che aveva salvato me e Fay e che mi aveva
fatto anche da padre. Oltre che da mentore. Vigliacco. Fragile.
Troppo fragile. Ho pianto per il mio Re dopo che l'ho costretto ad
addormentarsi, come in una favola apocalittica. Ho pianto per il mio
Re in quella battaglia che ha svelato a Kurogane, Mokona e Shaoran
tutto il mio passato. Quel passato che ho custodito gelosamente per
tutto il tempo perché sapevo e temevo cos'avrebbe comportato
lo
svelarglielo. Di non essere accettato da quei compagni di viaggio sui
quali solevo fantasticare tanto da bambino. Ho pianto perché
non
avevo il coraggio di dirgli addio. A lui. E a mio fratello. Ho pianto
di nuovo per Fay. Eppure la stretta forte e calda della mano di
Kurogane attorno al mio braccio, mi ha tenuto ancorato al presente.
Dovevo lasciarlo “dormire”, come mi ha detto lui.
Dovevo
lasciarlo riposare in pace, perché era quello che si
meritava.
D'altronde, non si può riportare in vita una persona, ormai
l'ho
imparato. L'ho
imparato ed è soprattutto per questo che non voglio che
Kurogane
muoia. Non averlo più accanto mi ucciderebbe molto prima di
quella
morte per inedie che mi si prospetterebbe non potendomi più
nutrire
del sangue della mia preda.
Morte...
nel giro di mezz'ora -può essere passato anche molto
più tempo, e
non me sono minimamente reso conto-, quante volte ho sfiorato questo
pensiero per questo o per quel motivo? Sono veramente un Mago Idiota.
Kuro-tan ha
ragione. Che ironia. Mi ostino a chiamarlo per nome proprio e lui
pare addirittura soffrirne, ma nella mia testa continuo ad
affibbiargli quei soprannomi assurdi che tanto lo hanno fatto
arrabbiare all'inizio del nostro viaggio. Chissà cosa
direbbe se lo
sapesse? Che sono un mago idiota, senza dubbio. Appena si
sveglierà
come potrei chiamarlo? Se... si risveglierà... non voglio
pensarci!
Devo trovare altro su cui concentrare la mia attenzione. Stringo con
stizza i pugni ed è solo perché ho i guanti
ancora addosso che non
riesco ad impiantarmi le unghie nella mano. Peccato. Un po' di dolore
corporeo, magari avrebbe spostato i miei pensieri altrove. Che
stupido. Oltre ad essere un mago idiota, ora mi ritrovo anche a
formulare desideri autolesionistici? Direi che non mi faccio proprio
mancare nulla. Poggio il capo contro la colonna alle mie spalle, e di
nuovo un pensiero torna a martellarmi la testa. Quello che è
stato
un chiodo fisso per troppi anni torna ancora a far capolino tra i
miei pensieri. Non che prima non ci stessi pensando, effettivamente,
però...
La
Morte. Mi sembra di ricordare di
aver letto in un
libro, quando ancora ero a Celes, che è uno degli arcani
maggiori
dei tarocchi. Non posso scorgere il futuro attraverso i sogni, ma
Ashura-ō mi ha spiegato che tramite quelle carte avrei potuto farlo senza
problemi, soprattutto dato il mio notevole potenziale magico. In un
momento di folle lucidità mi sfiora il pensiero di cercare
quei
tarocchi per poterli consultare, anche se ora resta ben poco della
mia magia. Per poter scoprire che a Kurogane non succederà
nulla.
Che questa non è ancora la fine del nostro viaggio. Chiudo
l'occhio
per rifugiarmi nell'oblio di quell'oscurità che mi avvolge
per
qualche istante, cercando un distacco sempre crescente con il
presente. Lo faccio per ignorare quella figura che mi si presenta
davanti. Ne ho colto la presenza già da un po', ma ho il
terrore di
sentire qualunque notizia mi possano portare. O ancora del fatto che
mi possano chiedere di allontanarmi da qui. Finché non mi
aggiornano
sulle condizioni di Kurogane io non mi muovo di un centimetro. Che lo
sappiano! Eppure quella presenza persiste. Continuo ad ignorarla
sperando nel mentre che il legno m'inglobi tra le sue venature per
farmi sparire, ma niente. Svelo l'occhio sano e lo sollevo sulla
figura vestita di bianco e nero che sta in piedi, diritta e fiera
innanzi a me. Ha un sorriso delicato ad animarle le labbra ed in
parte anche gli occhi. Un sorriso speranzoso. E se non l'avessi
conosciuta non appena abbiamo piede in quel mondo -se lei non mi
avesse assicurato che non lo avrebbero lasciato morire- in questo
momento potrei tranquillamente scambiarla per una giovane Dea della
Morte. Giusto per restare in tema. Una Dea della Morte che si
è
presentata innanzi a me per comunicarmi che il Ninja è
deceduto e
che di conseguenza doveva portarsi via anche me. Per mia somma gioia
e profondo dispiacere, non è così. Non riesco ad
immaginare con che
razza di sguardo la sto fissando. Probabilmente con uno talmente
ridicolo che riesco a suscitare la sua ilarità, visto che si
porta
una mano innanzi al volto per celarlo parzialmente dietro la lunga
manica del kimono che indossa.
La
Morte. Distacco.
Fine necessaria. Disincanto. Rassegnazione. Fatalità
ineluttabile.
Non
so perché, ma per un istante mi ritrovo a pensare che le
definizioni
correlate al tredicesimo tarocco si confacciano perfettamente alla
giovane Yumemi
che ho davanti ed alla situazione che stiamo affrontando. Oltre al
fatto che davvero ci siamo trovati ad un passo dalla morte tutti e
quattro, in quel regno ormai sigillato dalla mia magia e da un
sacrificio per cui non potrò mai perdonare quel cretino di
uno
Shinobi. Quel... quel... tagliarsi un braccio?! Ma dico! Tra l'altro
a lui il braccio sinistro serve per usare la spada, che diamine se
l'è tagliato a fare? E per cosa, poi? Per salvare me... Io
che gli
ho mentito per tutta la durata del nostro viaggio. Mi sento come se
mi avessero risvegliato a da un incubo prendendomi a schiaffi e
ponendomi innanzi ad una realtà ben peggiore. Disincantato
oramai,
ma non pronto a rinunciare ancora a nulla. Il sorriso di Tomoyo
davanti a me, però, ha quasi la capacità di
rassicurarmi e
rasserenarmi. E' un'espressione speranzosa. Gentile, così
come il
tocco della sua mano sul mio capo. E' lei la persona che ha salvato
Kurogane. Lei che l'ha liberato dal giogo di Fei Wong. Lei che
probabilmente lo conosce meglio di chiunque. E non mi stupisco
nell'avvertire un vago moto di gelosa invidia verso quella ragazzina.
Che situazione assurda. Mi sembra quasi di capire il perché
di
quello sguardo velenoso che Kurotan ha rivolto ad Ashura-ō a Celes.
Beh, ora ho anche un altro pretesto per prenderlo in giro, quando si
sveglierà. Perché si sveglierà, vero?
“Sta
riposando, ora. Non è più in pericolo.”
Me lo annuncia con tono
così calmo ed incoraggiante che sento potrei sciogliermi di
nuovo in
lacrime da un momento all'altro. Una voce quieta che si insinua
gentile nella mia testa. Ed ho modo di trarre un muto ed invisibile
sospiro di sollievo. Bene: ora non mi serviranno più i
tarocchi per
sapere dell'immediato futuro. Osservo meglio questa ragazzina e la
sento così incredibilmente simile a me, con quel sorriso che
ora si
distende incoraggiante sulle sue labbra, seppure non dimostri alcuna
allegria, ma solo una muta rassegnazione. Per un attimo -uno
soltanto- ho l'impressione di trovarmi innanzi ad uno specchio e la
cosa fa quasi paura.
“Vi
ringrazio, Hime.”
Sempre scivolando contro la colonna, mi metto nuovamente in piedi. Il
capo chino appena in avanti in un muto segno di ringraziamento per
quella notizia. La Yumemi
mi sorride di nuovo, indicandomi con un cenno della manina il
corridoio sul quale si affacciano le stanze, separate da pareti
scorrevoli decorate da disegni particolari che richiamano stagioni e
paesaggi tutti differenti. Non la seguo, però, preferendo
indugiare
per qualche istante su sei pannelli posti uno accanto all'altro
rappresentanti corvi appollaiati su un susino dai rami spogli. Solo
qualche gemma ad arricchire il tutto e piccoli frammenti di madre
perla pestellata o di foglia d'oro, ravvivano il tutto, dando il
senso dello scorrere delle stagioni[1].
E' particolare. Evocativo. Dietro quei pannelli riposa Kurogane e
giuro, in questo istante vorrei fare irruzione in quel luogo anche
solo per vederlo dormire quieto per una volta. Distolgo lo sguardo
per trattenermi dal farlo davvero, limitandomi ad accodarmi alla
principessina senza fiatare.
“Chiamami
Tomoyo.” Si raccomanda nel mentre, facendo scivolare uno dei
pannelli che danno sul corridoio, lasciando intravvedere parte della
stanzina. I tatami disposti ordinatamente e coperti in parte da un
futon già steso a terra, pronto ad ospitarmi. Un basso
tavolino poco
distante ed un terrazzino che dà sul giardino interno, reso
visibile
dalle porte scorrevoli lasciate aperte per arieggiare l'ambiente in
quella tiepida primavera. Abiti puliti e tipici di quel mondo sono
posati a terra, accanto al giaciglio.
“Lo
farò.” Le assicuro, prima di chiudermi alle spalle
il pannello
lasciando fuori dalla stanza la Principessa. Il resto del mondo.
Parte delle mie sofferenze. Quello che resta, invece, entra assieme a
me ed assieme a quella brezza fresca che mi accoglie come una carezza
quasi materna. Avverto un sorriso, troppo debole per essere
convincente, distorcermi le labbra in quelle ultime parole che
rivolgo alla principessa. Mi sento improvvisamente stanco. Ho bisogno
di togliermi questi abiti insanguinati. Ho bisogno di lavarmi.
Cambiarmi. Coricarmi. Di riposare e rimettere a posto quel folle
flusso di pensieri che si stanno mano a mano ammonticchiando nella
mia testa. Esausto mi sfioro l'occhio coperto dalla benda. Morte.
Vita.
L'esito
di questo viaggio è avvolto ancora in panni incerti. Labili.
Vita.
Morte.
[1]Unkoku Tōgan, Corvi e susino, secolo XVII, periodo Momoyama, inchiostro, colore, madreperla e foglia d'oro su carta, Kyoto National Museum, Kyoto.
Su, su, non fare quelle facce. Lo so. Ho ancora tipo duemila fiction avviate, ma questa neccessitava di vedere la luce. Perché?
Per il semplice motivo che questa piccolina avrebbe dovuto partecipare ad un contest -tale (Slash contest) I tarocchi - i Trionfi indetto da RiflessoCondizionato&Crystalemi- al quale però non ha partecipato perché il mio PC ha deciso di disertare e resettare la mia cartella FanFic, ribellandosi completamente alla sottoscritta T^T Il tarocco da me scelto, come credo abbiate intuito, è "la Morte", con i relativi significati.
Alla fine mi sono ritrovata con un prologo da riscrivere completamente, e sei capitoli in meno X°D Quindi questa povera storia verrà pubblicata un poco a rilento (spero di riuscire ad aggiornare almeno una volta ogni due settimane >_<), mentre io cerco di raccogliere nuovamente i pezzi di quello che avevo creato e che -in tutta sincerità- mi piaceva molto ç_ç
Un piccolo avvertimento sul rating. Io l'ho segnalato come arancione, e nella stesura originale, avrebbe dovuto essere tale. Ciò non toglie però, che visto che i capitoli precedenti sono andati perduti, potrei ricredermi ed allungare un poco la broda =P E siccome so che i personaggi mi sfuggiranno di mano, perché Kuro-chan e Fay fanno quello che vogliono (soprattutto Fay o_ò), non vorrei che il rating salisse a Rosso. Siete avvertiti :)
Tenetemi comunque a bada voi con i vostri consigli e le vostre recensioni <3
Ultima cosa... Usare il POV di Fay è davvero difficile, quindi vi prego di avvertirmi in caso il pericolo OOC incombesse sulla Fic. Così come vi prego di avvertirmi in caso di errori di battitura, perché mi rendo benissimo conto di averne commessi troppi, passando dalla terza persona singolare al passato remoto, alla prima persona presente >_< E' stata devvero una "pazza idea"! X°D
Vi abbraccio tutti! <3
Herì
Queste cosine carinissime qui sopra vengono da deviantart ed appartengono ai relativi autori.
Io li uso solo per sfizio =P